GIORNI STRANI
Vita di comunità: mai come ora dobbiamo fare appello a ogni nostra singola cellula. E' giunto il momento di imprimere una violenta accelerazione all'intelligenza della nostra specie, come una frustata di tramontana: l'occhio non sarà occhio e la mano non sarà più mano, negli anni venturi.
Creato da sergioemmeuno il 22/04/2011Poll: Esistono oggigiorno condizioni per una coppia solida e serena nel tempo?
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Personaggi e fatti
Il nome e cognome dei personaggi appartenenti ai racconti e ai tag "frammenti di scrittori in erba" e "il mio romanzo", come pure i fatti narrati, sono frutto della mia fantasia.
Messaggi di Giugno 2012
<<Stasera il derby allora… ti piace il calcio, eh? Lo sai che…>> <<Stronzate per la massa. E basta.>> <<A sì? Ahahahha… ma ci sarà uno sport che ti appassiona su, uno col fisico asciutto come il tuo, Manu.>> <<Fammi pensare…>> L’avvocato abbocca anche questa volta. <<Il tiro alla fune.>> <<Bello sport. Senza ombra di dubbi>>, esce dalle labbra secche di De Giorgi.
Sotto, Via delle Milizie è libera oramai.
E’ almeno un’ora che i due sono là dentro. La segretaria ha badato bene a non sporgersi neanche col naso, da quella porta semiaperta. <<Dimmi cosa vuoi da Sabrina>>, dice De Giorgi rompendo ogni indugio. Stavolta lo bracca e non gli stacca gli occhi da dosso, avvicinandosi col busto. Emanuele non indietreggia: ora sono a circa quaranta centimetri l’uno con l’altro <<Vorrei solo che fosse felice. Se lo merita.>> <<A sì?>> adesso De Giorgi si gonfia come un rospo. <<Ma lo sai da quanto siamo insieme?>> <<Sei il classico maschio leonino. Uno di quelli che non ammette mai di aver commesso errori>>, replica sfidandolo. <<”Errori”? E chi cazzo sei tu per farmi una predica del genere? Dandy da strapazzo’!>> de Giorgi sbatte violentemente il pugno sul tavolo. <<Ascolta, converrai con me che Sabrina è una donna unica, speciale.>> <<Aha, grazie che me lo hai ricordato.>> <<Perdonami, forse qualcosa le hai fatto mancare.>> Un’interminabile tregua. <<Non sta a me dire cosa.>>
Non sta a me dire cosa.
<<Facciamo così…>> de Giorgi stacca un assegno dal libretto. Lo firma e glielo pone. E’ un assegno in bianco. Brandi rimane impassibile. Immobile. <<Sai, ne ho viste in molti anni. Credimi: le donne si sono fatte la nomina di essere creature sensibili, ma poi, alla fine, lo prendiamo sempre noi là dietro.>> Un sorriso plastico. <<Fidati, Sabrina ha solo una sbandata per te… nulla di più… Come è successo anche altre volte… questo non volevo dirtelo…>> <<Cosa dici! Non mi risulta sia una donna col cuore allegro.>> Una reboante risata. <<Sei un pessimo commediante davvero…>> Sputò guardandolo ora trasfigurato in viso, solcato da lame di disprezzo. <<Un giorno mi ringrazierai, Emanuele. Prenditi l’assegno e fanne ciò che vuoi.>> <<Se rifiutassi?>> lo sfidò il biologo. <<Non voglio considerare questa ipotesi.>> <<Se rifiutassi?>> <<Non insistere…>> <<Rispondimi. Cosa succederà…>> <<Ti dico ciò che penso?>> <<Certamente.>> L’aria è opprimente. Le camicie dei due sono zuppe, roride anche per le pene indicibili di Sabrina Monaco. Quarantottenne allo sbando, che rischia di far inabissare pure chi gravita attorno alla sua orbita. <<Se rifiuti, sei un uomo finito. Questo te lo garantisco.>> La sua espressione è quella di uno stronzo che vuol dare la lezioncina al ragazzo di turno. <<Ok… ora devo andare.>>
Emanuele Brandi si alza dal tavolo, un ultimo goccio d’acqua, e una stretta di mano all’antagonista in amore. Occhi bassi, sembra arrendersi al destino scontato. E’ sempre così nella vita, bisogna farsene una ragione, pare dirgli De Giorgi, adesso più che mai calato nei panni di colui che è comprensivo, che fa capire al prossimo come si vive. Solo in piedi: i loro occhi scuri sono alla stessa altezza. Inaspettatamente, quella sorta di cavaliere contro il verso di marcia del Tempo lo prende per il colletto della camicia e, con una forza inaudita, lo incolla sulla sua poltrona di pelle nera. Terrore negli occhi dell’avvocato. Un tutt’uno con quella minuscola poltrona.
