IL DUBBIO

La vita non è fatta solo di terra da arare o produttiva, ma anche di montagne di sogni e di sotterranei di dolore ¨ Abraham Heschel

 

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"Quando il potere spinge l'uomo all'arroganza, la poesia gli ricorda i suoi limiti. Quando il potere restringe il campo dei suoi interessi, la poesia gli ricorda la ricchezza e diversità della sua esistenza. Quando il potere corrompe, la poesia purifica"

John Fitzgerald Kennedy - pochi mesi prima di essere assassinato ...

 

DEDICATO ALLA CLASSE POLITICA ITALIANA

"Bisogna sempre tener presente questi due principi: primo, agire unicamente secondo ciò che ti suggerisce il bene dell'umanità; secondo, cambiar parere se trovi qualcuno capace di correggerti, rimuovendoti da una certa opinione. Questo nuovo parere, comunque, deve sempre avere una ragione, come la giustizia o l'interesse comune, ed esclusivamente tali devono essere i motivi che determinano la tua scelta, non il fatto che ti sia parsa più piacevole o tale da procurarti maggior gloria."
Tratto dai "Ricordi dell'imperatore Marco Aurelio (121-180 D.C.)

 

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Post n°86 pubblicato il 03 Gennaio 2008 da svitol5
 

L’argomento è quello del potere d’acquisto degli italiani che, sembra, negli ultimi anni si è ridotto a tal punto da fare in modo che una grande quantità di famiglie non riesce ad arrivare a fine mese. La questione è anche tra le priorità del governo il quale, anche per la minaccia dei sindacati di proclamare uno sciopero generale, ha promesso un ritocco della pressione fiscale e delle detrazioni in modo da favorire per lo meno i redditi più bassi. L’aumento delle tariffe e dei servizi che si avrà nel 2008 pare che addirittura potrebbe vanificare tali sforzi.

Ma, in realtà, siamo proprio così sicuri che con queste misure si riesca veramente a migliorare le condizioni di vita di tanti italiani? Il costo della vita è effettivamente aumentato in tutto e per tutto (tranne che per tutta la parte elettronica, computers, hi-fi, foto, ecc.), ma, allo stesso tempo i salari sono aumentati, più o meno, in media con l’inflazione. Quindi, a parte pensionati e famiglie monoreddito, i quali, effettivamente, avrebbero l’unica esigenza di camparci con i loro redditi, non è che per caso le nostre esigenze per il superfluo sono talmente aumentate negli ultimi anni da farci completamente saltare quello che è il classico bilancio familiare?

Leggiamo insieme l’articolo che Giampaolo Pansa, nel suo Bestiario sull’Espresso, ha scritto prima delle festività natalizie:

 

Un Natale del diavolo

Troppo di troppo. Tutti che vogliono tutto. Case strapiene di inutile merce costosa. Se ci sarà una vera crisi, cosa accadrà? Mangeremo cellulari?
Un telefonino, a volte due o anche tre. Un videotelefonino. Un navigatore satellitare. Un I-Pod. Una play station. Un televisore al plasma. Un computer per mandare in rete le foto del telefonino. E tanti aggeggi come questi, sempre capaci di svuotarti le tasche. Tutta merce che si sarà venduta molto per Natale. E anche prima. Basta entrare in una famiglia qualsiasi, anche di persone senza stipendi grassi, per rendersi conto che tante case assomigliano a supermarket di elettronica superflua.
Nello stesso tempo, i giornali scrivono che il potere d'acquisto delle famiglie non è per niente aumentato, come sostengono il governo e la Confindustria. Anzi, sul finire del 2007 i bilanci famigliari risultano infelici per l'aumento del costo del denaro e per la stangata fiscale della prima finanziaria by Prodi. Tanto che quest'anno il numero delle famiglie in difficoltà ha toccato il massimo storico dal 1999, ossia da quando esiste questa statistica.
Come la mettiamo, allora? Io la metto come mi suggerisce la piccola storia seguente. Un giorno chiamo un muratore per un lavoro in casa. Per tutto il tempo lui si lamenta di trovarsi al verde. Ma ogni poco cava di tasca un cellulare ultimo tipo, parecchio costoso. Fa una telefonata, poi due, poi tre, poi quattro. Gli chiedo: chi sta chiamando? Lui spiega: mia moglie e i tre ragazzi. Hanno tutti dei cellulari come il suo? In famiglia ne abbiamo cinque. Non sono troppi cinque? E lui: sì, forse sono troppi, ma come si fa a negare a un ragazzo il suo telefonino?
Da anziani, si è inclini a riandare al passato. Quando ero ragazzo, mi sentivo sempre dire di no, mai di sì. I miei genitori erano dei super-specialisti del Super-No. Il loro slogan preferito era: questo costa troppo e non possiamo permettercelo. Ce lo ripetevano senza nessun rammarico. Per un motivo ben piantato nella memoria: anche loro avevano sempre ricevuto dei no. Erano bambini poveri. Mio padre, poi, aveva trascorso l'infanzia nella miseria: penultimo di sei ragazzini orfani, figli di un bracciante a giornata. Morto di colpo mentre zappava il campo di un altro: Giovanni Pansa, classe 1863, di Pezzana, provincia di Vercelli.
Mia nonna, Caterina Zaffiro, classe 1869, anche lei vercellese di Caresana, non aveva voluto affidare i bambini alla carità pubblica. E li aveva tirati su da sola, con la ferocia di una leonessa. Per farli mangiare, andava a rubare. Il suo motto diceva: la roba dei campi è di Dio e dei santi, dunque pure di una disgraziata come me. Ha patito la fame, come tutti i suoi figli. Ma è vissuta molto e ha allevato anche mia sorella e me. Era analfabeta, però amava i fotoromanzi di 'Bolero Film': lì capiva tutto senza leggere. Nello stesso momento, recitava il rosario e squartava le rane per il pranzo.
Tutto accadeva nella cucina di casa. Era l'unica stanza riscaldata dell'alloggio. È in cucina che ho scritto la tesi di laurea. Sorvegliando il minestrone messo sulla stufa economica da mia madre, prima di andare al lavoro. D'inverno, nelle altre stanze si gelava. La sera toccava a me di mettere il prete nel letto, con la brace e un filo di cenere. Quando nevicava duro, non avevamo i problemi di chi possedeva l'automobile o la motocicletta: noi si andava sempre a piedi.
La stanza da bagno non esisteva. C'era soltanto il cesso, in un casottino sulla ringhiera, costruito da papà. Si faceva la doccia di domenica: nel mastello, con la mamma che ti rovesciava addosso l'acqua scaldata sul fuoco del camino. Non c'era telefono. E neppure la radio. Non si andava mai in vacanza. L'unica volta che sono riuscito a fare un po' di montagna, nella colonia dei postelegrafonici, è stato nel luglio 1943. Ma è caduto Mussolini, accidenti! E la vacanza è finita in anticipo.
Tuttavia, a Natale i regali non mancavano. Le matite colorate. Due quaderni speciali. Il teatrino dei burattini. Una bambola per mia sorella. E dei libri, tanti libri. Papà e mamma erano arrivati soltanto alla quarta elementare lui e alla quinta lei. Per poi andare subito al lavoro: come guardiano delle mucche e come piccinina in una pellicceria. Ma volevano che i figli studiassero. Dovevamo conquistare un'esistenza migliore della loro. Dunque, per prima cosa niente dialetto, si parla soltanto italiano. E poi leggere, leggere, leggere. Infine, un altro verbo implacabile: arrangiarsi. Sì, arrangiatevi da voi, perché nessuno vi regalerà mai niente!
Ecco perché i Natali di oggi mi sembrano una festa del Diavolo. Troppo di troppo. Tutti che vogliono tutto. Case strapiene di inutile merce costosa. Se ci sarà una vera crisi, che cosa accadrà? Mangeremo cellulari e ci scalderemo con le play station? Per quel che mi riguarda, sto tranquillo. Ad avere pochi soldi in tasca ci ho già provato. E siccome lo eravamo in molti, non ci ho fatto caso.
Gianpaolo Pansa

