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I vantaggi dell'unità d'Italia

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Cosa c'è da festeggiare?

Post n°2148 pubblicato il 17 Marzo 2012 da luger2
 

Nel 1815 si celebrava il Congresso di Vienna e il principe di Metternich ebbe a dire:"L'Italia è solo un'espressione geografica". La penisola Italica è come la penisola Iberica, l'Anatolia, la Scandinavia, ecc. ed è abitata da varie popolazioni: franco-savoiarda, tosco-padana, altoatesina, area pontificia e le Due Sicilie (o nazioni Napolitana e Siciliana). Le smanie espansionistiche savoiarde, i problemi finanziari del regno di Piemonte, gli interessi inglesi e francesi nell'area mediterranea e i disegni della massoneria, con un atto di pirateria internazionale fatto poi passare per atto eroico, distrussero regni, ducati e granducati per dar luogo ad un Paese fondato sul sangue, sulla menzogna e sul malaffare, dove vige un regime mafioso e affaristico corrotto e immorale per sua intrinseca natura. Un Paese in cui è strutturato un sistema politico partitocratico, ricco di soldi e privilegi, che è in stretta collaborazione con mafie, ecomafie e imprenditoria spregiudicata del nord del Paese la quale,lucra massacrando persone ed ambiente e cerca in ogni modo di frodare fisco e regole di civiltà pur di far reddito e accumulare ricchezze. ----Tutti sappiano che l'italianità è stata ed è la più grossa sciagura che si è mai abbattuta sulle popolazioni meridionali che vantano una storia plurimillenaria fatta di cultura e libertà. I regni di Napoli e Sicilia sono stati liberi e floridi per 750 anni, prima che venissero assaltati, depredati di tutto e ridotti a colonia interna di questa marcia Italia. Il 17 marzo la repubblica italiana celebra l’anniversario della creazione dell’impero coloniale piemontese. In queste circostanze si ricorda e si festeggia.
Di cose da ricordare ce ne sono molte: l’aggressione a nazioni libere, sovrane, indipendenti, in alcuni casi neutrali. Intere regioni vessate e depredate di ogni bene, eccidi di massa come rappresaglia a chi si opponeva a questa coercizione, soppressione di ogni ente assistenziale e acquisizione coattiva dei loro beni, le tasse sui beni essenziali, la leva obbligatoria … la povertà e l’emigrazione. A questo punto qualcuno può spiegarmi cosa c’è da festeggiare ??
 

Io non festeggio una data che ricorda un'invasione militare e l'inizio di una colonizzazione per una parte del paese, condizione che continua ancora oggi, con altri mezzi e metodi.
Io non festeggio una falsa "Unità", fino a quando le possibilità di trovare un lavoro dignitoso saranno molto più scarse al Sud, fino a quando si spenderà di meno al Sud per infrastrutture e tutto il resto, fino a quando le banche e le assicurazioni faranno pagare di più il Sud rispetto al più ricco centro-Nord, non ci sarà vera unità.
Io non festeggio una dinastia nefasta come i Savoia ed un Regno sabaudo che ha trattato i meridionali come "briganti", e ne ha ucciso centinaia di migliaia, ha deportato ed ha imprigionato altre decine di migliaia, ha distrutto ed incendiato decine di paesi, ha massacrato la nostra economia e la nostra agricoltura meridionale per favorire la nascita dell'industria al Nord e ci ha trascinato nelle disastrose guerre coloniali, e poi verso le tragedie del XX secolo come le due guerre mondiali ed il fascismo.Io non festeggio le bugie ma amo la verità e la giustizia, continuerò con tutte le mie forze a combattere per cambiare le cose, in modo democratico e pacifico, senza offendere nessuno e senza avere la presunzione che la mia cultura e la mia storia sia migliore di altre, ma di sicuro con la dignità, l'onestà e la forza di pretendere che non sia considerata inferiore e che nessun Borghezio o Calderoli o Buonanno si permetta più di offenderci. E non continuerò solo con i proclami, come questo che sto scrivendo, mi organizzerò con altre persone che non vogliono alzare steccati o ridisegnare confini, o peggio ancora continuano a fare guerre e rivoluzioni solo su Facebook, ma con chi vuole costruire qualcosa di concreto nella vita reale e che sia proponibile per il XXI secolo, che si possa vederne passo dopo passo la crescita...allora il nostro sogno potrà diventare realtà..."mai è durato lungamente l'opera dell'iniquità, né sono eterne le usurpazioni"*. (Enzo Riccio Segr. Org. Nazionale Partito del Sud)