Quelle mani di una “grazia disarmante” si sono trasformate in una morsa terrificante. E de Giorgi adesso lo sa. << Non ti permettere più. Non ci vedremo più, io e te. Merda.>> La gabbia dell’ascensore scende e stride. Come scortata da Angeli ribelli.
E’ sempre così nella vita, bisogna farsene una ragione.
Non ti permettere più. Non ci vedremo più, io e te. Merda.
No, non è sempre così. Merda.
----------------------------------------------------------------------------------------------------------- >>>> CONTINUA
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Due bei tipi che colpiscono all’istante, il marito di Sabrina ed Emanuele. Sicuro e affermato professionista, maschio dominante, prestante, un tantino vanitoso, supponente non poco, il primo; con quello sguardo fermo che, consapevolmente, sa andare dritto al bersaglio quando e come vuole: ora con galanteria, dirimpetto a una presenza femminile, ora con spirito battagliero, di fronte un uomo che ha osato toccare ciò che gli appartiene. Sicuro e professionista innamorato del proprio lavoro, alto, per nulla vanitoso, per nulla supponente, con quell’aria scazzata che s’impreziosisce dell’ironia, anarchico, il secondo; con quello sguardo che fluttua sempre sopra la linea dell’orizzonte, a vivere, o meglio, a scavare e voler quasi afferrare un mondo con regole tutte sue, un mondo che già a intravederlo ci fa venir voglia di sputare e disprezzare quest’altro che conosciamo.
Ecco, ora sono uno di fronte l’altro, nello studio del quartiere Prati. Come si svilupperà il discorso su Sabrina è cosa che neanche loro due possono prevedere.
<<Prego Emanuele. Un caffè?>> E un cenno alla segretaria. <<Sì grazie.>> De Giorgi accende il condizionatore, la cappa di afa grava sulla stanza. Stranamente non si guardano dritto negli occhi. <<Posso darti del tu?>> <<Sì, come no.>> <<So che sei un biologo… bel lavoro direi. Una vera passione, no?>> <<Sì, non posso lamentarmi>>, replica asettico l’altro. <<E bravo Manu…>> dice a mezza bocca il legale, che ha avuto modo di spulciare il diario di Sabri: lo chiama così a Emanuele.
Pausa poggiandosi sui vetri. Sotto, Via delle Milizie è intasata.
<<Le ferie?>> gli domanda De Giorgi. Da mestierante lo vuole condurre sul territorio a lui congeniale, lavorandolo ai fianchi, un mix bizzarro fra il gioco degli scacchi e la boxe. <<Andrò a fare un pellegrinaggio, sì>>, replica serio Brandi. <<Ah! Un fervide credente allora… per carità rispetto l’idea di tutti, eh.>> un sorso d’acqua. <<Ma la Chiesa mi fa schifo, Manu.>> <<Capisco.>> <<E a cosa devi tale gratitudine?>> <<Dottore, me la sono vista brutta… ho temuto il peggio per la mia salute.>> <<Cosa è successo, se posso…>> <<Un’unghia incallita all’alluce. Brutta cosa, sai.>> Ha una faccia da schiaffi, ora. De Giorgi sbuffa, e, a stento, si tappa la bocca. Il gioco tragico continua senza tregua. Crepitio nello studio: il climatizzatore si è spento. De Giorgi armeggia il telecomando, un valzer fra l’on e l’off; poi con la penna resetta l’unità: nulla. Riprende il telecomando quasi ad esorcizzarlo. Infine lo sbatte sul tavolo. <<Sono macchine, non facciamoci fottere da loro>>, fuoriesce dalla bocca imprudente di Emanuele.
