Alessandro PetrucciVita |
IL CUORE DI CRISTIANO
30 Agosto 2008 – Ospedale Agostino Gemelli di Roma –
Reparto di oncologia pediatrica
Cristiano: "Mamma, questi parlano di linfoma, sarcoma, insomma ho un tumore?"
Mamma:"Si!"
Cristiano: "Ok, questa cosa va affrontata con il sorriso!"
Cristiano era questo e lo sarà per sempre. Un ragazzo di 12 anni che ha lottato contro un rabdomiosarcoma embrionale per 16 mesi, con dignità, onore ma soprattutto con il coraggio e la fierezza di una splendida tigre. Il 28 dicembre 2009 è volato in cielo ed il 28 gennaio 2010 è nata “Il Cuore di Cristiano” - Associazione per l’Oncologia Pediatrica per dar voce e corpo al sorriso ed al coraggio di una piccola grande tigre.
L’Associazione si prefigge lo scopo di aiutare e sostenere i bambini affetti da patologie oncologiche ed i loro genitori. La qualità della vita di questi bambini e delle loro famiglie è la nostra priorità, l’eroismo di Cristiano sarà la nostra forza.
Ci occupiamo di quelle “piccole opere” che possano strappare il sorriso ad un bambino e ci prefiggiamo la realizzazione di “grandi opere” capaci di alleviare il peso di un'esperienza così devastante, promuovendo costantemente la ricerca e la realizzazione di interventi atti ad ottenere miglioramenti nel campo dell’Oncologia pediatrica.
IO
Mi chiamo Alessandro, nato il 23 settembre 1969 alle ore 00.10, diplomato in ragioneria all'età di 20 anni dopo aver ripetuto il terzo e ripetuto il quinto senza essere ammesso agli esami di maturità, non ho fatto il militare, ho iniziato a lavorare nel 90 in un negozio di giocattoli fino al dicembre 92, il 4 gennaio 93 sono entrato nell'azienda dove attualmente lavoro purtroppo come precario, sono single, ho due gatti, una casa dove vivo, un mutuo che porta via gran parte dello stipendio, due genitori separati in casa, una sorella, pochi amici ma buoni, sono tifoso della A.S. Roma abbonato in Tevere laterale, seguo altri sport quali pallacanestro ( Lottomatica ), formula uno ( Ferrari ), moto ( Ducati e Valentino Rossi ), Rugby ( La Nazionale ), Atletica, un pò la vela, il ciclismo, pallavolo, ho Sky, mi piace la tv, i film d'azione, commedie, romantici, disney, telefilm polizieschi, doctor house, non ho piante in casa tranne un bonsai acquistato pochi giorni fa per beneficenza, mi piacciono le candele e ne sono sempre provvisto, cucino così così, mangio tutto tranne il fegato, la pasta al primo posto, mangio poca frutta, mangio pochi dolci, solo al tiramisù non dico mai no, sono sovrappeso di 8 chili, faccio poco movimento, ho i capelli brizzolati-corti, sono romantico-coccolone, dolce-passionale, amo i preliminari e il sesso, sono travolgente e amo essere travolto e sedotto, guidare ed essere guidato, soffro di solitudine perché vorrei una donna al mio fianco con la quale costruire una famiglia, non so stirare le camicie neanche il resto, lo fa la signora che viene a fare le pulizie a casa mia, so fare la lavatrice, pulire i piatti anche se di solito uso la lavastoviglie, non sono eccelso nei lavori di casa anche per la mia pigrizia, sono capoccione, culturalmente non preparato, leggo pochissimo pur avendo in casa vari libri, comunque intelligente, elastico di mente, ascoltatore, disponibile, introverso, infantile, amante del vino ma non degli alcolici...
