20) Bologna multietnica e senza confini

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20) Bologna ha la fortuna di esser diventata, come tutte le metropoli, una realtà multietnica. Nei pressi di via Enrico Mattei, non lontano dal tristemente noto Hub o CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione) l’officina/ laboratorio di piazza dei Colori sforna continue iniziative per l’inserimento e l’integrazione delle persone straniere, soprattutto minorenni e il giovedì pomeriggio si tiene il mercato multietnico Campi aperti. La vicina via Pallavicini ospita la maggiore moschea di rito musulmano della città. I quartieri Bolognina, San Donato, San Vitale e Barca, grazie ai prezzi degli affitti che fino a qualche anno fa sono stati contenuti, come è tipico dei rioni più  popolari, hanno visto un incremento della popolazione straniera. E come in ogni grande città, non poteva mancare il mercato delle pulci in cui un gran numero di bancarelle è gestito da ambulanti di origine estera. Si tratta del mercato bisettimanale di piazza VIII Agosto, a due passi dalla stazione centrale, meglio conosciuto come mercato della piazzòla, che tutti i venerdì e sabato, mattina e pomeriggio fino alle 19, ospita circa un 350 bancarelle di merci che vanno da capi di abbigliamento a 50 centesimi al pezzo (soprattutto lungo via Irnerio), fino a prodotti di ottima fabbricazione a prezzi di negozio. In queste giornate nell’adiacente parco della Montagnola si trovano i banchi di produzione artigianale più multietnica.

19) Le torri di Bologna

20181101_21264520181101_22053520181030_21335119) A scuola insegnavano “Bologna la dotta, la rossa, la grassa e la turrita”. Nel medioevo le mura di Bologna contenevano un centinaio di torri, contendendo a San Gimignano il titolo di capitale delle torri. C’è chi arriva a considerarne 180, comprese quelle minori, e chi le limita a 94. Oggi, secondo la numerazione ufficiale, sono rimaste 22 torri e case-torri, comprendendo i 4 torresotti superstiti – ai 4 punti cardinali – che facevano parte della seconda cerchia di mura, quella intermedia. Delle vecchie torri giunte fino a noi, oltre naturalmente alla torre degli Asinelli, più alta e alla torre della Garisenda, mozzata perché la pendenza ne metteva a rischio la stabilità, sono immediatamente visibili per chi percorre il centro la torre Prendiparte, privata e a volte visitabile, la torre Altabella, la torre Azzoguidi, la torre Alberici, dietro il palazzo della Mercanzia, e la torre Galluzzi, all’interno della corte omonima. Alcune delle torri non più esistenti sono visibili attraverso percorsi 3D installati presso il museo medievale di palazzo Pepoli, in via Castiglione, e in via Zamboni. La modernità ha sostituito le storiche torri con nuovi grattacieli, il cui principale è quello dell’Unipol, ben visibile lungo la parte est dell’autostrada, tra le uscite 10 e 11 della tangenziale.

18) I parchi di Bologna

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18) Bologna, come tutte le metropoli invase dal cemento, dal traffico e dallo smog, cerca le sue oasi di pace nei parchi. Il primo polmone verde che si incontra scendendo alla stazione è la Montagnola, all’inizio di via dell’Indipendenza, una collinetta che di notte è la più celebre zona di spaccio, ma di giorno è un suggestivo parco circolate. Dalla parte opposta del centro, a sud, tra porta Santo Stefano e porta Castiglione, i giardini Margherita salgono verso i colli e sono meta di appassionati di jogging e sede di frequenti iniziative turistiche. Più spostato dal centro, in direzione nord, tra il quartiere Corticella e la fine di via Arcoveggio, il parco dei Giardini o Ca’ Bura, ha un bel laghetto che ospita anatre e molte specie acquatiche. Poco distante scorre il torrente Navile, lungo l’omonimo parco che attraversa tutta la città da sud a nord dal canale della Grada fino al paese di Castelmaggiore. Proprio di fianco all’autostrada all’uscita 7 della tangenziale, è ben visibile il Parco Nord, famoso per aver ospitato per decenni la festa nazionale dell’unità e oggi un po’ trascurato. Nelle due città satellite di Bologna, San Lazzaro e Casalecchio, si estendono due immensi parchi, quello dei Cedri e il complesso dei parchi Talòn e della Chiusa, che offrono interminabili passeggiate lungo il torrente Sàvena e lungo il fiume Reno. Da quest’ultimo parte anche la “via degli dei”, percorso di trekking che consente di raggiungere in più tappe Firenze a piedi, lungo i resti della strada romana Flaminia militare. Via Saragozza, all’esterno della porta, è un vero e proprio tesoro di parchi. Dall’arco del Meloncello, in sequenza, si incontrano il parco di Villa delle Rose (bel sentiero tutto in salita cui si accede da una lunga scalinata o dal cortile della casa di riposo per artisti drammatici) e il parco di Villa Spada (che sale su una collina con vista mozzafiato sul retro del santuario di San Luca e sulla città e si collega con il parco del Pellegrino scendendo fino all’arco del Meloncello). Salendo in auto per qualche chilometro lungo la via di Casaglia, dietro San Luca, si arriva all’immenso parco del Pavaglione, che negli anni 80 e 90 costituiva la principale meta delle gite fuori porta e delle fughe marinando la scuola. Enorme e famosissimo è anche il parco di villa Ghigi, lungo un colle che parte da via San Mamolo, fuori dell’omonima porta, ma è quasi introvabile per i non bolognesi e per questo non sono ancora riuscito a percorrerlo. Spero di potermi aggiornare presto.

