IL DUBBIO

La vita non è fatta solo di terra da arare o produttiva, ma anche di montagne di sogni e di sotterranei di dolore ¨ Abraham Heschel

 

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"Quando il potere spinge l'uomo all'arroganza, la poesia gli ricorda i suoi limiti. Quando il potere restringe il campo dei suoi interessi, la poesia gli ricorda la ricchezza e diversità della sua esistenza. Quando il potere corrompe, la poesia purifica"

John Fitzgerald Kennedy - pochi mesi prima di essere assassinato ...

 

DEDICATO ALLA CLASSE POLITICA ITALIANA

"Bisogna sempre tener presente questi due principi: primo, agire unicamente secondo ciò che ti suggerisce il bene dell'umanità; secondo, cambiar parere se trovi qualcuno capace di correggerti, rimuovendoti da una certa opinione. Questo nuovo parere, comunque, deve sempre avere una ragione, come la giustizia o l'interesse comune, ed esclusivamente tali devono essere i motivi che determinano la tua scelta, non il fatto che ti sia parsa più piacevole o tale da procurarti maggior gloria."
Tratto dai "Ricordi dell'imperatore Marco Aurelio (121-180 D.C.)

 

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Elucubrazioni varie sulla MORTE ....

Post n°139 pubblicato il 08 Agosto 2008 da svitol5
 

Visto il periodo molto vacanziero, ecco un bell’argomento leggero, frivolo e tranquillo che ci può rilassare, magari sulla spiaggia o sorseggiando un bel margarita ghiacciato. Sto scherzando, naturalmente … Ma è meglio che parlare di politica, olimpiadi, Cina, diritti umani, Tibet ecc ... O no?

La domanda è questa: “E’ brutto morire?”. Certo che è brutto, anzi bruttissimo … Ma … possiamo farci qualcosa? La risposta è semplice: No!

Però, leggendo qualcosa di Epicuro, filosofo ateniese (341 – 271 a.C.), ci sono delle argomentazioni interessanti su come affrontarla.

Si tratta in pratica di considerare che noi siamo vivi, e che dunque, sino a che ci siamo noi, non c’è la morte. Poi la morte arriva, ma noi, per l’appunto, non ci siamo più: dunque, perché preoccuparci di qualcosa che c’è solo quando non ci siamo noi?

 [...] Abítuati a pensare che nulla è per noi la morte, poiché ogni bene e ogni male è nella sensazione, e la morte è privazione di questa. Per cui la retta conoscenza che niente è per noi la morte rende gioiosa la mortalità della vita; non aggiungendo infinito tempo, ma togliendo il desiderio dell’immortalità. Niente c’è infatti di temibile nella vita per chi è veramente convinto che niente di temibile c’è nel non vivere piú. Perciò stolto è chi dice di temere la morte non perché quando c’è sia dolorosa ma perché addolora l’attenderla; ciò che, infatti, presente non ci turba, stoltamente ci addolora quando è atteso. Il piú terribile dunque dei mali, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la morte noi non siamo piú. Non è nulla dunque, né per i vivi né per i morti, perché per i vivi non c’è, e i morti non sono piú. Ma i piú, nei confronti della morte, ora la fuggono come il piú grande dei mali, ora come cessazione dei mali della vita la cercano. Il saggio invece né rifiuta la vita né teme la morte; perché né è contrario alla vita, né reputa un male il non vivere. E come dei cibi non cerca certo i piú abbondanti, ma i migliori, cosí del tempo non il piú durevole, ma il piú dolce si gode. Chi esorta il giovane a viver bene e il vecchio a ben morire è stolto, non solo per quel che di dolce c’è nella vita, ma perché uno solo è l’esercizio a ben vivere e ben morire. Peggio ancora chi dice: “bello non esser nato, ma, nato, passare al piú presto le soglie dell’Ade”.

Quindi, per Epicuro, il problema non è tanto il fatto di dover morire, ma la paura della morte, quel sentimento che tanto ci turba e ci impedisce la serenità interiore. Con la soluzione “Quando ci siamo noi non c’è la morte e viceversa” ci si può liberare da questa paura?

Certo, non è una bella consolazione. Noi non ci saremo più, non vedremo più i nostri cari, le persone amate, gli amici. Oppure anche di non mangiare più i nostri cibi ed i nostri vini preferiti. Ma almeno ci liberiamo dall’ossessione che dopo la morte ci aspettino chissà quali orrori. Anzi, con un po’ di sarcasmo, direi pure che ci liberiamo dalle code in autostrada, dai talk-show stile Bruno Vespa, dalle battutacce di Berlusca, dalle estenuanti attese in linea con i call-center.

