Incursione

le pagine scritte in controluce

Creato da street.hassle il 13/05/2013

I miei link preferiti

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Giugno 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 72
 

 

Il rumore dei passi. Ventiseiesimo estratto.

Post n°229 pubblicato il 25 Luglio 2016 da street.hassle






Scesero insieme le scale, ben coperti e s'avviarono verso la porta
d'ingresso. Eyleif stava preparando la colazione e si stupì dell'idea
che aveva sorpreso i due di fare una passeggiata lungo la spiaggia.
"La giornata non è delle migliori" disse scotendo la testa "Quando
mai vi è stata una giornata migliore in Islanda?" Replicò asciutto
Leslie Atwater. Loro due erano già distanti. Come se nemmeno
avessero condiviso un letto e una passione. Il capitano evitò persino
di guardarla mentre si avviava a braccetto di Isveig verso l'uscita.
"Come volete. Significa che non avete fame." I due non risposero
e si chiusero l'uscio alle spalle. Tirava un vento gelido e qualche
goccia di pioggia si spalmava sui loro visi (pure ben protetti) e sulle
loro giacche termiche. Discesero alcuni gradini in legno e furono
già sul bagnasciuga. Poi, lentamente, si avviarono sostenendosi
lungo la sabbia. Leslie era di pessimo umore: "Ha visto Eyleif? Mi
ha a malapena schizzato un saluto. " "Perché? Lei ha forse fatto
qualcosa di diverso? Voi uomini vorreste che fosse sempre la donna
a dimostrarvi qualcosa. Appartenete alla stirpe dei tiranni." L'inglese
fece finta di nulla e aumentò il passo (per quanto gli era possibile)
lungo la sottile striscia. In lontananza si intravedeva una curiosa
forma rocciosa a guisa di becco, o di naso. "è quello il naso di Birkir?"
Interloquì l'uomo. "Precisamente" Replicò la donna. "C'arriveremo?"
"Dipende da lei e dal suo stato di salute. "Ah, Io mi sento bene." E
presero ad accelerare il passo, fino a sfiorare da pochi metri la strana
costruzione naturale. "Davvero è naturale?" "Chi può affermarlo? Le
pietre non sono così pesanti da non potere essere spostate. Tranne
il naso, ovviamente. Quello è lì da tempo immemorabile." Atwater
salì sull'escrescenza rocciosa e cominciò a muoversi con fatica
di pietra in pietra. "Mi aspetti! Senza le stampelle è in difficoltà."
"Oh, non si curi di me. Piuttosto mi chiedo se due donne sarebbero
in grado di muovere da sole tutto questo materiale per tumularvi
un cadavere." Isveig fece una smorfia e si allontanò dal luogo dando
le spalle all'ufficiale. "Mi aspetti" Gridò questi. "Non riuscirò mai a
ritornare alla vostra casa da solo." Ma la donna, con passo svelto
già stava ripercorrendo il litorale in direzione della magione. Leslie
imprecò a bassa voce e scivolò dagli scogli sulla sabbia. Disteso
per terra boccheggiava e imprecava sottovoce. "E ora?" Isveig lo
aveva mollato dopo la sua infelice sortita sul cadavere. La pioggia
 cadeva sempre più fitta e le gambe cominciavano a dolergli.
"Dannata troia!" ebbe il tempo di gridare prima di iniziare a muoversi
carponi verso oriente. La bocca gli si riempiva di sabbia e una serie
di fitte articolari lo trafiggevano mentre Isveig era ormai scomparsa
alla sua vista, nella nebbia.






(Continua)








 

 
 
 

Il rumore dei passi. Venticinquesimo estratto.