17) Personaggi legati a Bologna

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17) Innumerevoli personaggi storici e letterari, antichi e moderni, sono legati a Bologna. Lo sconosciuto ai più Niccolò Scultore, autore del primo manoscritto in italiano volgare mai ritrovato, è sepolto nella chiesa dei Celestini (accanto all’abitazione di Lucio Dalla). All’inizio di via Saffi (tratto della via Emilia ponente che esce da porta San Felice) una lapide sotto il portico nord ricorda che in quel luogo fu rapita dai Modenesi la secchia declamata dai versi del Tassoni. Pochi sanno che non solo la romagnola Raffaella Carrà, ma anche il friulano Pasolini nacquero a Bologna, quest’ultimo in via Borgonuovo, dove una lapide sul muro di casa ne ricorda l’evento (abitò poi in via Nosadella). Girando l’angolo da via Borgonuovo in via Santo Stefano, una targa sotto il portico di fronte segnala che qui soggiornò Giacomo Leopardi, mentre se da via Borgonuovo si esce dalla parte opposta, svoltato l’angolo si trova la dimora in cui dimorò Giosuè Carducci, anch’essa con la sua lapide. All’inizio di via Indipendenza, sulla sinistra, una targa ricorda l’abitazione in cui visse la famiglia di Ludovico Ariosto. Non solo Pier Paolo Pasolini è ricordato a Bologna, ma è tristemente noto anche suo padre per il tristissimo episodio del giovane Anteo Zamboni, ricordato all’angolo esterno della Sala Borsa, in piazza del Nettuno, ricordato dalla pagina web Cannibali e re. Anteo Zamboni nasce a Bologna da una famiglia di anarchici, tipografi. Dopo l’ascesa di Mussolini il padre sembra aderisse al fascismo per sopravvivere. Il pomeriggio del 31 ottobre 1926 Mussolini è a Bologna per inaugurare lo stadio “Littoriale”. Mentre rientra alla stazione su un’automobile dall’angolo spunta Anteo, 15 anni, pistola in mano, che spara un colpo. Un maresciallo dei carabinieri presente gli colpisce il braccio all’ultimo istante. Il proiettile sfiora il duce e si infila nella portiera. “Pochi centimetri. Per pochi centimetri non ho ammazzato il duce”. Anteo tenta la fuga, ma viene bloccato da Carlo Alberto Pasolini, militare, padre di Pier Paolo. Subito due squadristi si impadroniscono del giovane. Sputi, insulti, botte, quattordici coltellate. Un colpo di pistola. Anteo Zamboni muore così. La repressione si aggrava. Vengono dichiarati decaduti i deputati non fascisti. Si ripristina la pena di morte e il confino per i dissidenti. “Un attimo prima. Se solo avessi sparato un attimo prima.”

