Perdonate l'assenza, ma il periodo è intenso! Tra una settimana finalmente finirò le lezioni della magistrale e quindi mancheranno "solo" esami e tirocinio (meta e tempi ancora incerti).
Visto che ci sono vi lascio con le perle più recenti raccolte dalla sottoscritta in pronto soccorso, così io mi distraggo e stacco dai mille progetti in fieri e chiunque passerà da qui potrà farsi due risate, immergendosi nel bizzarro mondo della sala d'attesa, in cui la fauna e la flora sono caratteristici...
Il caldo ha invaso Verona e non solo.
In un pomeriggio di afa arriva un uomo, camicia sbottonata, occhiale da sole e capello brizzolato. Si avvicina al banco e allarga un lungo sorriso imperlato di sudore.
"Ecco qua." esclama, appoggiando sotto il nostro naso un vasetto di plastica, di quelli trasparenti da viaggio, per mettere creme e lozioni.
Osservo attenta ed ecco lì... una bestiola marrone e tonda agita le zampette trascinando qua e là un pancione gonfio.
"Ma è una zecca!" urla la studentessa accanto a me. "E già... è pure bella grossa." osservo. L'uomo ridacchia: "si signorina, pensi che sembrava un neo piccolissimo all'inizio". La mia collega lo guarda e commenta: "Sì poi ciuccia ciuccia è diventata enorme!" "Ciuccia sì, era nel posto giusto!!!". Restiamo un attimo in silenzio, nessuna ha il coraggio di chiedere, ma il dovere è dovere: "Dov'era?!".
(La risposta ve la lascio immaginare).
Ventiquattro ore dopo.
La fila al bancone per l'inserimento e l'assegnazione del codice è composta. In fondo alla gente un uomo ha in mano una lunga asse di legno grezzo, in parte coperta di muschio fresco, in cui si vedono spuntare due chiodi lunghi e arrugginiti. Mi convinco che un terzo chiodo ce l'abbia impintato sul palmo della mano che lo regge, perchè girare con un legno in mano altrimenti?
Arriva il suo turno, si avvicina, si piega, poggia il tronco e rifa capolino.
"Che succede?" domando perplessa.
"Mi sono impiantato il chiodo nel piede, saltandoci sopra."
"E perchè ha con se il tronco?"
"Per farvi analizzare il chiodo"
"Non siamo la sede di C.S.I., la puntura per l'antitetanica se la becca comunque."
Dulcis in fundo.
A completare il bucolico quadro mancava una scena ecclatante.
Mentre l'uomo col tronco aspetta il suo turno, arriva di corsa un signore anziano ansimante. Gli apro la porta e lo accolgo. Ha la mano insanguinata e noto subito un laccio blu alla base del terzo dito, mentre il secondo proprio non c'è, ma chissà da quanti anni. L'altra mano tiene stretto un sacco blu.
"Cosa le è successo?", "Mi ha morso!", "Cosa?", "Un serpente! Ce l'ho qui dentro!!!" urla agitando il sacco.
Ecco, se non sono svenuta in quell'istante credo sia stato solo grazie alla fetta di torta ingoiata di fretta in un minuto di pausa precedente.
"Come ha il serpente li?"
"Si, non sapevo se era una vipera! L'ho portato",
"Non lo apra!" gli intimo facendo un balzo indietro degno delle olimpiadi.
"È morta" e se la ride, mentre io sprofondo.
"Ah. Per fortuna. Beh non lo apra comunque... mi dia un secondo."
Ebbene si era una vipera, dalla testa spiattellata, perchè come ci ha sottolineato il paziente: "Quella stronza era dura a morire". Il signore ha soggiornato con l'amica defunta qua e là per il pronto soccorso, cercando di offrirmela in dono più e più volte. Offerta da me declinata.
Al pronto soccorso non ci si annoia mai, questo ormai è assodato.