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BENEDETTO ETIMO

Post n°185 pubblicato il 08 Dicembre 2006 da kayfakayfa

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DESIDERIO

L’uccisone del desiderio è uno dei dogma fondamentali, comune a tutte le tradizioni spiritualiste, sia occidentali che orientali, affinché l’individuo deciso a intraprendere un cammino cosiddetto  iniziatico possa un dì trascendere la materialità, giungendo a vivere in piena spiritualità la vita. Indistintamente tutti i Maestri, o presunti tali, allorché si trovano in presenza di un consesso di individui smarriti nel dedalo esistenziale,  alla ricerca del Filo di Arianna per ritrovare la perduta identità, pendenti dalle loro labbra come scolaretti ansiosi d’imparare la “lezione”, tronfi di boria, senza mezzi termini decretano che se davvero essi vogliono trovare la strada che conduce alla Luce devono seguire scrupolosamente i loro insegnamenti, imponendo per prima cosa il ripudio senza ripensamenti della materia in tutti i suoi aspetti fisici e finanziari. Alcuni per assicurarsi che i neoadepti, una volta entrati a far parte del loro gruppo, delusi o ricredutisi, decidano d’interrompere l’esperienza iniziatica ritornando nel mondo materiale, impongono ai neofiti di intestare a sé o al Gruppo i propri averi finanziari a scapito dei familiari, in quanto condividere ciò che si ha con gli altri accomuna e allontana dalle tentazioni! Chissà perché (nonostante i mezzi d’informazione non lesinano a mettere ripetutamente sul chi va là quanti cercano nel mondo dell’occulto le risposte alla vita che così facendo mettono solo in forse i propri capitali e la salute psicofisica), sono tuttora tanti gli sprovveduti che abboccano a queste esche verbali spacciate come chissà quali “grandi verità” da individui che si fanno chiamare Guru, ma che in realtà altro non sono che dei veri e propri “paraculi” che, se vai ad indagare, hanno la fedina penale più opaca di un ergastolano o giù di lì. Non rendendosi conto che mentre il Maestro predica loro la sobrietà di costumi, non disdegna di vivere nel lusso, circondandosi di ogni bene materiale che la vita offre; non disprezzando i piaceri carnali, sia etero che omo,  ammonendo i suoi adepti ad astenersi da ogni forma di animalità perché la carnalità è peccato. O viceversa spingendoli a soddisfare senza freni le proprie pulsioni sensuali, contravvenendo al Principio iniziatico comune a ogni insegnamento serio che ammonisce l'uomo a sottomettere le passioni alla ragione se davvero vuole elevarsi al cielo! Spesso munito di un parco auto, aerei e ville, nonché di un patrimonio finanziario tali da far invidia al sultano del Brunei… Tralasciando questi criminali alla ricerca di disperati per arricchirsi nella vita senza fare assolutamente nulla se non prendere per i fondelli il prossimo vaticinandogli un futuro roseo solo se si atterrà esclusivamente alle proprie indicazioni, in alcuni casi annunciando d’essere in comunicazione con gli angeli o altre forme di entità spirituali le quali hanno delegato loro di fare da tramite con l’umanità per comunicare alti messaggi d’amore e di pace affinché gli uomini non si autodistruggano,  vorrei soffermarmi per un attimo sulla parola desiderio e dimostrare come un’appropriata analisi etimologica spesso valga più di una lezione di vita fatta da mille Maestri messi insieme.

