All your two-bit psychiatrists
are giving you electroshock
They said, they'd let you live at home with mom and dad
instead of mental hospitals
But every time you tried to read a book
you couldn't get to page 17
'Cause you forgot where you were
so you couldn't even read
Don't you know they're gonna kill your sons
don't you know gonna kill, kill your sons
They're gonna kill, kill your sons
until they run, run, run, run, run, run, run, run away
Mom informed me on the phone
she didn't know what to do about dad
Took an axe and broke the table
aren't you glad you're married
And sister, she got married on the island
and her husband takes the train
He's big and he's fat
and he doesn't even have a brain
They're gonna kill your sons
don't you know they're gonna kill, kill your sons
Don't you know they're gonna kill, kill your sons
until they run away
Creedmore treated me very good
but Paine Whitney was even better
And when I flipped out on PHC
I was so sad, I didn't even get a letter
All of the drugs, that we took
it really was lots of fun
But when they shoot you up with thorizene on crystal smoke
you choke like a son of a gun
Don't you know they're gonna kill your sons
don't you know they're gonna kill, kill your sons
Don't you know they're gonna kill, kill your sons
until they run, run, run, run, run, run, run away
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Post n°229 pubblicato il 25 Luglio 2016 da street.hassle
Scesero insieme le scale, ben coperti e s'avviarono verso la porta d'ingresso. Eyleif stava preparando la colazione e si stupì dell'idea che aveva sorpreso i due di fare una passeggiata lungo la spiaggia. "La giornata non è delle migliori" disse scotendo la testa "Quando mai vi è stata una giornata migliore in Islanda?" Replicò asciutto Leslie Atwater. Loro due erano già distanti. Come se nemmeno avessero condiviso un letto e una passione. Il capitano evitò persino di guardarla mentre si avviava a braccetto di Isveig verso l'uscita. "Come volete. Significa che non avete fame." I due non risposero e si chiusero l'uscio alle spalle. Tirava un vento gelido e qualche goccia di pioggia si spalmava sui loro visi (pure ben protetti) e sulle loro giacche termiche. Discesero alcuni gradini in legno e furono già sul bagnasciuga. Poi, lentamente, si avviarono sostenendosi lungo la sabbia. Leslie era di pessimo umore: "Ha visto Eyleif? Mi ha a malapena schizzato un saluto. " "Perché? Lei ha forse fatto qualcosa di diverso? Voi uomini vorreste che fosse sempre la donna a dimostrarvi qualcosa. Appartenete alla stirpe dei tiranni." L'inglese fece finta di nulla e aumentò il passo (per quanto gli era possibile) lungo la sottile striscia. In lontananza si intravedeva una curiosa forma rocciosa a guisa di becco, o di naso. "è quello il naso di Birkir?" Interloquì l'uomo. "Precisamente" Replicò la donna. "C'arriveremo?" "Dipende da lei e dal suo stato di salute. "Ah, Io mi sento bene." E presero ad accelerare il passo, fino a sfiorare da pochi metri la strana costruzione naturale. "Davvero è naturale?" "Chi può affermarlo? Le pietre non sono così pesanti da non potere essere spostate. Tranne il naso, ovviamente. Quello è lì da tempo immemorabile." Atwater salì sull'escrescenza rocciosa e cominciò a muoversi con fatica di pietra in pietra. "Mi aspetti! Senza le stampelle è in difficoltà." "Oh, non si curi di me. Piuttosto mi chiedo se due donne sarebbero in grado di muovere da sole tutto questo materiale per tumularvi un cadavere." Isveig fece una smorfia e si allontanò dal luogo dando le spalle all'ufficiale. "Mi aspetti" Gridò questi. "Non riuscirò mai a ritornare alla vostra casa da solo." Ma la donna, con passo svelto già stava ripercorrendo il litorale in direzione della magione. Leslie imprecò a bassa voce e scivolò dagli scogli sulla sabbia. Disteso per terra boccheggiava e imprecava sottovoce. "E ora?" Isveig lo aveva mollato dopo la sua infelice sortita sul cadavere. La pioggia cadeva sempre più fitta e le gambe cominciavano a dolergli. "Dannata troia!" ebbe il tempo di gridare prima di iniziare a muoversi carponi verso oriente. La bocca gli si riempiva di sabbia e una serie di fitte articolari lo trafiggevano mentre Isveig era ormai scomparsa alla sua vista, nella nebbia. (Continua)
