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"Vittoriu Manueli re d'Italia, vinisti a cunsumari la Sicilia"

Post n°1540 pubblicato il 08 Marzo 2011 da luger2
 

21 Ottobre 1860 - L'annessione.

In vista di un definitivo assetto alla situazione politica italiana le correnti meno sensibili alle pressioni torinesi, rifacendosi idealmente all'antico partito costituzionale, chiedevano una Costituente Siciliana alla quale demandare il compito di fissare le modalità d'inserimento della Sicilia nel snuovo regno.

Si sosteneva, infatti, che solo un'assemblea costituente poteva votar in maniera legale ed indipendente le future sorti della Sicilia.

E tra quanti chiedevano un'annessione patteggiata vi erano quelli che si preoccupavano del destino delle ricchezze siciliane, per il loro possibile assorbimento nell'igeente debito pubblico piemontese.

 Alla fine del settembre 1860, l'accordo tra i democratici e i moderati autonomisti sul futuro assetto costituzionale della Sicilia induceva il Mordini a fissare per il 5 Ottobre l'inizio dei comizi per l'elezione dell'Assemblea siciliana che avrebbe dovuto decidere le modalità di annessione all'Italia.

 Intuito il pericolo che correvano i suoi progetti, Cavour faceva approvare dal Parlamento di Torino una legge che autorizzava il governo ad accettare per regi decreti le "annessioni incondizionate da farsi con i plebisciti" e inviava a Napoli alcuni emissari a convincere Garibaldi sulla necessità di adottare tale soluzione nei territori occupato, prima che una possibile guerra con la Francia e l'Austria, causata dal ventilato attacco garibaldino allo Stato Pontificio, potesse compromettere irrimediabilmente tutti i risultati della sua azione rivoluzionaria.

 Obbediente come sempre, Garibaldi imponeva, allora, al Crispi di accettare l'impostazione torinese per l'annessione immediata della Sicilia.

 Così il Mondini, con una clamorosa marcia indietro, trasformava, a pochissimi giorni dal voto, le elezioni per l'assemblea Costituente Siciliana, in quelle per il plebiscito unitario con la proposizione "Vogliamo l'Italia una e indivisibile con Vittorio Emanuele Re Costituzionale ed i suoi legittimi discendenti".

L'ambiguità di tale formula, diversa da quelle usate in Emilia e Toscana. dove si consentiva di scegliere tra "Annessione alla monarchia costituzionale del Re Vittorio Emanuele II" o "Regno separato"  , presupponeva un'adesione totalitaria, poiché non offriva alternative.

 Una moltitudine di capipopolo e propagandisti politici, burocrati in cerca di facile carriera e arrivisti di ogni genere venivano, subito, mobilitati dagli annessionisti e dai numerosi agenti cavuriani presenti in Sicilia, mentre si distribuivano in abbondanza posti, incarichi, gradi e quant'altro per convincere alla bontà dell'immediata annessione.

 La promessa di Cavour: " La Sicilia ha ben diritto all'autonomia. Essa è la sola terra italiana che abbia antichissime tradizioni parlamentari ", pareva, inoltre, dare sufficienti garanzie in tal senso.  

 Il 1 ottobre 1860, con 432.053 si contro 667 no, vinceva l'annessione incondizionata al regno di Vittorio Emanuele e al nascente Stato italiano.

 Ma all'epoca osservatori come l'ambasciatore inglese a Napoli o il ministro Lord John Russel concludevano nei loro rappporti che "I voti del suffragio in questi regni non hanno il minimo valore"

 Come poi ha confermato anche lo storico Mark Smith i "Cavour e Garibaldi nel 1860", le modalità di votazione erano tali che "...Quella del suffragio universale era evidentemente un'espressione arbitraria".

 Il decreto di votazione emanato dal prodittatore Pallavicino a Napoli ed adottato dal Mordini in Sicilia stabiliva, infatti, in spregio ad ogni esigenza di sicurezza, che "...Si troveranno nei luoghi desinati alla votazione su di un apposito banco, tre urne: una vuota in mezzo e due laterali, in una delle quali  saranno preparati i bollettini con si e nell'altra quelli con no, perché ciascun votante prenda quello che gli si aggrada e lo deponga nell'urna vuota."  

Ed ancora il Mack Smith: "... Sarebbe facile dimostrare come, in molti casi particolari, il sistema usato non fosse il metodo per sincerarsi della volontà popolare. La votazione era pubblica, su un palco, con due urne aperte perché tutti vedessero quale fosse quella scelta... Davanti a un semicerchio di agenti lafariniani travestiti, con facce scure e aria di mistero, seduti al centro della navata."

Con l'annessione si esauriva in Sicilia la fase predittatoriale. mentre il governo di Torino acquistava tutta la possibilità di dispiegare la sua politica autoritaria ed accentratrice e di paralizzare l'efficacia dei provvedimenti meno graditi della Dittatura e della Prodittatura.

 
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