Leggendo TEORIA DEL CORPO AMOROSO (per un’erotica solare) del filosofo contemporaneo francese Michel Onfray, Fazi Editore, € 14,00, a pag. 41 leggo: “Compulsando i dizionari di etimologia ho appreso con piacere che il desiderio deriva dagli astri. In questo modo non siamo lontani dalla sfera e dal cielo abitato da pianeti magnifici e poetici. Smettere di contemplare la stella, insegnano gli etimi: de e sidere, cioè a dire rompere col celeste, col divino, con l’intelligibile, con l’universo delle idee pure, quello in cui danzano Saturno e Venere, Marte e Giove, la malinconia e l’amore, la guerra e il potere. Chi desidera abbasso lo sguardo, rinuncia alla Via Lattea, all’azzurro abbagliante e radica il suo volere nella terra, nelle cose della vita, nei particolari del reale, nella pura immanenza.” In sentesi “desiderare significa, più che cercare un’unità perduta, curarsi della terra, staccarsi dal firmamento. Lontano dalle Pleiadi e da altre costellazioni che assorbono il corpo e restituiscono un’anima pazza di assoluto, il desiderio costringe a riallacciare i rapporti con le divinità ctonie.” Leggendole e rileggendole queste parole mi hanno finalmente aiutato a capire il motivo per cui bisogna uccidere il desiderio, o quanto meno governarlo attraverso la ragione, se davvero si vuole intraprendere un cammino ascetico, Spirituale. Queste parole così semplici, che chiarificano come non hanno fino a oggi fatto un’infinità di libri letti, da sempre le avevo a portata di mano, bastava avessi avuto anch’io il buon senso, come l’autore, di consultare un serio Dizionario Etimologico, e mi sarei risparmiato un mucchio di sofferte speculazioni mentali atte a chiarirmi il perché di ciò. Ora che è spiegato il motivo per cui tutte le tradizioni spiritualiste ammoniscono l’individuo che vuole elevarsi in Spirito ad uccidere prima di tutto il desiderio albergante in sé, è altresì evidente che qualunque gruppo o setta con cui veniamo a contatto, o da cui veniamo contattati, che praticano rituali in cui il desiderio, (in particolare quello carnale dove orge boccaccesche vengono spacciate per sacramenti quando in realtà sono solo un pretesto per dare libero sfogo all’animalità celata in ognuno di noi), è spesso esaltato attraverso la somministrazione di bevande o droghe non può essere affatto di matrice spirituale. Il desiderio è eccesso, scrive Onfray a pag. 35; Desiderare significa avvertire il conflitto tra le due aspirazioni: una verso gli dèi, l’altra verso i demoni, asserisce a pag. 45.

Come si può credere o solo pensare che praticando una dottrina in cui si esalta il desiderio ci si possa mettere in contatto con le entità celesti quando è insito nella stessa parola de-siderio l’esplicito distacco dal cielo che il sottostarvi implica? Quando ci troviamo al cospetto di chi, spacciandosi per Guro, Maestro di vita o quant’altro cerca di convincerci che praticando una dottrina contemplante una ritualistica del desiderio nelle sue infinite sfaccettature ci si possa mettere in contatto con le presunte entità celesti, facciamogli una risata in faccia, scrolliamo le spalle e proseguiamo senza incertezze per la nostra Via perché costui sta solo mirando unicamente ai nostri soldi, al plagio della nostra anima, o semplicemente punta ad “approfittare” di noi per il suo esclusivo piacere fisico e basta. Nessuno meglio di noi stessi è il miglior maestro di se stessi purché ci adoperiamo ad acculturarci leggendo testi seri, appropriati, in sintonia con l’argomento Spirituale anziché quelli che ci fanno comodo perché nelle loro controverse, arzigogolate parole troviamo giustificazione all’appagamento dei nostri desideri! Siamo esseri umani ed è giusto che viviamo cercando di soddisfare i desideri che ci animano, l'importante è che abbiamo il buon senso di non confondere il sacro col profano, antitesi l'uno dell'altro.
Non c'è nulla di male a decidere di vivere materialisticamente, l'errore sta nel voler mischiare per forza materia e spirito, principi apparentemente disgiunti tra loro ma che in realtà interagiscono l'una con l'altro in virtù delle esigenze della psiche, parola che tradotta significa anima! Impariamo ad ascoltare le esigenze della nostra anima, solo così potremmo finalmente essere noi stessi, vivere felici! 

 
 
 
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