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CUORE IN VIAGGIO

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E ti vengo a trovare...

Post n°421 pubblicato il 31 Ottobre 2011 da xteneraladyx

 

 

Era parecchio che non tornava in quel posto.

Aveva sempre odiato chi aspetta un giorno stabilito per farlo.

Lei ci andava quando sapeva di non trovare nessuno.

Le piaceva quel silenzio pieno di pace che l’accoglieva.

Quel rumore di vento e foglie e di cinguettanti  passeri tra i rami.

Avevano scelto un bel posto per lui.

Ora stava osservando la sua foto, quella che i genitori avevano scelto.

Quella dove sorrideva,
come faceva tutte le volte che entrava nella sua azienda.

Dodici anni  erano un tempo eterno e brevissimo.

Aveva lasciato tutti improvvisamente, una notte di un caldo luglio.

Aveva trentatre anni, gli anni di Cristo, quando aveva deciso di arrendersi.

Lui che non si arrendeva mai.

Ancora oggi si chiedeva perché, una persona come lui,
che aveva tutto per essere felice, faticasse così tanto a vivere.

Non aveva trovato risposte, perché forse non ce n'erano.

Ci sono animi fragili a cui il destino impone di essere ciò che non vogliono essere.

Si adeguano, cercano di andare avanti,
ma la loro anima è debole e si arrendono.

Lui si era arreso.

Lei pensava che ora forse stava finalmente bene.
Ora che poteva osservare tutto da un’altra prospettiva.

Qualche volta si sentiva quegli occhi che sorridevano dalla foto, puntati addosso.

Come  volesse dare una protezione,
un incoraggiamento a tutti quelli che gli avevano voluto bene.

Era andato via, per poter restare sempre tra quelli che amava.

 

 
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BacardiAndCola
BacardiAndCola il 02/11/11 alle 00:46 via WEB
Non mi piacciono le persone che non reagiscono ai colpi della vita.Spesso si portano malessere che elargiscono con estrema generosità a chi sta loro vicino:genitori, figli, amici...Penso sia un richiamo costante e mai sazio di attenzione che porta da altri sacrificio, caso contrario senso di colpa. Amo le persone che si rialzano in piedi. Voglio dire "Cappellino magico" che queste persone non mi fanno pena o tristezza...mi fanno rabbia.Sai, in un certo senso sono dei drogati...ma la droga è una scelta, non una malattia. Anche uscirne è una scelta.Chi mi fa pena eventualmente è chi subisce il loro stato...Forse sono categorica, qualcuno di caro, mi diceva sempre che in certe cose o sono bianco o sono nero...però io ho notato una cosa: Ogni volta che di fronte ad una "ingiustizia" reagivo in malo modo invece di dire "Poverina! o Poverino!" ottenevo reazioni molto più costruttive che l'unirmi al coro...notte notte.
 
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