IO
di larghe vedute sui temi relativi le coppie, politicamente schierato al centrosinistra, indirizzato da mio padre verso il centro ( ex DC ) o poi preso la mia strada più sinistra che centro, pur essendo contro la pena di morte non esiterei ad applicarla a coloro che privano coscientemente della vita un altro essere umano o abusano di esso ancor di più se si tratta di un bambino, non condivido le invasioni di campo della chiesa nella vita pubblica del nostro paese, non condivido coloro che dicono no al preservativo quando ci sono milioni di persone che muoiono per l'HIV nel mondo, che dicono no all'aborto legale quando grazie alla 194 gli aborti clandestini sono diminuiti drasticamente e cosa non meno importante sono diminuiti drasticamente i decessi, non condivido la nostra partecipazione con forze militari in Iraq, non condivido la presenza massiccia degli stati uniti d'america nel nostro paese, non mi piace la Russia di Putin, non credo all'11 settembre come è stato raccontato, non mi piace Bush figlio e padre, non credo alla giustizia quando ancora oggi il caso Moro, Piazza Fontana e potrei continuare sono ancora parzialmente o totalmente irrisolti, credo in Dio ma poco o niente in chi lo rappresenta, sono per l'indipendenza del Tibet e contro la repressione della Cina, vorrei che il nostro paese prendesse posizioni chiare a prescindere le possibili conseguenze nei rapporti con altri paesi, vorrei dei politici veri e non quelli descritti sul giornale di Feltri, la Pace è un diritto per i popoli e un dovere per i politici, la salute del nostro pianeta e la fame nel mondo devono essere priorità nelle agende di tutti gli stati, le guerre NO, il consumismo piace ma deve essere controllato e quindi gestito, bambino con cellulare a 4 anni è l'esempio di come questa società cresce i nostri figli, la violenza nelle famiglie è diventata normalità e non si fa nulla, non si interviene sul territorio, non si aiuta chi ne ha bisogno e tanto meno chi chiede aiuto, non vado in chiesa, prego prima di andare a dormire, etc etc...
IO
La mia pigrizia raggiunge livelli notevoli...entrando in casa si accede al salone...nel salone ci sono due punti luce...il primo all'entrata e il secondo al centro del salone...una sera rientrando dal lavoro trovai la lampadina del primo punto luce fulminata...ero stanco e ritenendo la cosa non urgente rinviai il mio intervento a data da destinarsi...dopo una settimana mi armai di coraggio e presa la scala mi innalzai verso la meta e iniziai a svitare la lampadina incriminata...quello che sarebbe accaduto avrebbe stravolto la mia vita per circa due mesi...appena cominciai a svitare la lampadina il lampadario cedette e me lo ritrovai tra le mani rischiando di cadere dalla scala...scampato il pericolo posai il lampadario in cameretta e ancora incredulo per l'accaduto iniziai a guardare quei fili inermi ma pieni di energia e a chiedermi cosa potevo fare...inizialmente, staccata la corrente, volevo almeno ricollegare i fili al portalampada quando mi resi conto che non era possibile in quanto si era rotto...a quel punto presi del nastro isolante per isolare i fili e rimandai la soluzione del problema a data da destinarsi...e così passarono due mesi prima che collegassi i fili ad un nuovo portalampada in modo da avere di nuovo luce all'entrata...
