Sono di ritorno da un intenso corso di formazione, in attesa dell'inizio sul campo.
In questi ultimi giorni ho scoperto che l'attività che svolgerò è ben diversa da ciò che "temevo" quando ho partecipato alla selezione per la borsa di studio, infatti in quelle tre righe contenute nel bando non è che tutto fosse proprio spiegato in maniera cristallina.
Si tratta di una nuova sfida, una nuova figura, da creare ed inserire per la prima volta. Immaginabili tutti i possibili inghippi che potranno esserci, visto il progetto mai sperimentato. Mi sento un po' pioniera e un po' cavia...
Sono curiosa di vedere come andrà e se le mie aspettative (ancora un po' indefinite, a dire il vero) verranno o meno confermate.
Non è semplice dopo tre anni di bombardamento e concentrazione sulla capacità di fare cose, passare ora ad un concentrarsi e dedicarsi completamente alla relazione. Senza perdere "l'occhio clinico" e l'attenzione alla possibile degenerazione degli stati di salute... anche se non è tanto il rischio di perderlo (l'occhio clinico), ma più la paura di non svilupparlo proprio! Dal momento che è un'abilità che solo la pratica e l'esperienza possono aiutare a creare.
Sono molto stuzzicata dall'importanza data, finalmente, alla comunicazione. Questa ricerca di un'alleanza terapeutica con il paziente, realmente condivisa.
Un ponte tra persone e sanitari era da tempo necessario. In fondo è finita da un bel po' l'era del medico onniscente e venerato, a cui era data l'ultima parola (se non la sola) sulle decisioni da prendere... Ormai siamo tutti un po' dottori di noi stessi (con tutti i rischi che le diagnosi fai-da-te comportano) ed è quindi impensabile non rendere partecipi delle scelte proprio coloro che ne sono oggetto.
Questa rivoluzione, che ha bisogno dei suoi tempi e che mi auguro sia iniziata già, è accompagnata anche da questo nuovo interesse verso la vicinanza psicologica ed emotiva, non solo nei confronti dei pazienti, ma anche delle persone che stanno loro accanto, anch'esse mosse dall'ansia e dalla paura, nei momenti delicati dell'attesa, in luoghi di importante incertezza.
Ecco dove mi inserirò io...
Sarà un'esperienza tutta da pensare e realizzare giorno per giorno. Non ho modelli a cui ispirarmi, il che rende difficile l'inizio. Vedremo un po' come il tutto si svilupperà e plasmerà.