Creato da Signorina_Golightly il 23/06/2014

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Messaggi del 13/03/2019

22,30

Post n°820 pubblicato il 13 Marzo 2019 da Signorina_Golightly

Stasera sono scoppiata, e tutta la mia instabilità ha tracimato facendomi sentire quella familiare disperazione inconsolabile che tanto spesso ho provato per gli uomini tanto da non sapere che cosa significhi essere felice con uno di loro.

Speravo di non sentirmi mai più così. Invece adesso come a 17 anni rivivo il medesimo atroce dolore, quello che non ti fa capire più niente, di quando ti svegli nel cuore della notte perché non funzionano più i normali bioritmi.
Lo so, credetemi, che non è normale. Ma non lo rende meno devastante.
Allora provo a fare una lista di pensieri e sensazioni in un attimo in cui le troppe lacrime versate mi hanno intontita abbastanza per non riprendere ad ansimare in preda al soffocamento.
1) il mio modo di piangere è intenso e disperato come tutte le volte che un uomo se ne è andato, non importa se incontrato una volta o fidanzato da 4 anni. E mi ricorda il pianto disperato di un neonato che non si calma finché non arriva la mamma
2) soffoco all'idea di non potermi sentire più così libera e selvaggia. Donna.
3) soffoco all'idea di non trovare più un amante così capace, passionale e dolce insieme. Gli uomini che ho avuto non erano capaci delle tre cose insieme.
4) mi rendo conto che sto piangendo per un uomo che non conosco quasi per niente
5) credo di essere affascinata da uomini diavoleschi, casanova, imprendibili 
6) ho il terrore che rimarrò sola o finirò con un uomo non bravo a letto , senza poter sentire di pancia emozioni tanto forti 
7) ho il terrore di essere una persona che scinde amore e passione senza poterli provare per lo stesso uomo. Il che mi condannerebbe all'infelicità
8) perché non so migliorare e ripeto da vent'anni gli stessi errori? Perché non imparo dalle relazioni precedenti?
9) sono convinta di mancare di buon senso e di avere bisogno di farmi dire che fare. E, quando trovo un uomo sicuro di sé, ne divento dipendente
10) mi sono buttata tra le sue braccia, credo, perché venivo da anni di aridità: così tanta da aver bisogno di una pericolosa emozione travolgente. Perché non so annaffiarmi costantemente in modo da non andare pericolosamente in riserva? Perché non so essere disinvolta e sciolta col sesso, aspettando che arrivi il bel tenebroso a mostrarmi il paradiso salvo poi andarsene da donne più coinvolgenti , sensuali e forti?
11) ho il terrore che dovrò accontentarmi di un uomo tiepido e vecchio
12) lui mi ha fatto sentire bella e illusa di essere ancora giovane. Ora mi sento un'idiota per aver pensato che potesse prendersi per me. Da tanto mi sento che sto sfiorendo, e lui mi aveva illusa di non essere sfiorita. Ora torno nella mia visione triste della curva discendente
13) perché ho la sensazione che gli uomini non più grandi di me che si interessano a me sono o sfigati a letto ma liberi o stracoinvolgenti ma impegnati?
14) perché non mi è riuscita la magia di farlo innamorare di me?
15) perché l'ho incontrato? Non sarebbe stato meglio rimanere nel mio guscio?
16) perché ho l'emotività di un poppante e trasudo fragilità da tutti i pori, mettendo in fuga gli uomini?
17) perché sono così autodistruttiva e distruttiva?
18) perché so dire no a uomini ben intenzionati, senza farmi problemi e senza provare la minima comprensione, e invece cedo e acconsento agli approcci di uomini che hanno pessime intenzioni con me?

 
 
 

13,22

Post n°819 pubblicato il 13 Marzo 2019 da Signorina_Golightly
 

Visto che ci sono dentro, tanto vale monitorare i miei stati d'animo per questa novità sentimentale: faccio in modo che possa essermi utile per capire come vivo queste cose e se posso migliorare (o sono migliorata). Almeno mi pare di fare qualcosa a parte subire gli eventi.
Come va oggi?
L'euforia per la vicinanza temporale con il giorno X ormai passato oggi sta lasciando posto all'inquietudine e a quella tanto familiare stretta triste del vedere che lui non mi sta cercando più.
Ripercorro (troppo!) più e più volte al giorno con la mente i momenti più intensi di quella giornata, e mi struggo. Chiaramente più per il desiderio che non per una mancanza affettiva, dato che in fin dei conti non lo conosco molto.
E' strano come abbia la percezione che, anche se si è trattato di una parentesi di qualche ora (o pochi giorni se vogliamo considerare l'intero periodo in cui ci siamo parlati la prima volta, fino all'ultima), mi pare che questo incontro abbia spazzato via tutto il mio passato, fantasmi compresi. Questo è positivo.
Ma c'è altro...So che è un mio mal funzionamento, ma è questo: odio prendermi per un uomo. Per questo lo faccio accadere di rado: perché perdo totalmente la centralità. Non so più gestire la quotidianità. Brucio. Il pensiero diventa totalizzante, fisso, e le cose che mi piacciono passano in terzo piano (nemmeno secondo!). In pratica è un'autocombustione: ci metto talmente tanto fuoco che finisco col bruciarmi io.
L'obiettivo dei prossimi giorni è smettere di dare così importanza al desiderio, ridimensionarlo, in modo da tornare gradualmente tranquilla per riprendere (è fondamentale!) i miei progetti.
Lui ha detto bene: non ha voluto dirmi che ci vedremo ancora anche perché non vuole che io lo aspetti.
Sembra una pagliacciata, lo so, una sfida da quindicenne e non da quarantenne (non ancora però!), ma niente di nuovo sotto il sole: lo so bene che su certi aspetti emotivi sono molto indietro. Pace. Voglio smettere di condannarmi e sentirmi indegna. E' comunque una sfida che ho sempre perso, e ora devo almeno provarci a vincerla.
Quanto al sogno utopistico di poter costruire qualcosa con lui, in fondo lo so anche io che non è possibile, nemmeno per me. E mi accorgo io stessa che è meglio che non ci vediamo ancora: già sono in queste condizioni dopo una volta. Che accadrebbe dopo due? Anche fosse l'uomo della mia vita (e non lo è), ripeterei la stessa dinamica di dipendenza.
Già ora mi sento una scolaretta inadeguata che cerca di farsi dare un bel voto dal maestro, e invece incespica. Già adesso mi sento come se volessi mostrargli di essere adatta a lui, e invece mi sento in difetto. Quell'odiosa sensazione di inseguirlo: due persone non una accanto all'altra o che camminano a tratti ora una più avanti ora più indietro. No! E' proprio una fila: lui cammina avanti a me e io cerco di accelerare il passo per raggiungerlo, ma lui si fa sempre più lontano. Pure se io sono molto più grande di lui, mi sento una bambina al confronto, con l'aggravante che sono una ridicola bambina di quasi 40 anni.
E allora? E allora meglio se mi prendo il mio tempo per capirmi invece di alimentare questo inutile rincorrere.
Sembra niente, ma pensare questo per me è già una rivoluzione copernicana.

 
 
 

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