Non facciamoci fottere da loro… tu invece mi puoi liberamente fottere la moglie, eh? Mulina nella testa pesante di De Giorgi. L’afa inizia a stendere quel manto di indolenza. Un ampio respiro insofferente dell’avvocato che apre la finestra. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------ TO BE CONTINUED>>>> Post 7: http://blog.libero.it/GIORNISTRANI/11357637.html
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Post n°653 pubblicato il 21 Giugno 2012 da sergioemmeuno
Sera a tutti. Qualche post fa mi sono soffermato in modo semiserio – me lo concedete con questa afa? – sulla Donna Mantide e sulla Dama di Picche, due tipologie (orribile parola), anzi, due figure di donna che sono prossime alla tradizionale idea di Femme fatale, indubbiamente fascinose ma alquanto difficili dapprima da conquistare, e da conviverci in un secondo tempo.
Celebri esempi della Femme fatale, con diverse sfumature, li troviamo di frequente nella letteratura ottocentesca, dalla Fosca del poeta piemontese Iginio Ugo Tarchetti alla Venere di Von Sacher Masoch, sino ad altri romanzi dei primi del Novecento. In particolare Fosca, epilettica e isterica, è donna antica, eroina icona della malattia e della morte; ma al contempo incarna anche l’anima femminile moderna, determinata e agguerrita per affermare il proprio diritto dell’amore. In condizioni di estrema inferiorità per la propria salute e bruttezza, infatti, Fosca vuole imporre la nobile anima contenuta in quello scafandro, contro un mondo maschile che apprezza solo la bellezza estetica. Quindi, priva della bellezza, per arrivare al suo desiderio ossessivo nei confronti dell’ufficiale Giorgio, si servirà della propria arte delle illusioni e della violenza persecutoria del sentimento amoroso; perché Fosca è anche e soprattutto intelligente, divora libri, sensibile, acuta, conosce l’indole maschile a menadito. Sicché l’uomo, dopo una tenace resistenza, non potrà far altro che soccombere alla persecuzione sensoriale della donna e verrà contagiato nella sua follia, con tanto di notte d’amore con la vampira e duello finale col cugino.
Poi la Femme fatale si trasferirà nel cinema, dove, pur mantenendo quella dispotica capacità di seduzione e potere mentale nei confronti dell’uomo, non arriverà più a distruggerlo totalmente come tra le pagine dei libri. Al massimo gli sottrarrà i soldi o gli imporrà pesanti sacrifici. Mi viene da pensare alla Marlene Dietrich e a Greta Garbo.
E oggi, nella realtà, esistono ancora Donne fatali? Credo di sì. Anche se non più circondate da quell’aureola di mistero e di superbia del passato, spesso sconfinante in quel sottogenere gotico di dark lady, certe donne seducono e maciullano – a volte inconsapevolmente, altre volte con coscienza (e qui è diabolico) – i cuori di uomini di ogni genere. E converrete con me che non è necessaria la bellezza in senso lato… basta e avanza quel magnetismo che è come una marea sui lidi sabbiosi: avanza e si ritrae; avanza e si ritrae… e corrode persino le parti maschili più dure, per l’appunto le rocce. Quando ciò succede non si scappa: il pensiero va sempre lì, dall'alba alla notte. Attenzione però, nell'ambito dell'antico "gioco delle parti", la linea del rispetto delle regole e della lealtà è molto, molto sottile. D'altronde esiste anche il corrispettivo di seduzione maschile.
…Degno epilogo di una sera di giugno… Col passare degli anni apprezzo sempre più le Donne non fatali: quelle che guardano un uomo con grazia, e che non usano gli occhi come perforatori; quelle che, etichettando il maschio X in un modo, spiegano anche il perché, giusto per il diritto all'informazione...; quelle che si domandano se possono piacere agli uomini; quelle che nei giochi de la seducciòn non sono avvezze alla strategia e agli altri barbatrucchi, semmai ricorrono alla “strategia del pacchetto base” (quello fornito dal Padreterno), poiché sono creature viscerali e pensano anche con la "pancia". E attenzione, oggigiorno, rimpasta e rimpasta, queste chete nobildonne rischiano paradossalmente di prendere il posto delle Femme fatali!... che iniziano addirittura a intenerirmi (?). Boh. In finale, dietro le spalle, le F.F. devono portarsi un fardello tutt'altro che leggero, in quanto se-ducere molte anime è delizia ma anche croce: perchè noi tutti, in un certo senso, riponiamo grandi aspettative in loro, e pensiamo, erroneamente, che siano autentiche flotte armate invincibili che incedono nell'oceano. Ma ricordate che bella fine fece l'invincibile flotta spagnola? Quindi teniamocele strette, perché senza la loro presenza il mondo sarebbe decisamente grigio...