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Post n°228 pubblicato il 20 Luglio 2016 da street.hassle
Leslie Atwater si sentiva in forze. Dopo la notte passata con Eyleif sembrava che lo spirito oscuro che lo invadeva si fosse acquietato, o fosse pensieroso. Provò ad alzarsi con le stampelle e girò per la stanzetta fino a sopraggiungere alla sua solita, abituale finestra. Era lievemente stupito che nessuno del quartiere generale si fosse fatto vivo in quei giorni, ma dovevano essere stati avvertiti dagli islandesi che si trattava di una questione estremamente delicata e che il capitano aveva bisogno del più assoluto isolamento. V'era già un medico del posto a seguirlo, anche se non sapeva che pesci pigliare. Al suo piccolo girovagare per il locale era corrisposto un rumore di passi lungo le scale principali. Di certo una delle sorelle stava venendo a controllare che cosa stesse combinando. Lui provò un moto sorprendente di stizza di fronte a quella dimostrazione interessata di solerzia. Pensò ad Andrea e penso alle bambine, e il senso di colpa gli si accese in modo talmente acuto da scagliare una delle stampelle contro lo scrittoio. Aveva appena compiuto quel gesto che la porta si aprì ed apparve il viso lungo e mortificato di Isveig. "Mi è scivolata la gruccia" Tentò di giustificarsi Atwater. Lei annuì col capo ma si intuiva che aveva capito tutto. "Si sente come un leone in gabbia, vero?" L'ufficiale sfoderò un sorriso sarcastico. "Mi sento sequestrato." Fuori dalla finestra la pioggia cominciava a sferzare i vetri e la giornata si annunciava umida e (come sempre) ventosa. "Stiamo facendo il possibile per liberarla dalle sue turbe e da quella...strana presenza." "Come infilarmi nel letto sua sorella?" Si pentì immediatamente di quello che aveva detto ma era troppo tardi. Si torse le mani fino a farsi male e a farsi diventare bianche le nocche. Isveig aveva abbassato il volto: "Non è stata una mia idea. Eyleif era convinta di una cosa..." "Cosa?" "Di scacciare lo spettro di Baltasar dimostrandogli che non lo amava più, che forse non lo aveva mai amato. E per lei l'unica maniera è stata quella di ...fare l'amore con lei." "Sono un uomo sposato con figli." "Però non l'ha rifiutata." "Leslie si morse un labbro: "Sono confuso e dislocato in una realtà che non mi appartiene. Tutti i miei punti di riferimento usuali sono crollati. è come se fossi prigioniero in un'altra dimensione." "Però si sente meglio adesso." "Fino alla prossima crisi" constatò amaramente l'uomo "E chissà quando sarà. Comunque è vero che mi sono ritornate le energie. Forse è una tregua, forse, se Dio vuole, sono libero da quell'essere nel mio corpo. Magari mi toccherà ringraziare Eyleif. Però adesso vorrei fare una camminata sulla spiaggia, sono stufo di agonizzare fra questi legni." Isveig accennò un sorriso: "Va bene, l'accompagnerò Io. Però non faccia sforzi inutili. Giusto una breve escursione protetti dalle giacche a vento." "Va bene. Mi lasci un po' solo che mi preparo." (Continua) |
Post n°227 pubblicato il 16 Luglio 2016 da street.hassle
