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“Föra di ball, terùni!”

Post n°1467 pubblicato il 23 Febbraio 2011 da luger2
 

La celebrazione della Padana, come si è visto nella puntata precedente, sfocia nel razzismo contro chi non è padano, dai romani ai meridionali. Ciò è inevitabile, dato che l’identità “padana” – a differenza di quella dei veri movimenti autonomisti – non è fondata su reali elementi culturali e storici comuni, né ha alla base reali elementi di oppressione, ma è inventata e fittizia, un semplice camuffamento usato per occultare il vero obiettivo, la “ragione sociale” della Lega e dei padroncini che ne formano la base sociale: conquistare, in un momento di crisi e disgregazione di forze politico-sociali preesistenti, il potere su un dato territorio, ivi compresa la possibilità di intascare le tasse, evaderle e sfruttare il lavoro nero.Solo rappresentandosi come civiltà superiore e “oppressa” il ceto economico e politico leghista può però dominare e opprimere i ceti popolari presenti sul territorio, parte legandoli a sé col pretesto della comune “padanità” (lavoratori indigeni), parte reprimendoli e sfruttandoli come “inferiori” (meridionali, poi stranieri). L’ideoogia non occasionali ma costante e costitutiva della Lega è quindi il razzismo, cioè l’idea di una superiorità della “razza Piave” come dice Gentilini, o della Padania “bianca e cristiana” di Borghezio. Essa permea tutto l’antimeridionalismo leghista, che appare dai testi seguenti, così come la xenofobia che esamineremo nelle puntate successive.(nell’immagine la risposta ironica dei partenopei ai cori di Salvini contro i napoletani riprodotti nel video finale: “Dio creò la Padania”, dice la maglietta, “e accortosi dell’errore creò la nebbia”)