Tant’è… ihihihih, tutto inutile! Perché quando rinascerò non mi ricorderò nulla di ciò che ho imparato e pescherò altre carte dal mazzo. Come tutti del resto.
Grassie dell’ascolto e… Sogni d’oro! >>>>>>Aggiunta postuma. Poi, stringi stringi, diciamoci la veritas: ogni donna ha in sé un grado di fatalità, se sa valorizzarsi e se non diventa caricatura. E questo, non a caso, è ciò che ci trasmette l'apparentemente innocua Fosca del Tarchetti. ------------------------------------------------------------------------------------------------------- p.s. ho uno strano ghiribizzo... di fare un post dove elencherò quelle donne della Community che considero Femme fatali, dopodiché ci confronteremo. Nulla di male a essere una Femme fatale, anzi, prendetela come un complimento... che dite?! Tutto ciò, ovviamente, scaturisce da una mia neutra e disinteressata osservazione, eh!
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Notte a tutti. Leggendo i vari commenti alla poesiola Colata, è emerso un diffuso apprezzamento di quelle righe, accompagnato però da una certa qual amarezza, peraltro comprensibilissima, scaturita dal considerare quella mia idea personale sull'Amore - o idea universale di Amore, se preferite - un'utopia, un qualcosa che non può realizzarsi nella vita reale. Ora, lungi da me indicare strade e salire sul pulpito, ma dato che siamo qui... tanto vale ballare, no? Accettare la persona amata in ogni suo aspetto, e non voler cambiarne nemmeno una virgola... ...Quante volte questo ritornello lo abbiamo sentito... forse però non lo abbiamo mai reso completamente "nostro". Può essere un'idea davvero - e sottolineo davvero - rivoluzionaria. A quel punto, per ciò che credo, si possono aprire scenari inimmaginabili fino a poco prima. Senza la nostra interferenza, affrancata da pesi e barriere che generano conflitti e frustrazioni, la persona amata può crescere ed evolversi libera col minimo sforzo. Beninteso, bisogna piacersi e "stare insieme" prima... Poi, c'è il cammino: lungo, massacrante. Ma se già sul punto di partenza, vediamo certi orizzonti e traguardi come utopistici, rimarremo sempre al piano terra, piacevolissimo e affollato, ma, mi sia consentito, un po' troppo comodo e materiale. E tutto ciò può riguardare anche altri ambiti, non solo l'Amore. Del resto i marinai, per orientarsi, non guardano forse le stelle? eppure sono inaccessibili al nostro mondo. La pigrizia della mente e, di riflesso, dello spirito. Questo ci frega a noi tutti. Eppure basterebbe il primo gradino della scala, per iniziare qualcosa di nuovo e più ricco, rispettando la nostra Natura, le nostre possibilità. Un primo gradino che ne varrebbe mille di gradini... Una grande occasione che dovrebbe essere colta sempre. Perlomeno da una mente attiva, curiosa, che si interroga. E aggiungiamoci pure umile. p.s. ...Non è detto che se una fiumana di anime va in un senso, dobbiamo fare altrettanto. Si pensi al paradosso di Gehrle (non molto conosciuto): dinnanzi a un bivio, una fiumana di anime imbocca la strada di sinistra, e tutti ammettono di aver seguito la persona davanti. Quando si chiede al secondo che cosa avrebbe fatto se il primo fosse andato a destra, lui, candidamente, ammette che sarebbe andato a destra. La Storia, spesso e volentieri, è un funambolo... Link Colata: http://blog.libero.it/GIORNISTRANI/11387592.html |
Colata.
E cos’è l’Amore vero… se non quell'agognata possibilità di essere noi stessi sempre e poi sempre, e nient’altro. Adagiandoci sull’Altro senza remore, abbandonandoci nell’Altro, febbrili di attesa: corto circuito della logica, loop del pensiero nel pensiero: strumento consapevole che depone le armi e si consegna all’Altro, spoglio.
Sapendo che plasmerà la propria sagoma, di volta in volta e sempre diversa, per contenerci: nella gioia e nel dolore, nella buona stella e nella sventura. Come colata di piombo rovente che vi fluisce dentro, liquido.
Alfine un disperdersi esausto nell’Altro. Particelle scisse. Particelle senza memoria. E in pace.
