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« Ti Piacciono i fumetti B...Ti piacciono i Fumetti B... »

Ti piacciono i fumetti baby? Parte Quarta

Post n°92 pubblicato il 16 Settembre 2011 da stradeperdute2
 
Foto di stradeperdute2

 

 

"....Forse l'inferno è un'istanza a lungo procrastinata e mai risolta, che si ripropone sempre analoga in un loop tendente all'infinito...

La banalità di frasi scontate che le persone ripetono da sempre, come un mantra necessario e ad essi preesistente, destinato a non verificarsi mai..."

 

stradeperdute2

 

 

Ti piacciono i fumetti baby? Parte Quarta

 

(Lin)

 

(Vietato Minori 18)

 

 

 

Entrai col mio fiammante suv rubato all'interno del capannone che era contornato da alte e spesse mura.

Vecchie rassicuranti mura di opificio come ormai non se ne facevano più, dove la quotidianità e la vita delle maestranze era scandita dal suono delle sirene di entrata - uscita - pausa mensa, di nuovo entrata - uscita definitiva serale e via a prendere il treno del ritorno verso il nulla. Il nulla dei casermoni - dormitorio di periferia dai quali il giorno dopo le formiche operaie sarebbero nuovamente uscite per ripetere la stessa giornata - clone del giorno precedente...

Mio padre aveva fatto quella sorta di non - vita ( e ci si era beccato un sacco di pugni, mai restituiti, da quella vita).

Io forse gli somigliavo vagamente in qualche cosa, ma rispetto a lui ero molto più figlio di buona donna ( e andavo fiero di esserlo.)

Ero stato più volte dichiarato soggetto recidivo ed irredimibile e di pugni si ne avevo preso ma ne avevo anche restituiti tanti, ma tanti, da essere andato abbondantemente in credito.

 

Adesso quel posto fottuto che aveva visto tanti uomini sputare fatica, sudore e bestemmie e diventare vecchi nel farlo, era abitato solo da sinistri fantasmi o al massimo poteva diventare rifugio di disadattati a vario titolo.

Extracomunitari, Punkabbestia, Squatter, oppure semplicemente fuggiaschi "pericolosi" come il sottoscritto? L'elenco poteva esser lungo e variegato, ma avevo sempre avuto il sospetto che il denominatore fosse comune.

 

Presi a fischiettare allegramente mentre liberatomi di tutti gli inutili orpelli dei vestiti, nudo bruco, piacevolmente solleticato in tutto il mio corpo da una dolce brezza che veniva dal mare lavoravo alacremente ad ingentilire qualche angolo di quella dannata baracca...

 

Avevo creato una cosa spartana come era nel mio carattere, ma funzionale: la piscinotta circolare che avevo montato era piccola ma non troppo ed esposta al sole del pomeriggio;

poi appresso avevo gettato una pesante piattaforma in cemento col centro bucato che mi serviva per ospitare un grande ombrellone e attorno sopra il prato finto avevo disposto le sedie e le sdraio.

 

Potevo vedere con la forza dell'immaginazione le facce di quei vecchi operai che lì avevano speso la loro vita avara di emozioni e soprattutto di soddisfazioni, guardarmi nudo, costruire quella che essi avrebbero considerato una emerita cagata e crollando il capo mormorare: "le nostre lotte per il pane e per il lavoro...guarda...che fine..."

 

Risi forte mio malgrado, quel posto assurdo poteva essere l'ultimo che abitavo, ma alzai ugualmente le spalle: non era così importante dove sarei morto, importante era stato vivere come avevo voluto, da uomo libero.

 

Risi ancora di gusto mentre aprivo le pagine del mio magazine che con premeditazione tutta maschile avevo con me e andai senza ulteriore indugio all'ultima pagina. Quella degli annunci personali hot.

Alla bellezza del mio angolino non poteva certo mancare altrettanto degna regina...

 

Scelsi l'annuncio d'una ragazza orientale, che ritenevo mentalmente meno incasinata e più solare di altre, nonchè naturalmente portata ad esser servizievole...chiamai il num indicato con una scheda criptata e con la maitresse del centralino fui inflessibile sui dettagli...