16) Bologna turistica: bus e personaggi

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16) Bologna è città turistica. Come tale si organizza per farsi conoscere dai turisti. Per i più pigri ci sono due trenini: uno che fa su e giù da piazza Maggiore al santuario di San Luca sul colle della Guardia oppure dalla stessa partenza raggiunge i giardini Margherita; uno che fa avanti e indietro lungo il decumano della Bononia romana (un breve tratto lungo la via Emilia tra via Ugo Bassi e Strada Maggiore). C’è poi il Red Bus, un autobus turistico scoperto che percorre praticamente tutta la città, dentro e fuori dalle mura (mi è capitato di vederlo ovunque) in ogni stagione e con ogni condizione meteorologica. Sul Red Bus vengono date spiegazioni, presumo multilingue, sui vari siti di interesse che si incrociano, si ferma spesso per consentire foto e d’estate ospita anche animatori che trastullano i trasportati (nel 2017 il duo comico bolognese Malandrino e Veronica). Bologna è citta della musica, e una caratteristica che colpisce i turisti che arrivano in centro sono i musicisti, cantanti e percussionisti di strada che animano il centro, oltre a hip-hopper, giocolieri, statue viventi e artisti vari. Fino al 2016 furoreggiava la domenica prima di cena davanti alla Sala Borsa Beppe Maniglia, settantenne cantante dei pezzi migliori degli anni ’70, citato anche dall’ispettore Coliandro in un episodio della sua serie tv. Beppe venne poi sfrattato dai vigili urbani e la moto confiscata per occupazione abusiva del suolo pubblico. Altri personaggi che si aggiravano negli anni ’80: la Flora, che girava con una bici vendendo rose, e Settepaltò o Settecappotti, che indossava numerosi paletot uno sull’altro. Ora sono sostituiti da più tecnologici artisti di strada, alcuni dei quali anche con le proprie pagine sui social. Meno gloriose le gesta che resero famosa Eva Robbins, la prima persona transessuale ad essere sdoganata in TV (“Lupo Solitario”) e al cinema (“Belle al bar”) nei primi anni ’90, dopo aver esercitato l’antica professione lungo via Stalingrado ed essere stata notata a livello locale.

15) Bologna, quattro ospedali e un cimitero monumentale

15) I bolognesi sono piuttosto ipocondriaci. Sono molto attenti al proprio fisico, anche se dall’alimentazione non si direbbe, e ad ogni segnale di allarme. Gli ospedali principali a Bologna sono 4: il Maggiore, lungo la via Emilia ovest, visibile anche dalla ferrovia, il Sant’Orsola Malpighi, che è il policlinico universitario e occupa un intero quartiere tra l’imbocco della via Emilia est (via Mazzini), viale Ercolani e via Massarenti, il Bellaria, specializzato in neurologia, al confine con San Lazzaro di Savena e l’istituto ortopedico Rizzoli, sulla collina tra porta Castiglione e San Mamolo, di fianco a San Michele in bosco. Se poi andasse male c’è sempre la Certosa, il cimitero che all’esterno del suo ingresso anteriore ospita ebrei, evangelici e acattolici, mentre ha nel suo lato posteriore, affacciato sul canale di Reno di fronte al colle di San Luca e allo stadio Dall’Ara, l’ingresso monumentale. Entrando da questa parte, basta costeggiare brevemente sulla sinistra il muro di confine e si arriva rapidamente alle tombe del poeta Giosuè Carducci, del cantante Lucio Dalla e del pittore bolognese Giorgio Morandi, tutte ben visibili. Questa parte è veramente piena di sculture che sono vere e proprie opere d’arte. Percorrendo tutto questo lato orientale verso nord, in cima al campo grande si giunge alla tomba del cantante evirato Farinelli, la più famosa voce bianca del ‘700.

14) Girare per Bologna in auto

14) Uno dei primi agenti immobiliari che ho conosciuto arrivando mi disse: “a Bologna aver l’auto è una sfortuna”. In effetti Bologna è l’inferno degli automobilisti. Anche se è la settima città d’Italia per popolazione, è la prima per numero di multe e relativo incasso. I due autovelox di via Stalingrado e viale Panzacchi (entrambe da affrontare a 50 km all’ora) sono stati dichiarati fuori legge dal giudice di pace, il primo perché situato in una tipologia di strada in cui non è consentita la collocazione, il secondo perché non conforme alle norme, ma continuano a mietere vittime indisturbati. In alcune vie molto larghe, all’improvviso compare una corsia roservata solo agli autibus, con relativa telecamera apportata. Numerosissimi sono anche i semafori dotati di telecamera per chi tenta di passare con l’arancione già perdurante. Proprio nel bel mezzo delle due carreggiate dei viali corre la pista ciclabile, in cui spericolati ciclisti sfrecciano incuranti, soprattutto in discesa. E ovviamente ad ogni semaforo ti attende una schiera di venditori di quotidiani, giocolieri di strada e gli immancabili lavavetri. Questi ultimi sono di casa fuori da porta San Donato e a volte in via Azzurra, angolo via Massarenti. Un tempo erano di casa anche fuori da porta Mascarella. Ogni tanto spariscono dopo qualche lite con i conducenti che desta clamore, poi ricompaiono. Un altro dramma del conducente medio è trovare un buco in cui posteggiare. Già trovare un appartamento con garage è un miraggio. Vengono affittati a parte, con un consistente supplemento. Per strada, i primi 2 km esterni alle mura in qualsiasi direzione sono zone blu a pagamento. In via Massarenti (parlo sempre della mia zona, ma fra due mesi mi trasferisco dalla parte opposta e parlerò di quella), in via Massarenti – dicevo – addirittura le righe blu sono state tracciate proprio direttamente sul marciapiede, senza scivolo e quindi dovendo scalare con l’auto un gradino spaccagomme (pagando, per giunta). C’è il parcheggio pubblico a pagamento Tanari, servito da una navetta gratuita che porta in centro. C’è anche il garage delle ex officine Minganti, nel cuore della Bolognina, gratuito per le prime tre ore. Oppure ci si può avventurare in centro parcheggiando in uno dei tanti garage a pagamento, che garantiscono di evitare la multa per ingresso in ZTL, ma a prezzo di strozzinaggio (anche 5 euro all’ora).