IO
sono un casinista, amo la compagnia, ridere con me è naturale, riesco a nascondere i miei problemi facendo vedere che sto bene con molta facilità, quando la situazione si complica mi isolo e questo non è, in alcuni casi, positivo, nel mio piccolo cerco di aiutare il prossimo, i bambini sono la cosa più importante, ho paura di rimanere solo, amo il nostro paese, le bellezze che lo rendono unico al mondo, amo Roma, non sopporto la violenza, ho paura della morte e sono fumatore, la mattina mi alzo con fatica forse perché la sera mi addormento tardi, di solito faccio colazione al bar con cappuccino e cornetto, mi piace il caffè, sono bilancia con influenza della vergine ascendente cancro, porto sempre i jeans, raramente la cravatta, occhi marroni, sono alto 1.74, combattivo, orsacchiotto e guerriero, ho amato tre donne nella mia vita, da 23 a 25 anni Giulia, da 30 a 32 silvia e da 35 a 38 Paola, ho tradito sia Giulia che Silvia, ho avuto esperienze sessuali, ho sei amici del cuore ( Luca, Nazareno, Marco, Stefano, Luigi e Fabio ) e quattro amiche del cuore ( Cecilia, Sacha, Dunia, Erika e Lorena ), dico quello che penso anche se sarà negativo per me, la verità su tutto anche se in passato ho mentito e di questo chiedo perdono, quando toccano le persone che amo mi trasformo in qualcosa che va oltre il concetto di paura, faccio le cose con calma, i miei soprannomi sono ciccione e er moviola, mi piaccio ma sono cosciente che posso essere molto di più, mi piace conoscere anche se la mia vita non è sufficientemente attiva, non sono razzista ma ritengo che bisogna gestire il flusso di entrata degli stranieri con maggiore efficacia, ho conosciuto persone speciali qui alle quali chiedo scusa per averle ferite…
AMICIDEIBAMBINI
POSSIAMO RIUSCIRCI
Dove termina l'arcobaleno deve esserci un luogo, fratello, dove si può cantare ogni genere di canzoni, e noi canteremo insieme, fratello, tu ed io, anche se tu sei bianco e io non lo sono. Sarà una canzone triste, fratello, perché non sappiamo come fa, ed è difficile imparare, ma possiamo riuscirci, fratello, tu ed io. Non esiste una canzone nera. Non esiste una canzone bianca. Esiste solo musica, fratello. Ed è musica quella che canteremo dove termina l'arcobaleno.
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http://www.sessoevolentieri.com/nopedo/
Vi lancio una sfida! Nel mondo dei blog siamo numerosi ,pero', possiamo riuscirci a far girare un messaggio a tutti ed è per una causa buonissima ANTIPEDOFILIA! Perche' episodi su tanti bambini siano solo un brutto ricordo per tutti. Daremo un segnale......CREDIAMOCI INSIEME!! Ricopiate sul vostro blog questo stralcio e vediamo quanti di noi riescono realmente a dar vita a questa campagna e,dopo averlo copiato aggiungete la vostra firma.....come dire IO CI STO!!
Combattiamo insieme:
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STORIE...
Judeke viveva solo in un ospizio, ma era conosciuto in tutto il paese per il suo violino; aveva un modo tutto particolare di suonarlo, senza virtuosismi, ma traendone note di una tale dolcezza che incantava anche i semplici contadini che non avevano l'orecchio musicale. Tutti gli anni, il giorno della vigilia di Natale, Judeke faceva il giro delle chiese del paese, suonando davanti al Presepio, e a mezzanotte accompagnava la messa di Natale.Quel vecchietto magrolino, che sembrava aver raccolto tutte le sue energie a farsi crescere una barba bianca lunga fino a terra, era diventato per tutti parte integrante della festa di Natale, come personaggio del Presepio. I paesani riconoscevano da lontano il suo lungo pastrano nero che contrastava con la barba e il violino che teneva sempre sotto il braccio perché l'astuccio aveva perso la maniglia chissà quanto tempo prima. Soprattutto i bambini lo amavano e si tenevano pronti fin dal mattino davanti alla prima chiesa, aspettandolo con impazienza per accompagnarlo nel suo giro abituale. Judeke entrava in chiesa, si metteva davanti al Presepio, estraeva il violino e cominciava a suonare. I bambini lo accompagnavano cantando i canti tradizionali e lo ascoltavano rapiti. Passavano gli anni. I bambini diventavano grandi ed altri bambini li sostituivano per accompagnare Judeke di chiesa in chiesa la vigilia di Natale. Passavano gli anni e Judeke trascinava sempre più faticosamente le gambe, ma quando suonava era ancora Judeke di sempre, perché il tempo non aveva intaccato la sua musica. Giunse un anno in cui Judeke non si presentò all'appuntamento della vigilia di Natale. I bambini erano già schierati fin dalla mattina all'entrata della prima chiesa, dalla quale Judeke cominciava abitualmente il suo giro. Passarono le ore, passò la giornata e, Judeke non venne. Arrivò la sera e i bambini andarono pieni di apprensione alla messa di Natale. La messa iniziò e Judeke ancora non si vedeva. I bambini durante la cerimonia mormoravano "verrà certamente, é in ritardo ma verrà." E si voltavano ogni momento a guardare verso la porta. La messa finì, la gente si avviò all'uscita, e i bambini rimasero in gruppo seduti sui banchi della chiesa. Era tardi, il sagrestano voleva spegnere le luci, chiudere e andare a dormire, ma i bambini rifiutavano di muoversi. Ed ecco un accordo di violino vibrò nella penombra; Judeke era arrivato e suonò per i bambini nella chiesa ormai vuota. Quando l'accompagnarono all'uscita si accorsero che il suo passo era malfermo; la neve cadeva in grossi fiocchi bianchi ed il vecchio riuscì con molta fatica a raggiungere la sua stanzetta, mentre una bambina piccola piccola gli portava il violino e il cilindro. "Judeke guarisci!" dissero i bambini. Quello fu l'ultimo Natale di Judeke, ma i bambini lo ricordano come il più dolce.