Post n°228 pubblicato il 20 Luglio 2016 da street.hassle





Leslie Atwater si sentiva in forze. Dopo la notte passata con Eyleif
sembrava che lo spirito oscuro che lo invadeva si fosse acquietato,
o fosse pensieroso. Provò ad alzarsi con le stampelle e girò per la
stanzetta fino a sopraggiungere alla sua solita, abituale finestra.
Era lievemente stupito che nessuno del quartiere generale si fosse
fatto vivo in quei giorni, ma dovevano essere stati avvertiti dagli
islandesi che si trattava di una questione estremamente delicata
e che il capitano aveva bisogno del più assoluto isolamento. V'era
già un medico del posto a seguirlo, anche se non sapeva che pesci
pigliare. Al suo piccolo girovagare per il locale era corrisposto un
rumore di passi lungo le scale principali. Di certo una delle sorelle
 stava venendo a controllare che cosa stesse combinando. Lui provò
un moto sorprendente di stizza di fronte a quella dimostrazione
interessata di solerzia. Pensò ad Andrea e penso alle bambine,
e il senso di colpa gli si accese in modo talmente acuto da scagliare
una delle stampelle contro lo scrittoio. Aveva appena compiuto quel
gesto che la porta si aprì ed apparve il viso lungo e mortificato di
Isveig. "Mi è scivolata la gruccia" Tentò di giustificarsi Atwater. Lei
annuì col capo ma si intuiva che aveva capito tutto. "Si sente come
un leone in gabbia, vero?" L'ufficiale sfoderò un sorriso sarcastico.
"Mi sento sequestrato." Fuori dalla finestra la pioggia cominciava
a sferzare i vetri e la giornata si annunciava umida e (come sempre)
ventosa. "Stiamo facendo il possibile per liberarla dalle sue turbe e
da quella...strana presenza." "Come infilarmi nel letto sua sorella?"
Si pentì immediatamente di quello che aveva detto ma era troppo
tardi. Si torse le mani fino a farsi male e a farsi diventare bianche
le nocche. Isveig aveva abbassato il volto: "Non è stata una mia
idea. Eyleif era convinta di una cosa..." "Cosa?" "Di scacciare lo
 spettro di Baltasar dimostrandogli che non lo amava più, che forse
non lo aveva mai amato. E per lei l'unica maniera è stata quella di
...fare l'amore con lei." "Sono un uomo sposato con figli." "Però non
l'ha rifiutata." "Leslie si morse un labbro: "Sono confuso e dislocato
in una realtà che non mi appartiene. Tutti i miei punti di riferimento
usuali sono crollati. è come se fossi prigioniero in un'altra dimensione."
"Però si sente meglio adesso." "Fino alla prossima crisi" constatò
amaramente l'uomo "E chissà quando sarà. Comunque è vero che
mi sono ritornate le energie. Forse è una tregua, forse, se Dio vuole,
sono libero da quell'essere nel mio corpo. Magari mi toccherà
ringraziare Eyleif. Però adesso vorrei fare una camminata sulla
spiaggia, sono stufo di agonizzare fra questi legni." Isveig accennò
un sorriso: "Va bene, l'accompagnerò Io. Però non faccia sforzi
inutili. Giusto una breve escursione protetti dalle giacche a vento."
"Va bene. Mi lasci un po' solo che mi preparo."






(Continua)








 
 
 

Il rumore dei passi. Ventiquattresimo estratto.

