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''... ne avete fatto una spelonca di ladri''
Misteri, crimini e omissioni all'ombra della cupola Vaticana.
Nella prima parte del nostro dossier i legami dell'alta prelatura
vaticana con la finanza criminale, le mafie e i corrotti del nostro
tempo ...
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/11808/78/
Premessa:
Mi sento un uomo di fede e come tutti sanno da vent’anni vivo la mia
esperienza spirituale personale, ma sono anche un giornalista
impegnato, quale direttore di ANTIMAFIA Duemila, nel cercare di dare il
mio contributo all’affermazione della democrazia, della libertà, della
giustizia e della fratellanza nella mia terra natia, la Sicilia, il mio
Paese, l’Italia, in Europa e nel mondo intero.
Mi riconosco negli insegnamenti Cristiani della Chiesa Cattolica, anche
se ho sviluppato idee per certi versi eretiche rispetto a quelle
ufficialmente proclamate dalla Chiesa, concetti di filosofia universale
e cosmica contemplati da molte scuole spirituali d’oriente e dello
stesso occidente, che tuttavia non mi impediscono di individuare
all’interno dell’istituzione cattolica l’operato di autentici Ministri
di Cristo. Uomini e donne che vivono il sacerdozio a “imitazione di
Cristo”, rendendo vivo e concreto il Vangelo come don Luigi Ciotti, che
mi ha concesso l’onore di battezzare i miei figli, come Padre Alex
Zanotelli, come Madre Teresa di Calcutta così come credo nella santità
delle stimmate di Padre Pio.
Questa premessa è per specificare che quanto leggerete in questo
dossier non è l’attacco di un ateo anticlericale né tanto meno la
provocazione di un polemico, è invece un grido, un richiamo accorato
affinché venga fatta pulizia all’interno della Chiesa di Pietro che
Cristo chiamò la casa della preghiera. Perché quando tornerà non abbia
a dover ripetere quanto già disse una volta: “Voi fate della mia casa
di preghiera un covo di ladri” (Giovanni 2, 16 : Marco 11, 15-17: Luca
19, 45-46: Matteo 21, 12-13)
Quindi nel rispetto del credo di tutti i fedeli questo è il mio intento.
Crimini e silenzio
L’intera storia della Chiesa Cattolica, soprattutto nell’esercizio del
suo potere temporale, è costellata di crimini, scandali, violenze,
soprusi, menzogne e mistificazioni. Da secoli e per secoli
l’Istituzione cattolica
romana ha costruito il suo impero sull’inganno diventando uno degli attori principali di quel sistema mondiale che ha
diviso il pianeta in ricchi predatori e in poverissimi depredati.
Quello che solo oggi è visibile agli occhi di tutti è la risultante di
centinaia di anni di prevaricazione e prepotenza che hanno determinato
l’incolmabile divario tra i popoli, tra le razze e la devastazione del
sistema ambientale ad esclusivo beneficio di pochi potenti, intoccabili
e impuniti che ingrassano le loro smisurate ricchezze affamando interi
popoli. Anche il Vaticano è responsabile del miliardo di persone che
ogni giorno muore nel genocidio più drammatico di tutti i tempi, quello
provocato dalla fame e dalla estrema povertà, perché ha stretto accordi
e affari con i dominatori disonesti di ogni dove, prestando le sue
segrete stanze ai criminali di ogni tempo, dittatori, mafiosi,
assassini, speculatori, finanzieri senza scrupoli, politici corrotti,
tutti illustri colletti bianchi e porpora.Solo di alcuni di questi,
dei più piccoli e più sacrificabili tra i pesci, si sono potute
ricostruire le storie criminali e senza mai alcuna conseguenza per gli
alti prelati vaticani, protetti dalle solide e sontuose mura di
alabastro e dal silenzio compiacente dei maggiori mass-media che sono
controllati dai medesimi gruppi di potere in cui siedono cardinali e
vescovi.
Non deve meravigliare perciò che di tutto il rumoreggiar che si è fatto
dello scandalo dei cosiddetti “furbetti del quartierino”, dagli sms
privati al vergognoso attacco che ha destituito il pg Clementina Forleo
dalle proprie funzioni, poco, pochissimo risalto ha avuto invece un
risvolto di questa inchiesta, a mio avviso, per niente secondario. Solo
l’attenta penna di Curzio Maltese su Repubblica e un paio di ottimi
libri (Capitalismo di rapina, Biondani, Malagutti, Gerevini Ed.
