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Napoli città di merda: l'accanimento mediatico

Post n°2211 pubblicato il 18 Luglio 2012 da luger2
 

Sono circa 2,6 milioni i reati denunciati dai cittadini italiani nel 2010. A renderlo noto è il quotidiano economico "Il Sole-24 Ore" che ha diffuso i dati forniti dall'Associazione nazionale forze di polizia. Sui primi tre gradini del poco ambito podio delle province dove si registra il rapporto più alto fra reati denunciati e abitanti ci sono Milano, Rimini e Torino. Per quanto riguarda il numero complessivo di reati denunciati nel 2010 la Provincia di Milano si conferma al vertice seguita dalla Provincia di Roma e da quella di Torino.

Ad un passo dalla verità tutto si è fermato nella prescrizione, Cassiopea, l'inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere che nel 2003 svelò il più grande traffico di rifiuti tra nord e sud Italia, è finita senza colpevoli. Eppure il meccanismo è lì, semplice, registrato dalle telecamere, evidente. Assai più di un milione di tonnellate di rifiuti tossici del nord Italia tra il 1999 e il 2000 partivano a bordo di camion. Partivano da Milano, Vicenza, Padova, Treviso, Verona, Venezia, Bergamo e Brescia con una regolarità di circa cento viaggi a settimana per essere sversati nelle campagne campane. [...] Era stato scoperto persino che avevano intombato fusti tossici nelle falde acquifere compromettendo l'acqua». (Roberto Saviano, www.repubblica.it, 18 settembre 2011)

Ma cosa leggiamo dai giornali: «Napoli ciudad de mierda.. Me acaban de robar el reloj a mano armada!!!» (Yanina Screpante, fidanzata di Ezequiel Lavezzi su twitter, dopo essere stata derubata del rolex). Oppure «C'era sempre il contrasto fra paesaggi meravigliosi e questa gente orrenda (...). Insomma la gente del Sud è orrenda(...). C'era questo contrasto incredibile fra alcune cose meravigliose e un'umanità spesso repellente» (dichiarazione di Giorgio Bocca riportata su "Libero" del 29 settembre 2011). Altra emergenza igienica a Napoli: le blatte rosse. Che mai si porrebbe se i tombini fossero puliti costantemente durante il corso dell’anno. E' l’ennesimo accanimento nei confronti della città. Telegiornali e quotidiani nazionali e internazionali stanno dedicando ampio risalto alla notizia, con il solito conseguente danno di immagine.
E così abbiamo scoperto che anche le blatte rosse napoletane fanno più notizia di quelle delle altre città dove pure si divertono a mettere le tende. Lo scorso anno, in piena emergenza rifiuti, di blatte ce n’erano molte di più mentre ora l’immagine proiettata è quella di un’emergenza tutta nuova che assume i connotati dell’invasione.
Non risulta che dodici mesi fa vi sia stata alcuna epidemia causata della loro “pittoresca” presenza, mentre ora pare come se la pandemia sia dietro l’angolo. “Pericolo tifo ed epatite A”, questo lo strillo mediatico tratto dall’allarme che avrebbero lanciato i cosiddetti e fantomatici “esperti” che però non si sa chi siano.
Per l’epidemiologo Donato Greco invece non ci sono problemi per la salute: “Questi insetti non sono associati alla trasmissione di malattie infettive a ciclo orofecale per il semplice motivo che, anche se entrano in contatto con materiali fecali contenenti virus e batteri, non ne facilitano la moltiplicazione”. Strade sporche e recenti problematiche sparse più o meno gravi anche a Roma, Milano, Salerno, Bari, Arezzo, Conegliano e altrove.
Tenerife e tutte le Canarie sono piene di blatte, nessuna prevenzione perchè li, dicono, fanno parte della fauna locale; eppure isole sempre piene di turisti che si stupiscono quando le vedono di persona girare in massa per ogni strada.
Non si sa se ci sono più scarafaggi o più turisti, e questo perchè nessuno fa cattiva pubblicità alle Canarie.
Tutti casi che non hanno fatto e non fanno notizia come a Napoli. Il caldo porta anche questi problemi che potrebbero essere risolti con una buona manutenzione dei tombini e pulizia delle strade che spesso nelle città italiane mancano.
È noto che Napoli non si sottrae mai a questi inconvenienti; ma che le blatte napoletane fossero più fotogeniche delle altre ci sfuggiva. È certamente un problema da risolvere immediatamente in alcune zone della città che resta lontana dagli standard di pulizia che merita la sua importanza, ma l’emergenza è altra cosa e l’accanimento mediatico già denunciato ha già fatto i suoi danni. Napoli e le sue blatte rosse sono finite su Le Monde, su BBC News e non solo.
È sceso in campo il sindaco De Magistris, visibilmente infastidito dalla campagna mediatica nazionale e internazionale che si è montata sul caso. L’ha definita ”inqualificabile e inaccettabile” e ha preannunciato azioni legali, spiegando il continuo accanimento così: «il riscatto di Napoli da fastidio, questo è un tema che inizia nel 1861 con l’unità d’Italia e i rapporti tra Nord e Sud del paese».
Dietro l’invasione di blatte che da giorni dilagano tra le strade di Napoli ed i giornali di mezzo mondo ci sarebbe una precisa strategia politica. Di più, un oscuro complotto internazionale che tiene assieme i grandi gruppi di potere economico e finanziario del Nord, la Rai, la carta stampata francese e quella nazionale, il web e probabilmente anche i leghisti. Stanno danneggiando l’immagine della nostra città», tuona il primo cittadino!

