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filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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LIBERALIZZAZIONE FARMACIE. FARMACIE NON CONVENZIONATE

Post n°692 pubblicato il 28 Maggio 2014 da rteo1

LIBERALIZZAZIONE FARMACIE. FARMACIE NON CONVENZIONATE

Mi è stata “girata” l’email inviata al seguente indirizzo: centromessaggi@governo.it , con preghiera di pubblicarla e di invitare a sostenerla, se la si condivida, mediante e.mail al detto indirizzo.

 

<< Egregio Presidente Renzi, sono una laureata in farmacia, abilitata, iscritta all’albo, specializzata, con un master e pubblicazioni e da alcuni anni, come precaria, svolgo attività con contratto di collaborazione. Non sto a dire quanto sia discriminata, rispetto alle “colleghe di ruolo” (lo dico qui, solo a Lei, ma non a loro, perché se ne avrebbero a male se mi sentissero “reclamare” lo stesso status e la pari dignità, pur sapendo - loro - che avrei tanto da insegnare, sia sulla professionalità che sulla puntualità sul lavoro), e da quanto tempo, ormai, stia attendendo, ma inutilmente, una “stabilizzazione”. Ho, invero, anche “patrocinato” in passato in nome e nell’interesse di alcuni miei colleghi la rivendicazione di aprire una “farmacia non convenzionata”, così come è consentito a tutti gli altri liberi professionisti (a parte i notai, che hanno tuttora il monopolio di dire che “io sono io”), senza intaccare i privilegi delle “farmacie convenzionate”. L’impresa purtroppo è sempre fallita perché i titolari della categoria sono forti e potenti, e anche in Parlamento ne sedeva qualcuno. Poi giunse il buon Bersani che voleva dare una “lenzuolata” (così fu definita) al monopolio delle farmacie, ma il suo progetto dovette arrestarsi prima, cioè solo alla possibilità di aprire delle “Parafarmacie”, che furono tuttavia un buon inizio, se non fosse stato per la discriminazione del “PARA”, come se in tali esercizi ci fosse un “PARA-Farmacista e non un FARMACISTA a pieno titolo, spesso in possesso anche di maggior titoli di quelli che potrebbero vantare i “titolari”. Tenga conto che su circa 60.000 farmacisti, oltre 40.000 sono senza farmacia, tra cui moltissimi giovani, che vengono assunti e retribuiti con condizioni che spesso farebbero inorridire perfino i cinesi (con tutto il rispetto).

In ultimo, in ordine di tempo, è arrivata la soluzione di Monti, che, pur di  non liberalizzare, ha prevsito un concorso straordinario bandito dalle singole Regioni che avrebbe dovuto consentire l’apertura di un certo numero di farmacie, avendo abbassato il limite da 4.500 abitanti per ogni farmacia a 3.500 abitanti. Tutto, però, è ancora in alto mare!

E allora vengo al dunque: Lei ha detto che vuole riformare la nostra società anchilosata. Non so se questo voglia dire anche liberalizzare onde consentire a tantissimi giovani, da soli o in associazione, di poter aprire delle farmacie (anche se NON convenzionate), con conseguente effetti anche sulla ripresa economica, perché si muoverebbero dei capitali (anche se piccoli); se fosse così, posso allora dirLe sinceramente “Benvenuto Matteo Renzi”, e affermare che il voto della maggioranza degli italiani è stato affidato in buone mani. Diversamente, la pregherei di rendere pubblica la Sua risposta, perché mi metterei l’anima in pace e lo potrebbero fare anche i tantissimi giovani colleghi abbandonando definitivamente ogni pia illusione che la società possa cambiare nel segno dell’equità e della giustizia sconfiggendo la convinzione generale che homo homini lupus.

Le auguro un Buon e proficuo lavoro.>>

 
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Commenti al Post:
gabrielliluca
gabrielliluca il 28/05/14 alle 19:12 via WEB
Ok, questo è spinoso. Liberalizzazione? si certo, se poi ci fosse anche un organo funzionante che controlli le minime basi di operatività e condizioni in cui gli esercenti lavorano e creano concorrenza, nonché dei limiti ben stabiliti agli esercizi, onde evitare l'oblio di alcuni a discapito dell'espansione dannosa di "chi" non conosce il mercato. Io lavoro nel campo della trasformazione alimentare, ti dirò che la liberalizzazione delle licenze avvenuta con decreto Bersani ha fatto tutt'altro che bene al nostro settore. Ha dato possibilità di aprire attività a persone che nulla sapevano del mestiere,o quasi, arrecando danno a chi svolgeva il mestiere stesso da una vita e contemporaneamente a se stessi. La democrazia difetta troppo in questo, nel mancato controllo di ciò che liberalizza, e l'unico risultato apprezzato è che il paese reale si scanna e spinge verso il baratro. Liberalizzare, ok, ma lo si può fare solo nel momento in cui le autorità posano effettuare severi controlli con severi strumenti, e noi deficitiamo sia dei primi che dei secondi.
(Rispondi)
 
rteo1
rteo1 il 29/05/14 alle 08:56 via WEB
Sui controlli, la Repubblica di Venezia si pose il problema di chi dovesse "controllare il controllore". Ad ogni buon conto: come si può impedire ad un laureato in farmacia, abilitato con esame di Stato all'esercizio della professione di farmacista, automaticamente iscritto alla Cassa di previdenza (ENPAF) di non potere aprire una farmacia. Se l'intento è quello di proteggere quelle convenzionate con l'ASL, così come avviene per i medici, si dovrebbe consentire di aprire delle farmacie che non hanno convenzioni. La "liberalizzazione", in questo caso, attiene all'ambito delle libere professioni. E allora perché non si fanno le piante organiche anche per gli avvocati, gli ingegneri, gli architetti, ecc.
(Rispondi)
 
 
gabrielliluca
gabrielliluca il 30/05/14 alle 08:33 via WEB
ahAH, quella del controllare il controllore ha del ridicolo e d assurdo insieme. E poi è anche attualissima, vedi expo. purtroppo la gestione di questi problemi è generalmente ed ovviamente trattata da somari dai politici, come quasi tutto del resto. La semplicità sembra uno strumento complicato per certe genti, e non mi spiego perché.
(Rispondi)
 
 
 
rteo1
rteo1 il 30/05/14 alle 08:52 via WEB
Sto leggendo, per evasione, una commedietta di Oscar Wilde dal titolo "L'importanza di essere onesto" e voglio risponderti con una battuta del personaggio Agenore che ben potrebbe essere riferita ai politici di oggi: <<Se le classi più umili non ci danno dei buoni esempi, che cosa ci stanno a fare ?>>.
(Rispondi)
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