Creato da sparus_rm il 14/08/2005
La mia personale giungla cambogiana
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"They who can give up essential liberty to obtain a little temporary safety, deserve neither liberty nor safety. "
Benjamin Franklin, 1755
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Due antropologi alle feste dei singles (1/2)
Fine di luglio. Nei week end estivi qui a Roma non c’è quasi nessuno, ci si annoia. Si finisce per rimanere barricati dentro casa a divorare dvd e pasta scotta. Quella domenica però la noia era veramente assoluta, devastante. Al mare tutti si stavano divertendo mentre io cercavo di scrivere, di lavorare un po’, con addosso una stanchezza inappagata da settimane. Così mi tornò in mente l’insistenza di Mademoiselle X nell’invitarmi a delle serate di divertimento in cui la maggior parte delle persone erano single. Anzi, “scapoloni” e “scapolone”. Avevo sempre cercato di mantenermi alla larga di quella che doveva apparirmi come una inenarrabile odissea nella più profonda rottura di maroni. Allegre personcine “quasi” di mezza età che piroettavano come api ballando salsa e bachata. E che in un impeto di irriducibile giovanilismo passavano così le loro serate, al rimorchio. Giovani non più freschissime che si accalcano intorno a palestrati dal capello brisè. Questa, più o meno, era l’immagine – la rappresentazione – della situazione che mi aspettavo. Ma la curiosità era almeno tanta quanto lo era la noia di questa umidiccia domenica di fine luglio, e così telefonai a Mademoiselle X per comunicarle la mia intenzione di venire, e per giunta con il fido PariGrado. Avevo deciso di rimettere in discussione le mie conoscenze sull’argomento. Si va per vedere che succede. Occhi aperti e taccuino sempre pronto ad annotare ogni minuto dato culturale prodotto dalla tribù dei singles. Atteggiamento laico e aperto alla nuova conoscenza. Camera digitale del telefonino, discreto strumento per i dati di tipo visuale. Si va. PariGrado accetta (naturalmente di buon grado) l’invito e passa a prendermi al limite della giungla. Primo significativo frammento di conversazione raccolta sul campo, mentre vado al rendez vous col mio esimio collega. Signora sui sessantacinque, stile vecchia abruzzese trapiantata a Roma. “Mannacc’i Giuann e quande ce venut’a costruisse la casa, qqui” […] “Ce stanno le zanzare, è ummèdo” […] “Sti cazzu d’arberi so pieni de bestie, porca la…”. Capisco che la zona non è di suo gradimento. A parte le zanzare, secondo me si sbaglia. Arriva PariGrado, sentiamo Mademoiselle X, ci dà una via e un civico. Siamo già in macchina, ma ci dà un appuntamento un’ora dopo e siamo già sul raccordo. Merda. Ci infiliamo dentro un autogrill senza sapere che cazzo fare in attesa che giunga l’ora fissata. Suonerie e fotocamere dei telefonini a tutta manetta. Ci avviciniamo al posto. Dopo aver fatto un paio di km in direzione del centro ci troviamo davanti ad un anonima palazzina che non ha proprio nulla della festa dei single. In venti minuti, due persone di mezz’età e uno che portava a spasso il cane, nient’altro. Altra telefonata: le cifre del numero civico erano invertite. Ariparti. S’è fatto buio. Dopo aver superato di un paio di km un cancello con delle padelle romane c’è venuto il dubbio che il posto fosse quello. Arigira. Arivamo. Ci saranno una trentina di macchine, minimo. Al parcheggio viene a prenderci in consegna M.me X. Tavolata lunghissima, decine di persone a parlare e a fumare, musica lounge, già dal parcheggio avevamo notato qualche bella ragazza. Non male, non male.
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