Era notte quando Sesil salì sulla jeep e si diresse verso la periferia di Stokkseyri. Era una zona cosparsa di casette monoblocco ben diverse dal bell'edificio delle sorelle. Il vento percuoteva forte mentre il ragazzo cercava di orientarsi in un paesaggio tutto uguale dove anche i nomi delle strade non indicavano nulla. Finalmente, dopo avere girato a vuoto per parecchio tempo s'arrestò di fronte a una scatola di sardine con le pretese di essere un'abitazione confortevole. Un minuscolo steccato recintava una fettuccia di terra cosparsa di pianticelle selvatiche e fiori resistenti al pesante clima della zona. La casa era dipinta di un giallo strampalato ma non invadente, anzi sembrava adattarsi perfettamente al circondario e donare un senso di protezione e calore, il tetto aguzzo copriva quella minuscola magione con fare affettuoso e sembrava invitare Sesil a venire ed entrare pure lui a scaldarsi. Lui aprì il cancello e avanzò per qualche passo fino a bussare con discrezione alla porta. Attese un minuto e dei passi rumorosi arrivarono sulla soglia e sbloccarono l'ingresso. Il viso di Filippus comparve e si allargò in un sorriso magnetico mentre la mano faceva cenno di accomodarsi. Il giovane non si fece pregare e mise piede nel piccolo rifugio dell'uomo. "Vieni. Stavo solo leggendo qualcosa: I Notturni di Hoffmann. Accomodati pure, c'è della vodka sul tavolo, e un po' di formaggio." Grazie, ma non resterò a lungo" E si tolse il cappellino militare "Volevo solo sentire cosa ne pensi della casa delle sorelle e del destino dell'inglese." Filippus corrugò la fronte e si sedette di fronte alla tavola, non prima di avere allungato una sedia anche al suo curioso interlocutore. "Le due sorelle faranno di tutto per allontanare Baltasar dal corpo del loro ospite." "Ti da tanto fastidio?" "Non capisci, Sesil," Urlò quasi l'uomo afferrando il braccio del giovane e iniziando a scuoterlo: "Lo spirito di mio fratello dentro quel militare è l'unica cosa che mi rimane per riuscire a ritrovarne i resti. Lui sta comunicando qualcosa ma la sua trasmissione è difettosa. Oh, quanto di quel sangue deve essere stato versato!" "Lo so cosa stai pensando: vorresti essere presente quando Baltasar tornerà ad abitare Atwater, ma te lo hanno impedito e te lo impediranno sempre." "Già. Lo so" Esalò Filippus e abbassò il mento sopra il petto. "Conosci un certo David Fitzroy?" L'uomo si riebbe in un istante e fissò interrogativamente Sesil: "Chi è? Un collega dell'inglese?" "In un certo senso. è un poeta e scrittore. E pure un soldato. Era un amico di Leslie Atwater morto a Dunkerque nel 1940. Ha lasciato un libro con alcune sue composizioni al nostro ufficiale, e penso che Atwater ne sia ossessionato." Filippus si batté con il palmo della mano sulla fronte: "Ora comprendo dove vuoi arrivare! Quel libro gli avrebbe fatto da porta per accedere alla nostra esistenza!" "Proprio così. è un autentico libro nero, e fintantoché Leslie lo avrà al suo fianco niente e nessuno potrà impedire a Baltasar di manipolare e condizionare i comportamenti della vittima." Filippus si oscurò improvvisamente e ingollò il suo bicchierino di vodka seguito, a sua volta, dal giovane: "Di cosa mi vuoi convincere? Mi annunci che intendi rubare il libro a quell'ufficiale e magari bruciarlo? Sai bene che per me questa sarebbe una notizia atroce...Io ho bisogno della presenza di Baltasar." Sesil sorrise in modo obliquo e sembrava quasi che il suo volto fosse riflesso in migliaia di specchi: "Nessuno ha parlato di distruggerlo, anche perché forse servirebbe a poco. Magari si potrebbe...leggerlo." (Continua) |
Post n°226 pubblicato il 12 Luglio 2016 da street.hassle
Nel frattempo Sesil Gunnarsson si era portato presso i suoi anfitrioni: Jòn Beiddarsson e Falur Heimirsson. Sistemata la situazione notturna dei propri soldati, questi ultimi si accingevano a fare ritorno al loro comando generale presso cui avevano giaciglio. Ad attenderli davanti ai cancelli della struttura trovarono il giovane uomo intento a fumare una sigaretta. Lo riconobbero immediatamente pur nella semioscurità e gli si avvicinarono. "A cosa dobbiamo questa incursione? Non dovevi seguire l'inglese diciotto ore al giorno?" Fece Beiddarsson "Cominci già a darci preoccupazioni?" "L'inglese sta bene e passerà una notte tranquilla. Piuttosto: volevo parlare con voi della possibilità di drenare la spiaggia con i militari." "Alla ricerca di qualche osso spolpato? Chiunque abbia sepolto Baltasar lo ha