Post n°227 pubblicato il 16 Luglio 2016 da street.hassle






Era notte quando Sesil salì sulla jeep e si diresse verso la periferia di
Stokkseyri. Era una zona cosparsa di casette monoblocco ben diverse
dal bell'edificio delle sorelle. Il vento percuoteva forte mentre il ragazzo
cercava di orientarsi in un paesaggio tutto uguale dove anche i nomi
delle strade non indicavano nulla. Finalmente, dopo avere girato a vuoto
per parecchio tempo s'arrestò di fronte a una scatola di sardine con le
pretese di essere un'abitazione confortevole. Un minuscolo steccato
recintava una fettuccia di terra cosparsa di pianticelle selvatiche e fiori
resistenti al pesante clima della zona. La casa era dipinta di un giallo
strampalato ma non invadente, anzi sembrava adattarsi perfettamente
al circondario e donare un senso di protezione e calore, il tetto aguzzo
copriva quella minuscola magione con fare affettuoso e sembrava
invitare Sesil a venire ed entrare pure lui a scaldarsi. Lui aprì il cancello
e avanzò per qualche passo fino a bussare con discrezione alla porta.
Attese un minuto e dei passi rumorosi arrivarono sulla soglia e sbloccarono
l'ingresso. Il viso di Filippus comparve e si allargò in un sorriso magnetico
mentre la mano faceva cenno di accomodarsi. Il giovane non si fece pregare
e mise piede nel piccolo rifugio dell'uomo. "Vieni. Stavo solo leggendo
qualcosa: I Notturni di Hoffmann. Accomodati pure, c'è della vodka sul
 tavolo, e un po' di formaggio." Grazie, ma non resterò a lungo" E si tolse
il cappellino militare "Volevo solo sentire cosa ne pensi della casa delle
sorelle e del destino dell'inglese." Filippus corrugò la fronte e si sedette
di fronte alla tavola, non prima di avere allungato una sedia anche al suo
curioso interlocutore.  "Le due sorelle faranno di tutto per allontanare
Baltasar dal corpo del loro ospite." "Ti da tanto fastidio?" "Non capisci,
Sesil," Urlò quasi l'uomo afferrando il braccio del giovane e iniziando
a scuoterlo: "Lo spirito di mio fratello dentro quel militare è l'unica
cosa che mi rimane per riuscire a ritrovarne i resti. Lui sta comunicando
qualcosa ma la sua trasmissione è difettosa. Oh, quanto di quel sangue
deve essere stato versato!" "Lo so cosa stai pensando: vorresti essere
presente quando Baltasar tornerà ad abitare Atwater, ma te lo hanno
impedito e te lo impediranno sempre." "Già. Lo so" Esalò Filippus e
abbassò il mento sopra il petto. "Conosci un certo David Fitzroy?"
L'uomo si riebbe in un istante e fissò interrogativamente Sesil: "Chi
è? Un collega dell'inglese?" "In un certo senso. è un poeta e scrittore.
E pure un soldato. Era un amico di Leslie Atwater morto a Dunkerque
nel 1940. Ha lasciato un libro con alcune sue composizioni al nostro
ufficiale, e penso che Atwater ne sia ossessionato." Filippus si batté
con il palmo della mano sulla fronte: "Ora comprendo dove vuoi arrivare!
Quel libro gli avrebbe fatto da porta per accedere alla nostra esistenza!"
"Proprio così. è un autentico libro nero, e fintantoché Leslie lo avrà al
suo fianco niente e nessuno potrà impedire a Baltasar di manipolare
e condizionare i comportamenti della vittima." Filippus si oscurò
improvvisamente e ingollò il suo bicchierino di vodka seguito, a sua volta,
dal giovane: "Di cosa mi vuoi convincere? Mi annunci che intendi rubare
il libro a quell'ufficiale e magari bruciarlo? Sai bene che per me questa
sarebbe una notizia atroce...Io ho bisogno della presenza di Baltasar."
Sesil sorrise in modo obliquo e sembrava quasi che il suo volto fosse
riflesso in migliaia di specchi: "Nessuno ha parlato di distruggerlo, anche
perché forse servirebbe a poco. Magari si potrebbe...leggerlo."







(Continua)






















 
 
 

Il rumore dei passi. Ventitreesimo estratto.

Post n°226 pubblicato il 12 Luglio 2016 da street.hassle






Nel frattempo Sesil Gunnarsson si era portato presso i suoi anfitrioni:
Jòn Beiddarsson e Falur Heimirsson. Sistemata la situazione notturna
dei propri soldati, questi ultimi si accingevano a fare ritorno al loro
comando generale presso cui avevano giaciglio. Ad attenderli davanti
ai cancelli della struttura trovarono il giovane uomo intento a fumare
una sigaretta. Lo riconobbero immediatamente pur nella semioscurità
e gli si avvicinarono. "A cosa dobbiamo questa incursione? Non dovevi
seguire l'inglese diciotto ore al giorno?" Fece Beiddarsson "Cominci
già a darci preoccupazioni?" "L'inglese sta bene e passerà una notte
tranquilla. Piuttosto: volevo parlare con voi della possibilità di drenare
la spiaggia con i militari." "Alla ricerca di qualche osso spolpato?
Chiunque abbia sepolto Baltasar lo ha fatto sotto qualche centimetro
di sabbia. Gli animali alla ricerca di carogne l'ho avranno già scavato
 da un pezzo." "Non dappertutto; esiste il Naso di Birkir a tre chilometri
dalla casa delle donne. è un promontorio sassoso e lo conoscete bene.
Certo, è un'impresa lunga e noiosa spostare quel pietrame, ma è
possibile che la verità si celi lì sotto. M'avete detto voi stessi che nei
suoi deliri Atwater o chi per lui parlava di un naso." "E di un boschetto.
Non c'è vegetazione sopra il naso di Birkir." "Ma v'era nel posto dove
hanno probabilmente ammazzato il fratello di Filippus. Il corpo è stato
trascinato per alcune centinaia di metri da alcune braccia robuste e
celato sotto la sassaia." "Sembri avere le idee chiare, Sesil, ma per
noi è impossibile stornare dei soldati dal loro lavoro di controllo delle
coste per cercare il cadavere di qualcuno sparito qualche anno fa
in circostanze mai chiarite." Gunnarsson fece una smorfia :"Volete
che lo facciamo Io e Filippus? Conviene poco anche a voi. La cosa
verrà risaputa molto presto in paese e si comincerà a bofonchiare
che i militari hanno scheletri nell'armadio per non cercare i resti di
un ragazzone stimato da tutti come Baltasar." Falur Heimirsson
accennò un sorriso di fronte alle sottigliezze del giovanotto ma fu
anche lui irremovibile, come il compagno: "Sarebbe peggio muovere
i militari. è un momento delicato, politicamente e storicamente, e chissà
cosa la gente potrebbe venire a inventarsi. Se vuoi scavare con
Filippus, beh libero di farlo. Accettiamo il rischio delle malelingue."
E lo scavalcarono per andare a coricarsi nell'imponente edificio
militare. Sesil li lasciò transitare ma un ghigno beffardo gli percorse
nervosamente i tratti del viso perfetto 'Ignoranti' Pensò 'In questa
Terra il vento soffia forte e smaschera anche i segreti meglio
custoditi.'






