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CERCASI LAVORATORE CHE ABBIA VOGLIA DI FARSI SCHIAVIZZARE!
Post n°78 pubblicato il 15 Ottobre 2015 da carloreomeo0
Molti pseudo imprenditori, adottando questa semplice equazione: minimo investimento = massima resa, hanno capito che su quell’entità astratta, definita forza lavoro, è facile giocare al ribasso per aumentare i propri profitti. Grazie a questa convinzione diffusa si sentono legittimati a chiedere orari di lavoro massacranti, 10 ore consecutive, turnazioni assurde, giorni festivi che diventano lavorativi senza che il lavoratore percepisca alcuna maggiorazione o con maggiorazioni irrisorie, salari che spesso vanno al di sotto del minimo tabellare, ignorando e calpestando la dignità del lavoratore, dimenticando principi quale l’effetto stancante dovuto a lavori ripetitivi, e se qualcuno, non reggendo questi ritmi rivendica i suoi diritti non accettando l’inaccettabile, ecco che viene subito etichettato come quello che non ha voglia di lavorare. La vicenda dei lavoratori di Melfi è un caso eclatante di questa realtà, di come i sindacati siano diventati il portavoce dell’azienda, mentre ancora fingono di tutelare i lavoratori. Vi prego, prima di credere ai quei titoloni sensazionalistici scritti sui giornali che recitano pressa poco così: “NOTO RISTORANTE O AZIENDA, CERCA DISPERATAMENTE PERSONALE MA NESSUNO SI PRESENTA, MA GLI ITALIANI HANNO VOGLIA DI LAVORARE?” documentatevi sulle condizioni lavorative e salariali che suddetti datori di lavoro esigono, io l’ho fatto ecco perché ho deciso di scrivere questo post. E’ ora di finirla, di chiamare le cose con il proprio nome, non sopporto chi gioca con le parole, nascondendosi dietro di esse, generando un’informazione falsata che non tiene conto della realtà dei fatti. Non definiamo voglia di lavorare l’essere disposti, perché costretti dalla disperazione, a sottostare a simili condizioni, questo è e rimane schiavismo. Tanto con la crisi che c’è questi sciacalli sanno benissimo che la richiesta supera grandemente l’offerta e che qualcuno talmente disperato da lavorare in simili condizioni lo troveranno sempre, fosse anche solo per un periodo limitato, tanto il tasso di disoccupazione è tale da consentire un turn over continuo. In sintesi l’obiettivo primario di questi personaggi, che ancora qualcuno si ostina a chiamare imprenditori, è speculare sulla crisi e sull’altrui disperazione per aumentare i propri profitti. Come se non bastasse, ritmi lavorativi sempre più incalzanti, per raggiungere target produttivi sempre più elevati costringono i lavoratori a lavorare in condizioni di stress e affaticamento fisico considerevoli, che hanno come conseguenza disattenzione e rallentamento dei riflessi, queste le principali cause per cui aumentano gli infortuni sul lavoro e le morti bianche, nonostante in Italia l’occupazione sia in forte ribasso. Non so se tutto questo sia un effetto collaterale della riforma del lavoro (Jobs Act, tanto per usare un inutile inglesismo) o solo la diretta conseguenza della crisi occupazionale che da tempo attanaglia il nostro Paese. In tutta onestà io credo che il concatenarsi di entrambi questi fattori, in egual misura, ha contribuito a generare questa insostenibile situazione. Il paradosso è che il meccanismo diabolico innescato dal contratto a tutele crescenti, prevede che il lavoratore dovrà sottostare ai voleri dell’azienda sfruttatrice, se vorrà vedere prolungarsi nel tempo il suo rapporto di lavoro con essa, divenendo quindi di fatto sempre più precario e ricattabile, anche perché consapevole che, se esasperato dalle condizioni di lavoro, dovesse decidere di licenziarsi, non percepirebbe neanche il sussidio di disoccupazione. Non fatevi ingannare da quei media che vi raccontano che con i contratti a tutele crescenti c’è stato un notevole incremento delle assunzioni, la realtà è che molti dei lavoratori che già lavoravano con contratti interinali, sono stati licenziati e riassunti con il nuovo contratto affinché le aziende potessero accedere agli sgravi fiscali previsti dalla nuova legge, ma senza che il lavoratore abbia di fatto cambiato il suo stato di precarietà e di ricattabilità, come i fatti sopra citati stanno a dimostrare.
Sono consapevole di aver scritto un post eccessivamente lungo per i canoni internettiani, che tratta un argomento molto delicato e controverso, per questo ringrazio chi ha avuto la perseveranza e la pazienza di leggerlo fino in fondo, anche storcendo il naso magari. A voi temerari chiedo un ulteriore sforzo, di esternare la vostra opinione, il vostro punto di vista su tale tema. Vi ringrazio fin da ora per il vostro contributo alla discussione.
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