Lee “Scratch” Perry, Mad Professor & Robotics. Una notte speciale sulla collina del Poggetto a Firenze. ‎Modifica

Lee “Scratch” Perry, Mad Professor & Robotics. Una notte speciale sulla collina del Poggetto a Firenze.

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Lee “Scratch” Perry, Mad Professor & Robotics. Una notte speciale sulla collina del Poggetto a Firenze.

Sulla locandina il concerto è fissato alle 21:30 del venerdì 24 febbraio alla Flog di Firenze, sede storica della rassegna invernale Vibranite, che porta in città il meglio del raggae, del dub e del ruggamaffin sia nostrano che mondiale. Questa sera si esibiscono 2 personaggi incredibili, il maestro e il discepolo del raggae e della Dub-Music , Lee Scratch Perry + Mad Professor & Robotics. Lee “Scratch” Perry, uno dei pochi artisti Reggae arrivati al traguardo del Grammy Award, si deve a lui lo sviluppo e la diffusione di questo genere musicale sia in Giamaica che nel resto del mondo, come si deve a lui la produzione dei maggiori artisti giamaicani da Bob Marley  ai Wailers; la sua attività, spesso, ha  precorso i tempi e le tendenze diventando il punto di riferimento di tanti musicisti Dub pur non disdegnando di tanto in tanto di  esibirsi in concerto a dispetto della sua veneranda età di 76 anni. Dietro il nomignolo di Mad Professor si cela, invece, Neil Fraser, un artista poliedrico della seconda generazione raggae anche lui produttore e collaboratore dei grandi del raggae e dub.  Arriviamo col mio amico Pietro intorno alle 22:15, lui continua a ripetermi che l’orario alla Flog è molto flessibile ed ha ragione, entriamo nella grande sala, non siamo più di 100 persone, molti al bar a bere birra, qualche ragazza che si muove sinuosa e ondeggiante al ritmo sincopato del raggae che proviene dalla Jah Station Sound, un dj set che vede alla consolle il grande jaka Dj molto conosciuto in città come conduttore di una trasmissione radiofonica  “ Bongo Bongo” incentrata sulla musica e sulla cultura raggae. Ci avviciniamo anche noi ad un gruppo di ragazzi che balla e non possiamo non dondolarci al ritmo in levare, chiacchieriamo un po’, il tempo passa, gli artisti si fanno attendere, si è fatta mezzanotte ed è ancora dance hall, ore 0:20 finalmente qualche musicista sale sul palco ad accordare gli strumenti, Mad Professor si posiziona dietro il mixer e finalmente parte la musica, la sezione ritmica è perfetta, il basso disegna un cerchio di suono rallentato che segue il battito del cuore mentre una tastiera birichina batte sui tasti
e dà il tempo di una musica intrisa di spiritualità, non si può fare a meno di chiudere gli occhi e farsi cullare da questi suoni; scema il primo brano di Mad Professor, mi guardo intorno e miracolosamente  vedo la sala stracolma di gente, non capisco da dove sia uscita, qualcuno a dispetto del divieto rolla canne di marijuana incurante del “ proibizionismo” , l’odore acre della ganja è nell’aria, c’è molta gioia, rilassatezza, i tantissimi giovani che si accalcano sotto il palco sembrano scolaretti, nessuna intemperanza ma voglia di condividere uno stato mentale, di godere di momenti di catarsi collettiva magari sognando una spiaggia colorata caraibica. I brani scorrono veloci senza soluzione di continuità, i musicisti sono molto professionali ma anche loro si lasciano andare dimostrando di “ sentire” la musica, di amarla con il cuore e la mente. Siamo in attesa della leggenda del raggae, dello sperimentatore vulcanico, dello scopritore di talenti, si abbassano le luci, un faro colorato viene puntato sul palco, si intravede una figura che arranca verso il centro del palco, che trascina un trolley, sembra uno che si trova li per caso, è lui il grande nome della storia del raggae, Lee “Schratch” Perry, il padre del dub, colui che tra le altre cose ha collaborato con i Clash, con i Beastie Boys, un eterno ragazzo abbigliato di rosso, con una felpa azzurra di acetato con la scritta ricamata “ITALIA”, scarponi argentati con incollati degli  specchietti e con il suo leggendario berretto carico di gadget di ogni genere che guadagna la scena, in sottofondo il raggae, mi soffermo a guardarlo e mi sorprende il suo sguardo rilassato, le sue profonde rughe scolpite da 50 anni di impegno e di musica,è eccezionale vederlo in azione, percorre a passi felpati continuamente il palco muovendosi con estrema leggerezza dispensando strette di mano a tutti, sorrisi, sono stregato da questa atmosfera coinvolgente, gesticolando canta, dirige la musica, catalizza gli sguardi verso di lui chiedendo ed ottenendo grande rispetto delle sue tradizioni, della sua religione e di tutto quello che è riuscito a fare nella sua lunghissima carriera. Non posso fare a meno di immortalare questi momenti, fotografando, registrando spezzoni dello show perché probabilmente non rivedrò più tanta umanità ma anche tanta bizzarra ironia.
A controllare il suono del mixer è rimasto  Mad professor, il maestro dell’elettronica che ha il preciso compito di creare un suono avvolgente che valorizzi la voce imperfetta di Perry. E’ un canto semplice il suo, richiama le radici (roots), quella Mama Africa che attende il ritorno di tutti i suoi fratelli neri. Il pubblico sembra aver rallentato la danza per concentrarsi su questa figura minuta, capace  di comunicare sentimenti universali quali l’uguaglianza tra i popoli, la libertà, il misticismo, un predicatore che gira il mondo per portare anche qui a Firenze la sua bandiera di pace. Il finale è un apoteosi di suoni, lo spettacolo è durato un po’ più di un ora, lui scompare dal palco col suo trolley così come vi è arrivato, veloce come il passaggio di una stella cometa.

Dal vostro Jankadjstrummer


 

Lee “Scratch” Perry, Mad Professor & Robotics. Una notte speciale sulla collina del Poggetto a Firenze. ‎Modificaultima modifica: 2020-05-29T22:18:00+02:00da giancarlopellegrino