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Sempre al Café Le Procope, io e quel fulminato di Sir Edward, il più grande seduttore vivente, in virtù della sua inconsapevolezza di esserlo. Attraeva il lato femminile del mondo senza il minimo sforzo. A volte era un sì; altre volte un no. E basta. Come minimo, dall’interlocutrice strappava la confessione quotidiana. <<Qual è stata la tua conoscenza muliebre più particolare>>, gli chiesi. <<Che obbrobrio di termine, Commissario. Siamo tutti “esseri particolari”…>> <<Sempre più pignoletto, Sir, eh? Mi correggo: il tuo incontro più bizzarro.>> Edward giocherellava col bicchierino di cognac, ruotandolo sul tavolo. Sulla parete in alto, la figura di Procopio – il fondatore del locale – sembrava sfidarci e soppesare il nostro pensiero. Ci pensò un attimo e rispose: <<Senza ombra di dubbio… la Dama di Picche.>> <<Un donna cazzuta, immagino.>> <<Fascinosa di sicuro, e controversa pure. Sosteneva che tutti gli uomini che si avvicinavano a lei, prima o poi, volevano somigliarle…>> <<Un’egocentrica incallita, direi!>> non feci a meno di gracchiare. <<In realtà, credimi, era proprio così…>> <<Immagino un esercito di uomini mutilati nella loro virilità, docili, ansimanti, che elemosinano uno sguardo dolce, una carezza, finanche una promessa da quella mantide.>> <<Mantide? Non proprio, no… la Dama non era quella malvagia che mira a stuzzicare desideri o pensieri nei cervelli a due cilindri dei maschi, dar loro l’illusione di concedersi, per poi dileguarsi. No. Magari fosse stato così facile. La Mantide, almeno in parte, impari a conoscerla; la Dama di Picche è l’ignoto…>> Gli occhi di Edward si erano assottigliati, nell’incedere sontuoso della sua elucubrazione. E riversò altro cognac nei due bicchierini. <<Ci capisco sempre di meno. Prendi una donna cerebrale, con elevata autostima, rigorosa, amante dell’Arte. Aggiungici poi quei frequenti dialoghi con diversi uomini… cribbio, a che caxxo mirava? Al Sacro Graal?>> <<Ehe, sei un Commissario di Etica, e si nota! Vedi solo o bianco o nero. Esiste una sterminata scala di grigi, su cui le donne scorrono come le note musicali>>, precisò il pazzoide. <<Arriviamo al succo su>>, lo esortai. <<La Dama di Picche, caro, non lo sapeva neanche lei a cosa mirasse. Una geniale organizzazione caotica e…>> <<…>> <<…e l’unico modo per entrare nelle sue grazie, per sempre, era lasciarla libera, non farle sentire addosso i nostri artigli.>> Un lungo sospiro. <<Come hai fatto tu, deduco. E vedendo adesso i tuoi occhi, credo che ne sia valsa la pena.>> <<Una pena acidula>>, punteggiò quel fulminato, dotato di quell'unica arma di cui ha bisogno un maschio per non soccombere: l'umiltà.
Esiste una sterminata scala di grigi, su cui le donne scorrono come le note musicali. La Mantide, almeno in parte, impari a conoscerla; invece la Dama di Picche è l’ignoto… verso cui scivoli attraverso un interminabile piano oleato con estrema perizia, un piano con una lieve e straziante inclinazione. E chissà, magari la Dama si aggira ogni tanto anche nella nostra Community (!). L'unica accortezza: non innamorarsi di lei. Non consegnarsi a lei. |
Sera a tutti, l'estate incombe e il flusso dei pensieri va a rilento, così come la mia presenza e me ne scuso... Oggi propongo un sondaggione fresco fresco, tutt'altro che impegnativo, che richiede solamente la massima sincerità. Autocelebriamoci, su! Ognuno di noi eccelle in una o più qualità. A volte, è un dono già scritto nel destino del proprio DNA; altre volte, un germoglio che fiorisce negli anni, chissà: curiosità; lealtà; sesto senso (intuito); dolcezza e/o "sensibilità"; autocontrollo e pazienza; umiltà, morigeratezza e assenza di vizi; cura dei bambini; umorismo, conversazione e intrattenimento degli altri; ecletticismo e il saper arrangiarsi in tutto; abilità nella gestione del personale, nelle questioni finanziarie, nei lavori manuali, in uno o più sport, nella cucina, nei giochi d'ogni tipo; inclinazione alla cultura, alla musica o ad altri ambiti dell'Arte; coraggio, forza di carattere, sport estremi... e mettiamoci pure chi ha un fisico mozzafiato, su! Insomma, secondo voi stessi, qual è la vostra migliore qualità? ---------------------------------------------------------------------------------- p.s. Chiaro che ne avrete più di una, ma indicate quella che mettete al primo posto... a prescindere da ciò che dicono gli altri, eh!