fatto sotto qualche centimetro di sabbia. Gli animali alla ricerca di carogne l'ho avranno già scavato da un pezzo." "Non dappertutto; esiste il Naso di Birkir a tre chilometri dalla casa delle donne. è un promontorio sassoso e lo conoscete bene. Certo, è un'impresa lunga e noiosa spostare quel pietrame, ma è possibile che la verità si celi lì sotto. M'avete detto voi stessi che nei suoi deliri Atwater o chi per lui parlava di un naso." "E di un boschetto. Non c'è vegetazione sopra il naso di Birkir." "Ma v'era nel posto dove hanno probabilmente ammazzato il fratello di Filippus. Il corpo è stato trascinato per alcune centinaia di metri da alcune braccia robuste e celato sotto la sassaia." "Sembri avere le idee chiare, Sesil, ma per noi è impossibile stornare dei soldati dal loro lavoro di controllo delle coste per cercare il cadavere di qualcuno sparito qualche anno fa in circostanze mai chiarite." Gunnarsson fece una smorfia :"Volete che lo facciamo Io e Filippus? Conviene poco anche a voi. La cosa verrà risaputa molto presto in paese e si comincerà a bofonchiare che i militari hanno scheletri nell'armadio per non cercare i resti di un ragazzone stimato da tutti come Baltasar." Falur Heimirsson accennò un sorriso di fronte alle sottigliezze del giovanotto ma fu anche lui irremovibile, come il compagno: "Sarebbe peggio muovere i militari. è un momento delicato, politicamente e storicamente, e chissà cosa la gente potrebbe venire a inventarsi. Se vuoi scavare con Filippus, beh libero di farlo. Accettiamo il rischio delle malelingue." E lo scavalcarono per andare a coricarsi nell'imponente edificio militare. Sesil li lasciò transitare ma un ghigno beffardo gli percorse nervosamente i tratti del viso perfetto 'Ignoranti' Pensò 'In questa Terra il vento soffia forte e smaschera anche i segreti meglio custoditi.' (Continua) |
Post n°225 pubblicato il 08 Luglio 2016 da street.hassle
Sesil uscì dalla stanza lasciando Leslie perplesso e attonito. Cosa intendeva il ragazzo suggerendogli di lasciare perdere il libro del suo amico defunto David Fitzroy? Cosa v'era di tanto sconsigliabile in quella lettura? Non si trattava d'una semplice questione d'atmosfera morbosa, i riferimenti nelle sue parole erano più precisi. Vi si celava il suggerimento che in quell'opera si nascondesse qualcosa che riguardava anche l'attuale stato del capitano. Era quasi sera e il giovane s'era recato chissà dove per chissà quale affare. Atwater si girò nel letto e prese ad assopirsi. Stranamente si sentiva meglio rispetto agli ultimi giorni. Nessun peso sul petto che lasciasse presagire una visita del suo misterioso inquilino. Fu proprio mentre stava abbandonando la vigilanza della coscienza che la porta scricchiolò e alcuni passi di piedi nudi risuonarono sull'impiantito. La luce era spenta e solo il potente riflesso della luna illuminava il rifugio dell'ufficiale inglese. Questi non osò voltarsi e solo quando una mano si posò sulla sua spalla ebbe uno scatto voltandosi dolorosamente. Il viso di Eyleif lo sovrastava sopra un corpo integralmente spogliato. Leslie ebbe un sobbalzo e cercò di dire qualcosa ma il coraggio lo abbandonò nello stesso istante che i suoi occhi si posavano sulle morbide rotondità delle forme della donna. I lunghi capelli biondi le facevano da cornice e attutivano l'improvvisa violenza del desiderio dell'uomo. Lei si portò l'indice alla bocca e prese a scivolare sotto le coperte del letto. Lui l'attrasse a sé, incapace di portarsi davanti agli occhi l'immagine della moglie Andrea e delle sue due bambine. La mano gli prese a tremare mentre carezzava il seno copioso e i fianchi di Eyleif, e la bocca non riusciva a formare parola per arrestare ciò che somigliava a un salto dentro un pozzo oscuro. Lei lo baciò e prese a spogliarlo rapidamente mentre lui si spingeva sopra il suo corpo arcuato. Dei leggerissimi sospiri presero a colmare la stanzetta e la cadenza della passione rintoccò