Cerchiamo di fare qualche piccola riflessione. Pansa è un giornalista per certi versi molto controcorrente sia nel suo giudizio verso la classe politica che verso la società italica, ma, effettivamente, il personaggio che lui ha descritto (il lavoratore lamentoso che non arriva a fine mese …) mi è capitato molte volte di vederlo in tante persone che conosco.
Certo, i tempi miseri che descrive della sua infanzia non esistono più, fortunatamente, ma, per certi versi, si è perso il senso della misura che fino a qualche decennio fa contraddistingueva la stragrande maggioranza delle famiglie italiane.
Non voglio generalizzare, ma basterebbe guardare solo l’abbigliamento ed i gadgets degli adolescenti (ma anche dei bambini) per accorgersi che, forse, un po’ di ragione Pansa ce l’ha.
D’altra parte è anche vero che gli stipendi medi italiani sono inferiori ai corrispondenti europei (tranne Spagna e Portogallo), ma va anche detto che la produttività è molto più bassa e, allo stesso tempo, non è legata agli aumenti contrattuali, tranne che in pochissimi casi.
Cosa fare, quindi? Ogni attore dovrebbe fare la sua parte e cioè: le aziende con aumenti contrattuali locali, anche slegati alla contrattazione nazionale, proporzionali alla produttività, premi ed incentivi. Il governo con sgravi fiscali, soprattutto ai pensionati ed alle famiglie numerose, detrazioni e, magari, anche detassazione degli aumenti contrattuali e degli straordinari. Occorrerebbe anche un controllo dei prezzi dei beni di prima necessità, ma capisco che non è facile in questa economia globalizzata. Sono cose fattibili, visto che, sebbene abbiamo un debito pubblico enorme, gli ultimi dati sull’avanzo primario e spesa pubblica sono sensibilmente migliorati.
Ma, in ultima analisi, dovremmo poi fare tutti un bell’esame di coscienza e verificare se le esigenze per il superfluo siano così essenziali da farci perdere il senno, come il paladino Orlando nel “Orlando Furioso” di Ariosto. Faccio questo paradosso, senza facile moralismo, perché credo che un consumismo sfrenato possa veramente portare al cosiddetto vuoto e senso di vacuità interiore, oltre che allo svuotamento del portafoglio.
La differenza è che poi non ci sarà nessun cavaliere Astolfo, in sella all’ippogrifo, che ci possa recuperare il senno sulla Luna
Un saluto a tutti.
Vito

 
Rispondi al commento:
svitol5
svitol5 il 29/02/08 alle 11:30 via WEB
Scusa Paolo, non me ne ero accorta che addirittura l'avevi commentato. E' vero quanto dici, d'altronde, dice il tuo blog: "Nulla è come sembra ..." Ciao Vito
 
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