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Ma sul Risorgimento c’è ancora molto da scoprire

Post n°521 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da luger2

(da il Tempo, 12 febbraio 2010)

Un discorso alto quello del Presidente della Repubblica all’Accademia dei Lincei. Un discorso nobile che parla dell’unificazione italiana nella prospettiva di quella europea.
“Tutte le tensioni, le spinte divisive” vanno riconosciute e “vanno affrontate con il necessario coraggio”. Verissimo. Anche perché quello dell’unità è davvero un bene che va salvaguardato nell’interesse di tutti.
A mio modo di vedere però, il punto non è solo quello della brutalità della conquista sabauda del Meridione né dell’arretratezza economico-sociale del Sud. A mio modo di vedere il “coraggio” di cui c’è bisogno è quello con cui affrontare il tema della nostra identità nazionale. Perché di questo si tratta.
Tutti gli italiani, di qualsiasi regione e di qualsiasi ceto fossero, si sono uniformemente riconosciuti per più di un millennio nella fede e nella cultura cattoliche: fede e cultura che l’élite liberale dell’Ottocento ha combattuto con tutte le forze.
Il Risorgimento ha voluto imporre agli italiani un “risorgimento” dal cattolicesimo. E questo, a mio modo di vedere, è stato un enorme errore sia storico che culturale. La soppressione di tutti gli ordini religiosi della chiesa di stato (così il primo articolo dello Statuto Albertino definiva la religione cattolica), l’eliminazione di tutte le opere pie, il lasciare senza vescovo più di 100 diocesi, l’imporre ai preti (pena il carcere e fortissime multe) l’ammissione ai sacramenti degli anticattolici liberali (che Pio IX aveva scomunicato), ha privato la chiesa e gli italiani tutti di ogni elementare forma di libertà.
Raccontare la dinamica dei fatti è necessario proprio in funzione dell’identità italiana che tutti vogliamo salvaguardare come un bene prezioso. I liberali hanno voluto negare la grande civiltà dell’Italia cattolica. Hanno disprezzato i primati italiani dovuti alla presenza a Roma della sede di Pietro. Il dato Unesco mostra in modo inconfutabile l’unicità della nostra civiltà: alla cattolica Italia spetta più della metà dell’intero patrimonio artistico e culturale del pianeta.
Pio IX e, insieme a lui, don Giacomo Margotti, hanno descritto in un’infinità di documenti la violenza e l’oppressione perpetrate dai liberali in nome della libertà e della costituzione. Di Pio IX si è detto tutto il male possibile, mentre di don Margotti si è persa la memoria. Le sue Memorie per la storia dei nostri tempi, più di duemila pagine di fatti e documenti, sono praticamente scomparsi da tutte le biblioteche sia laiche che cattoliche.
Caro Presidente, perché “coraggiosamente” non si fa promotore della ristampa di un’opera preziosa che costituisce un tassello importante della nostra storia nazionale? Io finora, nonostante tanti tentativi, non sono riuscita nell’intento.
Pio IX e con lui tutti i cattolici erano contrari ad unificare l’Italia? Tutt’altro. Se ne sono ritirati con orrore quando ciò ha coinciso con il tentativo di privare gli italiani della propria storia e della propria fede.
Il paragone con l’unificazione dell’Europa è quanto mai appropriato: nel secondo dopoguerra erano cristiani i leaders che con più convinzione l’hanno perseguita. Ma, anche in questo caso, proprio come all’epoca del Risorgimento, i cristiani sono stati isolati e violentemente contrastati. Al punto che si è voluta negare l’evidenza: l’essere l’Europa frutto dell’evangelizzazione e della romanizzazione del continente attuata dalla chiesa.
Caro Presidente, è proprio per rendere la nostra identità più salda che bisogna raccontare la verità.
Angela Pellicciari

 
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