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LA SOFFERENZA...
Post n°328 pubblicato il 01 Ottobre 2020 da carloreomeo0
“Se negli occhi del mio cane avessi scorto la stessa sofferenza che da mesi ormai leggo in quelli di mio padre, sarei subito corso dal veterinario per farlo sopprimere.” Questa frase, che ad un lettore superficiale potrà sembrare assurda, paradossale, addirittura cinica, è pervasa invece da un’angoscia che pur profonda e lancinante cede il passo ad un amore puro, sconfinato, tale per cui chi la pronuncia, pur di porre fine alla sofferenza della persona amata è disposto a perderla, nonostante sia consapevole che quella perdita gli strazierà il cuore. Io vorrei che nessun figlio o figlia, pur amando i suoi genitori, fosse costretto, ad arrivare ad un tale livello di disperazione da dover pronunciare una frase del genere. Più di ogni altra cosa vorrei che nessun essere umano fosse condannato a subire il supplizio di quell’accanimento medico, che di fronte ad un quadro clinico tragico e irreversibile ha come unico scopo quello di protrarre nel tempo, acuendola, la sofferenza fino a quando essa non culmini nella morte. Vorrei che nessun figlio o figlia dovesse più provare quel senso d’impotenza nell’assistere inerme alla sofferenza dei propri genitori, sentendolo crescere fino a divenire una rabbia dolorosa e dilaniante, che attanaglia prima il cuore e poi lo stomaco, logorandoti dal di dentro. Di fronte a tutto questo, io credo che dovremmo concedere la stessa clemenza che oggi riserviamo agli animali, anche agli esseri umani, perché con questo dimostreremmo un’umanità che altrimenti non ci apparterrà mai.
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