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Post n°129 pubblicato il 25 Gennaio 2010 da swala_simba
C'è Auschwitz, dunque non può esserci Dio. . Dopo Auschwitz possiamo e dobbiamo affermare con estrema decisione
Il silenzio del dolore è tutto ciò che ha risuonato ad Auschwitz. Non un grido, non un lamento, ma un mutismo di rassegnazione di chi, all'oscuro di tutto, non può immaginare il motivo di tanto odio, perché troppo impegnato a cercare di comprendere il volere di Dio, il suo sentimento per l'uomo. Dinanzi a questo eccesso di male nel mondo - dice Jonas - i casi sono certamente due: se Dio è totalmente inconoscibile non possiamo dire come si concilia Dio con l'esistenza del male del mondo; non conosciamo Dio e non possiamo comprendere la ragione dei suoi comportamenti. Però il Dio biblico è un Dio grande che si rivela come un Dio di misericordia, Dio di pietà, Dio di tenerezza, di giustizia. 27 Gennaio, Giorno della Memoria
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Jonas si chiede quali siano gli attributi che la fede monoteistica attribuisce a Dio.
" Essenzialmente tre bontà, onnipotenza e comprensibilità.
La bontà di Dio si è rivelata nella creazione del mondo e nella stipulazione di un patto salvifico con gli uomini.
L’onnipotenza si è svelata nei grandi eventi della storia sacra, come l’esodo e la conquista della terra promessa.
La comprensibilità di Dio (seppur limitata) si è rivelata con l’invio dei profeti e dei comandamenti."
Finora tutti i tentativi di teodicea tradizionale hanno tentato di tener uniti questi tre attributi.
Jonas ritiene invece che "la totale disumanità di Auschwitz non possa che condurre a una alternativa radicale.
O il riconoscimento di un dualismo di principi, bene o male, coesistenti nel divino, come affermato dalla dottrina manicheista.
O la riforma radicale del concetto biblico di Dio che salvi ciò che è essenziale per la fede nostra e abbandoni ciò che non è essenziale.
Noi non possiamo separare il nostro concetto di Dio dalla sua bontà, cioè dalla sua volontà di bene. Non possiamo nemmeno spingerci sino all’idea dell’incomprensibilità, altrimenti verrebbe negata la rivelazione del divino."
Quindi, "...dopo Auschwitz, possiamo e dobbiamo affermare con estrema decisione che una Divinità onnipotente o è priva di bontà o è totalmente incomprensibile […].
Ma se Dio può essere compreso in un certo modo e in un certo grado, allora la sua bontà non deve escludere l’esistenza del male; e il male c’è solo in quanto Dio non è onnipotente.
Solo a questa condizione possiamo affermare che Dio è comprensibile e buono e nonostante ciò nel mondo c’è il male".
Ma un Dio debole, che non interviene a impedire l’eccesso di malvagità e di ingiustizia nel mondo e nella storia, è compatibile con la rivelazione biblica di Dio?.
Jonas ritiene di sì.
Dunque Dio "non intervenne, non perché non lo volle, ma perché non fu in condizione di farlo.
Infatti bisogna guardarsi dal concepire l’onnipotenza di Dio come una capacità magica e miracolistica. Il Dio, che si prende cura del mondo, che soffre i suoi drammi, non è un mago che nell’atto stesso di prendersi cura realizza lo scopo della sua sollecitudine.
Dio ha scelto di far intervenire altri attori e in questo modo ha fatto dipendere da loro la sua preoccupazione.
Decidendo di creare l’uomo e di conferirgli la libertà morale, Dio ha limitato volontariamente la propria onnipotenza, per lasciare spazio all’autonoma iniziativa umana. La creazione fu l’atto di assoluta sovranità, con cui la Divinità ha consentito a non essere più, per lungo tempo assoluta; creando l’uomo libero, dio ha compiuto un’opzione radicale a tutto vantaggio dell’esistenza di un essere finito capace di autodeterminare se stesso.
Dopo essersi affidato totalmente al divenire del mondo, Dio non ha più nulla da dare: ora tocca all’uomo dare
Quindi ricade completamente sull’uomo la cura del mondo.
E anche da Auschwitz, che pur rappresenta il totale oscuramento dalla coscienza e della ragione, emerge una possibile nota di speranza: anche allora ci furono uomini giusti che si adoperarono anonimamente, e senza chiedere nulla in cambio, per aiutare, nascondere, salvare vittime, spesso a rischio della vita.
Essi rappresentano un segno e una dimostrazione della non-onnipotenza del Male: grazie alla superiorità del male sul bene che è l’oggetto fondamentale della nostra fede in Dio.
L’esistenza di quei giusti, la loro nascosta santità, può controbilanciare una colpa incalcolabile, saldare il conto di una generazione e salvare la pace del regno invisibile.
Cosi Jonas...
a noi resta scegliere quale sia il pensiero più consono alla nostro sentire e alla nostra sensibilità.
che il cammino ti sia lieve.
francesca
Ti ringrazio per questo commento che ho molto apprezzato: è lieve e delicato..
che tu possa sempre sorridere alle stelle