Creato da middlemarch_g il 24/01/2008
'Fallisci meglio' è il mio secondo nome
 

Messaggi di Settembre 2008

Perversioni

Post n°274 pubblicato il 25 Settembre 2008 da middlemarch_g
 

Anche questa l’avevo letta in ferie, e poi mi è passata di mente. C’è questo eminente teologo, Antonio Rungi, che in concomitanza con Miss Italia ha pensato che fosse una buona idea istituire anche Sister Italia 2008. Esattamente quello che sembra: un concorso di bellezza per suore.

Ora, nel leggere una cosa così uno tende a pensare che la potenza della cazzata si esaurisca interamente nell’inziativa. Ti dici: cosa può esserci di più stronzo di un concorso di bellezza per suore? E invece no, non bisogna mai sottovalutare la portata di certi abissi del pensiero. Il genio non si manifesta solo in ambiziose speculazioni verticali, capacissimo di andare anche nella direzione opposta.

E difatti cosa puoi obiettare a uno che giustifica l’iniziativa dicendo che serve a sfatare il pregiudizio che a farsi suore sono solo ragazze non belle e non avvenenti? Come se relativamente a una scelta di questo tipo – triste assai,  ma per altri motivi - la bellezza fosse un parametro da prendere in considerazione da un qualsiasi punto di vista. Un po’ come dire: non tutte le donne che studiano medicina sono completamente incapaci di sfornare un perfetto sartù di riso. Verissimo, vivaddio. Ma che cazzo c’entra?

Oppure l’ideona dovrebbe essere quella di fornire motivo di conforto a tutte le donne che, pur piacenti, magari nicchiano all’idea di prendere il velo perché temono che qualcuno possa poi qualificarle come cozze? Mabbenone! Pensa un po’ che donne di ampia statura morale stai cercando di convincere a incarcerarsi a vita per donarsi al prossimo e lavare le mutande al parroco! Femmine con una personalità così spiccata da mettere in dubbio una vocazione per il rischio di passare per un cesso. Sai che profondità di intenti, che granitico spirito di devozione, che integerrima donazione di sè!

Ma non finisce qui, sapete. Non è il caso di illudersi. Prima di tutto la fascia di età: 18-40 anni. Perché prima di quell’età per legge non puoi farti suora, e dopo si sa che con l’avvento della menopausa sopravvengono le caldane e anche lo Spirito Santo non è che può fare miracoli. La donna avvizzisce, lo diceva anche Don Alfio. Le rughe, le vene varicose. Non le reggi più manco da laiche con le autoreggenti, figuriamoci da religiose con le tunichette slabbrate e deformi.

Ce n’è gia da schiantarsi, vero? Eppure Antonio Rungi infierisce ancora senza pietà. Dice che non esclude in futuro di farle partecipare in una sezione a latere di Miss Italia. Una sezione a latere, c’è scritto così, lo leggete anche voi, no? Tralasciamo le ovvie considerazioni su quel che hanno da spartire le suore e le partecipanti di Miss Italia – il margine di manovra è piuttosto risicato - l’idea è che si vuole mostrare al mondo come sia del tutto errato il preconcetto di una suora e monaca triste, delusa della vita, non realizzata nel matrimonio o nei sentimenti, a volte delusa anche professionalmente e socialmente, cioè esattamente quello che ogni persona di buon senso ritiene sarà il destino delle partecipanti di Miss Italia. Per cui se quello è lo scopo, dovresti semmai considerare di mandarle in qualsiasi altro posto piuttosto che lì.

Ebbene, pare che la Curia non abbia gradito l’iniziativa e l’abbia cassata. E’ evidente che padre Rungi era troppo avanti. E se la cosa si fermasse qui, sarebbe solo tremendamente ridicola. Ma non si ferma invece. Prosegue. Chè padre Rungi se n’è dispiaciuto assai. Gli erano arrivate centinaia di adesioni da tutta Italia di suorine entusiaste all’idea di partecipare. Ecco, questo si che è davvero davvero triste.

