Creato da Silentvoid il 23/01/2005
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Post n°101 pubblicato il 27 Aprile 2006 da Silentvoid
MINUETTO IX DO YOU KNOW WHERE THE STARS ARE?
Ma quanto via sono stato?
O forse che non mi sono mosso da qui.
Solo ho cambiato sostanza, mi sono liquefatto, fluido, ho assunto la forma d’ogni luogo e d’ogni corpo.
E in molti luoghi sono stato, in questi lunghi giorni senza respiro.
Ma non scordo, non dimentico quasi mai quasi nulla.
E così, ripasso qui, dove voi mi siete così care, dove voi siete così gentili.
E vi ringrazio, così tanto, io che sempre meno riesco a passare del tempo in questo lato dell’esistenza.
Ma gli esseri umani sono meravigliosi, e quanto amore fanno, e quanto male infliggono.
A volte mi piacerebbe così tanto poter tornare a toccare la carne dell’umanità.
E vi ringrazio, perché sempre siete state care e sempre gentili siete stati, e la vostra presenza è per me, spettro senza casa, dolce e confortante.
Vi ringrazio perché non conosco dolcezza a sfiorare le mie cicatrici da molto molto tempo.
Ma quanti piccoli preziosi sorrisi ho intravisto accendere di luce delicata i vostri volti segnati dallo stupore dell’esistenza, dai vostri dolori e dai vostri crucci. E' anche così che faccio a poter dire che vivo e sboccio in ogni istante dei vostri colori.
E me? Che dire di me?
Non credo servirebbe molto, né credo possa esser di qualche interesse che io parli di me, delle epoche che ho attraversato.
Magari non dormireste più la notte, se sapeste cosa ho attraversato. O magari ne ridereste.
Che è proprio quello che attraversi tu che soffri.
E ho solo voglia di ascoltarti.
Attenzione all’educazione, a coloro che parlano di valori, ne parlano tutti.
Per questo si vedono in giro tanti robot. Sono perfetti come impiegati, come capistazione, perfetti come operai e come amministratori delegati. Sono bravi, e in profondità sono dei mendicanti. Che raramente assaporano la vita. Raramente vedono amore e luce, né cantano, né danzano né celebrano.
Non si conosce più la grammatica della vita.
Non si conosce più la grammatica della vita.
Bisogna educarsi alla ricchezza interiore, non solo essere più istruiti, non solo guadagnare di più, non solo avere successo. Queste sono idee molto primitive, le definisco primitive perché nascono dalla paura, e sono in profondità violente; insegnano la competizione, rendono ambiziosi.
Avanti su, tutto questa tensione non è altro che la preparazione ed il perpetrarsi di un mondo di tagliagole, dove tutti sono nemici di tutti.
Vedi, tu sei unica. Tu sei unico.
Tu sei unica. Non c’è nessun altra come te, non è mai esistita, né ci sarà mai.
Essere unico è la tua gloria, la tua profonda, grande bellezza.
Non imitare, non serve essere fotocopie.
Ma parlo a vanvera, come sempre, come non riesco altrimenti a fare.
Ho la mente piena dei vostri nomi e dei vostri volti, delle vostre voci e parole.
Chiaro che la mente è uno strumento, la uso io, non è lei che usa me. Ma qui si divaga.
L’oceano del mio animo, nella quieta tempesta del suo sognare che non ha fine, è piena di voi.
Il mio corpo è teso, stanco, conosce poco riposo, e molto ancora v’è da fare, tra i flussi e i riflussi del tempo, mio compagno di giochi, caleidoscopica lente dalla quale, talvolta, è con stupore che guardiamo l’esistenza e la sua danza. Il dolore lacerante della morte che incombe sulle persone che si amano.
Lo sguardo che brucia nello sguardo di chi è appena stato dilaniato. Ci vuole tempo. Oh sì.
Ma neanche tanto. Quello che serve.
Brucio dal desiderio di portarti a guardare le stelle con me.
Ci sono stelle ovunque.