 

Diedi appuntamento alla ragazza per quella stessa sera ad un paio di isolati da lì: col calare delle tenebre, come un animale, sarei uscito dal quella specie di tana e avrei ghermito la mia preda...

 

Trascorsi il resto della giornata a fare un poco di esercizio fisico, nulla di che, rimanevo ben distante dalle maratone sportive di ogni tipo fatte in passato.

 

Mi era passata la voglia, tutto lì.

 

Adesso facevo semplicemente un po' di alleggerimento, un po' di corda, qualche serie di flessioni, corsette senza affondo tirando pugni all'aria.

Poi mi piazzavo davanti ad una grossa specchiera rotta e controllavo il mio stile di boxeur; memore dei miei passati incontri abbassavo improvvisamente il mio baricentro schivando i colpi di avversari immaginari e rientravo con serie veloci di affondi brutali al volto ed alla figura.

Ero stato un pugile cattivo, come scuola avevo avuto la strada ed imprevedibile, con quel gancio destro che stordiva.

Ero stato lo sparring partner preferito di qualche campione del passato, poi senza santi in paradiso la mia carriera era morta lì.

 

Poi mi stendevo a letto ed improvvisamente rotolavo giù a terra afferrando al volo la pistola dal ripiano del comodino, scarrellando e camerando il colpo prendevo la mira con le mani appoggiate al bordo del letto e sparavo alla sagoma d'uomo disegnata in fondo allo stanzone aprendogli un ulteriore buco in mezzo alla fronte...

 

Chissà forse poteva accadere proprio così: un attacco senza preavviso di uomini all'uopo addestrati. Che avrebbero per quanto poco sferragliato per aprirsi un varco verso me, che mi sarei destato da un sonno leggero ed avrei afferrato la mitraglietta o la pistola facendo fuoco contro di essi.

 

Crollai il capo: stavo facendo considerazioni prive di senso. Avrebbe potuto un uomo solo, ridicolmente nudo, che faceva match appassionati usando una specchiera rotta come avversario, controbattere con efficacia ai componenti organizzati di corpi speciali?

No, non poteva.

 

Quando lo avrebbero ritenuto opportuno avrebbero attaccato e tutto sarebbe finito presto.

Avrebbero contato qualche ferito, forse qualche perdita ma avrebbero senz'altro raggiunto il loro obiettivo...

 

Scacciai velocemente come erano arrivati quei pensieri funesti. Dovevo prepararmi in fretta, mancava meno di mezz'ora al mio appuntamento...

Dopo una doccia veloce indossai al volo una felpa nera con cappuccio ed un paio di jeans, infradito ai piedi. Avevo la barba di tre giorni ma lasciai perdere.

 

Presi il suv uscii sulla strada e lo andai a parcheggiare esattamente dietro l'angolo del luogo indicato per il mio rendez vous: la sera ed i finestrini oscurati mi proteggevano da sguardi indiscreti mentre la osservavo scendere dalla macchina e rimanere sola come da me esplicitamente richiesto in precedenza.

La mia offerta di pagamento del doppio della tariffa solitamente applicata, abbinata a diversi giorni di lavoro da me prenotati avevano ben presto convinto la maitresse nonostante le mie richieste fossero un po' sopra le righe.

Avevo lasciato come acconto il pacco contenente la metà dei soldi dell'ingaggio, come da accordi nel luogo indicato ed il risultato ora si trovava proprio lì a pochi passi da me.

Potevo guardare deliziato quel corpo femminile flessuoso come un giunco, mirabilmente fasciato da quel microabito che ben poco lasciava all'immaginazione. Quei lunghi capelli corvini scossi da fremiti di impaziente attesa...Lei era lì, per me...la mia regina...

 

Scesi silenzioso come un predatore e la aggirai, giungendole da tergo.