al ritmo dei due amanti improvvisi per diversi eterni minuti. Quando si riebbe, al mattino, Leslie Atwater era solo, con ancora l'incavo lasciato dalle forme della donna nel suo materasso. Allungò la mano per tastare le pieghe delle lenzuola e portarsi alle narici il profumo dei capelli di Eyleif. Ma lei era sparita così come era apparsa, misteriosamente. E il capitano, mentre la passione si andava spegnendo lasciando il posto al ricordo, trovò anche il rimpianto a dolergli nello stomaco. Non era riuscito nemmeno per un istante a respingere il delizioso attacco di quella femmina. Lui che aveva guidato uomini battaglieri si era arreso immediatamente alla passione più ardente e ottusa. Non era nemmeno caduto in piedi ma era rotolato in un letto. Si morse le labbra fino a farsi male e prese a chiedersi cosa significasse tutto questo e cosa v'era di reale amore in quella improvvisa spedizione notturna. O cosa vi si nascondesse dei tanti inghippi che avevano preso ad aleggiare intorno all'abitazione delle due donne e intorno al suo stesso malessere. (Continua) |
Post n°224 pubblicato il 04 Luglio 2016 da street.hassle
"Il suo amico aveva quella che i dottori chiamano una pulsione di morte?" Era mio amico" Replicò piccato Atwater "E lasciami dire che parole come Pulsione di Morte dalla tua bocca suonano stupide." Sesil capì di avere toccato un tasto dolente e lasciò correre "Non sono una persona colta. Leggo parecchio ma, a volte, mi rimangono in testa solo delle definizioni, parole isolate che però non si distanziano tanto dalla realtà. Nel mio piccolo penso di avere il dono della sintesi." "Un pescatore filosofo" Fece Leslie scrutandolo sino in fondo all'anima. "No. semplicemente su 3.000 parole ne isole due o tre, come fa la gallina quando becca il mangime. Che poi ne siano la sintesi perfetta è tutto da vedere." Il capitano si sentì rinfrancato dall'onestà e dalla mancanza di superbia del giovane, e iniziò a raccontargli un po' della sua vita. Di Andrea e delle due bambine, e del timore di non rivederle mai più. "L'Islanda è un Paese tranquillo" Rispose Gunnarsson "Qui non ci sarà nessuna guerra." "Non è questo. è l'evento che mi è capitato: il finire a parlare in gutturale islandese e cadere privo di sensi." "Certo è una situazione complicata, ma risolvi la causa del male e risolvi anche il male." "Quelle due sorelle" Insistette Atwater "Non so se mi facciano del bene. A volte ho come l'impressione di essere tenuto come ...ostaggio." "Isveig e Eyleif hanno fama di persone isolate e tranquille. La loro madre era malvista perché si era portata dall'Inghilterra tutte quelle teorie Wiccan in un periodo in cui non era assolutamente facile spingersi così avanti. Il mio modesto parere è che fosse innocua, che non avesse nulla della strega, quale la consideravano gli altri. Il suo era un semplice culto neopagano, la Grande Madre etc. ma la gente, ovviamente, non capiva. Si è cresciuta le figlie da sola come stanno facendo le donne con Agnes..." "Aiutami, Sesil" Lo interruppe turbato Leslie "Qui abbiamo un probabile omicidio e uno spirito non placato. Aggiungici il fantasma di una madre wiccan e il quadro è completo. Sono finito nella tela di un ragno: almeno questa è la mia impressione." "Filippus è una brava persona" Soggiunse il giovane quasi sovrappensiero "Sta solo cercando di dipanare la matassa della sparizione di suo fratello Baltasar" "Su questo non ho dubbio ma perché Eyleif o la sorella avrebbero dovuto ammazzare Baltasar? Era così oppressivo e disturbante? Non potevano rivolgersi ai tutori dell'ordine?" "Questa terra ha una tradizione di vendette, sangue, violenza. La polizia e i militari servono a poco. Tutto può essere avvenuto nell'impeto di uno scatto di rabbia, un coltello, un'improvvisa esasperazione." "Baltasar voleva sposarsi con Eyleif, vero? E lei da quell'orecchio non ci sentiva?" "Precisamente. Diceva che avrebbe cresciuto Agnes con la sorella, e