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Lì dove lo Stato latita c'è morte

Post n°521 pubblicato il 20 Settembre 2008 da kayfakayfa

La mattanza di immigrati di colore compiuta l’altra sera a Castelvolturno, un comune del litorale domitio in provincia di Caserta, presumibilmente per il controllo del traffico di droga sul territorio ad opera di un commando di killer dei casalesi, il clan camorristico che impera nel casertano, cui è seguito alcune ore dopo l’omicidio di un italiano titolare di una sala giochi a Baia Verde il quale pare si fosse rifiutato di pagare il pizzo, non è che l’ultimo atto di una sfida infinita lanciata dalla criminalità organizzata allo Stato che, seppure negli ultimi tempi da quelle parti è sempre più presente per numero di uomini e di mezzi, lì come in tante altre zone del paese dove la criminalità si è radicata fino ad evolvere in maniera vertiginosa raggiungendo livelli imprenditoriali al punto da varcare i confini nazionali e europei, come ha ampiamente dimostrato nel suo best seller Gomorra lo scrittore Roberto Saviano, ha latitato non si è mai capito bene perché!

In effetti solo una presenza latente delle istituzioni può spiegare l’evolvere in maniera esponenziale di organizzazioni come mafia, ndrangheta, camorra, che attraverso presunte connivenze politiche sono riuscite nel tempo ad espandersi sul territorio a macchia d’olio, trovando nell’immigrazione clandestina un efficace alimento per aumentare di massa. Viceversa, se lo Stato avesse fatto lo Stato nel vero senso della parole, impegnandosi con tutti i mezzi a sua disposizione per stroncare sul nascere il cancro che aveva colto il dito della mano, amputandolo anziché lasciare che il tumore si estendesse all’intera mano, poi al braccio, quindi al busto fino ad attecchire irreversibilmente l’intero corpo, probabilmente tanto marcio in queste paese non ci sarebbe!

Il sacrificio di rappresentanti dello Stato quali il generale Dalla Chiesa, i giudici Falcone e Borsellino, nonché il cronista del Mattino di Napoli Giancarlo Siani e altri assassinati dalla criminalità organizzata perché con il loro lavoro rischiavano di svelare realtà compromettenti viene vanificato quando un organo dello Stato, anziché accertare se le dichiarazioni di un imprenditore al soldo della camorra nello smaltimento dei rifiuti tossici in Campania, che indica in un illustre rappresentante dell’attuale governo il riferente politico dei casalesi, corrispondono al vero o sono solo menzogne, invia la finanza ad ispezionare la sede del settimanale che ha pubblicato la rivelazione per appurare la fonte che ha divulgato quella notizia segreta!

Come ha dimostrato il caso Saviano, condannato a morte dai casalesi per aver diffuso, non svelato, la struttura del loro sistema, la criminalità organizzata preferisce che l’opinione pubblica sia all’oscuro di certe cose per poter agire con tranquillità. Per cui se è informando che si può sconfiggere il male meglio divulgare all'opinione pubblica certe notizie anziché tenerla all'oscuro di tutto o farle conoscere solo parte della verità!

La strage di giovedì sera a Castelvolturno non è solo una presunta punizione tra una realtà dominante, quella della camorra, contro un’altra che tendeva ad affermarsi sottraendosi al suo dominio, una parte degli immigrati. La strage di giovedì sera è l’ennesima conferma di quanto forte si senta la camorra nonostante il Governo sia impegnato per affermare la sicurezza sul territorio! 

 
 
 
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