 

Non visto la afferrai da dietro e cingendola con un braccio per i fianchi la sollevai mettendole l'altra mano davanti alla bocca. Si irrigidì per lo spavento, ma la rassicurai: "Sssshhhh sono io...stradeperdute" le mormorai all'orecchio; aveva i capelli morbidi e profumati e per un lungo istante indugiai con la mia bocca sulla sua nuca e sul suo collo, poi svelto le misi la benda davanti agli occhi e corsi verso il suv trasportandola a mò di valigia.

 

All'interno del suv al riparo dalla vista altrui le lasciai la benda ma le tolsi la mano da dinanzi alla bocca e la baciai subito.

 

Un bacio lungo, appassionato che la lasciò letteralmente senza fiato: si lo so non si baciano le prostitute, ma questa era senz'altro un'occasione speciale. Era il bacio che costituiva l'ultimo desiderio del condannato a morte.

 

Le mie mani le corsero senza interruzione lungo tutto il corpo e quando la spogliai completamente nuda cominciò a gemere piano, ansimando a bocca aperta.

Avrei potuto portarla da subito con me nella sicurezza all'interno del rifugio, ma non seppi o non volli resisterle e non mi fermai, spogliandomi anch'io.

 

Schiacciai solo la chiusura delle sicure degli sportelli; una precauzione sciocca di fronte all'immanenza e all'imponenza di quel pericolo che stavo correndo al di fuori del mio riparo, ma tant'è.

 

La aprii attirandola a me nell'incipienza di un amplesso senza regole e senza futuro ma che non ammetteva deroghe.

 

La mia lingua la esplorò dappertutto: recavo con me la disperazione e la risolutezza di un uomo perduto, che è arrivato alla fine della sua corsa.

Quel suv parcheggiato nel mezzo del nulla di una periferia sperduta, ospitava due anime diversamente dannate ma figlie della stessa notte che li aveva generati...

 

La presi selvaggiamente come non si deve fare, nemmeno con una prostituta, ma lei con le antenne lunghe, tipiche della sensibilità femminile captò in qualche modo il mio stato d'animo e mi assecondò in quel diabolico sabba danzando con me quell'insana ballata d'amore.

 

Fu come sprofondare insieme in un torbido gorgo di passione dove esistevano solo le nostre vite alla deriva, che godevano l'uno della carne dell'altra, l'uno delle cavità e degli anfratti dell'altra, senza più ritegno, né remore di alcun genere.

 

La trascinavo a fondo con me in quel vortice di tenebra e lussuria.

 

E lei urlava e urlava di piacere, un orgasmo dopo l'altro...

 

I nostri corpi nudi, madidi di sudore e sfatti di stanchezza si stavano ancora muovendo all'unisono quando mi staccai e dopo esser rotolato di lato, afferratola per la nuca, le abbassai la bocca verso il mio piacere imminente: fu come un'esplosione; venni dentro di lei inarcando le reni e sollevandola verso l'alto come un fuscello mentre gli occhi mi si riempivano di colori e scintille e piccoli astri roteanti tutto intorno e anch'io urlai al mondo il mio godimento...

 

Nel breve viaggio verso il rifugio non ci rivestimmo neanche e nudi come eravamo ci dirigemmo verso il nostro ritiro: le dissi solo "sono stradeperdute, piacere...tendendole la mano.

Scoppiammo entrambi a ridere, lei bellissima da far male con i capelli incollati sulla fronte per il sudore e ancora con la benda sugli occhi per non vedere in quale direzione andassimo disse: "Piacere, Lin."...

 

 

 

stradeperdute2

 

 

La fine alla prossima puntata.

 

 

p.s Nella descrizione delle scene di sesso che avevo da tempo promesso ai miei lettori ho cercato di muovermi col massimo garbo fra sequenze necessariamente "hot" ed equilibrio senza mai (spero) cadere nella volgarità gratuita.

Se qualcuna/o si sentisse offeso da queste parole voglia accettare le mie scuse che porgo in piena buona fede; sento altresì il dovere di ringraziare questa community di Libero e tutte le deliziose lettrici e lettori che mi seguono nonostante spesso non riesca per mancanza materiale di tempo ad aggiornare tempestivamente il mio blog...ciao, alla prossima.

 

 

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