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Camminai fino a non pensare più
Che a portarmi fino a qui eri stata tu
Nascosta nei miei sogni come ieri
Sola dentra di me, nei miei pensieri
E così é oggi, così era ieri
Sopra un treno ad una sola direzione
L’Impossibile la mia destinazione
Sopra un carro trascinato da un leone
Viaggio verso di te senza più ore
Un tempo nuovo che ho nel cuore
Prima o poi tu saprai la verità
Non é una, ma qualcosa che si muove
Da infinite possibilità d’errore
Nacque un giorno così tra noi l’amore
Apri la porta se lo sentirai bussare.
Dopo un po' impari
« Messaggio #481 | Messaggio #483 » |
Un angelo custode di nome Max di daniela manzini kuschnig
Accadde una volta che si trovarono a corto di angeli custodi lassù fra le nuvole azzurre. Il problema era grave, perché ad ognuno quando nasce, spetta di diritto un angelo custode.
Fecero così una riunione: angeli di prima classe e cherubini ed a ciascuno fu chiesto di portare una proposta per risolvere la questione che era urgente, perché un bambino sarebbe nato alle tre di quella notte sulla terra e si doveva provvedere.
Si radunarono i dodici supervisori della categoria davanti al commissariato generale della sezione Angeli Custodi e la seduta fu dichiarata aperta.
In verità le idee scarseggiavano. La più accreditata era quella di un piano di lavoro differenziato: cioè un angelo avrebbe dovuto dividere il suo compito fra il bimbo che già aveva in custodia e quello che sarebbe nato di lì a poco. Era senza dubbio una proposta ragionevole, ma lassù, fra le nuvole azzurre, c'è poco spazio per quanto è ragionevole.
Il commissario sospirò: a Lui non sarebbe andato bene. Con la coda dell'occhio vide un tremito d'ali alla sua destra. Le ali palpitavano, piume candide smosse da un respiro profondo. Guardò l'angelo cui quelle ali appartenevano e lo incoraggiò con lo sguardo.
Era un angelo giovane giovane e timido timido, perché era arrivato da poco; sapeva che quello che stava per dire poteva sembrare un'enormità, ma parlò ugualmente: «Se guardassimo nel recinto celeste?». Gli altri inorridirono: «Nel recinto celeste?».
Là stavano gli animali innocenti e fedeli che erano stati molto amati sulla terra e sulla terra erano ricordati e rimpianti nei cuori di quelli che li avevano amati. Ma non erano angeli custodi. Mai stati angeli custodi.
Eppure l'essere stati amati tanto… doveva pur significare qualche cosa.
«Si può provare» disse il commissario. Sorrise incoraggiante. «Si può fare una prova, per una volta… almeno finché non si trova un rimpiazzo più… regolare».
Il giovane angelo sorrise felice.
Andarono al recinto celeste. Lì stavano insieme gatti e cani e canarini e usignoli, c'erano anche cocorite e scimmie e cavalli. I mici facevano le fusa, i cani se ne andavano in giro muovendo festosamente le code, gli uccelli trillavano note d'argento.
«Quale?» chiese il commissario.
«Lui». Il giovane angelo arrossì: era stato troppo diretto, troppo rapido nella sua scelta. Ma il commissario generale sapeva tante cose, molte più di quanto gli altri sapevano.
