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SAPER LEGGERE

Post n°99 pubblicato il 24 Marzo 2009 da carowalter

Ieri il post di non.sono.io  mi ha indotto ad una riflessione:

serve o non serve saper leggere?

Prendiamo l’esempio dell’ Istituto Giovanni XXIII di Serra d'Aiello  (Cosenza)

che il  17 marzo 2009  viene sgomberato da Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza in tenuta antisommossa. Un posto dove  erano ospitate circa 300 persone affette da una qualche problematica classificabile come psichiatrica.

 Abbiamo saputo che la struttura era fatiscente, che i dipendenti erano in sovrabbondanza, che il direttore sottraeva fondi per arricchirsi, che lo stesso era un sacerdote e che, alla luce dei fatti accertati, era stato sospeso “a divinis”.

 In conclusione una notizia di “malasanità” nella quale era coinvolto, per puro caso, un prete prontamente espulso dalla chiesa stessa.

 Ma se andiamo a leggere ecco cosa troviamo:

Questa la storia del Giovanni XXIII, il cui fondatore e' un prete :

don Sesti Osseo che dalla sua fondazione ne fu, per 40 anni, direttore e padrone assoluto.

Attraverso la Curia dell'epoca passarono le assunzioni, gli appalti, i ricoveri.

Si arriva così in breve tempo a ben 1500 dipendenti ed a 800 ricoverati, in una struttura incapace di poter ricevere tanta gente e che man mano diventa sempre più fatiscente ed ingestibile.

 Nel novembre del 1996, viene allontanato il fondatore, Don Giulio Sesti Osseo, dall'allora vescovo di Cosenza.

 febbraio 1996, viene nominato il nuovo consiglio d'amministrazione, dodici i vescovi della Calabria, a ciascuno dei quali spetta nominare, con il nuovo statuto, un consigliere d' amministrazione e la struttura comincia una discesa irrefrenabile accumulando debiti su debiti.

 Nel  2006 la struttura fu sequestrata a causa delle condizioni di degrado.

 Nel  luglio del 2007 viene arresto il direttore: don Alfredo Luberto per vari reati tra cui le gravi violazioni fiscali che vanno dall’ occultamento di ricavi per 13 milioni di euro, all’esposizione di costi indeducibili per quasi 2 milioni di euro, al mancato versamento di contributi previdenziali per ben 15 milioni di euro. Totale 30 milioni di euro, solo quelli accertati nei bilanci, che mancano all’appello.

Ora la Curia (la Chiesa) dice di non aver mai avuto il benché minimo sentore di problemi legati all’Istituto, di essere stata ingannata da don Alfredo Luberto, di essere essa stessa vittima.

Ma noi sappiamo leggere

 

 

 

 
 
 
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