Scintille

A Franco

L'acqua non l'aveva mai intimorita, trovava in essa rifugio, un ambiente stranamente naturale ed affine per un essere nato senza branchie, forse atavico ricordo di quel liquido amniotico nel quale aveva avuto origine. Il mare era calmo ed ammaliante, l'acqua tiepida come un abbraccio in cui desideri a volte nasconderti. Tutto era silenzio sulla spiaggia dalla sabbia fredda al tatto, le montagne, inaspettatamente ricolme di vegetazione per quelle latitudini,  parevano proteggerne la vista agli occhi invadenti di demoni e fantasmi. Non era andata al suo funerale, era partita il giorno prima per quella vacanza, un distacco che non era più in grado, fisicamente e mentalmente, di rimandare ancora. Lui avrebbe voluto che fosse così, ne era certa ora, non si sentiva più in colpa; era riuscito a farle anche questo regalo. Si sdraiò a pelo dell'acqua ad osservare quel cielo buio disseminato di stelle. Silenzio. Se le avessero domandato come si fa a salutare una persona che fa parte della tua vita da sempre e che quella vita  la sta per lasciare non sarebbe stata in grado di rispondere, avrebbe pensato fosse semplicemente impossibile trovare le parole, ricacciare in gola le lacrime e non urlare dalla rabbia. Ma era stata fortunata, aveva avuto la possibilità di salutarlo prima che se ne andasse. E lui l'aveva aiutata a trovare la strada. La luna si rifletteva nell'acqua di pece. Un abbraccio. La bocca di lei vicino al suo orecchio, la mano a sfiorargli i capelli. Ti voglio bene, lo sai vero? Uno sguardo, un sorriso: si, lo so. L'acqua sul corpo, quasi a lavare le ferite. Hanno cominciato a darmi la morfina ... una luce negli occhi affaticati, le dita portate alla bocca in un gesto ironico: che lusso ... con quello che costa fuori qui me la danno gratis. Come aveva fatto a farla sorridere in un momento così? E poi quelle poche parole ...  siamo sempre stati una famiglia, so che posso contare su tutti voi, abbiate cura di loro. Te lo prometto, saranno sempre parte di noi. Ci saremo, tutti, come è sempre stato. Costellazioni vicine quasi a poterle toccare frammiste a ricordi, lui, il più grande, sempre paziente, mai prepotente. Onde lievi a sfiorare le spalle. Le vacanze, i matrimoni, le nascite, le morti, le gioie ed i dolori.  Forse avrebbero potuto condividere ancora di più, parlare di altre cose, passare più momenti insieme: avevano semplicemente pensato di avere più tempo e che tante cose si sarebbero ancora potute fare, domani. Cinquant'anni sono troppo pochi per andarsene. Ma quel domani è un dono che non tutti ricevono e mai questa verità le era apparsa così nitida come in quel momento. L'aveva visto sempre come un uomo dolce, remissivo, forse anche un po' debole: quanto si era sbagliata! In quegli occhi aveva letto una serenità infinita, la coscienza di aver vissuto bene e di lasciare le cose come dovevano essere lasciate, l'accettazione di una fine troppo prematura ed il sorriso regalato a chi resterà. Una grande forza in un grande Uomo. Le luci dei piccoli paesi disseminati sulla montagna, pochi lampioni, silenzio.  Tra tutti quei bagliori ora c'era anche lui, il più splendente. Non sapeva se sarebbe stato un addio o un arrivederci: la sua fede non era abbastanza salda da renderla sicura che dopo ci sarebbe stato ancora qualche cosa  ma, di certo, la lezione di coraggio, dignità, amore e vita  che le aveva dato abbandonando la sua non l'avrebbe mai dimenticata.

Buon viaggio ... ti voglio bene, lo sai vero ? Si, lo so.