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Un senso di pesantezza

Post n°199 pubblicato il 07 Maggio 2007 da sparus_rm
Foto di sparus_rm

Cammino distratto e svogliato con la testa bassa e le mani in tasca, indifferente, dal punto in cui ho trovato parcheggio alla stazione della metropolitana. La città mi si muove nei finestrini come un immutabile diorama. Leggo svogliatamente il mio giornaletto gratuito per isolarmi durante il viaggio facendo finta di interessarmi del mondo. Bestemmio per il crocchio di autisti che si forma alle pensiline mentre le vetture di quattro linee sono ferme e piene di gente. Percorro gli ultimi cinque minuti per arrivare al lavoro come un appuntamento fisso con quella sigaretta che rende ancora più cupi i miei pensieri. Esserci, non esserci o far finta di esserci è in definitiva tutto uguale. Mi chiudo in me stesso per essere impermeabile alle risate stupide e agli squilli del telefono, alle suonerie dei cellulari, a quelli che per essere sicuri dell’attività della propria mente pronunciano ad alta voce ogni pensiero che vi si affacci. La speranza l’è morta, l’entusiasmo anche. Lavoro senza entusiasmo, quasi trascinandomi. Eseguo senza obiezioni compiti stupidi, noiosi e ripetitivi mentre altri passano il tempo a cercare pretesti per farsi vedere. Non mi fido quasi di nessuno. Ho addosso un senso di nauseante pesantezza, e resto in attesa che il passare delle ore possa velocemente restituirmi ad un briciolo di privata felicità. Posso goderne solo dopo aver richiuso alle mie spalle la porta di casa, mi restituisce agli affetti, alle mie cose, a me. E in fin dei conti, oggi è lunedì, piove e anche stasera ho lasciato il bucato a stendere sul balcone.

 

 

 
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