Creato da fiumecheva il 06/05/2005

Fiumecheva

E continuo a camminare

 

Messaggi di Novembre 2015

"Lo specchio"

Post n°1136 pubblicato il 29 Novembre 2015 da fiumecheva
 

17.

Il gabbiano era ancora sul tetto del capanno, si stiracchiò le ali e poisbattendole di nuovo garrì.
Altri gabbiani che volavano alti nel cielo risposero al richiamo.
Lei alzò lo sguardo girando le testa indietro, i gabbiani volavano quasi incerchio come gli avvoltoi di certi film ambientati nel far west. Ma sonogabbiani, non avvoltoi, e lì non c’erano prede in agonia. Sorrise all’idea diaver sovrapposto l’immagine degli avvoltoi a quella dei gabbiani.
Il gabbiano sul tetto del capanno, sbattendo di nuovo le ali spiccò il volo erapido li raggiunse allontanandosi con loro.
Lei chiuse gli occhi e respirando a fondo cercò di rimanere presente.
Li riaprì, tutto attorno a lei le sembrava perfetto.
Un altro dei suoi mici, un cucciolo adottato da poco, di aggirava in mezzo all’erba alta come un piccolo leone nella savana. Un filo d’erba più altro catturò l’attenzione del piccolo “Simba”, che con le zampine paffutelle si mise a colpirlo. Prima qualche zampata di prova e poi altre sempre più ravvicinate e rapide. Il piccolo pugile nella foga si rovesciò all’indietro, zampe all’ariafacendola ridere tanto, I sussulti della risata disturbarono il micio ronfante che aveva in grembo che fece un miagolio di protesta.
Era decisamente una giornata perfetta!
Forse troppo?

 
 
 

"Lo specchio"

Post n°1135 pubblicato il 27 Novembre 2015 da fiumecheva
 

16.

Il garrito di un gabbiano la riportò sulla terra. Si era persa di nuovo,sua figlia non le era più accanto, sicuramente l’aveva salutata prima di andare via, ma non ne aveva il ricordo.
 Già!
Ancora una volta si era estraniata.
Il gabbiano continuando a garrire, planò fino ad atterrare tutto impettito sul tetto del capanno. E restò lì a fissarla per un po’ e pure lei lo fissò perdendosi in ogni particolare.
No, quella giornata continuava ad essere strana, non le riusciva di restare concentrata sul presente, eppure si sentiva tranquilla, il gatto nel frattempo le si era accucciato in grembo e ronfava beatamente e il cielo era così azzurro!
Eppure….

Da bambina giocava in cortile, affascinata dalla ghiaia del vialetto, divideva i sassolini per forma e colore. Mamma e babbo urlavano come il solito e lei tranquillamente continuava a giocare, non si distraeva e sembrava che tutto le scivolasse addosso, i sassolini erano meravigliosi, la superficie liscia e nonce n'era uno uguale ad un altro. I suoi preferiti erano quelli leggermente schiacciati e dalla forma rotonda o ovale, assomigliavano a caramelle. E mentre esaminava i sassolini progettava di fuggire di casa. Si, sarebbe fuggita, nonne poteva più di sentire i suoi genitori litigare. Sbattevano porte e lei voleva andare dalla zia. Forse la zia l'avrebbe accolta e se loro fossero venuti a prenderla si sarebbe opposta con tutte le sue forze fino a quando non avessero promesso di non litigare più. Poi finalmente tutto finiva, e lei dimenticava i piani di fuga, per riprenderli il giorno dopo, e quello dopo ancora, e poi ancora... e ancora... E gli anni passarono, dev'essere iniziata allora la ricerca dei suoni, dei profumi e dei colori che calmano, che fanno respirare senza paura.
Come il fruscio del vento fra le foglie o lo sciacquio delle onde del mare, l’azzurro del cielo, il profumo di rosmarino…...
 E quando quel dolore l'assale, così senza un motivo apparente, e fa male, male da impazzire, lei lo deve cercare quel luogo dove il suono della vita, il respiro della terra si fanno strada in quel mondo fantastico dove colori e profumi la fanno da padroni.

Eppure in quella giornata non si sentiva triste, anzi, un gran senso di pace la stava avvolgendo.
Poi di nuovo le tornò in mente l’immagine che aveva visto riflessa nello specchio della sua camera e che non aveva riconosciuto come sua e ripensò a quella che aveva visto nel vecchio specchio dentro al capanno e che aveva invece riconosciuto perfettamente.
Forse il dolore ha strani modi di insinuarsi.

 
 
 

"Lo specchio"

Post n°1134 pubblicato il 02 Novembre 2015 da fiumecheva
 

15.

“Mamma,vero che starò bene?”
Lei le accarezzò una guancia:
“Ma certo che starai bene!”
E le sorrise.
Il suo dispiacere?

Ilsuo dispiacere è che vorrebbe essere capace in tutto, ma in realtà era una franain tutto.
Ecco il suo dispiacere.

Comevorrebbe aprire la mani a ventaglio, saper muovere le dita con eleganza evedere uscire dalle punte migliaia di scintille blu!
Mani magiche!
E invece ha pure ricominciato a rosicchiarsi le unghie dopo ben 30'anni che nonlo faceva più!

Dovesono le sue dita eleganti?
Nella sua mente apre le mani a ventaglio, e prova a muoverle.
No, non ha più dita eleganti,
e non ne escono scintille blu.

“Me lo prometti, mamma?”

Il giorno prendi per la prima volta in braccio tuo figlio, gli prometti che nonlo lascerai mai, che lui è un essere speciale e sarà sempre felice.
Poi il tempo passa e ti rendi conto che non puoi mantenere la promessa, anziche l'unica promessa che potevi e dovevi fargli era che avresti fatto sempredel tuo meglio.
 Sei solo un essere umano....
Lo aveva imparato accudendo suo padre nei suoi ultimi giorni di vita.
Lui non aveva mantenuto la promessa e se n’era andato.
Su di lei riesce ad accettare il tempo che passa, riesce ad accettare di nonessere più agile come in gioventù, le rughe, i capelli bianchi, i dolori alleginocchia... invecchiare è normale, è la vita...

Manon riusciva ad accettare che lo facesse suo padre...

No,suo padre non poteva invecchiare, diventare inabile e acciaccato, lui era unaroccia, lui era un albero secolare che ancora fioriva e dava frutti.
Un uomo senza tempo e sempre ci sarebbe stato.
Ma se n’era andato, spezzandole il cuore a tal punto che a lungo si sentìarrabbiata con lui.
Non aveva mantenuto la promessa di non lasciarla mai.
 Eppure in uno dei suoi ultimi giorni luile disse:
“Non essere arrabbiata con me, io ti voglio tanto bene!”
Ora non è più arrabbiata e quella frase che spesso le risuona nella mente èogni volta una stilettata al cuore.
“Non essere arrabbiata con me, io ti voglio tanto bene!”
Lei, che gli voleva bene, non glielo aveva mai detto….

“Melo prometti, mamma?”
“Non posso prometterlo, ma di certo cercherò di fare del mio meglio, sempre.
Perché……
Ti voglio bene!”


 
 
 

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