Guardò il cane che placido era sdraiato accanto ad una gattina siamese vispa e grintosa. Era un grande cane da pastore con dolci occhi marroni dalla forma allungata, quasi a mandorla: mosse la coda e rizzò di scatto le orecchie a punta quando il giovane angelo si avvicinò al recinto. Si levò e con un unico balzo gli fu accanto, con la lunga lingua rosa gli lambì la mano.
«È stato un bravo cane.» disse l'angelo, ancora rosso in viso.
«Lo so», rispose il commissario, «Lo so». Aprì il cancello fatto di stelle ammiccanti e disse: «Così sia. C'è del lavoro da fare: vai Max».
E Max scodinzolò festoso, lasciando il recinto lassù nel cielo dipinto che sta come un soffitto altissimo sopra la terra degli uomini.
Alle tre di notte il piccolo Jeffrey nacque e rosso ed urlante fu portato nella nursery: un bel bambino di quattro chili, figlio di una giovane coppia che altri figli non avrebbe avuto.
Era proprio strano esser nati. Avrebbe voluto essere ancora nel nido caldo e sicuro che era stato la sua casa fino a quel momento. Ma era nato e la cosa, lo sapeva, era definitiva. La nascita è una faccenda definitiva che solo la morte può annullare. Lo sapeva d'istinto, perché ancora dentro di lui si mischiavano tutte le stelle del cielo e tutte le nuvole del paradiso e sapeva di più di quanto avrebbe imparato e saputo nel tempo a venire e vedeva cose che solo per poco ancora avrebbe visto, prima di fissare gli occhi sul mondo dove avrebbe vissuto.
Fu così che poté vedere il grande animale dal manto scuro, dal torace poderoso, seduto sulle zampe posteriori che lo fissava con grandi buoni dolci occhi lucenti. Si guardarono e il piccolo Jeffrey chiese:
«Chi sei?»
«Max».
«Che ci fai qui?»
«Devo farti compagnia, e badarti prima che arrivi il tuo angelo custode vero: io faccio da sostituto».
«Sono nato, vero?»
«Sì».
«E adesso?»
Max scosse il testone e lo chinò d'un lato come a dire: «Ho sentito bene?», perché quella era una domanda importante e perché capiva che doveva rispondere meglio che poteva. Così si mise giù, a terra, come un tempo gli era stato insegnato, si leccò delicatamente una zampa, annusò per un istante l'aria che sapeva un po' di via lattea e cercò la memoria dei giorni della sua vita e trovò i ricordi e gli odori e le voci che tutta l'avevano animata.
«Adesso ti aspetta la vita: hai la vita davanti a te, da vivere».
«Racconta, dai…»
«Della vita?»
«Sì. Com'è?»
«Non è facile dirlo. Ma così, tanto per parlare, ecco ci sono odori buoni e odori cattivi, ci sono suoni belli ed altri brutti, ci sono corse per i prati e poi persone, sì ci sono le persone e tutte hanno un loro odore che le distingue, hanno tutte un odore diverso, perché sono diverse e possono esse buone o cattive, anche loro. La vita è fatta di tante cose, cose da fare, da gustare, da sentire… Bisogna viverla, la vita».
«Ti è piaciuta?»
«La vita? La mia vita? Sì, mi è piaciuta. Sono contento d'averla avuta. È stata una buona vita».
«Davvero?»
«Sì. Sai, ho sempre avuto chi mi dava da mangiare e mi ha curato quando mi sono rotto la zampa e mi ha tenuto al caldo, chi mi faceva una carezza e mi portava a spasso e tu fai pipì in mezzo all'erba di un parco che è tutto per te e odori i tronchi dei pini e strofini il muso in mezzo alla neve e poi senti che ti parlano e delle volte ti sgridano e delle volte ti coccolano, ma ti chiamano, questo è importante: sentire che per loro ci sei e ti pensano e ti comprano i crocchini al pollo e ti sentono il naso per vedere se è umido e non hai la febbre… Sì, vale la pena di vivere per avere questo».
«Io ho un po' di paura, è come se venissi da così lontano… e chi mi dice che la mia sarà una bella vita?»
