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Maggiore dell'artiglieria borbonica Carlo Corsi e Paolo De Sangro

Post n°505 pubblicato il 09 Febbraio 2010 da luger2
 

 CARLO CORSI

Napoli 24/5/1830 -Napoli 19/2/1905 Capitano di I Classe

A sostituire il traditore Nicola Di Somma che aveva abbandonato la sua batteria, fu chiamato il capitano Carlo Corsi, figlio del colonnello Luigi Corsi, direttore dell?officina di Pietrarsa.

Carlo Corsi era entrato alla Nunziatella a nove anni e ne era uscito alfiere d'artiglieria il 9 ottobre 1849.

Dopo undici anni di carriera otteneva il suo primo comando di batteria e al Volturno trovandosi in riserva nella piazza di Capua fu chiamato dal Re in persona a coadiuvare l'attacco sul paese di S.Tammaro fortificato dai garibaldesi. Al comando del generale Sergardi appoggiò la cavalleria è con molta intelligenza e coraggio altissimo distruggendo più barricate fino ad occupare il paese, con questa motivazione fu decorato con la Croce di diritto di S.Giorgio.

Il 29 ottobre la sua batteria fu la prima ad aprire il fuoco contro gli invasori che furono respinti con grandi perdite. Il 17 gennaio 1861 fu promosso maggiore per il valore ed il coraggio dimostrato per la difesa del regno. Irriducibile legittimista non volle entrare nell'esercito piemontese ed occupò il resto della sua vita a difendere la causa duosiciliana.

Sul quotidiano borbonico "La discussione" pubblicò a puntate "Le memorie di un veterano". Nel 1861 scrisse un opuscolo dal titolo "

"Cenno biografico di Giuseppe Salvatore Pianell" destinato a fare passare delle spiacevoli giornate al generale prezzolato grande traditore del regno.

Il Corsi inviò una copia dell'opuscolo al Pianell accompagnato da una nota a termine che diceva: "Và che la maledizione della Patria ti perseguiti fin nelle viscere dell'inferno con tutti i Traditori tuoi compagni".

Nel 1903 oramai settantaduenne, riprese la penna per dare alle stampe un libretto che ebbe addirittura due edizioni, intitolato: "Confutazione alle lettere del generale Pianell", nel quale rispondeva alla sua maniera, alle affermazioni contenute nelle memorie del generale voltagabbana da poco pubblicate.

Amava firmarsi , Carlo Corsi, maggiore delle artiglierie borboniche,capitolato di Gaeta.

 

 

Paolo De Sangro

Napoli 30/6/1820 -Gaeta 5/2/1861 Maggiore

Il conte di Trani accorso al suo capezzale, poté ascoltare le sue ultime parole, indirizzate alla madre: "Muoio per la difesa della mia patria e della religione e non chiedo che la vostra benedizione". 

Moriva così Paolo De Sangro, soldato onorato e degno di stima e di rispetto.

Era figlio di Francesco De Sangro dei principi di S.Severo.

Entrò alla Nunziatella il 2 novembre 1832. Il 7 ottobre 1839 entrava nell'esercito borbonico con il grado di alfiere di artiglieria. Nel marzo del 1840 venne assegnato all' "Officio toponografico".Il 2 ottobre 1847 fu promosso I tenente e l'anno successivo fece parte della spedizione Filangieri in Sicilia, dopo la conclusione della campagna rimase a Palermo per occuparsi del restauro del forte di Castellammare.Il I aprile 1860 ebbe l'avanzamento a capitano di I.A settembre sparsasi la voce della partenza del Re per Gaeta, insieme al collega Anfora si presentò dal sovrano chiedendo di poterlo seguire, Francesco II preferì che rimanessero al loro posto.

Entrato Garibaldi ed avendo avuto la richiesta di adesione al nuovo regime, De Sangro ritenne meglio dimettersi.Devoto ai Borbone, De Sangro si imbarcò su una barca di fortuna e dopo un tormentano viaggio sempre in compagnia di Anfora, raggiunse Gaeta.In un fagotto aveva nascosto l'uniforme ed una preziosa carta topografica di Gaeta che fu di grande aiuto durante l'assedio.

Lasciò a Napoli l'adorata madre e un fratello che non lo avrebbero più visto.Il 22 ottobre fu inviato a Cascano presso Sessa per dirigere i lavori di fortificazione dei luoghi dove sarebbe passato l'esercito borbonico e il 28 sovrintese ai lavori di trinceramento delle posizioni di Mola di Gaeta..Iniziatosi l'assedio De Sangro venne destinato a comandare tutte le sezioni di fronte di terra e fu nominato membro della commissione di difesa della piazza.Infaticabile, fu sempre in mezzo ai soldati, collaborando anche manualmente ai lavori di fortificazione e riparazione. Il 4 febbraio apertosi una breccia per lo scoppio del deposito di munizioni della batteria Cappelletti, diresse lo sgombero delle macerie per tutto il giorno e la notte fino alla sera seguente, senza un attimo di sosta; mentre era intento a questo compito, per l'esplosione dell'altro magazzino di munizioni della batteria Denti di Sega di S. Antonio , fu colpito in pieno da una spranga di ferro che gli troncò una gamba e che lo ferì gravemente alla testa.

Prima che spirasse volle che il poco denaro a disposizione che possedeva fosse utilizzato per i bisogni della guerra.

Per ordine del Re fu sepolto nel Duomo di Gaeta accanto al suo comandante generale Traversa.

E POI Lo DEFINIVANO "L'ESERCITO di FRANCESCHIELLO"!....................

 

 
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