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filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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IL MODELLO ATOMICO DELLO STATO

Post n°672 pubblicato il 10 Marzo 2014 da rteo1

IL MODELLO ATOMICO DELLO STATO

Può esistere uno Stato senza che esistano i cittadini (o i sudditi) ? E possono esistere i cittadini senza che esista uno Stato ? Non vi è dubbio che sotto l’aspetto della semantica politica, della etimologia giuridica, le due “entità” sono inscindibili: l’uno implica gli altri, i quali, a loro volta, implicano l’esistenza (o creazione) del primo. Ma se si esce dal mondo virtuale, cioè quello politico-giuridico, del diritto, le cose stanno ancora così ? Certamente no, e può pensare il contrario soltanto chi ha una mente alterata che confonde, ormai, la realtà con la fantasia, ciò che è della natura con quello che è artificiale, generato dall’arte e da Atena. Lo Stato, infatti, è solo uno degli organismi politici creati dagli uomini per organizzare e governare le comunità (S. Cassese nel suo saggio “Lo spazio giuridico globale”, seppur per altri fini, ne dà ampia e approfondita spiegazione). La sua struttura gerarchica, piramidale, accentrata che oggi si evidenzia (con i correttivi introdotti dal Titolo V della Costituzione) è soltanto il risultato di un lungo processo di trasformazione che ha preso l’avvio intorno al XVI secolo e ha raggiunto il suo apice nel XX secolo. Precedentemente, prima cioè dell’annessione, incorporazione e fusione delle diverse forme di organismi politici, lo Stato non esisteva così come oggi lo conosciamo. Risalendo, poi, nel tempo, si rinvengono le varie poleis greche, ritenute delle città-stato, dove c’era una identificazione tra i cittadini (politai) e la città (polis), ed era questa che conferiva identità ai primi per cui i cittadini erano un’unica entità e tutti partecipavano alla vita pubblica della comunità. In seguito, con l’impero romano, si ha una svolta, nel senso che si ha un ribaltamento dei ruoli, cioè l’effetto diventa la causa, sono cioè i cittadini (cives) che danno origine alla città (civitas), che tuttavia non annulla le individualità dei singoli cittadini né la loro rete di relazioni, per cui sono i singoli cittadini che costituiscono la causa della creazione della civitas. Da quanto, perciò, precede si desume che la storia umana, e quella politica in particolare, come al solito, tertium non datur, perché polarizza ed estremizza le possibilità di scelte (libertà versus autorità, democrazia contro totalitarismo o autoritarismo gerarchico, così come, in altri campi, anodo o catodo, elettrone e protone, luce o buio, vita o morte, ecc.). In altri termini, per il governo degli uomini la storia ha finora offerto due soluzioni fondative: l’una, che annulla le singole persone fisiche, che così si identificano con lo Stato (polis), che diventa una sola entità (fisica e politica) con i cittadini; l’altra, invece, che è il risultato delle singole individualità che si collegano tra di loro, come una rete, creando lo Stato (civitas), che ne è, così, l’effetto ma non la causa, non crea, ma è creato (Romolo creò la città di Roma). E’ ovvio, quindi, che le due soluzioni innanzi descritte portino, poi, all’instaurazione di due rapporti differenti tra l’autorità costituita e i governati: nel primo caso, la libertà individuale si annulla, ma, di contro, si afferma la libertà collettiva; tutti diventano lo Stato, e le leggi sono le leggi di tutti (e tutto questo è evidente nella democrazia diretta dove tutti i cittadini partecipano alla deliberazione delle leggi, che tutti accettano e alle quali si assoggettano); nel secondo caso, invece, la libertà individuale è salvaguardata, sia rispetto agli altri cittadini che allo stesso Stato, che è solo l’entità che rappresenta tutti, ma singolarmente considerati (il rischio, però, è che se lo Stato-apparato, è “occupato” da alcuni cittadini potrebbero essere svolte attività legislative ed esecutive discriminanti in violazione dei valori di giustizia, equità ed eguaglianza). E’ evidente, da quanto precede, che la storia umana ha finora fallito, scegliendo soluzioni politiche e giuridiche (ma anche teologiche) antitetiche ben lontane dalla natura. Occorre, perciò, recuperare questa, se si vuole riportare equilibrio nella vita degli esseri viventi, e per farlo bisogna riorganizzare lo Stato secondo il modello dall’atomo rivalutando i “Neutroni”, il cui ruolo non è di “terzo escluso” ma di equilibrio e giustizia del sistema. Il modello dell’atomo, perciò, quale rimedio contro i vizi dello Stato.

 
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