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La storia non è un'opinione

Post n°274 pubblicato il 28 Agosto 2007 da kayfakayfa

Su La Repubblica di lunedì 27 agosto, in un editoriale, il sociologo Bernardo Valli, analizzando la riscossa economica della Germania post unitaria dopo nemmeno vent’anni dalla caduta del muro di Berlino, a un certo punto scrive L’operazione non è del tutto ultimata: il dislivello tra le due Germanie, sul piano sociale e economico, non è ancora stato colmato, e ci vorrà ancora del tempo perché questo avvenga… Ma se pensiamo ai paragoni a lungo fatti, dopo la Riunificazione, tra le situazioni dell’Italia meridionale  e la Germania, dobbiamo riconoscere, se non l’abbiamo ancora fatto che erano sbagliati.

E grazie che i paragoni fossero sbagliati: come si poteva pretendere di rapportare tra loro due realtà  storiche completamente diverse, figlie di situazioni e momenti agli antipodi tra loro? Già il fatto che lo stesso Valli, parlando delle due Germanie, utilizzi il termine riunificazione, a mio avviso pone una condizione che lascia cadere il discorso dell’esimio sociologo nel vago. Il termine riunificazione pone la condizione che originariamente le due Germanie erano unite in un’unica realtà geopolitica, come appunto era prima della fine della II guerra mondiale. La successiva separazioni in due settori, occidentale e orientale fino al 1952 consentì che i berlinesi circolassero comunque liberamente da un settore all’altro della città. Nel 1952, causa la guerra fredda, il settore orientale chiuse le frontiere con quello dell’ovest. Ciò tuttavia non rallentò l’emigrazioni degli abitanti del settore orientale in quello occidentale, tanto che fino al 13 agosto del 1961, data dell’edificazione del famigerato muro di Berlino, erano oltre 2,5 milioni i cittadini dell’est ad aver emigrato nella parte occidentale della città. L’emigrazione era ovviamente frutto delle condizione di vita disagiata, economicamente improponibili che si conducevano nel settore orientale, realtà speculari a quelle in tutta l’URSS. E tali condizioni di vita disagiata, antidemocratica furono la causa scatenante la rivolta del novembre 1989 che culminò il 9 novembre di quell’anno con la caduta del muro,

cui successivamente seguì quella dell’URSS nell’agosto del 1991. Per quanto difficile fosse, la riunificazione della Germania era dunque sostenuta da eventi che dimostravano come esistesse nei cittadini, soprattutto in quelli dell’ex Germania orientale, la fattiva volontà di recuperare quello status tedesco che originariamente gli apparteneva o quanto meno apparteneva ai loro genitori. Per loro reintegrarsi con la Germania dell’Ovest rappresentava il ritorno a casa, recuperare le radici perdute. Considerando che molte aziende della ex Germania dell’Est, soprattutto in campo ottico, primeggiavano a livello mondiale, si evince quale fosse lo spirito costruttivo che animava queste persone nonostante l’oppressione del regime comunista. Conquistata la libertà dal giogo sovietico, esse hanno fattivamente collaborato col governo centrale per riconquistare in breve, contro ogni più ottimistica previsione, la propria identità di tedeschi, quell’identità che avevano nell’animo ma che non potevano manifestare vivendo in un regime statalista!

Per quanto invece riguarda il mezzogiorno d’Italia, la questione è completamente diversa. Differentemente dalla Germania, la cui divisione avvenne a seguito della sconfitta nella II guerra mondiale, quello che originariamente era il Regno delle Due Sicilie e che poi, dopo il Risorgimento, divenne il sud Italia, contrariamente a quanto asseriscono gli storici ufficiali, non fu liberato dal giogo borbonico bensì fu occupato dai Piemontesi!

Oggi sono sempre di più le edizioni e i testi in cui più di un autorevole storico revisionista dimostra con documenti alla mano cha il meridione non fu liberato ma occupato dall’esercito savoiardo; che i famigerati briganti altri non erano che l’equivalente dei partigiani in Italia durante la II guerra mondiale; che, pur di sconfiggere l’esercito borbonico, i piemontesi non si fecero scrupoli di affidarsi alla malavita locale, assegnando poi, ad occupazione avvenuta, cariche di prestigio a malavitosi DOC; che l’enorme massa di meridionali che emigrò in America tra la fine dell’800 e gli inizi del 900 lo fece semplicemente per sfuggire all’oppressione piemontese che rendeva le condizioni di vita nel sud Italia disumane, visto che il ricavato di tutto quanto si produceva in quelle terre serviva per arricchire le casse dei Savoia! Tutt’oggi questa politica tesa a smantellare il sud Italia a favore del nord, in particolare del Piemonte è ancora in atto: il recente accorpamento del Banco di Napoli, il primo Istituto di Credito sorto in Italia, nel San Paolo di Torino è l’emblema di ciò!

Tenuto conto di quanto finora detto, come potevano Valli e altri esimi analisti pretendere che la riunificazione tedesca fallisse quando a volerla erano stesso le genti. E il governo tedesco, dal 1990 ad oggi, si è adoperato fattivamente perché ciò avvenisse, mentre per quanto riguarda il sud d’Italia, finanche la  pianificazione dello sbarco degli alleati in Sicilia e a Salerno fu concordato a monte tra lo stato maggiore americano e le mafie americane e italiane perché erano loro che gestivano il territorio in quelle zone? Come si può pretendere che quanto avvenuto in Germania nell’arco di meno di vent’anni avvenga, quasi dopo due secoli in Italia, se il nostro sud continua a essere considerato dai politici semplicemente un inesauribile bacino elettorale, dove la malavita organizzata ha una tale forza di dirottare i voti dove vuole che i partiti non possono non tenerne conto e adeguarsi di conseguenza; dove le infiltrazioni criminali in ambito amministrativo sono tali e tante che non esiste un solo comune del sud indenne da questo male? Come si può pretendere di fare un raffronto tra la riunificazione delle Germania e quella ancora avvenire del sud Italia quando è evidente la mancanza di volontà, o quanto meno l’incapacità da parte del governo centrale di arginare una piaga, quella della criminalità nel mezzogiorno italiano, al punto da consentire, nel corso degli anni, alle organizzazioni criminali di strutturarsi come vere e proprie società imprenditoriali per gestire i propri loschi affari contando su fiduciari che siedono o sedevano in Parlamento?

Tra la Germania e noi c’è un abisso che non sarà mai colmato perché il sud Italia è un pozzo senza fondo da cui i partiti, le imprese del nord e la criminalità organizzata possono attingere ogniqualvolta vengono stanziati fondi per attività che dovrebbero risollevarlo dall’impoverimento, prima di tutto culturale, in cui versa! Se i sociologi filosofeggiassero un po’ meno e cercassero di studiare soluzioni concrete per arginare il gap che corre tra il nord e il Sud del nostro paese, chissà che un domani, seppure lontano, avremmo finalmente un’Italia unita, non solo geograficamente!

 
 
 
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