Riflessi nel vento

Post N° 736

Tornata a casa da un viaggio che ormai è diventato di consueta percorrenza, scandisco il tempo che corre dall'età dei bambini di QueenFrancy (che solo ieri ho scoperto pronunciarsi "QuInFrAncy"... non come tutte le pronunce normali "QuInFrEnSy"... perchè mai fare una cosa a regola... mah!).

Passa qualche mese e ti ritrovi un bimbo che ti declina i condizionali... qualche mese ancora... e va giù di congiuntivi. Ho il terrore di scoprire se la prossima volta mi reciterà qualche canto del Paradiso di Dante. Una bimba con due denti in più, e tanti di quei sorrisi gratuiti che non puoi non incantarti. Non ho mai cantato così tanto come in questi ultimi giorni. (ma può una bambina addormentarsi al ritmo di samba?).

C'è stato molto meno spazio per le parole, questa volta, e molto di più per le immagini. In due anni non ho mai visto così tante cose. Mare e luci a non finire. Nel silenzio era presente ogni cosa desiderabile, di fronte alla bellezza dinamica della terra e del mare che continuano a cancellare e definire i propri confini, non c'è altro bisogno di pensare.

Tant'era. Non riuscivo nemmeno a concentrarmi. In una presenza assenza, vivevo i sensi come se non ci fossi, ma c'ero. Eccome se c'ero.

Nella luce del sole e il rumore del mare (risuona dappertutto, il mare, sulla frastagliata costiera ligure - le voci e la loro eco - dappertutto), sdraiata ad occhi chiusi avevo la sensazione delle giornate di mare di quand'ero bambina, quando non c'era altro da fare, che stare al mare, e la sabbia e l'acqua riempivano il mio mondo e il mio tempo. Cos'altro sognare. E la presenza di mia madre, certo, era ovunque nel ricordo.

Il silenzio. Il mio. Come fossi io, silenzio. - difficile da sopportare, a volte -.

Il confronto. Compagna di viaggio una presenza gemella, uno specchio duro da guardare, e duro da rispecchiare. Confronto difficile, nello stare a pari - che sciocche, entrambe, ci preoccupiamo di essere alla pari - e un conflitto cercato e anche trovato, uno scambio di lame, una risposta adeguata, e una scelta tra due prospettive - la più semplice, forse, al posto della più fruttuosa, forse.

Il cambiamento. Porta sempre dolore, soprattutto se consiste nel completo scardinamento da se stessi.

L'osservazione. Osservazione del cambiamento di chi odia il cambiamento. Eppure le cose cambiano. Infatti. Non riempiono di gioia, alcuni cambiamenti, ma molto fa lo spirito con cui sei in grado d'accoglierli. Intanto, ho visto l'accettazione. Qualche passo in più della rassegnazione, ma sei avanti!, i prossimi passi saranno quelli dell'accoglienza?

Consapevolezza d'affetti. Riconosco il cuore muoversi verso - e anelare a. Stare sulle "ciape" mi fa star bene ma ho sempre avuto le vertigini. Non per nulla ero sdraiata a guardare le stelle - cadere, ogni tanto - e a sentire il mare più che vederlo circondarmi. Vertigini - paura di. Il mare era veramente tutt'intorno - in vista, in consistenza, in suono e sapore. Il cielo - e che cielo - girava.

E a te, Valeria, t'aspetto qui nel basso Lazio.