Chiarelettere e Onorevoli wanted, Travaglio e Gomez Ed. Riuniti) hanno
riportato quanto uno dei principali protagonisti di quest’ennesima
truffa ai danni degli italiani, Gian Piero Fiorani, ha raccontato in un
brevissimo verbale ai magistrati che lo interrogavano.
Prima però facciamo un piccolo passo indietro.
nuove facce, un unico infallibile metodo
Gian Piero Fiorani è un uomo brillante e carismatico. Ha solo 19 anni
quando entra alla Banca popolare di Lodi. Le sue doti emergono
immediatamente e nel giro di pochi anni sale i gradini della gerarchia
interna alla Bpl conquistandosi la fiducia personale del grande patron
Angelo Mazza che gli affida incarichi sempre più delicati in diverse
parti d’Italia, a Firenze e in Sicilia, per farne poi uno dei suoi
prediletti. Il giovane pupillo viene infatti a conoscenza dei conti
segreti esteri di cui dispone la banca e apprende con grande celerità
il sistema per guadagnare, far guadagnare e intraprendere una
sfolgorante carriera. Il destino gli serve presto l’occasione per
mettere in pratica tutto quanto assimilato con tanta perspicacia. Mazza
muore improvvisamente a soli 58 anni nel 1997 e viene sostituito da
Ambrogio Sfondrini ma solo per due anni; nel 1999, infatti,
l’amministratore delegato della Banca di Lodi è Gian Piero Fiorani.
Fino al 2005, quando la sua stella precipiterà dal firmamento della
finanza Fiorani farà compiere un enorme salto di “qualità” alla Bpl
inserendola nella rosa dei primi dieci istituti finanziari italiani. Il
metodo è vincente. Si circonda di un gruppo di fedelissimi che
inserisce ai vertici dei vari posti di comando, gratifica i suoi
dipendenti più audaci e molto poco schizzinosi con bonus da favola e
traghetta una banca di provincia tra i colossi italiani fino a sfidare
un Golia europeo come l’olandese Abn Amro.
Il tutto, come dimostrerà la magistratura, truccando le carte e violando ogni regola e, naturalmente non da solo.
Oltre ai suoi fidati Gianfranco Boni, “mago della finanza”, Attilio
Savaré suo alter ego in amministrazione, Giovanni Vismara, suo
consigliere in strategie e Donato Patrini, sua longa manus nei
delicatissimi rapporti con i politici, Fiorani stringe alleanze
fondamentali con i nomi di primo piano della scena nazionale italiana,
imprenditoria e finanza comprese.
Grazie ad un sofisticato sistema di truffe e speculazioni ai danni dei
correntisti e dei risparmiatori, grazie soprattutto ad accurate e
continue operazioni di insider trading (ossia sapere in anticipo
notizie riservate sugli investimenti ndr.) Fiorani e i suoi creano e
rimpinguano a dismisura un infinito numero di conti correnti esteri
sparsi in tutto il mondo, dalle Cayman a Singapore passando per la
Svizzera e il Liechtenstein, ai quali attingere per foraggiare questo o
quel personaggio a seconda delle necessità e delle ambizioni.
Forte di questa rete l’Ad della Bpl, che poi nel 2005 cambierà il suo
nome in Banca Popolare Italiana, prepara il big business, il colpo più
importante della sua vita: la scalata all’Antonveneta.
Il tipico scandalo italiano che rivela, ancora una volta, l’intreccio
affaristico-criminale tra interi pezzi della classe dirigente del
nostro Paese che specula e ingrassa sulle spalle di ignari e inermi
cittadini.
E’ l’estate del 2004 quando Fiorani rivela a un selezionatissimo gruppo
di uomini collocati nei punti strategici la sua intenzione, almeno la
prima: assumere il controllo di Antonveneta assieme al gruppo di
azionisti di Hopa, la creatura finanziaria di Emilio Gnutti (Hopa sta
per Holding di partecipazioni ndr).
Fiorani informa per primo Gnutti, ovviamente, e poi Luigi Grillo,
esponente di Forza Italia affinché metta al corrente Berlusconi delle
sue mire, Ennio Doris, presidente berlusconiano di Mediolanum, Bruno
Bianchi, uno degli ispettori di Bankitalia, Fabio Pelenzona vice
presidente di Unicredit, consigliere di Mediobanca, esponente della
Margherita e molto utile per i suoi contatti con la famiglia Benetton
che detiene quote di Antonveneta, Don Gianni Bignami, prete esperto di
finanza molto ben introdotto in Vaticano e soprattutto il suo
interlocutore più importante Antonio Fazio, il presidente della Banca
d’Italia, dalla cui firma dipende il successo del suo piano.