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Andiamo al mare questo weekend...io e te soli? Dopo che avremo fatto tutte le cose che vogliamo fare. Dopo che avremo fatto tutte le cose che vogliamo fare. Si, ma solo dopo che avremo fatto tutte le cose che vogliamo da fare... |
Diciamoci la verità: i nostri giorni si sono fatti assai più strani, nel corso dei decenni, ma la sostanza è sempre quella: si può essere belli, buoni, bravi, brillanti, affascinanti (caricate su), ma per quel che mi riguarda, nella vita le colonne portanti sono due – dicasi due: la forza di carattere, che ti fa oltrepassare ogni muro, ogni fiume, ogni palude, ogni tempesta di acqua e di sabbia; e l'attitudine di essere pronti e centrare i momenti che contano. Soprattutto nell'ambito sportivo, gli anglosassoni chiamano quest'ultima capacità the killer instinct, e presuppone la capacità di riconoscere i nostri momenti cruciali. Un mix diabolico di lucidità, freddezza, cinismo buono, audacia e incoscienza; insomma, talvolta, quando sentiamo squillare le trombe, non ci deve essere spazio per ulteriori pensieri e dubbi... Lanciarsi e via! Nel lavoro, negli affetti, nei progetti personali, nella salute.
Tutto ciò ve lo dice uno che si ritiene orgogliosamente un “romantico” della vita (non mi riferisco banalmente ai tramonti); uno che, come molte persone qua dentro, si è reso conto che essere “troppo sensibili” può portare delle sofferenze lancinanti, perché tutto viene amplificato e si vive a una velocità diversa dalla massa… E di questa sofferenza o rodimento (o chiamatela come desiderate), fra i corridoi della Città-stato della Community, ne sento, eccome se la sento. D’altronde, in caso contrario, che senso avrebbe aprire e curare un blog?
E perché tutto questo mio preambolo? Presto detto. Questo mese sarà fondamentale per le sorti della mia passione morbosa ormai ultraventennale, che non dirò esplicitamente, ma che non è difficile intuire: avrò una risposta per telefono molto, immensamente importante. Anche due mesi fa attesi l’esito di un altro match, sapendo bene che mi addentravo e confrontavo in un territorio culturale ideale per il mio lavoro: se avessi ricevuto una risposta negativa, sarei caduto di sicuro in uno stato di depressione. Invece mi è pervenuta una risposta positiva, seppure non ho poi accettato la proposta per motivi di pecunia, ma per me è stata comunque una bella vittoria. E l’ultima spiaggia si è spostata più in là.
Ora eccomi qui, forse è l’ultima spiaggia, dopo due anni in cui hai dovuto fare pure qualche altra cosetta, perché la giornata è anche e soprattutto un'alienante esecuzione di istruzioni. C’è quest’altro appuntamento a cui, destino permettendo, non posso fallire. Oltre… ci potrebbe essere poco o nulla, ormai. Devo essere realistico. E mentre lo penso, sento il sapore del ferro dolce in bocca. Se mi dice male, stavolta, mi farò molto male: e maledirò tutto ciò di diverso che è in me. E' comunque sempre meglio giocarsi e misurarsi con certe possibilità piuttosto che rimanere seduti a guardare le altre vite...
La sconfitta più disonorevole è dove regna la rinuncia, la rassegnazione, la mancanza di passione; e nelle relazioni con i propri simili, la grande sconfitta è il non voler assumere, almeno per una volta, la prospettiva dell'Altro. Buenos dias!
----------------------------------------------------------------------------------------------------------- p.s. perdonatemi il post un pochino ermetico, ma lo dovevo fare... p.s. 2 nella foto, un terrificante dritto a sventaglio di Roger Federer. |
Inviato da: gloria19652014
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Inviato da: bettedaviseyes1
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Inviato da: Ventodoriente
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Inviato da: sergioemmeuno
il 20/06/2022 alle 18:58
Inviato da: Ventodoriente
il 17/04/2022 alle 03:52