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Un tempo da riscrivere (1)
Rino Cammilleri:
Non posso raccontare il risorgimento dal punto di vista dei perdenti, ci metterei meno a recitare l’elenco telefonico di Milano… Racconto solo qualche episodio per dare alcuni indizi. Per esempio la marchesa Giulia Corbella di Barolo, serva di Dio, quindi sulla strada della beatificazione, aveva un bibliotecario speciale, si trattava di "Silvio Pellico". Di lui l’unica notizia che ci hanno trasmesso a scuola è il fatto che è l’autore de "Le mie prigioni". Al suo tempo era molto famoso per le tragedie, però sfido chiunque a citarmene una. Le mie prigioni, questo libro che costò all’Austria più di una guerra persa, chi lo ha realmente letto? Silvio Pellico apparteneva da giovane alla Carboneria; l’unico sistema per fare il poeta era quello di frequentare i salotti giusti e il salotto giusto era quello del conte Confalonieri, carbonaro. Proprio per la sua inesperienza e ingenuità riuscirono a convincerlo ad uccidere con una bomba una ventina di padri di famiglia austriaci e questo gli costò la condanna a morte. L’Austria, sempre descritta come tiranna, lo grazia e lo manda allo Spielberg per scontare un ergastolo, commutato poi in venti anni, dieci, e infine otto. In prigione Silvio Pellico si rese conto che quel che gli avevano raccontato dello straniero nemico non era del tutto vero e capì finalmente in quale trappola fosse caduto. Tornò allora alla religione dei suoi padri, convertendosi, ed ebbe voglia di spiegare a tutti quanti che lui il suo diario, Le mie prigioni, lo aveva scritto proprio per esaltare il cattolicesimo, per elogiare il cristianesimo e il Papa. Purtroppo la propaganda si era impadronita di questa cosa, l’aveva fatta diventare l’esatto contrario di quella che era e su di lui era calato il silenzio totale, non solo, ma addirittura la fame. Ecco perché la marchesa di Barolo se lo era preso in casa, mentre tutte le porte, e non solo dei salotti, da quel momento furono chiuse per il traditore. Di un altro personaggio di cui mi sono occupato vorrei ancora accennare: Felice Primetti. Si tratta di un capitano d’artiglieria che, rifiutatosi di andare a sparare al Papa nel 1870 perché cattolico, viene sfidato a duello da un collega. Si trova così nella situazione di dover scegliere tra il suo onore di ufficiale e il suo onore di cattolico – il Papa vietava infatti i duelli – e decide di dimettersi dall’esercito e di farsi prete. Per spregio si va a far prete in un ordine che era al lumicino – gli ordini religiosi erano stati quasi del tutto aboliti – gli oblati di Maria, l’ordine dei lanteriani. Pio Brunel Lanteri aveva creato quell’ordine proprio per dare fastidio a Napoleone, ed era stato cacciato dai giacobini francesi in Sardegna, considerata, sin dai tempi dei romani, luogo di punizione. Nell’isola si ritrovò a fondare un ordine religioso di suore, il primo ordine di suore sardo fondato da un maschio. Visto il successo che ebbe Pio Brunel fu sbattuto a Pisa, nel quartiere degli anarchici. Questo sant’uomo riuscì a far diventare il quartiere anarchico da rosso/nero che era a bianco, impresa che lo ha proiettato agli onori degli altari. Gli eredi dell’azionismo che ancora oggi si lamentano dell’arretratezza italiana in quanto l’Italia non ha vissuto. Riforma protestante e rivoluzione francese, fingono di non accorgersi che invece si è verificato esattamente il contrario. Basterebbe indagare con maggiore profondità il periodo. Quando i risorgimentali presero lo Stato Pontificio dopo la breccia di Porta Pia, tutto il patrimonio passò in tasca a sua maestà risorgimentale. Tra le altre cose furono requisiti 100.000 fucili modernissimi acquistati dagli Stati Uniti per l’esercito pontificio. Queste armi, terminate le guerre del risorgimento, furono vendute agli abissini, i quali se ne servirono per massacrare gli italiani ad Adua: una nemesi storica che è più di una coincidenza. Così come non è una coincidenza che don Bosco ammonisse Vittorio Emanuele II che stava firmando la legge Siccardi; don Bosco ripeteva infatti che chi ruba a Dio, secondo la Bibbia, non arriva alla quarta generazione. Basta fare qualche conto e questo ammonimento e questa previsione avvenuta anche in sogno si realizzò pienamente: i Savoia in Italia non sono arrivati alla quarta generazione! Siamo abituati oramai agli scandali, politici, finanziari: ebbene essi nascono proprio con l’unità d’Italia. Il 17 Marzo 1861 c’è un precedente che riguarda la spedizione dei Mille: un mare di soldi dati da non si sa chi, ma soprattutto spariti nel nulla. Sappiamo solo che il cassiere della spedizione, Ippolito Nievo, quando la stampa di sinistra mazziniana cominciò ad accusare l’eroe dei due mondi e soci di qualcosa di poco pulito sull’uso di questi fondi, si imbarcò su un piroscafo da Palermo per tornare in continente. Portò con sé una valigia con dentro le ricevute di questi soldi; il piroscafo si inabissò misteriosamente ed altrettanto misteriosamente non fu trovata alcuna traccia. L’inchiesta dopo un po’ fu insabbiata........
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Inviato da: maximus260
il 08/09/2020 alle 08:18
Inviato da: labora17554
il 10/08/2018 alle 22:53
Inviato da: labora17554
il 10/08/2018 alle 22:52
Inviato da: GothMakeUp
il 21/03/2017 alle 16:14
Inviato da: diletta.castelli
il 23/10/2016 alle 14:21