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FEDE NUZIALE

VINO ROSSO

ingannai il dolore con del vino rosso
buttando il cuore in qualunque posto
mi addormentai con un vecchio disco
tra i pensieri che non riferisco
chiudendo i dubbi in un pasto misto

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LA LIVELLA

 

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IL MIO CUGINETTO...

A volte mi domando
perche nessuno parla d'Amore
cosi sorpreso
come se fossi il solo a sentirlo.

Liberando i desideri
il momento che più amo
discende sempre da un Amore.

Con lo stesso suono 
e lo stesso volto che si perde
col vento,

in un tempo che non si conta
con i numeri, 
perchèil tempo
ha tutto il tempo,
per viverlo.

F.Franco  

 

 

« Cuore Gonfio di....GUARDAMI.. E GUARDATI.. »

Leggenda popolare..

Post n°409 pubblicato il 08 Giugno 2008 da CRIUNAMICAXTE

 

RINUNCIANO ALLA LORO PARTE A FAVORE DELL'UOMO!!!

 

 

Erano stati crati quasi contemporaneamente. E il Signore non fa parzialità.. Uomo, somaro, cane e scimmia avrebbero potuto disporrei trent’anni di vita ciascuno. Ne uno in più, ne uno in meno. Quei quattro si sarebbero fatti buona compagnia. Li prese a parte, uno alla volta, e spiegò loro come avrebbero dovuto impiegare i trent’anni in dote,

L’uomo ascoltò le istruzioni e si dichiarò d’accordo.

Al somaro Dio disse: “ Tu dovrai portare sulla groppa i pesi dell’uomo, in cambio riceverai numerose bastonate, ti accontenterai di mangiare paglia, il fieno lo assaggerai soltanto in circostanze eccezionali, alla biada non devi neppur pensare, è roba per il cavallo. Ti renderai utile anche dopo la morte. Infatti ti scuoieranno e con la tua pelle faranno tamburi.”

“E io dovrei vivere una vita simile per trent’anni?”….”

“Se la cosa non ti garba, posso accordarti una riduzione. Quanti anni vuoi vivere?

“Dieci sono più he sufficienti.”

“E il resto?”

“Dallo all’uomo, se accetta!”

Cosi l’uomo si prese vent’anni di vita destinati all’asino.

Venne il turno del cane. Il creatore gli spiegò: “Tu dovrai montare la guardia alla casa e ai beni dell’uomo, proteggerlo, fargli compagnia, non abbandonarlo mai, aiutarlo nella caccia. Non illuderti. La ricompensa per la tua fedeltà sarà costituita dagli ossi. Ti spiegheranno le cose a calci. Dormirai nel pagliaio, nella migliore delle ipotesi. E quando non sarai più buono a nulla, ti abbandoneranno…come un cane.

“E’ una vita troppo bella… -commentò amaramente il cane – mi accontento di dieci anni.”

E pure il cane cedette vent’anni della vita all’uomo che si ritenne fortunato per quel nuovo dono.

E venne il turno della scimmia.

“Vivrai nelle foreste. Dormirai  sugli alberi. Cosi potrai stare al sicuro dalle aggressioni degli altri animali. Ci sarà sempre la possibilità, però, che gli uomini ti catturino e ti rinchiudano in gabbia per loro trastullo.”

“E’ troppo è troppo…-protestò la scimmia- dieci anni sono più che sufficienti e avanzano. Farò come gli altri. Cedo la fetta più grande a favore dell’uomo,

L’uomo non stava più nella pelle dalla gioia. In pochi minuti aveva accumulato una eredità di novant’anni di vita.

E prese a spenderla…

Ma, a mano a mano che andava avanti negli anni cominciò a dubitare di aver fatto un buon affare nell’accettare questi resti.

Aveva trent’anni. Si era sposato, erano nati i figli. Per tenere in piedi la baracca, si accorse di dover fare una vita da somaro. Il lavoro occupava gran parte delle sue giornate. E nessuno gli diceva grazie, nessuno gli dava una mano.

Quando compì in cinquantesimo anno, inauguro la vita da cane. I figli erano cresciuti. Tutti ne sapevano più di lui. Tutti facevano quello che volevano. Lo cercavano soltanto per avere soldi o per chiedergli qualche favore. E lui se ne stava in disparte a masticare amaramente i suoi guai. La moglie pensava a spendere per conto delle figlie, i figli provvedevano a spendere per conto loro. In breve, tutti i risparmi accumulati in tanti anni di lavoro, andavano in fumo.

Purtroppo le sue tribolazioni non erano ancora giunte alla fine. A settant’anni cominciò la vita da scimmia. Incerto sulle gambe, pieno di acciacchi, se ne stava tutto il giorno seduto in un angolo della casa sulla sedia. Un’orda assatanata di nipotini gli facevano ogni genere di scherzo, il più innocuo dei quali consisteva nel tirargli la barba. Distraevano la sua attenzione e ne approfittavano per portargli via di sotto il naso le ciabatte e il bastone. Non fosse stato attento, pure la sedia gli avrebbero tolto di sotto il fondo schiena. Era diventato lo zimbello di tutti, doveva assicurare il divertimento gratis in famiglia. Perfino i suoi consigli, frutto di esperienza e saggezza, erano pretesti per risate da slogarsi le mascelle.

E fu allora che il poveraccio venne visitato da un pensiero. Gli si affacciò alla mente il ricordo di quel lontano giorno “fortunato”, in cui asino, cane e scimmia erano stati molto saggi…

 

La favola nella sua amara ironia, va accettata cosi come è.

Una favola appunto da non prendere troppo sul serio. Ma che pure contiene qualche frammento di verità.

Io credo che l’uomo, nonostante la soma eccessiva da portare, nonostante le bastonatura o pedata o sberleffo di troppo, postodi fronte alla stessa… tentazione, sarebbe sempre disposto a prendersi alcuni anni supplementari, raccogliendo quelli rifiutati da asino, cane e scimmia: e magari da qualche altro…

Comunque la storiella pone un problema vero.

Non basta accumulare anni. Occorre vivere. Non è sufficiente aggiungere anni alla vita. Bisogna aggiungere vita agli anni. La vita non è questione di allungamenti, aggiunte, supplementi, ma intensità, profondità, autenticità.

E’ un desiderio più che legittimo quello di vivere a lungo. Purchè si viva veramente, in pienezza, da uomini. Può essere doloroso portare certi pesi e ricevere certi colpi. Ma più doloroso ancora e quasi insopportabile è vivere senza pesi e non sapere perché.

Può essere faticoso percorrere una certa strada in salita e ingombra di sassi. Ma più faticoso ancora, e senz’altro disumano, è camminare su una strada di facilità e non domandarsi dove conduce.

Si dice: vita da cani o di somari. Ci si lamenta, si impreca. Ma bene o male uno ce la fa.

E’ vivere ogni giorno da uomo che non sempre riesce.

Don Augusto

 

 

Mi chiedo io:

1. al somaro, al cane e alla scimmia DIo si prende il tempo di esplicitare filo e per segno come sarà la loro esistenza quale sarà poi la loro missione... e all'uomo che se ne è scordato? che poi l'uomo nemmeno gliel'ha chiesto... ma come si fa???

2. mettiamo anche che l'uomo si fosse ricordato di fargli la domanda cruciale (qual'è appunto la sua mission) avrebbe allo stesso modo accettato il Suo volere? o non avrebbe piuttosto trovato qualcosa da mettere in discussione?

 
Rispondi al commento:
ilpungolo07
ilpungolo07 il 09/06/08 alle 00:29 via WEB
Ebrei 4:12 Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore.
 
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