questo ha fatto impazzire di rabbia l'uomo che le aveva dato la figlia. Lei diceva che era stato un errore giacere con Baltasar, che lo aveva fatto per noia e ribellione alle tradizioni familiari. Poi, quando si è rimessa in carreggiata le è restata solo una profonda avversione e disprezzo per quel povero uomo...Ma ora debbo andare un attimo in paese a sistemare una faccenda. Non scapperai, vero?" Leslie Atwater gli strizzò l'occhio. Non capiva bene la ragione ma quel giovanotto aveva il potere di quietarlo e di mettergli a fuoco i pensieri. "Ah, un'ultima cosa: fossi in te quel libro di David Fitzroy lo lascerei da parte per qualche tempo." (Continua) |
Post n°223 pubblicato il 29 Giugno 2016 da street.hassle
Verso sera Sesil Gunnarsson fu condotto a fare conoscenza con l'uomo che avrebbe dovuto accudire e a cui avrebbe dovuto badare con la complicità che solo tra maschi si può stabilire. Si strinsero la mano e Leslie Atwater fu nuovamente l'impeccabile ufficiale inglese sbarcato sulle coste dell'Islanda. Chiacchierarono un po' e Sesil gli parlò dei suoi tanti viaggi malgrado la giovane età. "Mi dispiace per il mio autista precedente, Matt Flint, ma era un militare e non poteva stare sempre nei dintorni a badare a uno strano malato." Fece Leslie. "Non ha timore che i suoi superiori la facciano trasferire all'ospedale militare?" Disse Sesil guardandosi un'unghia "Oh no. I militari islandesi hanno già chiarito che la mia situazione mi impedisce trasferimenti bruschi e che, al momento, la mia permanenza in questa casa è indispensabile." "Va bene, Se la sente di fare un bagno o è ancora troppo debole?" Isveig e Eyleif alle loro spalle annuirono vigorosamente e il capitano inglese si guardò intorno un po' dubbioso. "Beh, penso sia necessario. La mia situazione igienica sta collassando." Le due donne uscirono dalla stanza e il robusto Sesil issò Leslie sulle sue spalle e lo condusse nel bagno. Qui lo aiutò a spogliarsi e dopo lo immerse nella vasca, che aveva appena scaldato. Lo ripassò di brusca e striglia e quando ebbe finito il britannico si sentì come se un peso di diversi chili gli fosse caduto dal corpo. Lindo e lucente indossò un accappatoio e tornò a dirigersi, sostenuto da Sesil, verso il proprio letto. Fu mentre si stava accomodando che lo sguardo del ragazzo cadde sull'opera di David Fitzroy, l'amico letterato di Leslie scomparso a Dunkerque. "Di cosa si tratta?" "Di una delle cose che ho più care al mondo: è il lavoro poetico di un amico carissimo morto in guerra qualche anno fa." "Posso dargli un'occhiata?" "Certamente." Gunnarsson afferrò il librone in brossura e cominciò a sfogliarlo. "Non ne capisco tutto ma non si può certo dire che il suo amico fraterno fosse un grande allegrone." Atwater sorrise :"David ha passato un'infanzia complessa con la scomparsa della madre e del fratello. Questo lo ha senza dubbio segnato. Anche negli anni degli studi era un personaggio schivo e isolato. Poi è arrivata la guerra con il suo carico di disgrazie a peggiorare le cose." "Sa mica com'è morto?" "So solo che era infermiere e che ne ha viste di cotte e di crude. Qualcuno mi ha parlato di una granata caduta nei dintorni del campo mentre si occupava dei primi feriti." "Fosse vera, una morte eroica." "Perché? Non ci credi?" "Un infermiere ha tanto di quel materiale sottomano. Perché non una quadrupla dose di morfina?" Leslie non rispose ma prese a scrutare attentamente Sesil :"Non mi piacciono queste insinuazioni." "Lo so, e me ne scusi. Il fatto è che ho un problema con questo librone: trasuda morte a ogni pagina." (Continua) |
Post n°222 pubblicato il 25 Giugno 2016 da street.hassle