Fiorani inizia a muoversi per dotarsi degli elementi fondamentali di
cui necessita: il consenso di coloro che contano, la situazione
politica favorevole e fidati amici cui far rastrellare illegalmente le
azioni Antonveneta con il denaro fornito con infiniti giri dall’estero
proprio dalle casse occulte della Bpl. Gli ostacoli? Molti, ma non sono
un problema: si superano comprando o ricattando, sono tali e tanti i
favori che ha elargito in ogni direzione da poter passare a batter
cassa in ogni sponda.
Quando infatti la Lega Nord dichiara di voler votare le nuove norme sul
risparmio andando di fatto a limitare il potere di Fazio basterà una
sola telefonata di Fiorani a ricordare ai vertici del partito di quel
favorino che fece loro salvando dal crack certo la Credieuronord, la
banca dei “purissimi” contro “Roma ladrona” fatta fallire a tempo di
record con un debito enorme che si sarebbe scaricato sulle spalle degli
esigenti imprenditori padani.
Il banchiere di provincia non perde un colpo, si trasferisce
letteralmente al Senato e cura di persona, uno per uno, i rapporti con
i vari politici per proteggere la posizione di Fazio che, naturalmente,
contraccambia tanta sollecitudine.
Quando la Abn Amro nel marzo del 2005 annuncia l’Offerta pubblica di
Acquisto (Opa) su Antonveneta, Fazio limita e dilata la scalata
olandese favorendo quella ancora non dichiarata da Fiorani che nel
contempo è riuscito a mettere insieme altri 18 investitori prestanome e
denaro sufficienti per realizzare il suo sogno.
A comprare in sordina le quote della banca padovana sono tra gli altri
un gruppo di rapaci imprenditori bresciani legati a Gnutti, Stefano
Ricucci, Francesco Bellavista Caltagirone e altri tutti in percentuali
sotto i limiti per cui andrebbero dichiarate sul mercato (2% per la
Consob e 5 % per Bankitalia ndr).
Tuttavia il capo della banca olandese Rijkman Groenik ha già cominciato
a sentire puzza di bruciato. E’ il momento di ingaggiare le contromosse
premendo anche sugli organismi di vigilanza europea che avviano le
prime richieste di verifica. Fiorani però non si perde d’animo e con la
complicità di Fazio riesce a far credere che le azioni comprate dai 18
investitori non rientrano nella cosiddetta “azione di concerto”, cioè
non agiscono sotto la sua regia. Nessuno, nemmeno la Consob, andrà a
verificare che i soldi per l’acquisto delle azioni vengono dalla Bpl.
Nel frattempo il Banco di Bilbao lancia l’Opa sulla Bnl in cordata con
le Generali e Della Valle. Ad opporsi un altro eterogeneo gruppo di
“furbetti” tra cui gli immobiliaristi Danilo Coppola, Statuto e altri
investitori tra cui sempre Ricucci, Gnutti e soprattutto Caltagirone.
Quando Giovanni Consorte, il numero uno di Unipol, super appoggiato da
D’Alema e Fassino come rivelano le intercettazioni che non sentiremo
mai e per le quali il gip Forleo ha perso il suo posto, lancia la sua
Opa su Bnl, tutti i “furbetti del quartierino” gli venderanno le loro
quote realizzando guadagni da capogiro e favorendo la scalata italiana
sponsorizzata a gran voce dai politici nostrani che per difendere i
propri interessi tuonano contro l’assalto delle banche estere a quelle
italiane.
Le pressioni europee però mettono in difficoltà Bankitalia all’interno
della quale si crea una vera e propria spaccatura tra gli uomini del
presidente Fazio che difendono a spada tratta Fiorani e altri che
invece redigono un rapporto nel quale considerano la Bpl non in grado
di far fronte alla gestione di Antonveneta. Un braccio di ferro
intestino che si arresta solo con l’intervento della magistratura che
già da diverso tempo, grazie ad un testimone, Egidio Menclossi,
scaricato da Fiorani perché faceva troppe domande, sta indagando su
Fiorani e compagni. Il mago di Lodi verrà arrestato trascinando in
rovina per primo Fazio e poi tutta la brigata di avventurieri che
avevano trafficato e lucrato con lui. Antonveneta come noto sarà poi
acquisita da Abn Amro e Bnl da Bnp Paris Bas.