La Lega ha cercato di dare anche basi “socio-filosofiche” al suo antimeridionalismo, come si può vedere da un articolo di Marco Vallanz (poi fuoriuscito dalla Lega) sul “colonialismo interno” e da uno di Bossi sulla “lombardità”. Nel primo c’è anche un accostamento dei meridionali ai bianchi che dominavano in Sudafrica. Paragone delirante ma non insolito nella Lega che usa paragonare gli immigrati odierni ai conquistatori spagnoli… L’intento è sempre quello di “rovesciare la frittata”, e occultare la verità facendo apparire oppressori le fasce deboli (i meridionali, i migranti) e oppressi i padani – con sprezzo dei dati storici e del ridicolo. La teoria del colonialismo internoAnche la sociologia di scuola americana conferma l’analisi politica portata avanti fin qui dalla Lega Nord.Tra le teorie più interessanti elaborate nel decennio scorso ve ne è infatti una che riguarda da vicino noi del Nord: si tratta della “teoria del colonialismo interno”, formulata dallo statunitense Blauner nel 1972. Essa sostiene che all’interno di certi Stati un gruppo etnico (di solito quello maggioritario) esercita, una sorta di dominio nei confronti delle altre etnie presenti nello stesso Stato. Secondo Blauner vi sono cinque elementi ricorrenti in una struttura di rapporto coloniale interno:                                                                                                          1) l’inglobamento forzato degli indigeni nella società dominante;                                2) i tentativi da parte della cultura dominante di cambiare e controllare la cultura indigena;                                                                                                                       3) il controllo politico;                                                                                                     4) lo sfruttamento economico;                                                                                       5) un’ideologia che legittima il controllo da parte del gruppo dominante. […]L’inglobamento forzato dei settentrionali nella società dominante è sintetizzato chiaramente dalla famigerata espressione di origine meridionale “Tutti italiani siamo”: attraverso essa il gruppo etnico dominante (quello meridionale per intenderci) nega esplicitamente alle minoranze ogni diritto e ogni identità culturale, linguistica e storica in nome di una presunta italianità che accumulerebbe tutti i popoli dalle Alpi alla Trinacria; attribuendo in pratica legalità ad ogni sorta di ruberia attuata dal gruppo dominante con la scusa di ridurre le sperequazioni di ricchezza e risorse produttive a livello “nazionale”. …[il secondo elemento, previsto da Blauner, è il tentativo della cultura dominante di] cambiare e controllare la cultura indigena. Soprattutto attraverso la televisione, infatti, sono stati compiuti gravi tentativi di disgregare le culture dei gruppi minoritari indesiderate, sostituendovi elementi della cultura dominante. E’ sufficiente guardare la televisione italiana sia pubblica, sia privata, per rendersi conto di come in essa la cultura meridionale sia continuamente presente, mentre le culture settentrionali siano relegate (quando sono presenti) a spazi di poco conto. I risultati di questa situazione sono evidenti: oggi la corruzione, la rassegnazione, il clientelismo, l’omertà la sopraffazione ed il lassismo, che sono gli elementi più negativi della cultura meridionale, tendono a dominare ovunque, tanto nella vita pubblica quanto nella vita privata.Un altro ambito nel quale la cultura dominante si è imposta ai gruppi minoritari è quello scolastico. La scuola, la cui funzione socializzatrice è di primaria importanza è stata consegnata su un piatto d’argento al gruppo dominante, che l’ha monopolizzata da un lato stabilendo i programmi d’insegnamento e le modalità di valutazione degli studenti e, dall’altro permettendo che la quasi totalità del corpo insegnante fosse costituita da persone appartenenti al gruppo etnico dominante: con l’inevitabile conseguenza che ai bambini dei gruppi minoritari vengono spesso insegnati valori e linguaggi che non sono loro. Per capire comunque come queste ingiustizie possano avvenire, è necessario fare riferimento al terzo elemento previsto da Blauner, e cioè il controllo politico attuato dal gruppo dominante. Questo controllo è evidente a due livelli: quello centrale e quello locale. A livello centrale è ormai un dato di fatto che il Parlamento ed il Governo, nonché i vari organi statali, sono egemonizzati dal gruppo meridionale dominante: infatti esso, essendo preponderante all’interno dei singoli partiti romani riesce ad imporre la sua volontà ed i suoi interessi anche quando questi siano manifestamente ingiusta […]. Per quanto riguarda invece il livello locale, qui vi possono essere rappresentanti appartenenti ai gruppi minoritari (visto che questi, a livello locale, diventano gruppi maggioritari). Però non bisogna dimenticare che questi rappresentanti sono spesso scelti e manipolati dal gruppo dominante (che può minacciare di escluderli dalle liste dei partiti romani) […]. Caso eclatante[di controllo politico] è quello Sudafricano, dove la minoranza bianca che ha il controllo politico riesce ad essere praticamente gruppo dominante nei confronti della maggioranza nera della popolazione. […]. Il controllo politico consente anche la quarta forma di manifestazione del colonialismo interno: lo sfruttamento economico. E’ infatti comodo sostenere che in Italia sia il Nord a sfruttare il Sud: questo può, essere avvenuto nel secolo scorso, ma oggi il rapporto si è invertito: è il Sud che sfrutta il Nord approfittando del controllo politico che i suoi uomini esercitano sull’apparato legislativo, burocratico, amministrativo e fiscale italiano. Così accade che al Nord vengano drenate decine di migliaia di miliardi di lire sotto forma di imposte dirette (IRPEF, IRPEG, ILOR) ed indirette (IVA ecc.), che solo in minima parte vengono restituite al Nord per mezzo dei trasferimenti di risorse dello Stato alle Regioni, Province e ai Comuni. Le risorse rimanenti vengono impiegate in parte per il pagamento degli interessi sul debito pubblico, in parte per il mantenimento della pesante macchina burocratica dello Stato centrale, e in parte vengono rimesse al Sud con la scusa di contribuire al suo sviluppo e alla sua affrancazione finale da una secolare situazione di miseria. […]. E arriviamo così al quinto elemento previsto da Blauner: la presenza di una ideologia che legittima il controllo da parte del gruppo dominante. Qui il discorso è più sottile. Un aspetto di questa ideologia è il tentativo attuato dal gruppo dominante di convincere i gruppi minoritari settentrionali della loro colpa per la situazione attuale: saremmo infatti noi settentrionali ad avere rinunciato ad ogni tipo di attività all’interno della pubblica amministrazione per dedicarci al settore privato; di conseguenza non dobbiamo lamentarci per la situazione attuale. In realtà anche qui, come per la scuola, si tratta di un’affermazione falsa: a parità di altre condizioni, il settentrionale sceglie il settore privato perché di fatto l’assunzione nella Pubblica Amministrazione rimane per lo più un sogno irraggiungibile stante l’attuale gestione dei concorsi pubblici…

 
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