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L’attività sanitaria nel Regno di Napoli

Post n°497 pubblicato il 03 Febbraio 2010 da luger2
 

I medici, le istituzioni e l'organizzazione sanitaria, sotto il regno dei Borbone di Napoli, rappresentano, come in ogni epoca, lo specchio fedele della società, dei suoi fermenti, dei travagli culturali ed economici che si verificarono sotto la dinastia. Povertà, carestie, epidemie sono strettamente correlate ai turbolenti avvenimenti sociali che prepararono la rivoluzione francese, i moti carbonari, la repubblica Napoletana, la restaurazione, ecc.
I Borbone governarono in un periodo relativamente fecondo per le conoscenze mediche: in realtà dall'empirismo e dalla osservazione Cotugnana si transitò alle soglie della modernità per la medicina come professione, che per convenzione è fissata agli inizi dell'ottocento.
In effetti agli inizi del settecento si apre in tutta Europa il contenzioso tra le istituzioni universitarie dotte, conservatrici, rifacentesi ad una scienza statica di stampo Ippocratico-Galenico e consorterie di empirici,barbieri, girovaghi da fiera che praticavano atti medici.
I primi parlavano in Latino e disprezzavano gesti cruenti ed assistenziali sull'ammalato, i secondi si trasmettevano le conoscenze oralmente, applicavano sanguisughe, effettuavano clisteri, e spesso interventi chirurgici condotti con competenza ed audacia.
Lo scontro tra queste due figure antitetiche rappresentò il travaglio della medicina del settecento: in Francia vi furono risse con feriti tra barbieri e medici - filosofi.
Nel Napoletano una maggiore tendenza alla moderazione nell'esercizio medico determinò indubbiamente tensioni minori tra queste categorie, ma, soprattutto, l'intelligenza sperimentale di medici dello stampo di Marco Aurelio Severino, il Cotugno rifacentesi al messaggio Ippocratico vero, evitarono episodi incresciosi nelle categorie esercitanti l'ars medica.
Il Collegio medico - cerusico con sede nel protoospedale del regno - gli Incurabili - è l'espressione clinica della observatio et ratio che furono i caposaldi nella scuola medica Napoletana. Il collegio, con le sue rigide regole e con la stretta aderenza alle problematiche assistenziali dell'ospedale, fu comunque autonomo dal potere universitario sino alla caduta del regno, pur con alterne vicende e periodi di chiusura.
Oltre a questi travagli e lotte tra istituzioni la medicina del Regno Borbonico dovette fare i conti con pestilenze, epidemie di colera e vaiolo.
Ci sono indubbiamente vari percorsi che offrono spunti speculativi alla comprensione del rapporto tra casa regnante ed istituzioni mediche.
In realtà la Medicina durante la dinastia Borbonica, come per altri versi la scienza in genere, non fù da meno dell'attenzione rivolta in altri Stati ai livelli assistenziali - e caritatevoli ai bisognosi.
Nel settecento le prime istituzioni assistenziali furono ospizi per poveri reietti abbandonati.
Palazzo Fuga della nostra città, sorto per volontà di Carlo III di Borbone, rappresenta il sogno dell'utopia illuministica che vuole raggruppare i poveri, gli indigenti al di fuori della città reale.
Affianco ad essi trovano spazio i bisognosi di cure e i pazienti non curabili presso il proprio domicilio - gli incurabili-; così sorge lo spizio-ospedale sintesi del desiderio di alleviare i poveri e di curare e di isolare al tempo stesso i malati.
Era frequente anche negli stabilimenti ospedalieri periferici ritrovare accanto a Conventi e Chiese un locale adibito al ricovero di pellegrini e indigenti ed un altro accanto a cui accedevano i veri e propri infermi.
Solo nell'ottocento si arriva alla nascita della medicina specialistica e dell' ospedale inteso come luogo di cura secondo l'accezione moderna.
Ecco perché si intravedono per tutto l'arco del regno borbonico vari percorsi di approfondimento nello svilupparsi della tradizione medica.

1) percorso storico: registrazione dagli annali del grande archivio storico del numero dei medici, delle condotte, dei ricoveri in rapporto ai differenti periodi. ( la professione medica fù certo meno esercitata in passato a favore delle carriere giuridiche - in alcuni periodi il rapporto fu di un solo medico per sette avvocati)

2) percorso della formazione universitaria.
Studio delle istituzioni che conferivano il titolo di Dottore in Medicina ( Università di Salerno, Università di Napoli, Collegio medico-cerusico). La durata degli studi e le materie mediche obbligatorie nell'insegnamento variarono notevolmente includendo, comunque, tra le materie fondamentali gli insegnamenti Ippocratici, la storia della medicina e le norme di polizia sanitaria.
Lo statuto universitario riprende in grandi linee quello dell'insegnamento universitario spagnolo con riferimenti in particolare al curriculum formativo dei medici di Salamanca.

