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I MIEI SCATTI - PARTE 1



 

 

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quando le ferite bruciano

Post n°1158 pubblicato il 24 Luglio 2009 da Celtic_treasure
 

E così ogni tanto ci ripenso... ripenso che non credo sia possibile legare a noi delle persone se loro non vogliono. Sarebbe ingiusto, costrittivo, e l'affetto finirebbe per diventare odio. Io sono arrivata ad odiare per questo motivo anche se non lo volevo. Non credevo che ne sarei stata capace, ma è andata così anni fa. 

Aveva ragione una persona che amo alla follia quando diceva: "le persone non cambiano il loro modo di essere, cambiano le loro esigenze, i loro bisogni..."; mai sentita tanta verità in una volta sola.

E così credo sia ora di tirare fuori dal cilindro una vecchia storia, non tanto per raccontarla alla intera rete, quanto per rendere conto a me stessa dell'inutilità del mio star male per una amicizia "singhiozzo". C'è da dire che io ho sempre amato i miei amici come fratelli. Mi hanno fatta crescere, nel bene o nel male, e fatta diventare la persona che sono e che mi piace ogni giorno di più. Tra questi amici uno in particolare ha fatto la differenza: R. Conosciuto per "vie traverse" mentre ero al liceo, capimmo subito che la nostra sintonia era assoluta. Qualcosa sentivamo che ci legava sopra ogni altro sentimento. Quando parlavamo ci capivamo anche nei silenzi, o dal modo di respirare, o di dire anche solo un semplice "ciao" al telefono. A farla breve... dopo molto tempo passato ad essere fondamentali l'uno per l'altra sbagliammo entrambi per gelosia, e ci allontamammo per molti mesi, anni direi. Vivendo poi a distanze "poco praticabili" ci perdemmo, ma qualcosa dentro di me mi diceva che l'avrei risentito prima o poi. E pensare che sarei dovuta anche andare alla sua laurea (anni fa ormai) perché teneva troppo a me, e mi voleva vicina. Passò il tempo, e, come pensavo, ci risentimmo. Ma qualcosa era cambiato. Già... quell'affetto che provavo per lui era pieno di rabbia e di rancore. Io sapevo di aver sbagliato a mia volta, ma ero stata "provocata" a comportarmi in una maniera del genere. Tutt'ora non ne vado affatto fiera. Eppure anche solo un "mi dispiace" sarebbe bastato a farmi rasserenare; col tempo avrei capito, ed accettato la nuova situazione. 

Mesi fa, su msn, dopo mesi di silenzi, R. mi ricontattò cercando di parlarmi apertamente chiedendo scusa per il male che sapeva di avermi fatto. Parlammo a lungo, ed io capii che quell'amico per me valeva tanto. Che nessuna amicizia, a parte quella con lui era mai valsa molto per me. Chiarimmo tante cose, anche il desiderio di incontrarci e di poter parlare finalmente faccia a faccia. Non potevo che essere felice di sentire quel bisogno che aveva di riavere la mia amicizia e la mia presenza nella sua vita. Eppure alcune cose mi fecero presto capire che "l'idillio" non sarebbe potuto durare per molto. Parlavamo per ore su msn, skype, fb... ed il motivo era semplice: era da solo, a migliaia di km da casa, in giappone; sarebbe dovuto stare lontano da casa per un anno, solo, in un paese che per lui non era nulla se non lavoro. Gli tenevo compagnia, mi raccontava i suoi pensieri, ed io i miei, come una volta. Un bel giorno arrivò la bella notizia di un possibile lavoro in europa... certo, londra non è milano, non è casa, ma sarebbe potuta diventarlo. Era felice, un po' pessimista come sempre, un po' insicuro, eppure fece armi e bagagli per tornare in Europa, fare il colloquio e tornare a milano dalla sua compagna. Persona adorabile (credo), ma gelosissima. Senza contare che il mio rapporto con lui non le è mai andato giù per ovvi motivi, ma anche perché credo che lui, sempre per la solita paura che lo attanaglia allo stomaco, non abbia mai cercato di farle capire che per lui (oltre che per me) era importante. Certo, come dirle che era stato lui  a voler rimettere insieme i cocci di un'amicizia forte come la nostra (facilmente fraintendibile da chiunque sentendone parlare in questo modo), e che ci teneva a poter avere la libertà di sentirmi, e scrivermi (idem per me) senza che lei prendesse la cosa come una minaccia e decidesse di mollarlo in tronco dopo anni di convivenza?