(Continua)







 
 
 

Il rumore dei passi. Ventiduesimo estratto.

Post n°225 pubblicato il 08 Luglio 2016 da street.hassle






Sesil uscì dalla stanza lasciando Leslie perplesso e attonito. Cosa
intendeva il ragazzo suggerendogli di lasciare perdere il libro del suo
amico defunto David Fitzroy? Cosa v'era di tanto sconsigliabile in
quella lettura? Non si trattava d'una semplice questione d'atmosfera
morbosa, i riferimenti nelle sue parole erano più precisi. Vi si celava
il suggerimento che in quell'opera si nascondesse qualcosa che
riguardava anche l'attuale stato del capitano. Era quasi sera e il
giovane s'era recato chissà dove per chissà quale affare. Atwater
si girò nel letto e prese ad assopirsi. Stranamente si sentiva meglio
rispetto agli ultimi giorni. Nessun peso sul petto che lasciasse
presagire una visita del suo misterioso inquilino. Fu proprio mentre
stava abbandonando la vigilanza della coscienza che la porta
scricchiolò e alcuni passi di piedi nudi risuonarono sull'impiantito.
La luce era spenta e solo il potente riflesso della luna illuminava il
rifugio dell'ufficiale inglese. Questi non osò voltarsi e solo quando
una mano si posò sulla sua spalla ebbe uno scatto voltandosi
dolorosamente. Il viso di Eyleif lo sovrastava sopra un corpo
integralmente spogliato. Leslie ebbe un sobbalzo e cercò di dire
qualcosa ma il coraggio lo abbandonò nello stesso istante che
i suoi occhi si posavano sulle morbide rotondità delle forme della donna.
I lunghi capelli biondi le facevano da cornice e attutivano l'improvvisa
violenza del desiderio dell'uomo. Lei si portò l'indice alla bocca e
prese a scivolare sotto le coperte del letto. Lui l'attrasse a sé,
incapace di portarsi davanti agli occhi l'immagine della moglie Andrea
e delle sue due bambine. La mano gli prese a tremare mentre
carezzava il seno copioso e i fianchi di Eyleif, e la bocca non riusciva
a formare parola per arrestare ciò che somigliava a un salto dentro
un pozzo oscuro. Lei lo baciò e prese a spogliarlo rapidamente
mentre lui si spingeva sopra il suo corpo arcuato. Dei leggerissimi
sospiri presero a colmare la stanzetta e la cadenza della passione
rintoccò al ritmo dei due amanti improvvisi per diversi eterni minuti.
Quando si riebbe, al mattino, Leslie Atwater era solo, con ancora
l'incavo lasciato dalle forme della donna nel suo materasso. Allungò
la mano per tastare le pieghe delle lenzuola e portarsi alle narici
il profumo dei capelli di Eyleif. Ma lei era sparita così come era
apparsa, misteriosamente. E il capitano, mentre la passione si
andava spegnendo lasciando il posto al ricordo, trovò anche il
rimpianto a dolergli nello stomaco. Non era riuscito nemmeno per
un istante a respingere il delizioso attacco di quella femmina. Lui
che aveva guidato uomini battaglieri si era arreso immediatamente
alla passione più ardente e ottusa. Non era nemmeno caduto in
piedi ma era rotolato in un letto. Si morse le labbra fino a farsi male
e prese a chiedersi cosa significasse tutto questo e cosa v'era di
reale amore in quella improvvisa spedizione notturna. O cosa vi
si nascondesse dei tanti inghippi che avevano preso ad aleggiare
intorno all'abitazione delle due donne e intorno al suo stesso
malessere. 






