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« Gli attentati di ParigiMacchina del Tempo »

La verità sulle studentesse musulmane

Post n°85 pubblicato il 20 Novembre 2015 da carloreomeo0

“Alcune studentesse musulmane sono uscite dall'aula di una scuola di Varese, rifiutandosi di partecipare insieme ai compagni e all'insegnante al minuto di silenzio di lunedì scorso per commemorare la vittime degli attentati di Parigi.

«Siamo uscite dall'aula perché non abbiamo capito come mai si deve esprimere solidarietà solo alle vittime di Parigi e non a quelli che muoiono in tutti gli attentati in altre parti del mondo». Cosi, secondo quanto riferisce la preside Nicoletta Pizzato, avrebbero motivato il loro gesto le studentesse che sono uscite dall'aula al minuto di silenzio lunedì scorso.”

Sarebbe bastato non strumentalizzare quel gesto, come invece certa stampa, falsa e tendenziosa, sempre troppo incline a diffondere e alimentare quel clima di sospetto, di discriminazione, ha puntualmente fatto. Tale notizia infatti, è falsa e tendenziosa perché cela volutamente una parte della verità, ossia che non sono state solo le studentesse musulmane ad uscire dall’aula non rispettando il minuto di silenzio, ma anche studenti di altre nazionalità e fedi religiose, come riportato sulla Repubblica del 18/11/2015, accomunati dallo stesso pensiero, dalla stessa voglia di equità.

 

Io personalmente penso che quel gesto non sia affatto una mancanza di rispetto verso le vittime degli attentati di Parigi, o peggio da considerarsi come un gesto solidale verso l’operato dell’Isis, ma al contrario un grande gesto di rispetto verso tutte le vittime del terrorismo, per ribadire che non devono esistere vittime di serie A e di serie B. Servono gesti forti come questo, per scuotere l’opinione pubblica, per fare in modo che essa si sensibilizzi su questi temi, smettendola di farsi manipolare dai media. Il fatto che un tale gesto sia partito da dei giovani, riaccende un barlume di speranza verso il futuro, verso una nuova generazione che non è così propensa a farsi abbindolare dai mezzi di informazione, che sa porsi delle domande, non accontentandosi delle risposte preconfezionate, in quanto capace di cercare la verità nella realtà che li circonda, scovandola anche quando essa è stata nascosta da chi ci vorrebbe tutti omologati, accomunati da un comune modo di pensare, facilmente pilotabile. Credo che dovremmo anche noi reimparare a porci qualche interrogativo:  Chi vende le armi all’Isis, direttamente o indirettamente? Chi finanzia l’Isis? Chi da decenni sta tentando di occupare il Medio Oriente, chiamando tutto questo “missioni di pace” solo per avere il monopolio sulla produzione del petrolio?  

 
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