«Anch'io ero venuto da lontano e avevo una paura terribile quando mi portarono via e mi posarono su uno zerbino davanti ad una porta, poi la porta si aprì e mi presero su e mi diedero il primo pezzo di ciccia della mia vita: era buonissimo e mi diedero il latte e non ebbi paura, mai più e poi c'era il bambino, sai, io ero il suo cane, proprio il suo e lui mi portava a passeggio e mi teneva in camera sua e facevo colazione con lui anche quando lui era già grande e andavamo insieme per i boschi sulle tracce dei cinghiali… credo che fosse orgoglioso di me, credo che mi volesse un gran bene e io, beh io l'amavo e l'avrei difeso contro tutto. Volevo bene anche agli altri, che poi erano suo padre e sua madre, che mi sgridavano, la mamma spesso, ma io cercavo di fare come diceva e quando lavava per terra correvo sulla mia branda finché lei non mi chiamava: allora mi accarezzava e mi diceva bravo Max, e io ero contento che lei fosse contenta, ma non ho mai capito il perché di questo andare sulla mia branda».
«Allora è facile. Non c'è poi da aver tanta paura…»
«Non sottovalutarla, la vita. Capita d'aver paura. Io avevo paura dei tuoni, sai quando arriva un temporale e lo senti che è ancora lontano, ma sai che presto sarà sopra di te. Avevo paura dei tuoni: erano rumori cattivi. Mi dicevano, buono Max, non aver paura, e una volta la mamma s'è seduta per terra e mi ha tenuto stretto stretto perché tremavo e non riuscivo a smettere e mi parlava e mi accarezzava, ma tutto era inutile. Cercavo il mio angolo in cucina e mi mettevo più nascosto che potevo, così i tuoni non mi vedevano e poi finivano. Tutto finisce nella vita».
«Anche le cose belle?»
«Anche quelle, sì».
«È triste, non è giusto».
«Ma vedi, poi tutto ricomincia. Tu ricominci a correre e c'è l'arcobaleno e le persone tornano a casa e tu non sei più solo… Basta aver pazienza: ti sdrai davanti alla porta e aspetti che il tuo padrone ritorni. A volte devi aspettare molto, ma poi torna e allora tutto è perfetto».
«Io non sono un cane, Max. Dovrò aspettare lo stesso?»
«Credo di sì. Aspettare di crescere, aspettare i domani e gli altri domani che fanno la vita e goderti i momenti belli…»
«Ma se anche quelli finiscono…»
«Tutto finisce».
«Anche la vita».
«Anche la vita. Ma non finisce quello che provi, non finisce quello che sogni, queste sono cose che rimangono per sempre, sono come la parte di noi che viene lasciata in eredità a coloro che verranno, a coloro che restano. Vedi, tu inizi la tua strada adesso e diverrai un bambino, un ragazzo, un uomo, avrai pensieri e avrai sogni e quelli rimarranno come sospesi nell'aria, qualunque cosa ti accadrà, per riempire le vite di altri, di quelli che si sono stancati di pensare e di sognare, di quelli che vogliono continuare a pensarti e a ricordarti… Comunque il punto è che, anche se la vostra vita è diversa, più complicata di quella di noi animali, credo che quello che fa di una vita qualsiasi una buona vita, sia quella cosa che si sente dentro, che si muove dentro, che ti fa aspettare che il padrone ritorni a casa e quando ritorna, ti fa far le capriole. Sì, penso proprio che ci sia una specie di magia, anche se delle volte non è così facile, però ce l'hai dentro di te e basta lasciarla venir fuori. Credo che sia più facile per un cane, però».
«È perché noi siamo più complicati?»
«Credo di sì. La vostra vita è più complicata. Il mio padrone aveva sempre tante cose da fare… Tutti avevano tanto da fare: entravano, uscivano, c'era gente che suonava alla porta, suonava il telefono, e lavoravano che era buio e mai si decidevano ad andare a letto… , avevano poco tempo per giocare, a volte la mamma era triste e mi parlava quando eravamo soli in casa e io l'ascoltavo e parlava e piangeva… e mi dispiaceva per lei e lei mi accarezzava…, sì per voi è più complicato, ma ne vale la pena».