(Continua)








 
 
 

Il rumore dei passi. Ventunesimo estratto.

Post n°224 pubblicato il 04 Luglio 2016 da street.hassle







"Il suo amico aveva quella che i dottori chiamano una pulsione di morte?"
Era mio amico" Replicò piccato Atwater "E lasciami dire che parole come
Pulsione di Morte dalla tua bocca suonano stupide." Sesil capì di avere
toccato un tasto dolente e lasciò correre "Non sono una persona colta.
Leggo parecchio ma, a volte, mi rimangono in testa solo delle definizioni,
parole isolate che però non si distanziano tanto dalla realtà. Nel mio
piccolo penso di avere il dono della sintesi." "Un pescatore filosofo" Fece
Leslie scrutandolo sino in fondo all'anima. "No. semplicemente su 3.000
parole ne isole due o tre, come fa la gallina quando becca il mangime.
Che poi ne siano la sintesi perfetta è tutto da vedere." Il capitano si sentì
rinfrancato dall'onestà e dalla mancanza di superbia del giovane, e iniziò
a raccontargli un po' della sua vita. Di Andrea e delle due bambine, e del
timore di non rivederle mai più. "L'Islanda è un Paese tranquillo" Rispose
Gunnarsson "Qui non ci sarà nessuna guerra." "Non è questo. è l'evento
che mi è capitato: il finire a parlare in gutturale islandese e cadere privo
di sensi." "Certo è una situazione complicata, ma risolvi la causa del male
e risolvi anche il male." "Quelle due sorelle" Insistette Atwater "Non so se
mi facciano del bene. A volte ho come l'impressione di essere tenuto come
...ostaggio." "Isveig e Eyleif hanno fama di persone isolate e tranquille. La
loro madre era malvista perché si era portata dall'Inghilterra tutte quelle
teorie Wiccan in un periodo in cui non era assolutamente facile spingersi
così avanti. Il mio modesto parere è che fosse innocua, che non avesse
nulla della strega, quale la consideravano gli altri. Il suo era un semplice
culto neopagano, la Grande Madre etc. ma la gente, ovviamente, non
capiva. Si è cresciuta le figlie da sola come stanno facendo le donne con
Agnes..." "Aiutami, Sesil" Lo interruppe turbato Leslie "Qui abbiamo un
probabile omicidio e uno spirito non placato. Aggiungici il fantasma di
una madre wiccan e il quadro è completo. Sono finito nella tela di un
ragno: almeno questa è la mia impressione." "Filippus è una brava
persona" Soggiunse il giovane quasi sovrappensiero "Sta solo cercando
di dipanare la matassa della sparizione di suo fratello Baltasar" "Su
questo non ho dubbio ma perché Eyleif o la sorella avrebbero dovuto
ammazzare Baltasar? Era così oppressivo e disturbante? Non potevano
rivolgersi ai tutori dell'ordine?" "Questa terra ha una tradizione di vendette,
sangue, violenza. La polizia e i militari servono a poco. Tutto può essere
avvenuto nell'impeto di uno scatto di rabbia, un coltello, un'improvvisa
esasperazione." "Baltasar voleva sposarsi con Eyleif, vero? E lei da
quell'orecchio non ci sentiva?" "Precisamente. Diceva che avrebbe
cresciuto Agnes con la sorella, e questo ha fatto impazzire di rabbia
l'uomo che le aveva dato la figlia. Lei diceva che era stato un errore
giacere con Baltasar, che lo aveva fatto per noia e ribellione alle tradizioni
familiari. Poi, quando si è rimessa in carreggiata le è restata solo una
profonda avversione e disprezzo per quel povero uomo...Ma ora debbo
andare un attimo in paese a sistemare una faccenda. Non scapperai,
vero?" Leslie Atwater gli strizzò l'occhio. Non capiva bene la ragione
ma quel giovanotto aveva il potere di quietarlo e di mettergli a fuoco
i pensieri. "Ah, un'ultima cosa: fossi in te quel libro di David Fitzroy
lo lascerei da parte per qualche tempo."






(Continua)








 
 
 

Il rumore dei passi. Ventesimo estratto.

