LA VOCE DI KAYFA

BERLUSCONI COME BEN ALI, MUBARAK E GHEDDAFI?

Le manifestazioni di giubilo per le dimissioni di Berlusconi e i cori irrisori rivolti alla sua persona sabato sera, tra Palazzo Chigi, Palazzo Grazioli e il Quirinale non appena si diffuse la notizia che lasciava la guida del governo, hanno talmente indignato i vertici del PDL che, secondo il segretario Alfano, se l’ufficio di presidenza del partito si fosse riunito domenica mattina anziché sabato, dopo che il cavaliere salì al colle, il PDL non avrebbe mai appoggiato un governo Monti per rispetto verso il suo leader denigrato dalla folla.

Poiché è facile ragionare col senno del poi, nonostante le decise affermazioni di Alfano, non sapremo mai se davvero il PDL, pur di difendere a spada tratta la dignità del suo leader, si sarebbe assunto la responsabilità di mandare all’aria l’unica soluzione plausibile per cercare di risolvere uno scenario così drammatico per il paese, frutto di un malgoverno, è inutile negarlo, che in tre anni ha portato l’Italia sull’orlo del fallimento economico senza fare davvero nulla per rilanciare la crescita economica; preoccupandosi di varare leggi che tutelassero le aziende del Premier e lo proteggessero dai processi in cui è imputato, alimentando uno scontro senza precedenti tra esecutivo e magistratura dato che in più di un’occasione Berlusconi si è scagliato verbalmente contro le presunte toghe rosse che indagavano su di lui, definendo i giudici un cancro per la società. Dimenticano i leader del PDL la ressa di folla radunata davanti al Tribunale di Milano - dove erano, e sono tuttora in corso i processi a Berlusconi - osannante il cavaliere che vi arrivava per deporre, che irrideva e inveiva contro i magistrati comunisti che lo “perseguitano”? In un paese normale ci si dovrebbe indignare per manifestazioni di questo tipo, in cui si mette in discussione l’operato di uno degli organi dello Stato, non certo per quelle di giubilo organizzate spontaneamente da un migliaio di cittadini esasperati da Berlusconi e dalla sua fragile maggioranza retta da Scilipoti. Del resto, quando cadde Prodi per mano di Mastella, i militanti del PDL non organizzarono a loro volta cortei di festa per salutare l’addio del professore  e del centrosinistra dal governo?

La sensazione è che i vertici del PDL temono che le scene di giubilo con cui la folla ha salutato sabato sera l'addio di Berlusconi  da Palazzo Chigi possano richiamare alla memoria degli osservatori nazionali e internazionali quelle che in Tunisia accompagnarono la caduta di Ben Ali, in Egitto quella di Mubarak e in Libia quella drammatica di Gheddafi, tutti “amici” di Berlusconi, facendo passare anche il cavaliere per dittatore anziché liberale!