«Perché?»
«Quando sarai cresciuto, potrai avere un cane e potrai averne cura ed esserne fiero e gli potrai raccontare delle cose che fai e di quelle che farai e lui proverà per te quello che io ho provato per il mio padrone, stanne certo».
«E val la pena di vivere per un cane? Sei sicuro?»
Max si sentì ridere dentro, un gorgoglio forte salì su per la gola, e ripensò ancora per un momento indietro e rivide tutto e tutti: correva a perdifiato su per la collina dietro all'uomo che il ragazzino era diventato e si sdraiava a pancia in su per dimostrargli la sua fiducia: non era mai stato deluso.
«Avere un cane è solo l'inizio» rispose a Jeffrey.
«L'inizio della vita, vuoi dire? Vuoi dire che vivere è prendersi cura…, preoccuparsi…, temere…»
«È anche esser fedeli, coraggiosi, grintosi, affezionati… , è aver degli amici intorno che ridono con te, che parlano con te e ti ascoltano, è trovare e curare qualcuno che per te è unico al mondo, che per te, magari solo per te è eccezionale… : per me il mio ragazzo era straordinario, diverso da tutti e migliore di tutti… ma forse era solo che lui era mio ed io ero suo».
«Però deve essere una gran fatica…»
«Ne vale la pena, credimi».
«Di tutto questo? Perché mai?»
«Non lo so, so che è così, a me veniva naturale, era ovvio che doveva essere così e no, la cosa non mi spaventava, non m'impressionava: era il mio lavoro e poi c'era dell'altro… ma non posso spiegartelo, lo dovrai scoprire da solo: vedi questa è la gran differenza fra di noi: voi uomini questa cosa ve la dovete andar a cercare in fondo in fondo al cuore, per noi, a noi sta sulla punta della lingua, esplode in un abbaio frenetico, per voi è molto più complicato… Esser uomini è davvero difficile, a volte. Esser uomini e felici».
«Vuoi spaventarmi…»
«No, non aver paura. Non c'è da aver paura. A chi fa paura la vita? Basta trovare la magia, cercala, Jeffrey, cerca la magia…»
Jeffrey chiuse a pugno le manine fatte di fine porcellana rosa, fece una smorfia e prima che il vagito d'uomo prorompesse dalla piccola bocca sdentata, nel visino ancora arrossato per la fatica del nascere, rivolse lo sguardo, l'ultimo sguardo di riconoscimento, al suo angelo custode supplente. Poi urlò e Max seppe che Jeffrey non poteva vederlo più.
Ma lui era lì e lì sarebbe stato e ne avrebbe avuto cura, aspettando con pazienza che lo sostituissero e che gli fosse concesso di far ritorno al recinto celeste che adesso era la sua casa, dove l'angelo biondo che ora non lo mandava più sulla branda mentre lavava con polvere di seta le nuvole d'argento, aspettava di certo con pazienza infinita il suo ritorno.
E con amore.
Appoggiò il testone biondo con la lunga riga nera focata proprio nel mezzo, sulle zampe anteriori, socchiuse i dolci grandi occhi marroni dorati e sospirò, un sospiro grande come il suo cuore.
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Piccolo angelo, dolcissima bambina,
i tuoi occhi vedono il paradiso e il tuo spirito è nei nostri cuori.
Come una luminosa stella cadente sei entrata nella nostra vita
lasciando una scia di amore e di dolore che non dimenticheremo mai.
Ti doniamo la nostra sofferenza come una preghiera per questa famiglia
di cui tu sarai sempre parte. Con tutto l’amore possibile.
la Mamma e il Babbo
dal blog ildiariodellalinda
ho pianto, non riuscivo a trattenere le lacrime man mano che leggevo il blog a lei dedicato...man mano che vedevo i video...perchè...
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GRAZIE DIANA.FINI
Insieme contro la sclerosi
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Un brano dal libro di welby...