L'uscita di Filippus fu ben presto seguita da quella dei due militari islandesi, che si raccomandarono di ignorare eventuali nuove incursioni dello spirito che impregnava il povero ufficiale inglese. "Ignorarlo? Lo ritieni davvero così facile, capitano? I deliri di quel poveretto ci stanno portando sull'orlo della nevrosi." "Troveremo la soluzione a costo di far scavare tutta la spiaggia." "Allora dai ragione a quel pazzoide. Ritieni che sia davvero Baltasar non ancora placato." Jòn Beiddarsson ristette immobile sulla soglia di casa ma il suo sguardo era rivolto al bagnasciuga prospiciente l'abitazione :"Conosco anche troppo bene Baltasar Danielsson e Dio mi è testimone d'avere sentito la sua presenza durante le manifestazioni di quell'essere, qualunque cosa sia...ho motivo di credere che Filippus possa avere ragione." Eyleif non rispose e fece per rientrare ma prima lanciò un cenno nei confronti di Sesil Gunnarsson, l'autista tuttofare che aveva sostituito Matt Flint :"E quel ragazzo? Se ne starà in macchina tutto il tempo ad aspettare i nostri comodi e quelli di una persona infestata?" Falur intervenne a bassa voce :"Potreste dargli un letto, una sistemazione. vi tornerà comunque utile. L'abbiamo reclutato fra i pescatori, è un ragazzo sveglio." E invitò con l'indice Sesil ad avvicinarsi. Era un giovanotto di bellezza asprigna e selvatica, con un folto cespuglio di capelli ricciuti e biondi, un volto bruciato dal sole, braccia e corpo proporzionati e mani curiosamente delicate malgrado il lavoro faticoso che aveva da poco abbandonato. "Toh, sei stato davvero membro di qualche equipaggio? Non si direbbe dalle tue manine." Fece Isveig, sottilmente velenosa. Sesil non reagì ma si fissò le estremità come sovrappensiero. "Penso sia un dono. Alcuni dicono che con queste mani riesco a guarire. Sulle navi ho fatto spesso da infermiere ed è quello il ruolo a cui mi hanno adibito, quasi portassi fortuna." "Ti è stato detto dell'inglese che si trova nella stanza in alto?" Sesil atteggiò le labbra a uno strano broncio e rispose :"Sì, mi è stato accennato." "Ti va di fare da autista e infermiere?" Gli fece Isveig "Ovvio che sarai pagato dal nostro esercito per questo." " Per me è la stessa cosa. Quando si riceve un dono è cosa buona non sprecarlo." "Beh, vieni dentro allora. Ti sistemeremo nello sgabuzzino. C'è anche una branda se hai necessità di riposare." Sesil Gunnarsson si riscosse dalla sua posizione a braccia conserte ed entrò guidato da Eyleif mentre Isveig si fermava a salutare i due militari islandesi. "Beh, pensi di prendere un'autista e ti ritrovi un infermiere." Fece giulivo Jòn Beiddarsson. Isveig accennò affermativamente "Penso veramente che quel ragazzo non sia arrivato dal nulla." (Continua) |
Post n°221 pubblicato il 22 Giugno 2016 da street.hassle
"Baltasar?" Fece Leslie Atwater sobbalzando e ponendosi alla ricerca mentale di cosa gli suggerisse quel nome. "Baltasar" Ripeté Filippus "Mio fratello." "Adesso basta" Intervenne Eyleif con il volto congestionato "Stai approfittando anche troppo della nostra disponibilità." E fece per trascinarlo via stringendogli il braccio. "Un momento" Fece il capitano inglese rammentando ogni dettaglio :"Tuo fratello è morto. Che motivo avrebbe il suo spirito di occuparmi?" "Non è placato. Io debbo ritrovare le sue ossa e dargli una degna sepoltura. Lo spettro di Baltasar impregna questa casa e i dintorni. Ho cercato in mille modi e maniere il suo cadavere ma finora non sono approdato a nulla. Vi è qualcuno qui dentro che dovrebbe aiutarmi." Calò un silenzio pregno di tensione ma nessuno trovò il coraggio di aprire bocca. Leslie afferrò il polso di Filippus :"Allora fallo parlare! Perché s'impegna così tanto a infestarmi e ora non dice nulla?" Filippus si rivolse a Falur con voce tremante e chiese :"Ha confidato qualcosa in quei momenti? Cosa ha rivelato?" Falur si strinse nelle spalle :"Ha parlato di un boschetto di larici, una spiaggia con un grande naso e una specie di tumulo. sinceramente non vi ho capito granché." Il fratello di Baltasar lasciò cadere le braccia tese e assunse un'aria cogitabonda. "è ancora troppo poco. Abbiamo bisogno di particolari meglio definiti. Il lembo di terra che si estende fiancheggiato