13) Shopping compulsivo a Bologna

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13) Saranno luoghi comuni, ma quando ci vuole ci vuole. Bologna è il paradiso delle donne – che vengono travolte dallo shopping compulsivo – e l’inferno degli uomini, che già arrivando in via dell’Indipendenza vengono trascinati dalle rispettive partner, amiche o parenti dentro negozi di abbigliamento, di bigiotteria e profumerie di ogni brand. Se poi si ha la sventura (o la fortuna, secondo il genere femminile) di capitarci di venerdì o di sabato tra le 8 e le 18,30, è la fine, perché a metà della via c’è piazza 8 Agosto, che per le bolognesi significa una cosa sola: mercato della piazzola, un mercato delle pulci di 300 bancarelle con occasioni a prezzi stracciati, sullo stile di porta Portese a Roma, porta Palazzo a Torino o la Vuccirìa a Palermo. Se uno è sfortunatissimo può capitare una delle domeniche in cui nella stessa piazza ci sono i   mercanti Petroniani, meno numerosi ma sempre attraenti per le drogate di shopping. Dopo di che, è d’obbligo accompagnare la propria partner nei centri commerciali più grandi della città: il Centro Lame, proseguendo all’esterno di porta Lame fino a via Marco Polo, il Meraville lungo via San Donato, il Centro Borgo a Borgo Panigale, il Gran Reno a Casalecchio, il Pianeta uscendo da porta San Vitale e percorrendo tutta via Massarenti fino alla tangenziale, il Pilastro nell’omonimo quartiere, il Centronova a Villanova di Castenaso, Le Piazze a Castel Maggiore. Una visita meritano i mercati rionali della Bolognina, della Cirenaica, di via Toscana, di San Ruffillo. I maschietti possono rifarsi con Fico Eataly World, il gigantesco centro di esposizione, ristorazione e vendita di prodotti eno-gastronomici inaugurato recentemente nei pressi del centro Meraville e della facoltà universitaria di Agraria, 10 ettari di punti di vendita, bar e ristoranti tematici e regionali che vendono e servono ogni genere di prodotti alimentari italiani di eccellenza, dalla cioccolata piemontese ai confetti di Sulmona, al miele, al pesce alle birre e ai vini, circondato da orti, frutteti, dalla tartufaia e dagli allevamenti, tutto visitabile.

12) Vip watching a Bologna

12) Come in ogni grande città, anche a Bologna capita spesso di effettuare involontariamente del Vip-watching addocchiando personaggi che compaiono più o meno spesso in TV. La regola del gioco è che devono essere incrociati del tutto casualmente e piuttosto da vicino, diciamo massimo 10 metri, se no non vale. E’ di ieri l’avvistamento in piazza Maggiore di Lodo Guenzi, frontman della band Stato Sociale, freschi di secondo posto al festival di Sanremo 2018, che ho incrociato mentre imboccava in bici e zainetto in spalla via degli Orefici. Conducono ex aequo la mia classifica personale con 2 avvistamenti Gaetano Curreri, leader degli Stadio, band bolognese vincitrice di Sanremo 2016, che bazzica spesso zona Ghetto, e Paolo Maria Veronica, comico novarese di nascita ma bolognese di adozione, noto per il personaggio di padre Buozzi in TV su Rai 3, avvistato all’evento podistico non competitivo Run Tune Up (ma con un panino gratuito in mano dopo la corsa, non come maratoneta) e come animatore sul Red-bus. Seguono con 1 Lodo de Lo Stato Sociale; Pierferdinando Casini, che percorreva i portici del Pavaglione in piena campagna elettorale 2018, con auricolare, cravatta rossoblù e ghigno torvo d’ordinanza; Ivan Zazzeroni, commentatore sportivo storico e giudice di ballo in TV, incrociato mentre voltava l’angolo di via Ugo Bassi proveniente dalla ex via Fieno e Paglia; Roberto Malandrino, il Marcolino del duo televisivo Malandrino & Veronica, anche lui ad animare il Red-bus estivi 2018 con Veronica; e Gianni Morandi, visto per caso lo scorso autunno al centro commerciale Centronova, ma non a fare spesa, bensì a presentare il suo CD, farsi fotografare coi fan e firmare autografi.