Post n°223 pubblicato il 29 Giugno 2016 da street.hassle






Verso sera Sesil Gunnarsson fu condotto a fare conoscenza con l'uomo
che avrebbe dovuto accudire e a cui avrebbe dovuto badare con la
complicità che solo tra maschi si può stabilire. Si strinsero la mano e
Leslie Atwater fu nuovamente l'impeccabile ufficiale inglese sbarcato
sulle coste dell'Islanda. Chiacchierarono un po' e Sesil gli parlò dei suoi
tanti viaggi malgrado la giovane età. "Mi dispiace per il mio autista
precedente, Matt Flint, ma era un militare e non poteva stare sempre
nei dintorni a badare a uno strano malato." Fece Leslie. "Non ha timore
che i suoi superiori la facciano trasferire all'ospedale militare?" Disse
Sesil guardandosi un'unghia "Oh no. I militari islandesi hanno già
chiarito che la mia situazione mi impedisce trasferimenti bruschi
e che, al momento, la mia permanenza in questa casa è indispensabile."
"Va bene, Se la sente di fare un bagno o è ancora troppo debole?"
Isveig e Eyleif alle loro spalle annuirono vigorosamente e il capitano
inglese si guardò intorno un po' dubbioso. "Beh, penso sia necessario.
La mia situazione igienica sta collassando." Le due donne uscirono dalla
stanza e il robusto Sesil issò Leslie sulle sue spalle e lo condusse nel
bagno. Qui lo aiutò a spogliarsi e dopo lo immerse nella vasca, che
aveva appena scaldato. Lo ripassò di brusca e striglia e quando ebbe
finito il britannico si sentì come se un peso di diversi chili gli fosse
caduto dal corpo. Lindo e lucente indossò un accappatoio e tornò
a dirigersi, sostenuto da Sesil, verso il proprio letto. Fu mentre si
stava accomodando che lo sguardo del ragazzo cadde sull'opera
di David Fitzroy, l'amico letterato di Leslie scomparso a Dunkerque.
"Di cosa si tratta?" "Di una delle cose che ho più care al mondo: è
il lavoro poetico di un amico carissimo morto in guerra qualche anno
fa." "Posso dargli un'occhiata?" "Certamente." Gunnarsson afferrò
il librone in brossura e cominciò a sfogliarlo. "Non ne capisco tutto
ma non si può certo dire che il suo amico fraterno fosse un grande
allegrone." Atwater sorrise :"David ha passato un'infanzia complessa
con la scomparsa della madre e del fratello. Questo lo ha senza dubbio
segnato. Anche negli anni degli studi era un personaggio schivo e
isolato. Poi è arrivata la guerra con il suo carico di disgrazie a
peggiorare le cose." "Sa mica com'è morto?" "So solo che era
infermiere e che ne ha viste di cotte e di crude. Qualcuno mi ha
parlato di una granata caduta nei dintorni del campo mentre si
occupava dei primi feriti." "Fosse vera, una morte eroica." "Perché?
Non ci credi?" "Un infermiere ha tanto di quel materiale sottomano.
Perché non una quadrupla dose di morfina?" Leslie non rispose
ma prese a scrutare attentamente Sesil :"Non mi piacciono queste
insinuazioni." "Lo so, e me ne scusi. Il fatto è che ho un problema
con questo librone: trasuda morte a ogni pagina."





(Continua)







 
 
 

Il rumore dei passi. Diciannovesimo estratto.

Post n°222 pubblicato il 25 Giugno 2016 da street.hassle

 