da boschi di larici è esteso per chilometri, così come la presenza di promontori strani. Per non parlare di quella specie di tumulo. Significa tutto e niente." Eyleif, che era stata silenziosa sin troppo a lungo, esplose infine con rabbia e disgusto :"Fuori da questa casa, adesso! Hai avuto la tua parte dei deliri di un malato. Penso sia il momento di darci un taglio, Filippus Danielsson. Abbiamo portato anche troppa pazienza con te." Sorprendentemente l'uomo non reagì con astio ma raccolse le sue riflessioni insieme allo scalpiccio degli stivali di gomma e uscì dalla stanza con uno sguardo significativo. Poi discese la scala e, senza salutare, imboccò l'uscita guardando fisso davanti a sé. (Continua) |
Post n°220 pubblicato il 18 Giugno 2016 da street.hassle
Bussarono alla porta principale e tutti ebbero un sobbalzo. Dopo qualche istante di gelo Eyleif si sollevò dalla sedia e guardò attraverso le tendine non senza trattenere un'esclamazione di rabbia. "è Filippus" Mormorò, tornando al centro del salotto "Io non intendo aprirgli." Tutti restarono immobili, con la chiara sensazione che fosse la cosa più strana che potesse accadere in quella giornata già bizzarra e inquietante. Fu Jòn a calarsi il berretto in testa e a dirigersi all'ingresso :"Resterà lì comunque finché non gli avrete aperto. Vi assedierà il giardino. Vi sono situazioni che è indispensabile affrontare." E così fece aprendo uno spiraglio nella porta :"Che vuoi?" Filippus pareva malridotto. Aveva indosso una vecchia giacca a vento azzurra e dei pantaloni troppo leggeri. Ai piedi calzava degli stivali di gomma. "Ho sentito dal suo autista che l'inglese sta molto male. è una brava persona e volevo vederlo." "Non darai di matto, vero?" "L'ho forse mai fatto?" "No, ma può sempre capitare. Entra. Non sei ubriaco, vero?" "Mi ha mai visto ubriaco?" "Io no, ma gli spazi sono grandi e le case dove rifugiarsi molto piccole. Magari bevi da solo. Alla sera, quando arrivano i fantasmi." "I fantasmi sono dei gran suggeritori, e non fanno paura. Nessuna necessità di allontanarli." Jòn Beiddarsson si fece da parte e Filippus, dopo avere sbattuto gli stivali fece la sua entrata in una casa che gli era evidentemente ostile e sgradita. "Un momento" Fece Isveig "Chi le ha dato il permesso di fare accedere quell'uomo?" Jon restò immobile mentre Filippus si portò davanti alla maggiore delle sorelle :"Non sono venuto con intenzioni bellicose. Perquisitemi pure. Non ho armi con me. Neppure un cacciavite. volevo solo vedere il capitano, sperando che sia migliorato e, se Dio vuole, cosciente." "Quando la smetterai di tormentarci?" Intervenne Eyleif. "Io non tormento nessuno. Io sento delle voci e le seguo." "Schizofrenico-paranoico." Sussurrò Falur all'orecchio del suo commilitone. "E le voci ti dicono di scavare buche tutto intorno alla nostra proprietà fino alla punta orientale?" "A volte lo fanno. Sì." Isveig fece un cenno ai due militari come a dire 'Ecco lo vedete. Si presenta da solo'. Dopo di che nessuno si premurò di impedirgli di accedere ai piani superiori. "Ma aspetta che scenda il dottore, almeno." Quando il medico calò rumorosamente dall'alto Filippus prese la via inversa seguito da Falur ed Eyleif. "Non posso stare solo con lui?" Fece, quasi implorante, fissando Jòn Beiddarsson. "Non mi sembra davvero il caso." fu la risposta asciutta e dura. Il visitatore non aggiunse altro e si diresse verso la stanza di Leslie Atwater seguito come due ombre dall'uomo e dalla donna. Quando vi entrò il capitano stava appoggiato con la schiena su una pila di cuscini e sembrava un pochino ritemprato. La vista di Filippus lo scosse per un attimo, essendo l'ultima persona che avrebbe immaginato in quell'abitazione. "Capitano" Fece l'intruso con un lievissimo inchino "Mi dispiace per quello che è successo ma temo che Baltasar non abbia trovato opposizioni a penetrarla." (Continua) |
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