11) Alcune curiosità girando per Bologna

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11) A Bologna le curiosità sono ad ogni angolo, in centro come in periferia. Tra le più conosciute c’è l’eco sotto i portici del palazzo di re Enzo, attraverso cui ci si può parlare a distanza sotto due archi diagonalmente opposti sottostanti il palazzo. Appena più in là uscendo dalla biblioteca della Sala Borsa e guardando la statua del Nettuno, si ha l’effetto ottico di una sua dotazione virile veramente generosa, scherzo fatto dallo scultore Giambologna ai committenti per questioni economiche. All’incrocio tra via Andrea Costa e via Saragozza è ancora ben visibile il pilone della funivia, una funivia che non ci si aspetterebbe in piena pianura Padana. Fino agli anni ’70 collegava la città al santuario della Beata Vergine di San Luca. Ci sono poi le tre frecce conficcate sulle travi del portico della Corte Isolani (un suggestivo percorso interno che collega piazza Santo Stefano a strada Maggiore). Uscendo in strada Maggiore, tre faretti sul muro indicano le tre frecce conficcate in cima alle travi, anziché contro il destinatario, secondo la leggenda grazie alla sua procace consorte che li distrasse scoprendosi il seno. Di fronte alle due torri, in piazza di Porta Ravegnana, in una rientranza del muro di palazzo Francia Strazzaroli o dei Drappieri, sopra la libreria, appare il tendone rosso che ricopre la raffigurazione della Vergine del Campanello, che viene scoperta ed è visibile solo una settimana all’anno, a maggio, in occasione della discesa dell’effigie della B.V. di San Luca in cattedrale. Un’altra singolarità è il pavimentazione a vetri della biblioteca della Sala Borsa, che offre la visuale degli scavi archeologici rinvenuti nei sotterranei. In piazza Maggiore, oltre alla statua del papa Gregorio XIII spacciata per San Petronio sotto l’iscrizione “Divus Petronius” perché in epoca rivoluzionaria non erano consentite statue di papi, sono evidenti sul marciapiede ad est le tracce dei carri armati USA che liberarono la città. La basilica di San Petronio è visibilmente incompiuta all’esterno per problemi economici. Si nota l’asimmetria del rivestimento tra la parte destra e la sinistra. Dietro la basilica, in piazza Galvani, una statua dello scienziato con una ranocchia ricorda gli esperimenti fatti dallo studioso dell’elettricità usando gli anfibi come cavie. Da via Rizzoli, prendendo via Oberdan verso nord si arriva a palazzo Bersani, nel cui cortile fu eretta una statua del fedele cane caduto dal balcone per far festa al rientro del suo padrone. In via D’Azeglio, in direzione sud, sul muro esterno della chiesa di San Procolo compare la curiosa targa datata 1393: “Si procul a Proculo Proculi campana fuisset nunc procul a Proculo Procul ipse foret”. Tra porta Saragozza e l’arco del Meloncello troneggia la statua della Madonna grassa. Alcune curiosità della mia zona, alla periferia di San Vitale, al confine con Castenaso: lungo via Massarenti, fuori dall’ospedale Sant’Orsola, è presente un igloo in mattoni, mentre alla fine della stessa via, verso piazza dei Colori, dopo via Azzurra, via Verde, via Vermiglia e via Smeraldo, in prossimità della rotatoria, un dinosauro di 3 metri è di guardia dietro una rete. Lungo il fossato che taglia la parte trasversale di via Enrico Mattei, nelle nottate estive è tutto un viavai di rospetti. Ma presto mi trasferirò dalla parte opposta e scoprirò altro.