L'uscita di Filippus fu ben presto seguita da quella dei due militari
islandesi, che si raccomandarono di ignorare eventuali nuove
incursioni dello spirito che impregnava il povero ufficiale inglese.
"Ignorarlo? Lo ritieni davvero così facile, capitano? I deliri di quel
poveretto ci stanno portando sull'orlo della nevrosi." "Troveremo
la soluzione a costo di far scavare tutta la spiaggia." "Allora dai
ragione a quel pazzoide. Ritieni che sia davvero Baltasar non
ancora placato." Jòn Beiddarsson ristette immobile sulla soglia
di casa ma il suo sguardo era rivolto al bagnasciuga prospiciente
l'abitazione :"Conosco anche troppo bene Baltasar Danielsson
e Dio mi è testimone d'avere sentito la sua presenza durante le
manifestazioni di quell'essere, qualunque cosa sia...ho motivo
di credere che Filippus possa avere ragione." Eyleif non rispose
e fece per rientrare ma prima lanciò un cenno nei confronti di
Sesil Gunnarsson, l'autista tuttofare che aveva sostituito Matt
Flint :"E quel ragazzo? Se ne starà in macchina tutto il tempo
ad aspettare i nostri comodi e quelli di una persona infestata?"
Falur intervenne a bassa voce :"Potreste dargli un letto, una
sistemazione. vi tornerà comunque utile. L'abbiamo reclutato
fra i pescatori, è un ragazzo sveglio." E invitò con l'indice
Sesil ad avvicinarsi. Era un giovanotto di bellezza asprigna
e selvatica, con un folto cespuglio di capelli ricciuti e biondi,
un volto bruciato dal sole, braccia e corpo proporzionati e mani
curiosamente delicate malgrado il lavoro faticoso che aveva
da poco abbandonato. "Toh, sei stato davvero membro di
qualche equipaggio? Non si direbbe dalle tue manine." Fece
Isveig, sottilmente velenosa. Sesil non reagì ma si fissò le
estremità come sovrappensiero. "Penso sia un dono. Alcuni
dicono che con queste mani riesco a guarire. Sulle navi ho
fatto spesso da infermiere ed è quello il ruolo a cui mi hanno
adibito, quasi portassi fortuna." "Ti è stato detto dell'inglese
che si trova nella stanza in alto?" Sesil atteggiò le labbra a
uno strano broncio e rispose :"Sì, mi è stato accennato."
"Ti va di fare da autista e infermiere?" Gli fece Isveig "Ovvio
che sarai pagato dal nostro esercito per questo." " Per me
è la stessa cosa. Quando si riceve un dono è cosa buona
non sprecarlo." "Beh, vieni dentro allora. Ti sistemeremo
nello sgabuzzino. C'è anche una branda se hai necessità
di riposare." Sesil Gunnarsson si riscosse dalla sua posizione
a braccia conserte ed entrò guidato da Eyleif mentre Isveig
si fermava a salutare i due militari islandesi. "Beh, pensi
di prendere un'autista e ti ritrovi un infermiere." Fece giulivo
Jòn Beiddarsson. Isveig accennò affermativamente "Penso
veramente che quel ragazzo non sia arrivato dal nulla."







(Continua)









 
 
 

Il rumore dei passi. Diciottesimo estratto.

Post n°221 pubblicato il 22 Giugno 2016 da street.hassle

 






"Baltasar?" Fece Leslie Atwater sobbalzando e ponendosi alla
ricerca mentale di cosa gli suggerisse quel nome. "Baltasar"
Ripeté Filippus "Mio fratello." "Adesso basta" Intervenne Eyleif
con il volto congestionato "Stai approfittando anche troppo della
nostra disponibilità." E fece per trascinarlo via stringendogli il
braccio. "Un momento" Fece il capitano inglese rammentando
ogni dettaglio :"Tuo fratello è morto. Che motivo avrebbe il suo
spirito di occuparmi?" "Non è placato. Io debbo ritrovare le sue 
ossa e dargli una degna sepoltura. Lo spettro di Baltasar  impregna
questa casa e i dintorni. Ho cercato in mille modi e maniere il suo
cadavere ma finora non sono approdato a nulla. Vi è qualcuno qui
dentro che dovrebbe aiutarmi." Calò un silenzio pregno di tensione
ma nessuno trovò il coraggio di aprire bocca. Leslie afferrò il polso
di Filippus :"Allora fallo parlare! Perché s'impegna così tanto a
infestarmi e ora non dice nulla?" Filippus si rivolse a Falur con
voce tremante e chiese :"Ha confidato qualcosa in quei momenti?
Cosa ha rivelato?" Falur si strinse nelle spalle :"Ha parlato di un
boschetto di larici, una spiaggia con un grande naso e una specie
di tumulo. sinceramente non vi ho capito granché." Il fratello di
Baltasar lasciò cadere le braccia tese e assunse un'aria cogitabonda.
"è ancora troppo poco. Abbiamo bisogno di particolari meglio definiti.
Il lembo di terra che si estende fiancheggiato da boschi di larici è
esteso per chilometri, così come la presenza di promontori strani.
Per non parlare di quella specie di tumulo. Significa tutto e niente."
Eyleif, che era stata silenziosa sin troppo a lungo, esplose infine
con rabbia e disgusto :"Fuori da questa casa, adesso! Hai avuto
la tua parte dei deliri di un malato. Penso sia il momento di darci
un taglio, Filippus Danielsson. Abbiamo portato anche troppa
pazienza con te." Sorprendentemente l'uomo non reagì con astio
ma raccolse le sue riflessioni insieme allo scalpiccio degli stivali
di gomma e uscì dalla stanza con uno sguardo significativo. Poi
discese la scala e, senza salutare, imboccò l'uscita guardando
fisso davanti a sé.






