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filo aperto con tutti coloro che s'interrogano sull'organizzazione politica della società e che sognano una democrazia sul modello della Grecia classica

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Messaggi del 22/05/2024

LA FESTA NAZIONALE DELLA DEMOCRAZIA

Post n°1099 pubblicato il 22 Maggio 2024 da rteo1

LA FESTA NAZIONALE DELLA DEMOCRAZIA

La "Democrazia", che forgia e permea la struttura costituzionale della Repubblica italiana, deve avere una giornata festiva annuale per la sua celebrazione?

Dai dati riportati dall'Ufficio del Cerimoniale di Stato della Presidenza del Consiglio si rilevano tutte le Festività e le giornate nazionali che sono state approvate con L. 27 maggio 1949, n. 260 (Disposizioni in materia di ricorrenze festive) e ss.. I giorni festivi, pertanto, sono quelli stabiliti per legge, ai quali si aggiunge la festività locale del Santo patrono e, nella prima domenica di novembre, la festa dell'unità nazionale. Tra le festività sono certamente note ai cittadini quelle del 25 aprile (Liberazione dal nazifascismo), del 1 maggio (Festa del lavoro) e del 2 giugno (Festa della Repubblica). Oltre le predette "Festività" esistono, come detto, anche le "Giornate nazionali" (solennità civili), che non sono considerate giornate festive e si ricordano mediante imbandieramento degli edifici pubblici (il Cerimoniale riporta le seguenti: 10 febbraio, Giorno degli istriani, fiumani e dalmati; 11 febbraio, Patti lateranensi; 28 settembre, Insurrezione popolare di Napoli contro i nazifascisti; 4 ottobre, San Francesco e Santa Caterina, patroni d'Italia; 17 marzo: "Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'Inno e della bandiera"; 4 novembre (ripristinata con L. del 28/2/2024): "Giornata dell'Unità nazionale e delle Forze Armate"; 12 novembre, Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace e Giornata della memoria dei marinai scomparsi in mare). Sono previste, inoltre, "Le giornate celebrative nazionali e internazionali", anch'esse non considerate giornate festive, nelle quali gli organi pubblici organizzano eventi collegati alla circostanza che si intende celebrare (7 gennaio: Giornata nazionale della Bandiera; 27 gennaio: Giornata della Memoria; 9 maggio: Giornata d'Europa; 24 ottobre: Giornata dell'ONU; ecc.).