 
 
 

Così come ve lo racconto

Post n°273 pubblicato il 25 Settembre 2008 da middlemarch_g
Foto di middlemarch_g

Stanotte ho sognato che Berlusconi moriva di un colpo secco. Cioè, non nel senso di visione allucinata di un desiderio impossibile. No, no, proprio un sogno fisiologicamente certificato con tanto di fase rem.

Io a volte faccio sogni premonitori. Non spesso, ma capita.

Che vi devo dire. Hai visto mai...

 
 
 

Piccole donne

Post n°272 pubblicato il 25 Settembre 2008 da middlemarch_g
 

Insomma, gli uomini non si sentono infastiditi, le donne concordano con il potere liberatorio della violenza che segue un sopruso (che poi donne al momento siamo solo in due, io e ms.spoah). Se è per questo anche qualche uomo concorda con la stessa cosa, indipendentemente dall'appartenenza di genere di chi subisce la violenza. Quanto al mancato realismo di Tarantino, sono d'accordo sui contenuti, non sulla sintassi della violenza in sè. I personaggi, le storie, le situazioni sono fumettistiche (come in Sin City  del resto), sgli schizzi di sangue e frattaglie non lo sono affatto, tutt'altro.

E invece io insisto a dire che quello che c'è di particolare in questo film sta proprio nell'aver assegnato alle donne un ruolo che per loro è culturalmente del tutto estraneo. Per me non è tanto liberatoria la vendetta del sopruso in sè - c'è anche quella, ma è secondaria - quanto il fatto che 4 donne assumono un comportamento che nella realtà non si dà mai, che non esiste proprio, che è completamente assente dai codici culturali con cui veniamo cresciute.

Lasciamo perdere i casi individuali. Magari voi avete una vicina di casa grossa come una scaricatore che somiglia alla Nannini e che sarebbe capace di stendervi  solo col gomito. Lasciamo anche perdere il fatto che magari, a titolo personale, potreste non avere mai fatto a botte con nessuno in vita vostra anche se siete uomini. Qui parliamo di cultura in senso esteso, e intendo quella epidermica, genetica, da filamento di dna.

Se siete uomini, vi assicuro che anche se da ragazzini avete fatto balletto classico, in una situazione di emergenza certe dinamiche di autodifesa vi verranno fuori spontaneamente, perchè cinquemila generazione di vostri diretti ascendenti dai tempi di Tutmosis prima di voi hanno fatto così, e questo lascia tracce.

Se sei donna al contrario una cosa simile  non solo non è spontanea, è addirittura del tutto innaturale. Attenzione che qui è del tutto estraneo l'istinto di sopravvivenza. Il maniaco ha già tentato di ucciderle, loro  l'hanno scampata, e lui è scappato. Questa scena si verifica quando ormai le 4 donne sono salve e distanti da lui. Passata la paura si fermano a riflettere, e poi decidono di andarlo a cercare e massacrarlo. La loro vita a stretto rigore non è più in pericolo. Agiscono per vendicarsi, per affermare una cosa che non avevo mai visto fare prima, e cioè: non abbiamo paura di te, o meglio, non abbiamo paura di affrontare uno scontro fisico con te.

Magari se siete uomini questa cosa a voi non sembra particolarmente rivoluzionaria. Io invece insisto a pensare che lo è.

 
 
 

De viris et mulieribus

Post n°271 pubblicato il 24 Settembre 2008 da middlemarch_g
 

Qualche mese fa avevo scritto un post sull'episodio finale di Grindhouse, il film di Tarantino, in cui si verifica una cosa davvero inconsueta: 4 ragazze sportive e atletiche, giovani e arrapanti, riempiono di mazzate Kurt Russell e gli rifanno i connotati a mani nude.