«Se uno scrive un titolo dicendo che a Napoli c’è la pizza con le blatte, è causa vinta. Vi assicuro che quello che ricaveremo, e ricaveremo moltissimo, sarà tutto devoluto alle associazioni dei pizzaioli napoletani, che fanno delle ottime pizze, altro che con le blatte». Ma de Magistris è un fiume in piena e prosegue all’attacco con una satira feroce: «Nella mia vita ho incrociato blatte col grembiulino, blatte con la cravatta, zanzare, topi e “zoccole”, come si dice a Napoli, in tante città, italiane e estere. Ma francamente non ho mai visto servizi giornalistici come quello dedicato dal Tg1 sulle blatte di Napoli. Ringrazio il nuovo cda Rai per questo affetto che mostra per la città. Mi auguro che saranno così celeri, visto che il Cda ci vuole bene, anche sulle cose positive». «A Napoli – assicura – non c’è nessuna emergenza sanitaria».  «Certo le blatte ci sono – ammette –. Qualcuno l’ho incontrata anch’io, l’ho salutata. Erano blatte proletarie, perché rosse, tanto da dover andare su tutti i telegiornali del mondo. Ieri ho incontrato uno straniero che mi ha chiesto: “sindaco, sto girando da due ore e non riesco a trovareuna blatta, volevo vederla perché ne parlano tutti i Tg, che tipo di blatta è arancione, rossa, verde, padana?”. Insomma, questa montatura sulle blatte è strumentale, inqualificabile e inaccettabile». Dietro le blatte c’è di più. «Sono fermamente convinto che ci sia dietro una strategia politica. Mi rendo conto che Napoli è una delle più importanti città del mondo e ogni cosa che accade qui bisogna amplificarla, ma io in questa operazione ho visto anche un pizzico di furbizia maliziosa. Napoli fa paura, in senso politico. Il riscatto di Napoli dà fastidio a molti. L’ho detto già mesi fa, quando su un sito di un Comune veneto apparvero delle immagini di repertorio sui rifiuti della città. È una lunga storia che inizia nel 1861, con l’Unità d’Italia e riguarda i rapporti Nord-Sud. A qualcuno dà fastidio che stia nascendo al Sud una classe dirigente dalle mani pulite, di grande dignità, e anche capace di amministrare. Noi vogliamo unire il Paese e questo spaventa. Ai grandi gruppi di potere economico e finanziario che hanno sede altrove tutto questo può non piacere, ma è la verità. E se qualcuno pensa di piegare l’azione di questa amministrazione con campagne stampa o utilizzando persone che vestono abiti istituzionali, facendone un cattivo uso, e procurando un allarme ingiustificato, sappia che noi non ci faremo piegare».

Per denigrare qualcuno lo si può chiamare o indicare senza farne il nome, magari fischiarlo o usando un nomignolo o appellativo, a certi per evitare identitarismi vengono dati dei numeri di matricola come ai carcerati o agli operai di una grande fabbrica; ad un popolo come il nostro hanno affibbiato il termine ‘Meridionale’che può essere sinonimo di ‘inferiore’, ma non si può dare ad un popolo il nome di un segno cardinale perché esso rappresenta un atteggiamento coloniale, l’inizio di un genocidio.

Ma il 6 settembre 1860, cioè il giorno prima dell’arrivo del filibustiere a Napoli, le risorse pubbliche ammontavano a 29.749.256 franchi. I Borbone avevano lasciato intatto il tesoro del Regno, tesoro che fu subito predato dal pirata dei Due Mondi. Pietro Calà Ulloa, ministro in esilio di Francesco II, in una lettera indirizzata al politico britannico Disraeli, descrisse il fatto come un "prodigio di dilapidazione e di corruzione...si cominciò con l’impadronirsi delle residenze reali, delle loro mobiglie, della loro argenteria, degli oggetti d’arte e di lusso , senza redigerne alcun inventario..."». (dal testo "Le stragi e gli eccidi dei Savoia" di Antonio Ciano).

SPUTTANAPOLI CONTINUA!!! 

 

 
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