LA VOCE DI KAYFA

IL PAESE DELL'IPOCRISIA

La vicenda Marrazzo ha svelato quanta ipocrisia alberghi in questo nostro paese. E non mi riferisco certo ai gusti sessuali dell’ex governatore del Lazio, quelli sono affari esclusivamente suoi e della sua famiglia unico soggetto cui Marrazzo deve dare veramente conto. Mi riferisco invece alla reazione di una grossa fetta dell’opinione pubblica, (percepibile entrando la mattina al bar, in metropolitana o sul lavoro),  che, tra l’ironico e il disgustato, associando lo scandalo Marrazzo con quelli in cui è coinvolto Berlusconi, assolve il Premier perché sempre meglio un Presidente del Consiglio che va a letto con delle donne, seppur pagandole, anziché chi ama dilettarsi tra le lenzuola con un transessuale - una sorta di donna taroccata, sessualmente dotata dell’identità maschile - per cui può essere tranquillamente definito frocio!

In un paese come l’Italia dove da sempre il “gallismo” tiene banco tanto che una leggenda metropolitana racconta che fino a qualche anno fa, soprattutto d’estate, dal nord d’Europa scendevano nel Bel Paese “orde” di valchirie assatanate per godere del sole, del mare e, in particolare, dei maschi italiani attratte dalla loro nomea d’essere molto focosi tra le lenzuola. Malgrado i tempi siano cambiati e l’Italia non sia più meta privilegiata del turismo sessuale femminile, in molti connazionali è tuttora vivo lo stereotipo dell’italiano grande amatore per cui in pochi si scandalizzano per davvero se il Presidente del Consiglio vada con minorenni dal fisico da ventenni o a puttane in quanto la sua esuberanza sessuale confermerebbe che nel mondo occidentale il maschio italiano continua ad essere ai primi posti quando si tratta di darsi da fare sotto le lenzuola. E non fa niente se poi costui è sotto processo per corruzione, falso in bilancio e quant’altro o si fa le leggi ad oc per tutelari i propri interessi. Viceversa nell’immaginario collettivo un politico che va con i transessuali è un ricchione - quindi scredita il “buon nome” del paese - pertanto, nonostante politicamente si sia sempre adoperato per fare al meglio gli interessi della comunità che amministrava, è da condannare e deve dimettersi!

Questa visione ipocrita, dobbiamo dirlo, è frutto di quella cultura cattolica che da secoli primeggia in maniera ossessiva in Italia per via della presenza del Vaticano sul suolo italiano che, nel nome di Dio, non esita a emarginare gli omosessuali ma poi, se non lo assolve, tace in maniera imbarazzante e opportunistica su chi, pur detenendo il potere, indice e partecipa al “family day”, malgrado abbia un harem da fare invidia a un emiro oppure sia divorziato e conviva con un’altra donna, o se una famiglia che vi partecipa compatta perché cattolica sarebbe indagata per collusione con la camorra. E non si riferisca il caso Boffo per contraddire quanto sto affermando perché è plausibile che l’ex direttore di Avvenire, il quotidiano dei vescovi italiani, fu costretto a dimettersi all’indomani dell’attacco de IL GIORNALE di proprietà della famiglia Berlusconi perché l’idea che un omosessuale, seppure part time, dirigesse un quotidiano edito da un organo della Chiesa al Vaticano non andava proprio giù!