Sarà quindi la magistratura ancora una volta a riportare ordine dopo
l’assalto di pirateria con cui questa nuova razza predona ha fatto e
continua a fare scempio dei profitti del lavoro onesto dei cittadini,
assumendosi, da sola, la responsabilità del controllo e della sanzione
che invece dovrebbe venire anche dagli altri organi preposti oltre che,
manco a dirlo, da una politica e da un’imprenditoria onesta e
trasparente. Ma non è così che funziona il sistema, anzi è anche peggio.
30 miliardi e Amen
Si è discusso a lungo di tutta questa faccenda sui giornali italiani,
in particolare per alimentare la solita bagarre politica necessaria a
nascondere sotto il gigantesco tappeto le molte responsabilità e le
molte cointeressenze nelle scalate bancarie. Non si è parlato quasi per
niente invece di alcuni cruciali passaggi della carriera di Gian Piero
Fiorani alle cui origini c’è la sua naturale predisposizione agli
ambienti cattolici e
della Dc. Ancora prima di entrare in banca il
giovane lodigiano scriveva su Il cittadino di Lodi e su L’Avvenire ed è
proprio grazie alla frequentazione di Antonio Fazio che viene
introdotto nelle alte sfere dell’episcopato. Nel 2000, poco dopo essere
diventato amministratore delegato della Bpl, entra in contatto con il
cardinale Ruini, presidente della Cei, (la conferenza episcopale
italiana, cioe’ il parlamento del vaticano) con il quale mette a punto
una serie di progetti per la ristrutturazione e la costruzione di
parrocchie. Per analogia si potrebbe paragonare il ruolo di Fiorani e
della Banca di Lodi a quello che ebbero Roberto Calvi e l’Ambrosiano
anche se in proporzioni minori e fortunatamente con un epilogo meno
drammatico. Entrambi però sono stati banchieri spericolati che si sono
fatti strada nel mondo della finanza anche per il giusto altolocato
contatto con la finanza vaticana. Della reale entità del rapporto di
Fiorani con il Vaticano si conosce appena un accenno, quello che il
banchiere stesso rivela ai magistrati di Milano che lo interrogano il
10 luglio 2007.
E’ Fiorani a introdurre l’argomento e lo fa con una lamentela: “Io ho
perso ogni tipo di credibilità, di referenza con la Chiesa – spiega al
pm Fusco – Mi dispiace dirglielo, l’ho persa completamene… (…) L’ho
contestato al Cardinale Re, che ho rivisto, l’ho contestato ad altri
personaggi perché ho detto: ‘Voi siete un’associazione che è la
peggiore che c’è al mondo, no un conto è la fede, un conto è la Chiesa’
(…) ‘Voi vedete uno che vi dà i soldi, come io vi ho sempre dato i
soldi in contanti, contabile che ho, ma andava tutto bene. Dall’altra
parte quando una persona poi è in disgrazia, non fate neanche una
chiamata a sua moglie per sapere se sta bene o male’. Io l’ho
apertamente detto. Sa cosa mi hanno risposto? Che la chiesa è fatta di
uomini e gli uomini sbagliano”.
Lo sfogo prosegue con una confessione e una pseudo minaccia di
vendetta: “… io contesterò nelle sedi opportune… perché io i primi
soldi neri li ho dati al Cardinale Castillo Lara, quando ho comprato la
Cassa Lombarda. Che mi ha chiesto di dargli 30 miliardi delle vecchie
lire possibilmente su conto estero, non sul conto del Vaticano. Io
allora beh, tranquillo, con Mazza dico: ‘Allora, mi dia il
conto del
Vaticano che bonifichiamo la somma’, ‘No, bonifichiamo Bsi (Banca
Svizzera Italiana) Lugano, mi dice’.
Alle domande del pm Fiorani chiarisce tutto l’antefatto. Una quota
della Cassa Lombarda, il 30%, è di proprietà dell’Aspa (Amministrazione
del patrimonio della sede apostolica) di cui dal 1989 è presidente il
cardinale venezuelano Rosario Josè Castillo Lara. Il quale, secondo la
ricostruzione del banchiere, avrebbe chiesto di far transitare il
denaro tramite conti esteri per farlo poi depositare in un conto presso
la Bsi di Lugano. La quota del Vaticano fu infatti prima intestata ad
una società della Banca Svizzera poi girata alla famiglia Trabaldo
Togna proprietaria della Cassa Lombarda che poi avrebbe venduto alla
Lodi.