In occasione di questa commemorazione il nostro pensiero deve andare a tutti quegli ex soldati borbonici (napoletani e non) che si rifiutarono di riconoscere come loro il Re savoiardo Vittorio Emanuele II, mantenendo fede a Re Francesco II di Borbone e alla loro Patria. Furono tradotti con gli stessi sistemi e la stessa violenza che le SS adotteranno successivamente con gli ebrei e molti di essi furono portati a Fenestrelle primo campo di sterminio della storia Europea, gran parte morì per la fame, gli stenti e le malattie. Anche molti soldati dello stato pontificio fecero la stessa fine, chi riuscì a evitare questa sventura ebbe da fare una scelta obbligata o brigante o emigrante! Li chiamarono briganti ma non lo erano, era contadini, artigiani ex militari borbonici e comunque duosiciliani che volevano combattere per la loro patria e per il loro re. Vi sarà stato pure qualche sbandato e qualche delinquente comune, ma forse non ce ne furono anche tra i partigiani della seconda guerra mondiale? Ai duosiciliani l’etichetta di briganti non gliela toglie nessuno, i partigiani viceversa furono tutti eroi ancora oggi osannati malgrado le verità storiche svelate dal buon Panza (ma questa è un'altra storia). Molti braccianti meridionali avevano sperato che il nuovo regime assicurasse una qualche riforma agraria; non solo le loro aspettative andarono deluse, ma il nuovo governo introdusse la coscrizione obbligatoria ed inasprì le imposte, portando alla rovina milioni di persone anzi, ai meridionali furono fatti pagare ,attraverso un carico fiscale più alto rispetto al resto dell'Italia, i debiti accumulati dall'ex Regno di Sardegna ed anche le spese della ricostruzione della guerra, una guerra iniziata non per loro volere. Lo scioglimento dell'esercito borbonico e di quello garibaldino mise poi in circolazione migliaia di soldati sbandati e il malcontento, le difficili condizioni economiche sopravvenute, il durissimo atteggiamento delle truppe di occupazione piemontesi, suscitarono le ire della popolazione che sfociarono nella rivolta armata. Dieci anni di lotte e di carneficine, i nostri briganti vendettero cara la pelle costringendo l’esercito savoiardo a scendere al sud con oltre 120.000 uomini. L’arroganza e l’albagia piemontese fece si che l’esercito inizialmente non volle impiegare la cavalleria contro i briganti. Il motivo di questa negazione risiede nel fatto che la cavalleria era ritenuta un corpo militare d’elite e quindi non poteva essere impiegata per dei cafoni e terroni meridionali. Dovettero invece impiegarla tutta ed anche in fretta perché ci fu un momento, in quegli anni di brigantaggio, se non di guerra civile, nei quali i duosiciliani furono ad un passo dal riconquistare il regno e solo un ennesimo tradimento consentì ai piemontesi di arrestare ed uccidere il generale spagnolo José Borges che stava coordinando le irregolari truppe brigantesche unitamente al più conosciuto dei briganti Carmine Donatelli Crocco: "Abbiamo fatto la rivoluzione perché ci avevano promesso la repubblica e invece hanno cambiato un re con un altro re. Ci hanno riempito la testa di chiacchiere. Tasse, carte, fame e ci hanno fatto più schiavi di prima e per la disperazione siamo diventati ladri, spergiuri, assassini senza Dio ne Patria e abbiamo fatto il loro gioco perché loro ci considerano così come cani rabbiosi, miserabili e feroci. Ma in questo destino c’è un futuro di vergogna che ricadrà sui nostri figli perché saranno figli di ladri di assassini e di puttane. Ma noi ci dobbiamo ribellare contro questo destino. Dobbiamo combattere contro queste ingiustizie, ma dobbiamo combattere come dei veri soldati, dobbiamo costruire un esercito fatto di disperati di sfruttati e di lavoratori traditi. Ma non siamo soli. No insieme a noi ci sta chi da questo governo è stato umiliato, infangato e poi ci sta il re nostro, la corona che tornerà a governarci quando avremo cacciato l’invasore. Chi viene con me non deve giurare fedeltà perché il forte non ha bisogno di giurare e il debole tradirà qualsiasi giuramento. Chi viene con me deve giurare di andare fino in fondo… fino alla vittoria."

I danni provocati dall’Unità d’Italia ottenuta in quel modo lasciarono una pesante eredità che andò sotto il nome di “questione meridionale”. La definizione venne usata per la prima volta nel 1873 dal deputato al Parlamento del Regno d’Italia Antonio Billia. Con questa allocuzione si intendeva stigmatizzare la disastrosa situazione economica e civile che si era venuta a creare nel mezzogiorno d’Italia a seguito dell’unificazione italiana. Se ne accorse anche quell’eroe di Garibaldi tanto da fare autocritica tardiva e inutile. “Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell’Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio”. Allora cosa c'è da festeggiare?

 
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