3)  vi è poi il percorso della carità e delle fondazioni caritatevoli che rappresentano, come altrove, il primo mattone su cui si costruiscono strutture e stabilimenti ospedalieri.

4)  il percorso di difficili rapporti tra le istituzioni sanitarie autonome o semiautonome per finanziamenti economici e le cariche di intendenti e sovraintendenti determinate gerarchicamente dai consigli di seggio e quindi ratificate dal Sovrano.
Tutte le strutture saniterie ed assistenziali dopo il decennio francese dipesero direttamente dal Ministero degli Interni per ovvi motivi di controllo sulla classe medica ritenuta dai governi turbolenta ed incline a pericolose innovazioni per l'attenzione delle problematiche sociali.
Inoltre, il medico controllava turbe di questuanti ed ammalati ed esercitava così uno strumento di controllo del potere politico.
E' in questo periodo che nasce il confronto tra sistema politico e medicina che sfornerà prammatiche, leggi, ordinamenti, emessi con un ritmo vertiginoso.
Spesso tali ordinamenti leggi e leggine erano disattese nella pratica quotidiana sia per la dilagante corruzione sia per l'incapacità di controllo, sia per la disistima da parete degli utenti dei consigli dettati dai medici.

5)  l'aspetto economico dei compensi rappresenta un altro utile spunto di speculazione storica.
Spesso il medico esercitò esentasse, limitandosi a pagare solo tributi all'atto della concessione dell'esercizio.
Le stesse condotte erano di fatto trasmissibili di padre in figlio o tra coniugi.

6) il rapporto tra la sanità della capitale e l'organizzazione sanitaria presente nel distretto del regno era a totale vantaggio della città di Napoli. 
Qui si accentrava l'esercizio della medicina ospedaliera e di fatto venivano sperimentati quei modelli organizzativi che solo secondariamente venivano esportati in tutto il regno.

7) la successione cronologiche di epidemie, morbi contagiosi che si sono succeduti nel regno delle due Sicilie rappresentano un altro utile percorso per affermare il binomio Sanità-Società per la comprensione degli eventi.
È interessante studiare le regolamentazioni di quarantena gli ufficiali medici portuali, le norme di polizia medica e come esse venivano applicate eluse o modificate nel tempo.

8) la nascita di una medicina militare al servizio degli eserciti anche sui campi di battaglia ( vedi l'opera meritevole del Palasciano, vero ispiratore dell'idea che prenderà corpo un giorno come Croce Rossa Internazionale ). Le modifiche delle armi bianche (dalle spade e dai fioretti alle lance e alle terribili baionette) e delle armi da fuoco (dalle palle di archibugio alle ferite di fucili a carica multipla) costrinsero i chirurghi alla applicazione di impiastri e bendaggi sempre più sofisticati che tuttavia, non risparmiavano dalle emorragie e dalla sepsi a cui assistevano impotenti i cerusici.

9) c'è poi il percorso dei malati eccellenti e dei pazienti illustri riportati dalle cronache storiche dell'epoca.
Ad esempio, la stessa famiglia dei Borboni fu minata da decessi precoci, mortalità perinatale e molti furono i casi di vaiolo.
I Borboni furono la prima dinastia al Mondo che intraprese la vaccinazione antivaiolosa su se stessa col metodo jenneriano e diffondendola nel regno.
Se si eccettua la figura di Ferdinando IV, la cui longevità di regno rappresenta un eccezione, la maggior parte dei Borboni soffrirono di Gotta, epilessie, diabete male caduco, ecc.
Maria Cristina la Santa morì per sepsi puerperale.
L'attentato di Agesilao Milano, che colpì ad una coscia con un colpo di baionetta il Sovrano, rappresenta un altro studio sulle ferite infette ed avvelenate.

10) vi è poi il percorso interessantissimo della rete assistenziale ospedaliera che rappresenta nella toponomastica e nella cartografia cittadina una delle più superbe stramberie.
In realtà cosi come i decumani e i cardini della Napoli greco-romana hanno tracciato le strade attuali, gli ospedali dei Borboni rappresentano tuttora, l'80% della rete assistenziale esistente nella Napoli di oggi.
Basti citare l'ospedale della pace con il suo lazzaretto, l'ospedale della Nunziata con la ruota annessa, l'ospedale degli Incurabili. 
Altri ospedali sono scomparsi come l'ospedale si S. Nicola al porto, quello di S. Andrea annesso alla Chiesa di S. Angelo a nilo, l'ospedale di S. Eligio al porto (nell'omonima chiesa), l'ospedale di S. Maria delle fede per il ricovero delle prostitute inferme (posto sotto l'autorità municipale), Pellegrini deputato ai ricoveri acuti.

 
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