(Continua)







 
 
 

Il rumore dei passi. Diciassettesimo estratto.

Post n°220 pubblicato il 18 Giugno 2016 da street.hassle







Bussarono alla porta principale e tutti ebbero un sobbalzo. Dopo
qualche istante di gelo Eyleif si sollevò dalla sedia e guardò
attraverso le tendine non senza trattenere un'esclamazione di
rabbia. "è Filippus" Mormorò, tornando al centro del salotto "Io
non intendo aprirgli." Tutti restarono immobili, con la chiara
sensazione che fosse la cosa più strana che potesse accadere
in quella giornata già bizzarra e inquietante. Fu Jòn a calarsi il
berretto in testa e a dirigersi all'ingresso :"Resterà lì comunque
finché non gli avrete aperto. Vi assedierà il giardino. Vi sono
situazioni che è indispensabile affrontare." E così fece aprendo
uno spiraglio nella porta :"Che vuoi?" Filippus pareva malridotto.
Aveva indosso una vecchia giacca a vento azzurra e dei pantaloni
troppo leggeri. Ai piedi calzava degli stivali di gomma. "Ho sentito
dal suo autista che l'inglese sta molto male. è una brava persona
e volevo vederlo." "Non darai di matto, vero?" "L'ho forse mai
fatto?" "No, ma può sempre capitare. Entra. Non sei ubriaco, vero?"
"Mi ha mai visto ubriaco?" "Io no, ma gli spazi sono grandi e le case
dove rifugiarsi molto piccole. Magari bevi da solo. Alla sera, quando
arrivano i fantasmi." "I fantasmi sono dei gran suggeritori, e non
fanno paura. Nessuna necessità di allontanarli." Jòn Beiddarsson
si fece da parte e Filippus, dopo avere sbattuto gli stivali fece la
sua entrata in una casa che gli era evidentemente ostile e sgradita.
"Un momento" Fece Isveig "Chi le ha dato il permesso di fare
accedere quell'uomo?" Jon restò immobile mentre Filippus si
portò davanti alla maggiore delle sorelle :"Non sono venuto con
intenzioni bellicose. Perquisitemi pure. Non ho armi con me.
Neppure un cacciavite. volevo solo vedere il capitano, sperando
che sia migliorato e, se Dio vuole, cosciente." "Quando la smetterai
di tormentarci?" Intervenne Eyleif. "Io non tormento nessuno. Io sento
delle voci e le seguo." "Schizofrenico-paranoico." Sussurrò Falur
all'orecchio del suo commilitone. "E le voci ti dicono di scavare
buche tutto intorno alla nostra proprietà fino alla punta orientale?"
"A volte lo fanno. Sì." Isveig fece un cenno ai due militari come a
 dire 'Ecco lo vedete. Si presenta da solo'. Dopo di che nessuno
si premurò di impedirgli di accedere ai piani superiori. "Ma aspetta
che scenda il dottore, almeno." Quando il medico calò rumorosamente
dall'alto Filippus prese la via inversa seguito da Falur ed Eyleif.
"Non posso stare solo con lui?" Fece, quasi implorante, fissando
Jòn Beiddarsson. "Non mi sembra davvero il caso." fu la risposta
asciutta e dura. Il visitatore non aggiunse altro e si diresse verso la
stanza di Leslie Atwater seguito come due ombre dall'uomo e dalla
donna. Quando vi entrò il capitano stava appoggiato con la schiena
su una pila di cuscini e sembrava un pochino ritemprato. La vista
di Filippus lo scosse per un attimo, essendo l'ultima persona che
avrebbe immaginato in quell'abitazione. "Capitano" Fece l'intruso
con un lievissimo inchino "Mi dispiace per quello che è successo
ma temo che Baltasar non abbia trovato opposizioni a penetrarla." 






(Continua)








 
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

cassetta2urlodifarfallaAndanteandanterozappaanastomosidisabbiaLess.is.moreNarcysseboezio62Lutero_Paganoalb.55zlacey_munrotastoexploraangi2010attore49
 

Ultimi commenti

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963