Comunque viene da pensare di come ci sia una differenza abissale tra la concezione della morte nell’antica Grecia e la nostra nella società odierna con radici giudaico-cristiani.

L’idea della morte nella società occidentale è quella del peggiore di tutti i mali possibili, la fine di tutto, l’angoscia che ci prende per la paura che essa provoca. Ma l’aiuto ci dovrebbe arrivare dalla religione cristiana la quale, presupponendo una vita dopo la morte, ci fa avere speranza nel dopo la fine di tutto. E’ quindi una speranza ultraterrena, sull’esempio di Gesù Cristo, morto sulla croce e poi risorto. La Fede è un dono, un conforto che consente a chi ce l’ha di superare tutte le nostre paure.

Ci sarebbe un piccolo problema riguardante l’Inferno, il quale è una idea dell’eterna condanna che un po’ contraddice il concetto che Dio è amore, come è amore quello che Gesù ha dimostrato verso il genere umano con il suo sacrificio. Ma è meglio lasciar perdere visto che, ultimamente, i concetti di Inferno, Giudizio Universale ecc. sono stati molto riconsiderati da parte della Chiesa Cattolica.

Non dimentichiamo, inoltre, che la morte ha avuto un ruolo fondamentale nel pensiero filosofico moderno, così come la vita. Ad esempio Feuerbach scrisse: Sarà di noi dopo la nostra morte lo stesso che già è stato prima della nostra nascita. La morte non è una fine parziale, ma totale. La morte non è un annientamento positivo, bensì un annientamento che annienta se stesso, un annientamento che di per se stesso è niente, nulla. La morte è di per se stessa la morte della morte; col finire della vita finisce ella stessa, muore per la sua propria mancanza di senso e contenuto. Solo per gli altri l’individuo cessa di essere, non per se stesso; la morte è morte solo per coloro che vivono, non per coloro che muoiono. Ciò che nega l’esistenza stessa non ha di per se stesso esistenza”.Ancora Spinosa: “Un uomo libero pensa alla propria morte meno che a qualsiasi altra cosa; e la sua saggezza è una meditazione, non sulla morte, ma sulla vita”.Da queste citazioni si potrebbe pensare che non sono propriamente un cattolico allineato e coperto, come d’altronde in molte altre cose. Ma, probabilmente, l’idea della morte di molti filosofi non credenti aiuta a superare molte delle angosce e delle paure che la religione ci imporrebbe.La conclusione è quindi che, comunque vada, di “coltivare il proprio giardino”, senza pensare a cosa ci capiterà prima o dopo la nostra fine, anche perché, come ha scritto Seneca “POST MORTEM NIHIL EST”.

Un saluto a tutti

Vito

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Commenti al Post:
bil37
bil37 il 08/08/08 alle 15:11 via WEB
Ciao caro Vito, il fatto che tu non sia un cattolico completamente allineato significa semplicemente che sei una persona intelligente che continua a mantenere uno spazio di libertà interiore, pur coltivando la tua fede. L'articolo è molto bello, le citazioni stupende. Condivido totalmente lo spirito del tuo post. Tieni presente che anche i Padri della Chiesa, Sant' Agostino e San Tommaso, avevano un debito di riconoscenza verso i Greci. La filosofia in generale e quella ellenica in particolare rappresentano veramente una grande "consolazione" e uno stimolo costante alla ricerca, una fonte di ispirazione e di meditazione. Buona giornata e a presto. Paolo
 
brividosognante
brividosognante il 09/08/08 alle 09:52 via WEB
Molto di ciò che hai citato è condivisibile dal comune pensiero, un post sulla morte potrebbe non far soffermare, ma proprio su un argomento che ineluttabilmente tocca tutti, proprio sulla "livella" come la chiamava Totò, dovremmo soffermarci di più: fosse non altro per vivere con più consapevolezza. Buonagiornata
 
linda.68
linda.68 il 09/08/08 alle 12:02 via WEB
Non ho paura della morte, semmai il dubbio e le paure vengono per ciò che potrebbe accadere dopo, su cosa ne sarà della nostra anima se esiste. Pur essendo credente, ho una mia visione, come hai scritto anche tu, se Dio è amore, come possiamo solamente pensare che esista l'inferno, per me è solo un'invenzione, creata dalle chiese e religioni per farci vivere in qualche modo un corretto cammino su questa Terra se così possiamo definirlo. Quindi perché preoccuparsi e poi potrebbe essere l'occasione per riabbracciare coloro che non sono più in vita..., ed io di persone che mi aspettano nell'aldilà ne ho parecchie, una in particolare, spero di rivederla e riabbracciarla per sempre! Un caro saluto Vito. Marisa.
 