Mi aveva colpita perchè, ne converrete, è una cosa che al cinema non capita mai. A nessuno sceneggiatore passa per l'anticamera del cervello di far fare una cosa simile a una donna, specie se giovane e carina. Ce le vedete voi, cheneso, Scarlett Johanson o Cameron Diaz  fare una roba così? Qui non si parla del calcettino estetico simil marziale, che serve essenzialmente solo per scoprire la carne fino alle cosce comprese, di una Lucy Liu perfettamente truccata in Charlie's Angel . Non è roba che serve ad eccitare prima di cena i masochisti light. Questi sono sganassoni da trinciapolli, da schizzi di sangue e frattaglie, una cosa non frequentissima neppure per i maschi, e di certo del tutto preclusa alle donne nel cinema.

La tiro fuori di nuovo perchè l'ho trovata su Youtube, è qui, perfino in italiano. Una precisazione: Kurt Russell nel film è uno schifoso maniaco omicida che ha appena tentato di far fuori anche le 4 ragazze che lo demoliscono. Non esercitano su di lui una violenza gratuita, si limitano a vendicarsi di uno sconosciuto che senza alcuna provocazione ha tentato di ucciderle.

Dategli uno sguardo, perchè avrei due domande da fare. Una agli uomini, e l'altra alle donne. Dagli uomini vorrei sapere se, come mio marito, si sentono profondamente infastiditi dalla scena in quanto tale. Mio marito è tutto tranne che un reazionario. Eppure non può ricordare questa cosa senza diventare profondamente nervoso.

Per le donne invece la domanda è questa: fatta salva la riserva contro la violenza brutale che dà fastidio anche a me, lo sentite il potere liberatorio di queste immagini, o è una cosa che avverto solo io, e mi devo preoccupare?

Let me know.

 
 
 

Mater semper certa

Post n°270 pubblicato il 24 Settembre 2008 da middlemarch_g
 

Insomma, pare che se sei una donna e vuoi un figlio che porti il tuo cognome - senza ricorrere a gesti estremi tipo darla a tutti finchè non ti impallinano in modo da rendere pressochè impossibile l’identificazione del padre - adesso puoi. La Corte di Cassazione, bontà sua, ha riconosciuto che l’obbligo alla trasmissione del solo cognome paterno è un filino in contrasto con il principio di equiparazione giurdica dei sessi di fronte alla legge.

Detto così sembra anche bello, una normativa illuminata di ampio respiro. Peccato per quel dettaglio che appanna il quadro d’insieme: i coniugi devono essere assolutamente d’accordo. Se non c’è accordo, non si può fare. E visto che il caso  si pone solo quando la madre manifesta espressamente il desiderio, la questione potrebbe anche essere riformulata così: il cognome materno si può trasmettere - per carità, siamo mica ai tempi delle caverne, ed è ora di farla finita con certi schematismi patriarcali veteroconservatori! - basta che il padre dia il suo augusto consenso. Che sarebbe un po’ come se il Ministro delle Comunicazioni dicesse: da domani tutte le tariffe con cui i gestori telefonici vi taglieggiano facendovi pagare cifre incongrue per un sms del cazzo, sono abolite. Sempre che il vostro gestore sia espressamente d’accordo.

In tutta onestà, tra le tante cose su cui si potrebbe intervenire questa non era proprio la prima che mi sarei fatta venire in mente. Insomma non sarà bello, ma credo di poter sopravvivere anche in una società dove la legge mi impone di dare a mio figlio il cognome del padre. Certo, se proprio vi urge la fregola di riconoscermi il diritto di dargli anche il mio cognome, va bene, non mi dispiace, lo accetto di buon grado. Però se lo fate, che sia con un minimo di serietà. Perché altrimenti possiamo derubricare serenamente anche questa esperienza sotto la voce: dannata presa per il culo.

 
 
 

Great expectations

Ho sempre tentato. Ho sempre fallito. Non discutere. Prova ancora. Fallisci ancora. Fallisci meglio.

Samuel Beckett

 

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