Ci vorrebbero silenziosi, ci vorrebbero costringere in un ruolo che non ci appartiene, ma noi ci faremo sentire, parleremo con le impersonali voci sintetiche offerteci dalla tecnologia, chiederemo, chiederemo, chiederemo… fino a quando, se non l’assordante silenzio di Dio, cesserà almeno l’ingiustificabile silenzio dell’Uomo.
Com’è difficile vivere e morire in un Paese dove il Governo fa i miracoli e la Conferenza episcopale «fa» le leggi.
PER NON DIMENTICARE...
Sul filo spinato
Tu certo non scorderai: non sai di sofferenze senza nome non sai d’atroci prigioni ove il respiro tra i dentiè brama di vita e la fede dei popoli speranza.Tu non sai che oltre il filo spinato ove ora ti posi era un mondo perdutoove giacevano sepolti nella memoria gli affetti più cari o il nulla.Tu certo non scorderai la ferocia lucida dei popoliche impazziscono a volte e sicuri di giuste ragionison mostri senza nome: tu non sai, timido uccellodi noi dispersi per il mondo e quanto bieco sia spesso l’uomo. Io so: per non dimenticare.
Blog amici
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BUCHENWALD
C'è un paio di scarpette rosse numero ventiquattro quasi nuove: sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica Schulze Monaco c'è un paio di scarpette rosse in cima a un mucchio di scarpette infantili a Buchenwald più in là c'è un mucchio di riccioli biondi di ciocche nere e castane a Buchenwald servivano a far coperte per i soldati non si sprecava nulla e i bimbi li spogliavano e li radevano prima di spingerli nelle camere a gas c'è un paio di scarpette rosse di scarpette rosse per la domenica a Buchenwald erano di un bimbo di tre anni forse di tre anni e mezzo chi sa di che colore erano gli occhi bruciati nei forni ma il suo pianto lo possiamo immaginare si sa come piangono i bambini anche i suoi piedini li possiamo immaginare scarpa numero ventiquattro per l'eternità perché i piedini dei bambini morti non crescono c'è un paio di scarpette rosse a Buchenwald quasi nuove perché i piedini dei bambini morti non consumano le suole...di Joyce Lussu
Vivi la vita
La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila.
Madre Teresa
Dhuische 18 Agosto 1998
Non so come rivolgermi a te.Non so se vuoi essere mia amica. So molto poco di te, ma ti sento già vicina.
Mi chiamo Marvet. Sono palestinese. Sono una ragazza intelligente, carina,volenterosa. Non odio nessuno,ma il mio desiderio più grande è quello di vivere libera nel mio paese,come te. A parte la mia famiglia,nessuno sa che ti scrivo. Se le mie compagne lo venissero a sapere, sicuramente non mi rivolgerebbero più la parola, perché ho un’amica ebrea. Ma non lo sapranno mai perché la scuola è chiusa.
SPERANZA
L’umiltà di una lacrima che scorre su un viso
e la forza immensa di un sorriso,
di una carezza, tante piccole gocce
che creeranno il mare della pace. Athina Mansutti
Dal Libro di poesie: Rino
Per le Mamme Tristi
Mamma non piangere se non cammino
sarò sempre a te vicino
mamma non piangere se non parlo
il mio sorrìso ti racconta il mio cuore
mamma non piangere se i miei occhi sono obliqui
ti guardano con amore
mamma non piangere se mi considerano diverso nel mondo non siamo tutti uguali
questi versi mi sono stati dedicati
da signoradellestelle
vorrei..dopo averti incontrato...
che tu mi entrassi nella testa..
per non smettere piu' di pensarti
respirando il tuo profumo
e vivendo del tuo piacere..
vorrei ..essere mare
per poter rapire il tuo sguardo
e permettere alla tua mente
di cavalcare l’onda dei tuoi sogni più belli..
vorrei regalarti un amore caldo e bruciante
come il sole, forte e deciso come il vento,
immenso e profondo come il mare, unico come la luna
grazie di cuore
PREMI RICEVUTI
Ringrazio trilly_77
http://blog.libero.it/xtrillynax
per avermi assegnato
questo premio.
Ringrazio Amandoti4
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PACE
SOS ITALIA ONLUS
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Ringrazio vivianemell
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