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ESISTE UNA IDENTITA' MERIDIONALE

Post n°511 pubblicato il 15 Febbraio 2010 da luger2

di Bruno Palumbo
E' assolutamente sensato sostenere che esiste e che essa si viene delineando già nel mondo antico. Già nel V secolo avanti Cristo essa appare essere la risultante delle incessanti interazioni tra le popolazioni autoctone di quella che noi oggi chiamiamo "italia meridionale" e le genti (Illiri, greci, fenici ed altri ) giunte a varie ondate principalmente dal mediterraneo orientale. Genti e stirpi diverse, che man mano si riconoscono in um modello culturale che possiamo definire sempilecente "greco" o "magnogreco". Basti solo ricordare che il primo alfabeto della penisola viene fornito da Cuma, colonia euboica. La conquista romana semplicemente peserà su questa identità magnogreca, ma non più di tanto, vuoi per il permissivo pragmatismo romano, vuoi per i rapporti commerciali e non della cosidetta "italia meridionale" con le culture del mediterraneo orientale: basti pensare agli "ori di Taranto" o a Teocrito per capire quanto l'identità magnogreca diventi "ellenistica" e poi "ellenistico-romana".
Il collasso dell'impero d'occidente crea vistosi vuoti di potere nell'area meridionale, dove la presenza bizantina (Calabria,Sicilia,Puglia,Napoli) consolida la identità greca e la difende dai barbari che calano lungo l'appennino. Il fatto nuovo è rappresentato dalla conquista normanna: nel 1130 un vasto territorio, che va dal fiume Tronto in abruzzo fino alla punta estrema dell'isola di Sicilia viene dichiarato REGNO DI SICILIA.
Il prezzo che il sovrano Ruggero paga al Papato di Roma per l'investitura è la liquidazione del clero greco, sostituito dal clero latino e la progressiva perdita della lingua greca, che fino ad allora era stata la lingua delle classi dirigenti.
Questo fatto, di grande rilievo, per così dire, affonda "la consapevolezza" della cultura grecobizantina del "suditalia" ma non la liquida, in quanto L'occidentalizzazione è appannaggio delle classi dirigenti.
L'altro fatto di rilievo è che i confini dell'area meridionale, fissati nel 1130, rimarranno immutati fino al 1860, data della cosiddetta "unità d'Italia".
In questo lungo periodo niente accade nel regno di veramente significativo, almeno per quanto riguarda l'identità meridionale, che anzi si consolida e si cementa. Un lungo susseguirsi di dinastie occidentali (svevi,angioini,aragonesi,spagnoli,borboni) che rappresentano se stesse e l'occidente principalmente nelle due capitali: Palermo prima, Napoli poi.
La sostanziale lungimiranza di tutte queste dinastie, consapevoli di regnare su un territorio "sovranazionale", abitato da etnie diverse, permette all'identità meridionale di "conservarsi" pressochè intatta, anche se il collasso bizantino ad est e la presenza ottomana recidono per lunghi secoli i rapporti tra il Sud e il mediterraneo orientale. L'eredità greco bizantina si "occidentalizza" inevitabilmente.
Dobbiamo pertanto essere grati a tutte le dinastie che, nell'arco di 800 anni si sono avvicendate sul trono meridionale, in quanto sono state garanti di questa identità.

La cosidetta "unità d'Italia" , in realtà una brutale conquista , riduce nel giro di pochissimo tempo il Sud alla condizione di colonia e mina profondamente l'identità meridionale.
Intanto la rapina sistematica , il trasferimento al nord delle risorse determinano un esodo biblico delle genti meridionali che emigrano (e continuano tuttora ad emigrare)...
Contemporaneamente l'apologia del "risorgimento" (leggi la conquista massonica anglo-franco-sabauda delle Due Sicilie) "scrive " un'altra storia per i vinti e tuttora in italia la scuola insegna ai meridionali "un'altra storia" e "un'altra cultura", al fine di convincerli del loro status di cittadini di serie B...
Lo spostamento in Padania delle risorse economiche e finanziarie ( nessun miracolo al Nord sarebbe stato possibile senza la totale "demolizione" del SUD) determina nel meridione una stasi economica che dura tuttora e che solo l'indipendenza potrà interrompere, visto che Il Nord non può vivere e prosperare senza un Sud da sfruttare.
La applicazione della antica regola del DIVIDE ET IMPERA , egregiamente applicata dai governi succedutisi in Italia fino ai giorni nostri ( e avallata dai partiti e dagli amministratori meridionali "collaborazionisti" dei governi del Nord) mette i meridionali gli uni contro gli altri: siciliani contro napoletani, abruzzesi contro pugliesi , calabresi contro siciliani ...e tutti contro NAPOLI, simbolo e garanzia dell'identità meridionale da distruggere.
A che punto siamo?
Passata la fase eroica del Brigantaggio ( chiamiamola pure fase palestinese) , il sud è oggi paragonabile ai territori palestinesi: L'Italia è infatti un unico stato con due nazioni, sempre più distinte e lontane, che non riusciranno mai a fondersi (visti i presupposti di RAPINA , da cui è nato il soggetto Italia) e il Sud è colonia (anche culturale, ovviamente) tenuta in vita in "terapia intensiva" quasi esclusivamente dai redditi generati dall'impiego statale e dalle rimesse degli emigranti.

Come se ne esce?
Mobilitando l'opinione pubblica sui fatti e misfatti del presente certamente, ma sopratutto con una generosa e profonda riflessione sulla identità.
L'identità è l'energia che permetterà all'organismo SUD di camminare nuovamente. Non il contrario.
Detto questo, esprimo tutto lo sgomento nel vedere nascere nel SUD movimenti nazionalistici, che vedo come scatole vuote da riempire..e con cosa? con identità rabberciate e pronte per l'uso?
Personalmente non mi interessano misere repubbliche del Kosovo o del Sannio o della Capitanata o della Val di Noto...
La nostra storia da almeno 2000 anni racconta che siamo una realta sovranazionale e multietnica , unificata ( e per fortuna!) da una UNICA GRANDE DENTITA', che parte dalla magna grecia e giunge fino ai giorni nostri...
...con specificità napoletane, calabresi, siciliane e così via... ma sostanzialmente UNA, e che deve reimparare a confrontarsi non con il Nord, che l'ha negata, ma con la sua naturale vocazione mediterranea.

 
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