grazia.pv
grazia.pv il 09/08/08 alle 12:59 via WEB
Woody Allen diceva: Non ho paura di morire, ma non vorrei esserci quando succederà. E' il mistero della Morte che ci fa temere la morte stessa, la sofferenza del trapasso, non la morte in sè. Cciao.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 09/08/08 alle 17:40 via WEB
io spero di liberarmi(ma purtroppo chissà ancora quante vite dovrò subire.!!!.) e con la morte vivere qualcosa oltre il confine che ai nostri occhi è impossibile vedere...e di non tornare più a vivere dopo morta....se penso che devo fare altri cicli di esperienze...qui su questa terra allora si che mi fa paura.... già dato e già ricevuto fin troppo in questo mondo materiale...scherzo...ma mica tanto credo in qualcosa che non vediamo vedo un qualcosa che non crediamo... :-)
 
luce1001
luce1001 il 10/08/08 alle 10:41 via WEB
Buona domenica e luminosa notte di San Lorenzo..Non dimenticare di esprimere il desiderio.. ;o))) Kiss Luce
 
tantahontas74
tantahontas74 il 12/08/08 alle 14:41 via WEB
sai io la morte non l' ho mai temuta per me..ossia forse perchè faccio l'infermiera ed ho visto tanta gente morire dopo lunghe o brevi agonie che la vedo come atto di liberazione della sofferenza del corpo.quello che temo è la morte di chi mi sta accanto.di quella sì che ho paura, propio perchè sono io a dover poi affrontare la morte
 
gioe.rita
gioe.rita il 13/08/08 alle 21:19 via WEB
buon mercoledì sera..e buon proseguimento di settimana..un mega bacio e abbraccio.. RITA
 
tigerag
tigerag il 05/06/09 alle 22:55 via WEB
caro Vito, come sto citando nei miei post sulla morte e come ben hai sottolineato tu, ci sono molti aspetti e concezioni della morte.. e, a mio avviso, sono tutte sfaccettature di un'unica verità, guardate da diversi punti di vista, che sono anche gradini evolutivi del nostro sentire e comprendere, del nostro divenire. Cristo ha vinto la morte, ne ha mostrato la faccia ingannatoria, poichè la morte nel mondo è stata portata da Satana. Cristo anche è disceso nel regno dei morti, il cosiddetto Ade, portandovi la luce e liberando le anime che stavano aspettandolo.. Singolare è che nel Credo moderno, nel senso della preghiera che si recita durante la Santa Messa, è stata eliminata la frase "dicese agli inferi", cosa, a mio parere, veramente sbagliata. Ma si sa "errare umano est", quindi.. tutto rientra nella logica.. Quello che dobbiamo realmente temere è la "seconda morte", cioè quella della nostra anima, quella che ci condanna all'Inferno, che esite perchè dichiarato da Cristo stesso, come anche il male nelle sue due facce, Satana e Lucifero. Ti abbraccio ringraziandoti per avermi inviato il trackback. Bacione.
 
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INFO


Un blog di: svitol5
Data di creazione: 18/05/2007
 

LA NAVIGAZIONE DELLA VITA

"Il Signore ci conceda di navigare con vento favorevole su una nave veloce, di sostare in porti sicuri, di non conoscere prove più gravi di quanto possiamo sostenere, di non incorrere nei naufragi della fede, di possedere una calma profonda e, nel caso che qualche evento sommuova contro di noi i flutti di questo mondo, di avere vigilante al timone il Signore Gesù il quale plachi la tempesta e stenda sul mare la bonaccia"

Sant'Ambrogio - padre della Chiesa (339 - 397 d.C.)

 

LA GOCCIA E LA PERLA

"Partì la goccia dalla sua patria, trovò una conchiglia, vi entrò e divenne perla. O uomo, viaggia da te stesso in te stesso, perché da un simile viaggio la terra diventi oro purissimo"

Gialal Al-Din Rumi - poeta (1207 - 1273)

 

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"Se nel secolo scorso si diceva che la maggioranza dell'umanità non aveva niente da perdere, tranne le sue catene, oggi bisogna dire che la maggioranza crede di possedere tutto grazie alle sue catene di cui non s'accorge"

Gunther Anders - filosofo (1902 - 1992)

 

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