Un inchino ed un sorriso, che sorrido con moderazione…
Ciao, meraviglie…
Stelle ovunque…
Ma quanto via sono stato?
O forse che non mi sono mosso da qui.
Solo ho cambiato sostanza, mi sono liquefatto, fluido, ho assunto la forma d’ogni luogo e d’ogni corpo.
E in molti luoghi sono stato, in questi lunghi giorni senza respiro.
Ma non scordo, non dimentico quasi mai quasi nulla.
E così, ripasso qui, dove voi mi siete così care, dove voi siete così gentili.
E vi ringrazio, così tanto, io che sempre meno riesco a passare del tempo in questo lato dell’esistenza.
Ma gli esseri umani sono meravigliosi, e quanto amore fanno, e quanto male infliggono.
A volte mi piacerebbe così tanto poter tornare a toccare la carne dell’umanità.
E vi ringrazio, perché sempre siete state care e sempre gentili siete stati, e la vostra presenza è per me, spettro senza casa, dolce e confortante.
Vi ringrazio perché non conosco dolcezza a sfiorare le mie cicatrici da molto molto tempo.
Ma quanti piccoli preziosi sorrisi ho intravisto accendere di luce delicata i vostri volti segnati dallo stupore dell’esistenza, dai vostri dolori e dai vostri crucci. E' anche così che faccio a poter dire che vivo e sboccio in ogni istante dei vostri colori.
E me? Che dire di me?
Non credo servirebbe molto, né credo possa esser di qualche interesse che io parli di me, delle epoche che ho attraversato.
Magari non dormireste più la notte, se sapeste cosa ho attraversato. O magari ne ridereste.
Che è proprio quello che attraversi tu che soffri.
E ho solo voglia di ascoltarti.
Attenzione all’educazione, a coloro che parlano di valori, ne parlano tutti.
Per questo si vedono in giro tanti robot. Sono perfetti come impiegati, come capistazione, perfetti come operai e come amministratori delegati. Sono bravi, e in profondità sono dei mendicanti. Che raramente assaporano la vita. Raramente vedono amore e luce, né cantano, né danzano né celebrano.
Non si conosce più la grammatica della vita.
Non si conosce più la grammatica della vita.
Bisogna educarsi alla ricchezza interiore, non solo essere più istruiti, non solo guadagnare di più, non solo avere successo. Queste sono idee molto primitive, le definisco primitive perché nascono dalla paura, e sono in profondità violente; insegnano la competizione, rendono ambiziosi.
Avanti su, tutto questa tensione non è altro che la preparazione ed il perpetrarsi di un mondo di tagliagole, dove tutti sono nemici di tutti.
Vedi, tu sei unica. Tu sei unico.
Tu sei unica. Non c’è nessun altra come te, non è mai esistita, né ci sarà mai.
Essere unico è la tua gloria, la tua profonda, grande bellezza.
Non imitare, non serve essere fotocopie.
Ma parlo a vanvera, come sempre, come non riesco altrimenti a fare.
Ho la mente piena dei vostri nomi e dei vostri volti, delle vostre voci e parole.
Chiaro che la mente è uno strumento, la uso io, non è lei che usa me. Ma qui si divaga.
L’oceano del mio animo, nella quieta tempesta del suo sognare che non ha fine, è piena di voi.
Il mio corpo è teso, stanco, conosce poco riposo, e molto ancora v’è da fare, tra i flussi e i riflussi del tempo, mio compagno di giochi, caleidoscopica lente dalla quale, talvolta, è con stupore che guardiamo l’esistenza e la sua danza. Il dolore lacerante della morte che incombe sulle persone che si amano.
Lo sguardo che brucia nello sguardo di chi è appena stato dilaniato. Ci vuole tempo. Oh sì.
Ma neanche tanto. Quello che serve.
Brucio dal desiderio di portarti a guardare le stelle con me.
Ci sono stelle ovunque.
Un inchino ed un sorriso, che sorrido con moderazione…
Ciao, meraviglie…
Stelle ovunque…
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