LA VOCE DI KAYFA

Il furbetto del tagliandino

“Pizzicato” venerdì sera dai paparazzi a parcheggiare l’auto in divieto di sosta, apponendo sul cruscotto della propria auto un permesso per disabili di una signora che ne aveva regolarmente denunciato lo smarrimento per averne un altro, l’allora capo dei Vigili urbani di Roma Giovanni Catanzaro è stato prontamente rimosso dall’incarico dal Sindaco della Capitale, nonché Segretario del PD, Walter Veltroni visto che le foto in cui era immortalata la sua “leggerezza” sono state pubblicate il giorno dopo sul Messaggero di Roma, facendo il giro di mezzo mondo.

Penso che ogni ulteriore commento sul gesto sia inutile: la rimozione dall’incarico di questo signore era il minimo che si potesse fare!
In una società come la nostra dove praticamente ogni giorno si dibatte su quali siano gli esempi sani che si dovrebbero dare ai giovani perché non si perdano tra alcol, droga e quant’altro, le responsabilità vanno equamente divise tra la famiglia e le istituzioni.
Considerato che il Capo dei Vigili urbani è un rappresentante delle istituzioni, il gesto apparentemente superficiale di Catanzaro, per molti versi rapportabile a una ragazzata, è la sintesi del degrado in cui versa l’intero sistema istituzionale italiano. Come possiamo parlare in maniera seria di lotta all’illegalità, di restauro sociale e urbano, di guida sobria ai giovani quando il pesce puzza dalla testa? Come possiamo essere credibili nei confronti dei giovani allorché discutiamo con loro di quanto importante sia il rispetto delle leggi per assicurarsi una società migliore se prima chi dovrebbe garantirne il rispetto le trasgredisce in maniera così meschina?

Conoscendo come vanno le cose in Italia di sicuro la rimozione di Catanzaro dal comando non è l’epilogo di un increscioso episodio ma solo il lungo prologo: tra carte semplici e bollate, sentenze e controsentenze, ricorsi e controricorsi al TAR, appelli e contrappelli la vicenda di certo si trascinerà per anni tra uffici e aule di tribunali e non è escluso che alla fine il signor Catanzaro non venga reintegrato nel corpo della polizia municipale di Roma con pieni poteri, percependo tutti gli arretrati degli stipendi sospesi, maggiorati ovviamente degli interessi maturati negli anni in cui non ha lavorato!

Aldilà di quelli che saranno gli sviluppi legali e giuridici, la vicenda dimostra quanto importanti possano essere in alcuni casi le foto “rubate” e poi pubblicate per stanare e rimuovere il marcio che si annida nei “piani alti” dei “palazzi”.
In questo caso gli scatti del paparazzo che ha svelato la disonestà dell’ex capo dei Vigili urbani di Roma non risulta l’equivalente di un’intercettazioni telefonica da cui si potrebbe evincere, come in più di un caso è stato, che molte persone che ricoprono alte cariche istituzionali spesso cospirano contro il sistema anziché farne gli interessi?
Se al pari di una foto di un paparazzo, un’intercettazione telefonica, seppure non attinente al tema dell’indagine per cui si è deciso di interecttare, può svelare tanti altarini e servire per fare un minimo di pulizia lì dove dovrebbero "sedere" solo persone oneste e serie a garanzia del bene del Paese, perché non servirsene anziché demonizzarle come tanti continuano a fare?

Non è che a breve verrà emendato un dl che interdice ai giornali di pubblicare foto che ritraggono cariche istituzionali sorprese a delinquere o comunque in atteggiamenti non proprio edificanti, come è avvenuto proprio con le intercettazioni telefoniche dopo lo scandalo Telecom, prevedendo una lunga pena detentiva per chi le fotografa e poi vende le foto ai giornali?

Non è che a breve oltre ad imbavagliare l’informazione, la si accecherà pure?