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RitrattiIMInge Morath

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La fotografia è essenzialmente una questione personale: la ricerca di una verità interiore”  Inge Morath

Il museo di Roma in Trastevere noto per la collezione della  famosa serie Roma pittoresca di Ettore Roesler Franz, La stanza di Trilussa e l’Archivio,  oltre  collezioni fotografiche che focalizzano la Roma degli anni 50 – 90 e una vasta documentazione  delle tradizioni romane, diventa la sede  ideale della prima retrospettiva di Inge Morath in Italia. Per lo più conosciuta al grande pubblico per il celebre ritratto di Marilyn Monroe che prova passi di danza durante una pausa  set, gli scatti memorabili al lama nel taxi di New York, o le maschere del disegnatore  Saul Steinberg, inizia la sua carriera alla Magnum Photos come redattrice e ricercatrice nel 1953.   L’incontro con il fotografo  Henri Cartier Bresson e poi lo scrittore Arthur Miller che sposerà nel 1962, rappresentano un elemento chiave dello sviluppo della sua arte fotografica, combinato alla sua profonda cultura, poliglotta, e poliedrica nonché di viaggiatrice instancabile.

  È una giornalista che possiede sia il dono per le parole che per le immagini.

Il percorso espositivo di 140 immagini, curato da Marco Minuz Brigitte Blümi- Kaindl e Kurt Kaindl, accompagna lo spettatore al cospetto quasi improvviso di personaggi celebri: Igor Stravinsky, Alberto Giacometti,  Doris Lessing, Pablo Picasso, Philip Roth, Luise Bourgeois, Pablo Neruda o Erica Jong, per citarne alcuni,  resi profondi dal preciso scatto che coniuga tecnica, costruzione del tempo e  presenza intuitiva.  Inge Morath ci lascia lascia sentire una vicinanza di contenuto delle pietre miliari dell’intellettualismo del XX secolo. Ciò nondimeno avvicina al quotidiano con personaggi popolari di cui coglie e rafforza pose e momenti estremamente artistici,  significativi e non senza un pizzico di sensualità per le pose plastiche maschili.

Ogni luogo – New York, l’Europa, la Russia e fino in Cina e Iran – attraversato dal suo obiettivo ci fa avventurare in precisi contesti culturali e forse oggi, riconoscerli di nuovo dal bianco e nero della classica reflex, è un modo per riflettere non solo sull’evoluzione e la diffusione dell’arte del fotografare quanto proprio sulla presenza, inevitabile, in progetti tali, così esclusivi, anche della fortuna dei tempi, di un costume e una società caratterizzanti.

Di fatto, l’unico movente di questo immortalare quasi magico, in cui Inge si prodiga per coglierne l’attimo, è  Storia, e con ciò un bagaglio non solo mentale che la penna può narrare ma quasi puri, momenti di gioia nell’essere parte, in qualche modo, di una storia.

Inge Morath,  fino al 19 gennaio 2020, Museo di Roma in Trastevere. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla crescita culturale, Sovraintendenza  Capitolina ai Beni culturali
Inge Morath possiede sia il dono per le parole che per le immaginiultima modifica: 2019-11-30T08:24:25+01:00da Dizzly