Dall'elenco che precede, come ben si rileva, la "democrazia" non è inclusa mentre, invece, si celebrano, come giornate festive, la Repubblica, il Lavoro, la Liberazione dal nazifascismo e, come "giornate non festive", l'Unità nazionale, la Costituzione, l'Inno e la Bandiera, l'Europa, l'ONU, ecc. Trattasi di una "lacuna" che (a mio avviso) dovrebbe essere colmata, e su cui bisognerà certamente riflettere, se si ritenga utile per la formazione "democratica" e culturale dei cittadini, in particolare dei giovani, solennizzare la "democrazia" come conquista di civiltà politica da difendere e tramandare. Perciò è necessario avviare una iniziativa legislativa, anche popolare (visto che il "Popolo" è il sovrano dell'ordinamento proprio grazie alla democrazia), per includere nell'elenco della l. n.260/1949 anche la "Festa nazionale della democrazia". Per cogliere meglio le ragioni storico-politico-sociali dell'importanza di "festeggiare la democrazia" ritengo che sia utile ricordare che costituisce una conquista che ha lasciato sul campo una infinità di eroi che hanno combattuto per essa. Come noto le sue origini sono piuttosto remote, e risalgono a circa 2500 anni fa, per poi sparire definitivamente come Stato-governo (la Politeia era forma e sostanza della Polis). La democrazia vide la luce nella Grecia classica ed era l'orgoglio di Atene, come riportato dallo storico Tucidide il quale riferiva che nel 461 a.C. Pericle, menando vanto contro le poleis ritenute "autoritarie" (come ad es. Sparta, ove, però, le donne avevano diritti negati ad Atene), definiva così la democrazia: "Qui ad Atene noi facciamo così. Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamata democrazia. (...) La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; (...) Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo". Ad Atene era inoltre previsto che i "cittadini" (politai) prestassero "giuramento di fedeltà alla democrazia" con la seguente formula (attribuita ad Andocide, V-IV sec. a.C.): Ucciderò sia con le parole, che con i fatti, il voto e la mia mano, per quanto sia possibile, chi abbatta la democrazia degli Ateniesi. E qualora un altro lo uccida, riterrò che sia sacro sia di fronte agli dei che alle divinità, in quanto uccisore (di) un nemico degli Ateniesi". E fu anche varata, su proposta di Eucrate (IV sec. a.C.), una legge per punire la tirannide: "Alla buona fortuna del popolo degli Ateniesi. Se qualcuno si solleva contro il popolo con una tirannide, oppure contribuisce a imporre una tirannide, oppure abbatte (il potere) del popolo ateniese o la democrazia ateniese, chiunque uccida chi abbia fatto qualcosa del genere sia considerato puro". Tali "cautele normative", comunque, non riuscirono ad impedire l'eclissi della democrazia dopo circa due secoli (con qualche breve interruzione delle tirannidi), e anche della civiltà di Atene, perché, anche se homo sapiens s'illude di poter diventare immortale, tutto soggiace all'eterno e incessante "ciclo universale" di trasformazione di tutte le cose, che da singole particelle subatomiche si aggregano in composti e alla fine si disaggregano per dare inizio a nuove forme del ciclo. Anche oggi si rilevano spinte che vorrebbero affievolire (o cancellare) la democrazia (anche a livello U.E.). Dal 1 gennaio 1948 l'Italia ha una nuova Costituzione che tra i principi fondamentali, ritenuti inviolabili dalla Corte Costituzionale, all'art.1 ha affermato che "L'Italia è una Repubblica democratica...". Va riconosciuto ai tanti leaders politici della c.d. "Prima Repubblica" (tra cui molti Irpini) di averla difesa e fatta evolvere ampliando la partecipazione dei cittadini alla vita democratica mediante i partiti di massa. Non è stata un'impresa facile perché le resistenze sono state notevoli da parte delle èlites oligarchiche (anche estere) che hanno sempre remato contro. Purtroppo, oggi, sta anche accadendo che a causa del conflitto bellico tra la Russia e l'Ucraina (ma anche nella striscia di Gaza e Medioriente) i Popoli (soprattutto quelli europei) stanno vivendo un clima di angoscia e di incertezze sul futuro. La guerra sta sempre di più coinvolgendo gli Stati dell'U.E., tanto che alcuni governanti hanno persino rotto il tabù dell'invio di soldati della NATO sul territorio ucraino, che potrebbe scatenare una guerra nucleare, confermando, così, che aveva ragione F.Fornari nel suo saggio "Psicoanalisi della guerra" in cui sosteneva che è la psiche umana che conta, più che la politica, la potenza militare, l'economia, la geostrategia (perciò occorre sempre dubitare dell'equilibrio psicologico dei governanti che "desiderano" le guerre). È ben manifesta, oggi, la "volontà (auto)distruttiva" di alcuni governanti forse dominati dalle pulsioni inconsce di morte, aggravate anche dal "venir meno di quella credenza che stava a fondamento delle nostre società e che si manifestava nella speranza in un futuro migliore e inalterabile" (così M. Benasayag - G. Schmit, L'epoca delle passioni tristi). È così diventato manifesto che Thanatos, come lo definiva Freud, e l'Odio (Nεῖκος), come lo chiamava Empedocle, stanno primeggiando su "Amore" (Φιλότης), mentre i popoli sono esclusi del tutto dalle decisioni politico-militari dei capi di governo, rendendo così evidente che la "democrazia" è tenuta, ormai, fuori dalle decisione istituzionali. Ecco, allora, perché è diventato, ormai, urgente e necessario affermare con convinzione il primato e la centralità politica della "democrazia", e la sua celebrazione come "Festa nazionale" è la migliore soluzione politica. L'ordinamento repubblicano italiano, perciò, deve riconoscere il legittimo primato al "Popolo sovrano" che festeggia sé stesso. E intanto, durante il tempo necessario per approvare la legge per istituire la Festa nazionale, tutti i Consigli comunali, che sono la prima e diretta espressione della volontà democratica dei cittadini, dovrebbero deliberare la giornata della "Festa della Democrazia" (magari concordando la stessa data a livello dell'ANCI). Con l'auspicio che in seguito siano modificate anche tutte le formule di giuramento previste dalla Costituzione dichiarando fedeltà alla "Repubblica democratica" anziché solo alla "Repubblica" (l'art.91, per es., prevede, infatti, che "Il Presidente della Repubblica, prima di assumere le sue funzioni, presta giuramento di fedeltà alla Repubblica..." ma non alla Repubblica democratica). 

 
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