Il 4 marzo del 2013, Urbano Agostino Cairo ha acquisito ufficialmente La7 versando un milione di euro a Telecom. Il curriculum vitae del sessantenne industriale e finanziere, Presidente della Cairo Communication, proprietario per vocazione del Torino Calcio si può ritrovare facilmente su enciclopedie web molto informate, al punto da rendere superflue precisazioni che nulla, o poco, avrebbero ad influenzare la tesi che qui s’intende avanzare sugli ondeggiamenti della La7 nel panorama televisivo al momento in cui prende avvio una cruciale campagna elettorale.
Quando il gruppo industriale di Cairo, la Cairo Communication, entrò con La7 nel mondo televisivo aveva ovviamente le disponibilità finanziarie, le competenze, oltre che le idee strategiche innovative per un suo rapido sviluppo sul deludente e autoreferenziale mercato nazionale. Urbano Cairo si circondò di abili professionisti, sottraendone alcuni alle reti Rai e alla Fininvest, puntando su una programmazione che prevedeva spazi più ampi alle ragioni dell’opposizione politica, al diffondersi del malgoverno e della corruzione, alla domanda crescente di nuovi diritti civili e sociali. D’altra parte la evidente parzialità dimostrata dai 4 canali Rai, servizio pubblico a pagamento, proprio nel gestire la sfera politico sindacale e dei diritti, ha facilitato il compito della La7 nell’acquisizione di utenti in molte fasce di ascolto. Il Telegiornale La7 delle ore 20, generalmente condotto da Enrico Mentana e il successivo Otto e Mezzo della Signora Lilli Gruber sono da molti attesi giornalmente, addirittura ad integrare o anche correggere l’impressione avuta vedendo i Giornali Rai e Fininvest.
La7 sembra aver recentemente modificata la sua linea editoriale e politica che si poteva appunto definire di equilibrio e di relativa imparzialità. Molti sono i segnali recenti che indicano una svolta dell’emittente di Cairo, unitasi a tutte le altre per proporre, più o meno apertamente, un dopo elezioni di marzo 2018, all’insegna del duo Berlusconi -Renzi. Si sostiene per scongiurare una presunta rivoluzione della quale nessuno è in grado di prevedere la portata e le conseguenze, nel caso dovesse elettoralmente affermarsi il M5S, magari con qualche sostegno, su punti specifici del loro programma, da parte della Sinistra, per il momento in cerca di un nome. E’ difficile credere che FI di Berlusconi porti al Governo del Paese la Lega e Fratelli d’It. Il pericolo per la Destra Economica, quella che in realtà dispone degli argomenti più convincenti per smuovere l’elettorato, viene, allo stato delle recenti prove elettorali e dei sondaggi, dal M5S e, per altri versi, da una Sinistra che, crescendo nella propensione al voto, potrebbe costituire, come già adombrato, una spalla al M5S, dopo l’apertura delle urne, nella problematica fase di formazione di un Governo solido.
Sembra abbastanza probabile, esaminando freddamente in maniera asettica la situazione, che la battaglia non sia quella prospettata da giornali e da emittenti televisive di un duro scontro tra PD di Renzi e Centro Destra di Berlusconi, ma consista nel tentare di arginare in ogni modo il M5S e di appannare la presenza di una Forza a Sinistra del PD. Per evitare in definitiva che il Presidente della Repubblica sia costretto ad affidare al leader del M5S il compito di formare il Governo e di cercare una maggioranza in Parlamento. L’eventualità di un Centro Destra vincitore non può essere obiettivamente scartata, però con tutte le controindicazioni di un Berlusconi in ogni caso inagibile e gli altri capi partito della coalizione ritenuti inadatti al compito di Presidenti del Consiglio.
Allo stato degli eventi che si susseguono incalzanti, Matteo Renzi resta per i “Padroni del Vapore”, per la “destra economica”del Paese, per la borghesia agiata e parte delle “Gerarchie Ecclesiastiche” il candidato ideale per formare un Governo che, come quello da lui stesso diretto e poi concesso in comodato a Gentiloni , da le garanzie di una politica che faciliti la strada della piena ripresa dell’industria, di rapporti armoniosi in Europa, di un graduale, lento riassorbimento del debito pubblico, senza fare rilevanti concessioni alle organizzazioni sindacali, dando moderato ascolto alle istanze di maggiore giustizia sociale, ponendo un freno alle tendenze giustizialiste della magistratura.
Urbano Cairo pare non possa sottrarsi all’invito dei potentati economici, facendone del resto parte, di mettere La7 a servizio del grande tentativo di orientare l’elettorato verso un soluzione Governativa sostanzialmente di moderato liberismo evitando pericolose avventure.
CB