E qui inizia la mia visione della cosa: tutte le promesse fatte a me della serie"tranquilla, non ho intenzione di perdere di nuovo la nostra amicizia, le parlerò e anche se lei non vorrà incontrarti verrò io da solo..." (testuali parole), io credo che le promesse fossero sincere al momento, ma fatte con particolare ingenuità nei confronti di lei, miei, e di se stesso. Io credo che sapesse bene che tornato in Italia le cose sarebbero tornate quelle di sempre. Ma il fatto è che quando sei da solo a poter ragionare, senza coinvolgimenti da parte di nessuno se non di te stesso e del tuo cervello tutto sembra più semplice, ti dici "sì, è giusto così. Lo farò."; poi torni a casa, vedi lei, tutto è a posto, tutto è come prima. Hai di nuovo vicini i tuoi affetti, la tua famiglia, la tua compagna, gli amici, casa tua, il tuo gatto mainkun che nella tua assenza sarà diventato una tigre di 10 kg... fai un sorriso e tutto il resto sparisce. Ti scordi di persone con cui hai condiviso tanto, con cui ti sei sfogato, alle quasi hai promesso di esserci sempre. Ed invece, tornato a casa, alla prima telefonata per sapere come era andata a Londra e darti il ben tornato a casa rispondi con un solo sms: "non posso parlare, sono a lavoro. Da Londra non so niente, qundi inutile parlarne ora. Saprai tu quando saprò io. Ciao.". Ricevi una mail dalla tua migliore amica (io...) che ti dice che da quando sei tornato sei sparito per l'ennesima volta, che inizia a credere che tu non voglia parlare con lei, che abbia paura di provare a chiamarti perché potrebbe crearti problemi... e tu? tu non rispondi nemmeno da quanto hai da fare. Nemmeno un sms, nemmeno una mail misera di cinque parole (al contrario di tutte quelle scritte dal giappone) per dire"scusa, non è il momento... ti scriverò presto.". Niente di niente.

E poi mi ci metto pure io, la solita cogliona di turno, che in certe cose ci crede ancora.
Povera stupida.
E adesso provo solo schifo, rabbia ed altro rancore. 

Rancore perché un amico non è riuscito a capire l'importanza che tutto questo aveva per me. E che ne avrebbe potuta avere per lui.

L'ultima conversazione:

E:"Promettimi una cosa, è importante"
R: "Se posso... sai che non prometto mai"
E: "Alla mia laurea ci sarai"
R: "Farò il possibile per esserci. Sai quanto tengo a te"

...ed io ci avrei tenuto da morire per tutta la vita ad averti al mio fianco come amico e fratello, ma per l'ennesima volta non me lo hai permesso.

E.

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Commenti al Post:
seya.me
seya.me il 28/08/09 alle 22:49 via WEB
Ho incrociato il tuo blog per sbaglio..ho letto quello che hai scritto..e sembrava che quello che hai scritto provenisse da me..provo tutt'ora amarezza per una situazione che sto attraversando molto simile a quella che hai descritto ma forse un po' più complicata..il risultato comunque è stato il solito, il silenzio, il dissolversi nel niente di una persona alla quale in pochi mesi ho dato più di quello che abbia mai ricevuto in tutta la sua vita..un concentrato di bene e adorazione pura..il risultato? Il silenzio e tanta rabbia contro me stessa per essermi sbagliata per l'ennesima volta.. coraggio.
 
 
Celtic_treasure
Celtic_treasure il 29/08/09 alle 16:22 via WEB
mi dispiace che anche tu abbia dovuto subire una cosa simile. Spesso le persone non si rendono conto (o non vogliono rendersi conto) del male che procurano a chi ha creduto in loro, nel loro affetto... ti auguro (e lo auguro anche a me stessa) di incontrare persone migliori, anche se sono sempre quelle che perdiamo così quelle che ricorderemo per la vita... e purtroppo non tanto per il bene, quanto per il male e le ferite che hanno lasciato. torna quando vuoi a leggere e a commentare, mi fa piacere. Mema
 
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