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Mughini offende i neoborbonici che annunciano querela
Domenica 7 marzo, a ''Domenica In - L'Arena'' Massimo Giletti il protagonista è Emanuele Filiberto di Savoia. Il rampollo di Casa Savoia, in collegamento dalla sua residenza parigina, parla della recente esperienza sanremese e della sua prossima avventura su Raiuno, che lo vedrà al timone di un programma musicale. In studio ci sono la storica Ludina Barzini, il cantautore Cristiano Malgioglio, l’attrice Elsa Martinelli, la showgirl Maddalena Corvaglia, la ballerina Natalia Titova e i giornalisti Marina Como, Klaus Davi e, appunto, Giampiero Mughini che dibattono sui perché del successo all’italiana del ''principe ballerino''.
Nel mezzo della discussione, Giletti svela alla nazione che a fischiare sonoramente Emanuele Filiberto al teatro Ariston di Sanremo sono stati i neoborbonici e manda un contributo video registrato a Napoli qualche giorno prima con i vertici del movimento meridionalista che motivano la protesta.
Alessandro Romano, coordinatore dei Neoborbonici, spiega che molti meridionali, tra cui tanti giovani, sono ancora fortemente risentiti per quello che i Savoia hanno fatto a Napoli e al sud, avviando quella che oggi conosciamo come “questione meridionale”..
Il Presidente Gennaro De Crescenzo dice che se Emanuele Filiberto avesse cantato una canzone d’amore si sarebbe potuto anche accettare ma è andato a raccontare l’amore per l’Italia, l’amore per la storia, e allora questa storia la dovrebbe raccontare «visto che sulle sue spalle – dice De Crescenzo - pesa in qualche modo il saccheggio del sud, il massacro compiuto ai danni dei meridionali. Il suo antenato Vittorio Emanuele II ha invaso un regno pacifico, legittimo e ricco come quello delle Due Sicilie senza dichiarazione di guerra, ha distrutto le nostre fabbriche, saccheggiato le nostre banche. Emanuele Filiberto non è un grande cantante, non è un grande ballerino, non è un grande presentatore però è sempre in tv perché è un Savoia. Lui utilizza il nome della sua famiglia ed è per questo che il Movimento Neoborbonico lo tratta come il simbolo vivente di quella famiglia».
I Neoborbonici snocciolano in un minuto e mezzo il sunto di una lezione di storia del Risorgimento, completamente opposta a quella che i professori tengono nelle aule delle scuole d’Italia.
Alla fine del filmato interviene Mughini che, senza la possibilità di un confronto, ridicolizza gli intervistati agli occhi di chi la storia non la conosce.
«Da quando hanno abolito gli ospedali psichiatrici – dice lo scrittore juventino - camminano in giro e sono liberi perchè questi in un ospedale psichiatrico... (braccia aperte e espressione facciale come a dire "mamma mia come ci starebbero bene")… diciamo che una tale sequela di sciocchezze raramente l'ho sentita».
Affermazioni pesanti che umiliano quella gran parte di meridionali consapevoli e convinti delle gesta poco edificanti dei reali di Piemonte all’epoca dell’unificazione-annessione.
A metterci del suo anche Giletti, che, a metà tra il serio e il faceto, prima del servizio parla di guerre puniche tra dinastie Savoia e Borbone, dando una sensazione assolutamente sballata del contesto storico che poco fa divertire i meridionalisti convinti.
La giornalista Marina Como appare l’unica a capire, portando in testimonianza anche l’ostracismo dei liguri tuttora esistente verso i Savoia a causa della cessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna in conseguenza del Congresso di Vienna del 1814. La Como non dice però che in realtà i genovesi detestano i Savoia ancor più per il bombardamento del 1849 alla città della lanterna, più noto come il “Sacco di Genova”. A conferma di ciò il fatto che a Sanremo i Neoborbonici sarebbero stati spalleggiati nelle proteste proprio dai liguri.
Dal canto suo, Emanuele Filiberto risponde agli attacchi napoletani dicendo che i biglietti di Sanremo sono molto costosi (1.300 euro per un abbonamento) e questi soldi sarebbe meglio utilizzarli per rilanciare il sud. Oltre il danno anche la beffa, penseranno coloro che imputano ai Savoia il saccheggio del Sud e ora vengono trattati come miserabili. «A questi attacchi - dice il Savoia - preferisco le feroci critiche musicali di Malgioglio». A questa battuta Klaus Davi commenta un laconico «troppo comodo».
Resta l’inaccettabile atteggiamento di Giampiero Mughini; si può essere favorevoli o contrari ai metodi che hanno portato all’unificazione del paese ma lo scrittore segue la scia di Cesare Lombroso e tutti quei personaggi che hanno avviato la divisione del paese nel momento in cui si univa. Ancora oggi, come a quei tempi, molti personaggi in vista considerano i meridionali “beduini”, “vaiolosi”, “affricani” (proprio con due effe). E a questo vil coro si aggiungono anche i meridionali rinnegati trapiantati al nord. Mughini, nativo di Catania e notoriamente tifoso juventino, è uno di questi.
La sua scorrettezza, così come quella del conduttore Giletti, è palese. In onda è passata un’intervista preregistrata in cui gli intervistati hanno sfruttato al meglio l’occasione per intavolare un dibattito mai aperto, senza alcuna offesa ad Emanuele Filiberto ma esponendo con educazione solo motivazioni storiche, condivisibili o meno che siano, utili al riconoscimento dell’identità dell’intero popolo italiano e che si continuano invece a sotterrare. Mughini ha censurato e offeso senza contraddittorio i meridionalisti ai quali non è stato concesso di replicare neanche con una diretta telefonica, dinamica ormai troppo frequente nella televisione italiana. L’ironia e il sarcasmo che ne é seguito era in qualche modo prevedibile ma il conduttore Giletti non ha preso le distanze dalle ingiuriose frasi di Mughini come avrebbe dovuto, rincarandole in qualche modo.
Mistificare la storia è peggio che non conoscerla e nel salotto di Rai Uno si è persa una grande occasione per trattare con serietà un argomento che invece, in vista dei prossimi 150 anni della nazione, andrebbe trattato con maggiore rispetto. Ma forse era troppo aspettarselo.
Mughini ha aperto una diatriba anche su altri fronti; i Neoborbonici hanno già attivato le procedure di querela per lesione della dignità dei soggetti offesi e dell’onorabilità dei meridionali che hanno subito le conseguenze di vicende ancora tragicamente attuali.
E intanto le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia si avvicinano. L’impressione è che se ne vedranno delle belle.
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