Servitori del Popolo

CINQUE A DUE

CINQUE A DUE

Io non amo molto il mondo del calcio perché non riesco ad accettare che dei giovani capaci di tirare delle pedate ad un pallone e di metterlo in rete possano avere ingaggi milionari e vivere nel lusso sfrenato, quando ci sono tantissimi giovani che pur spendendo le proprie energie sui libri e nella vita per elevare il proprio profilo di cittadini vivano nelle ristrettezze economiche, o come precari schiavizzati nel mondo del lavoro, o ne restino perfino fuori consumando la loro dignità di onest’uomini.

Ogni riferimento, pertanto, a tale mondo mi irrita e mi disgusta, soprattutto di questi tempi quando è ormai noto a tutti, dopo il caso Blatter, la corruzione che vi alligna.

Eppure la politica (con la “p” minuscola, ormai) sembra proprio non voler scegliere modelli più edificanti come propri riferimenti. Sarà per comunanza di vedute (la corruzione come sistema di gestione del potere), ma di certo in questo modo si sta celebrando il funerale di una società, quella italiana.

I dati più o meno trionfalistici dei  recenti risultati elettorali regionali hanno riassunto il dato del confronto tra i vari partiti in competizione col seguente “CINQUE A DUE”.

Questa estrema sintesi può anche essere ritenuta efficace, perché di facile comprensione, eppure essa cela una mentalità inquinata, fuorviata, deviata, che non valorizza più le cose essenziali (i valori e i principi, soprattutto etici) ma le cose effimere, e magari corrotte.

Un buon modello politico di società dà, mediante i mezzi d’informazione, il dato relativo ai soli candidati (mettendone in luce il profilo, il curriculum, il programma, conservatore o riformista che sia, e quanto tale candidato si è speso nel passato per i suoi concittadini).

Invece, se ne parla come di una partita di calcio (forse perché il risultato è truccato ?), dicendo : cinque a due!

Ma si può continuare ad andare avanti così ? E’ questa la società che vogliamo ? che, come a Roma-capitale, continui a mungere la vacca che deve però essere sfamata ?

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IL VIRUS DELL’ONESTÀ

IL VIRUS DELL’ONESTÀ

È fuori di dubbio che «chi pratica lo zoppo impara a zoppicare», così come anche si dice che «una mela marcia nel paniere fa marcire tutte le altre mele»; e si potrebbe anche aggiungere «Dimmi con chi vai che ti dirò chi sei». Ma può essere vero anche il contrario ? Cioè, può un onesto (o alcuni) far diventare onesti anche i disonesti ? È probabile di no, soprattutto quelli incalliti, che ce l’hanno nel sangue, nel loro DNA, e che stanno in politica da molti anni, per cui hanno acquisito un modus vivendi che non può più essere cambiato, neppure se lo si volesse. Questi, infatti, disonesti di professione”,  sono come coloro che affrontano il duro percorso della disintossicazione nei centri specializzati ma il vizio è così radicato che alla fine  non verranno fuori dal tunnel della droga o dell’alcolismo. Eppure la ventata di novità delle elezioni regionali (anche se tutti i partiti troveranno argomenti per spiegare al proprio elettorato perché hanno vinto) è quella di aver consentito a dei cittadini onesti di poter entrare nelle istituzioni, col ruolo di controllori e di inquisitori che limiteranno, d’ora innanzi, lo spazio ai disonesti, i quali, pertanto, dovranno brigare di notte, col favore delle tenebre, per continuare a fare i loro interessi a discapito dei cittadini. Tali cittadini onesti, eletti quasi esclusivamente (o forse soltanto) nelle fila del movimento cinque stelle avranno un compito biblico, e non soltanto politico, di “infettare” i disonesti affinché si “ammalino di onestà”, e muoiano, piuttosto, se non dovessero guarire dalla loro malattia diventando anch’essi onesti. La sfida è certamente ardua, quasi impossibile, perché significa ribaltare un modo di agire che si è consolidato nel tempo e stravolgere la natura che finora ha visto i virus sopraffare il corpo sano e farlo ammalare. Ma questa volta bisogna crederci e sperare nell’esito favorevole dell’infezione con il “virus dell’onestà”, affinché lo slogan di “mai più ultimi”, oppure la strategia di “vincere” a prescindere da come e con chi allearsi, siano abbandonati e sostituiti da una gara tra onesti che si sfidano ad essere gli uni ancor più onesti degli avversari, in una competizione dell’onestà che coinvolga l’intera Italia, affinché i rappresentanti delle istituzioni sappiano distinguere il ruolo pubblico da quello privato ( e andare in vacanza, come fa la Cancelliera tedesca, con mezzi propri e non con elicotteri di Stato).