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filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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Messaggi del 25/02/2014

UN REFERENDUM CONFERMATIVO DELL’INDENNITA’ PARLAMENTARE

Post n°669 pubblicato il 25 Febbraio 2014 da rteo1

UN REFERENDUM CONFERMATIVO DELL’INDENNITA’ PARLAMENTARE

L’indennità parlamentare quando può ritenersi congrua e chi lo deve stabilire ? L’art.69 della Carta costituzionale sancisce che “I membri del Parlamento ricevono una indennità stabilita dalla legge”. E’ la legge, quindi, e cioè chi ha il potere legislativo, ossia il Parlamento a “stabilirne” l’importo. E’ del tutto evidente “il conflitto d’interessi”, e non vale addurre giustificazioni politiche, nel senso di sostenere che in tale modo si garantisce l’autonomia e l’’indipendenza del Parlamento dagli altri poteri dello Stato. Trattasi, in verità, di una discrezionalità che può facilmente sfociare nell’arbitrio, per cui, non essendoci alcun limite esterno, il Parlamento ben potrebbe serenamente fissare tale indennità anche a parecchi milioni di euro e questo sarebbe “legale” siccome previsto dalla legge. E’, quindi, del tutto evidente l’anomalia del sistema vigente, che perciò va corretta, perché è anch’essa causa del dissesto finanziario in atto (a cui vanno aggiunte, ora, anche le indennità dei consiglieri regionali approvate con proprie leggi). Tutti coloro che hanno un minimo di cultura di base sanno bene che originariamente, quando la democrazia era quella vera, ossia la forma diretta, cioè che tutti i cittadini liberi partecipavano alle deliberazioni della città, della Comunità, non era prevista alcuna indennità perché la partecipazione era un dovere civico. Solo in epoca successiva, quando si constatò che molti cittadini poco abbienti non potevano permettersi il lusso di perdere una giornata di lavoro (le assemblee a quel tempo deliberavano tutto in un giorno!) fu prevista una paga giornaliera pari alla paga percepita dagli artigiani, perché era la categoria meno stimata dalla cultura del tempo. Ne deriva da ciò che il sistema previsto oggi dalla Costituzione deve essere necessariamente cambiato e rimetterlo in linea con la tradizione democratica ma anche col buon senso. Le assemblee elettive e le cariche politiche costituiscono ora un fardello insopportabile per la collettività perché sono scollegate da qualunque rapporto “costi-benefici”, e non valgono a giustificare i costi la “produzione di leggi” perché di queste (di molte leggi) se ne farebbe volentieri a meno (Platone sosteneva che le leggi devono essere poche, ma essere osservate). Ogni comunità, se non vuole collassare, deve necessariamente porre al suo centro la produzione, che costituisce la sua unica e vera ricchezza, e in base all’entità di questa deve decidere come distribuirla. E deve essere direttamente la Comunità-produttiva a stabilirlo e nessun altro, perché in questo campo non vi può essere alcuna delega o esercizio del potere di rappresentanza. Come, infatti, non vi può essere nessuno che spenda i soldi di un privato cittadino, senza che egli lo decida, così non vi può essere nessuna istituzione pubblica che possa disporre liberamente delle risorse per riconoscersi qualsiasi indennità senza che vi sia un’autorizzazione esterna di chi deve farsene carico. Non vi è dubbio che a tutte le attività improduttive, tra cui le principali sono senz’altro quelle politiche, elettive, anche dette per concorde finzione sociale “rappresentative”, deve essere riconosciuto il minimo possibile di risorse, e gli stessi organismi devono necessariamente essere ridotti nel numero e nei componenti. In Italia, invece, forse per effetto del morbo della “mucca pazza”, si è verificato un cataclisma organizzativo, cosicché si è provveduto impunemente alla creazione continua e dissennata di organismi politici ad ogni livello e anche sullo stesso piano, i quali, però, essendo improduttivi hanno sottratto, e continuano ad assorbire, risorse utili e necessarie per consentire una vita dignitosa ai cittadini (in particolare quelli che producono cose reali, ovviamente, e non di puro servizio). E come se ciò non bastasse il proliferare di organismi politici è avvenuto anche in ambito Europeo e delle Nazioni Unite, che ha ulteriormente aggravato la situazione finanziaria pubblica. Occorre, per questo, cambiare urgentemente rotta,e tanto per cominciare bisogna apportare una modifica al succitato art.69 della Costituzione prescrivendo che l’indennità dei Parlamentari prevista dalla legge deve essere sottoposta a “Referendum confermativo” da parte della maggioranza dei cittadini. E’, questo “un primo piccolo passo, ma un grande passo per l’intera Umanità”.

 
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