La ragione di questo giro è presto detta: “Noi abbiamo dichiarato un
valore troppo basso – gli dice il cardinale – paghiamo troppe
plusvalenze, allora facciamo un’operazione estero su estero”. E Mazza,
al tempo patron di Bdl, siamo nel 1995, ordina al suo giovane pupillo
di eseguire: “Va beh, vai là, fallo”.
Così Fiorani trasferisce con un bonifico bancario i 30 miliardi delle
vecchie lire su questo conto svizzero e aggiunge al magistrato: “Ci
sono tre conti del Vaticano (alla Bsi di Lugano ndr.) che erano su
penso, non esagero, dai due ai tre miliardi di Euro.!”.
Inutile dire che non è stato possibile effettuare alcun accertamento
sulle dichiarazioni di Fiorani che riguardano la finanza Vaticana come
in nessuno dei casi che in passato hanno coinvolto i vertici porporati.
Intoccabili, ingiudicabili, improcessabili, qualsiasi sia il crimine o
l’ingiustizia da loro commessa.
Eccone un dettagliato elenco, a valutare siano almeno i cristiani.
A futura memoria
Nel dossier sulla storia blasfema del Vaticano che nelle prossime
settimane pubblicheremo ricostruiremo alcuni dei fatti più eclatanti
che hanno visto il coinvolgimento dei vertici dell’istituzione della
Chiesa cattolica in crimini più o meno gravi. Partecipazioni dirette e
indirette, compiacenze e terribili omissioni.
La benedizione di dittature e violenze di massa, i genocidi di indigeni
e le prevaricazioni razziali, la collusione con potenti e corrotti, le
cointeressenze con speculatori e mafiosi, le cospirazioni
internazionali contro i governi avversi, il riciclaggio, il silenzio e
i misteri consumati all’interno delle mura vaticane, il messaggio di
Fatima, la morte di Papa Luciani, i privilegi fiscali e il più orribile
dei crimini: la pedofilia.
Un viaggio dentro Babilonia la grande, spaccata al suo interno
dall’operato misericordioso e santo di tanti missionari osteggiati e
sacrificati per restituire almeno un po’ di dignità al Credo cristiano
sepolto sotto cumuli di ricchezza e nefandezze che nulla hanno a che
vedere con gli insegnamenti di Gesù Cristo il quale implacabilmente
ricorda ai traditori della Sua Chiesa i Comandamenti e le leggi della
vita Universale:
“Ama il prossimo tuo come te stesso”. (Matteo, 19,16-10). Le dittature
e le guerre sante della chiesa cattolica hanno tradito Cristo.
“ E’ più facile che un cammello passi nella cruna dell’ago che un ricco
entri nel regno dei Cieli”. (Matteo, 19,24) La corruzione e il potere
della Chiesa Cattolica hanno tradito Cristo.
3. “Chiunque scandalizza uno di questo bimbi farebbe meglio a gettarsi
in mare con una macina al collo”. (Matteo,18,11-10) La pedofilia
all’interno della Chiesa cattolica ha tradito Cristo.
Diceva Giordano Bruno, il grande filosofo italiano del XVI sec,
bruciato sul rogo di Campo de Fiori a Roma proprio dalla Chiesa
Cattolica il 16 febbraio del 1600: “La religione è indispensabile
all’uomo cosi come la filosofia. Non è possibile una società senza
religione tra i popoli. Ma la religione ed in particolare quella
cattolica romana deve cambiare, ritornare alle origini, deve essere
strumento di fratellanza e convivenza civile tra gli uomini e non
centro di potere”. Il Messaggio di questo Eterno Spirito che muta nel
tempo lo faccio mio oggi. Noi non siamo contro le religioni e gli
insegnamenti Universali. Noi siamo contro quei Criminali vestiti da
Uomini che esercitano il potere tiranno nel nome di Cristo
personificando quel blasfemo valore che inesorabilmente sta conducendo
la società umana al fallimento e all’autodistruzione: l’inganno, che è
peggiore del tradimento.
In Fede
Giorgio Bongiovanni
direttore della rivista Antimafiaduemila
Grazie x l'invito...xò nn sn iscritta su Facebook...mi spiace...se mi iscriverò ti cercherò sicuramente...un forte abbraccio anche a te...Ciaoooooo Rory